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Massa Critica

Quando la comunicazione ambientale è “sexy”. La comunicazione ambientale esplora le strade delle arti performative

Le necessità di conoscenza e divulgazione dei temi dell’Ambiente e del Clima richiedono da parte di tutti un nuovo sforzo e la ricerca di nuovi percorsi possibili per approcciarsi ai cittadini e al pubblico.
Teatro, cinema, musica, danza possono essere un futuro possibile per la comunicazione ambientale per la difesa del nostro pianeta.
Se ne parlerà durante un incontro aperto a giornalisti e comunicatori ambientali, attori, musicisti, artisti di ogni tipo durante Earthik Festival 2019 venerdì 20 settembre alle ore 17.00 grazie alla collaborazione di FIMA Federazione italiana Media Ambientali
L’incontro vuole avere un approccio organizzativo da barcamp in cui i partecipanti proporranno i loro contributi e le loro esperienza alla discussione confrontandosi con i gli altri partecipanti.

Programma dell’evento – L’evento su Facebook
Introduzione di Vittorio Pasteris e Marco Fratoddi
Apertura con Serena Bavo fondatrice di Earthik Festival
Interventi dai partecipanti coordinati da Giuseppe Iasparra
Sintesi finale da parte di Vittorio Pasteris. Marco Fratoddi e Serena Bavo

Tematiche in discussione
Occorre abbandonare l’idea che chi ha a cuore la sorte del futuro del pianeta e delle prossime generazioni sia visto come un barboso e noioso rompi scatole perché esercita una mente critica verso scelte globali e si oppone a quello che è appare oramai un grande suicidio di massa. E’ necessario proporre alle persone un modello comportamentale in cui risulti lampante che la tutela del nostro pianeta è figo, sexy, cool chiamatelo come volete.
In questo ambito lo spettacolo e le arti performative in generale possono affiancarsi alla comunicazione ambientale tradizionale dei giornalisti e degli esperti di settore.

Scrive Serena Bavo fondatrice di Earthik Festival:

Quando ho iniziato nel 2012 ad organizzare Earthink Festival era più che altro una mia esigenza. Ho sempre usato gli strumenti che conosco per amplificare i messaggi che mi stanno a cuore. Con l’ambiente ho fatto lo stesso: conosco e pratico il teatro dal 97, mi stava a cuore l’urgenza di parlare di ambiente e dell’impronta che gli esseri umani lasciano su questa terra, ho scritto uno spettacolo, ho iniziato a farlo girare attraverso canali e contatti che avevo e da li è nato tutto.
Ho sempre pensato che per temi così importanti chi ha la “fortuna” di avere una platea, un pubblico che segue il tuo lavoro, abbia il dovere di parlarne. Gli artisti in generale, ma il teatro e l’arte performativa in particolare possono sicuramente rendere più accessibile e comprensibile un messaggio che per troppo tempo è rimasto ad appannaggio di tecnici e professori. La divulgazione è cosa seria e non e se si vuole arrivare alla pancia delle persone deve emozionare e a volte, schiaffeggiare le coscienze.
Il linguaggio universale del teatro e la partecipazione ad uno spettacolo del pubblico è un sodalizio quasi mistico). Si respira e ci si emoziona insieme ed è per questo che in quel momento può accadere la magia.


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Donne

Se io non voglio, tu non puoi – Se tu non vuoi io non posso – Contro la violenza sulle donne per il 25 novembre

In occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne, la Fondazione Una Nessuna Centomila lancia una campagna per ribadire se necessario che il consenso non è una concessione, è un diritto.

Ogni giorno troppe donne si sentono giudicate, colpevolizzate o abbandonate di fronte alla violenza subita.

Quante volte si è cercato di giustificare uno stupro con frasi come “Perché non ha reagito?” o “Ma come eri vestita?”

Un “NO” deve essere ascoltato.

Il silenzio NON è un assenso


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Arte

Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento

In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.

Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).

Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.

Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.

Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).

In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).

Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.

Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.


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Difesa Ambiente

Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale

Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)


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