Massa Critica
Una fotografia delle Cooperative Torinesi, un sistema che sta crescendo
Sono stati presentati da Camera di commercio di Torino, Legacoop Piemonte e Confcooperative Piemonte Nord, i dati 2018 sulla natimortalità delle imprese cooperative torinesi e i risultati di un’indagine sul clima di fiducia nel 2019. A fine 2018 si contavano 1.389 cooperative attive in provincia di Torino, in calo del 4% rispetto al 2017. Insieme hanno generato complessivamente 2,5 miliardi di euro di valore della produzione e impiegato 45.940 addetti. È il settore dei servizi ad imprese e persone a far convergere il maggior numero di aziende (il 69,4%), di valore della produzione (60%) e di addetti (ben il 92%).
Pur rappresentando solo una piccola parte del tessuto imprenditoriale torinese (lo 0,7%), il mondo della cooperazione manifesta una maggiore longevità rispetto alle altre forme giuridiche: il 17% si è iscritto infatti nei registri camerali prima del 1990 a fronte del 12,2% del resto del tessuto imprenditoriale. Non solo: le cooperative mostrano anche una maggiore capacità di sopravvivenza. A cinque anni sono ancora attive l’80,4% delle cooperative avviate, contro il 60,7% medio del complesso delle imprese torinesi.
Guardando la dimensione, poi, ben il 33,7% delle cooperative ha almeno 10 addetti (la media provinciale si ferma al 4,4%). Più ridotto invece il numero delle microimprese, che rappresentano solo il 66,2% del totale, rispetto all’universo torinese che ne conta oltre il 95,6%.
https://youtu.be/_ZCcs8-ZwiY
Guardando ai settori di attività, come già detto, è il terziario ad essere protagonista del mondo cooperativo: il 44,3% delle imprese è impegnato nei servizi alle imprese, il 25,1% nei servizi alle persone. Seguono l’edilizia (9,4%) e l’industria manifatturiera (6,8%). Rispetto al 2017 risultano in calo quasi tutti i settori, compresi i servizi di alloggio e ristorazione che l’anno scorso avevano registrato un deciso aumento. Resistono i servizi alle persone (+0,6%) mentre l’agricoltura cresce del +2,7%.
Buona la presenza di imprese femminili, con ben il 25% delle cooperative totali, mentre il 6,1% sono cooperative straniere e il 4,9% giovanili. Rispetto al 2017 tutte le componenti subiscono un calo, compresa quella straniera che, a differenza di quanto registrato dall’intero tessuto imprenditoriale torinese, diminuisce del 16%; più contenuta invece la riduzione delle cooperative femminili, con un -2,8% e delle giovanili (–13 unità).
Legacoop Piemonte e Confcooperative Piemonte Nord raccolgono insieme 658 cooperative. Di queste 603 hanno sede legale in provincia di Torino e realizzano 1,5 miliardi di valore di produzione (il 60% del totale) e impiegano 24.830 addetti (il 54%).
Per quanto riguarda il 2018 le opinioni sono generalmente positive: sono infatti più numerosi gli imprenditori che dichiarano un aumento di fatturato rispetto a quanti ne lamentano una diminuzione (saldo del +3,2%). La forbice si allarga ulteriormente se si parla di occupazione: sono di più coloro che l’hanno vista aumentare nell’anno, rispetto a chi ne ha constatato una diminuzione (saldo del +5,4%). Sempre per quanto riguarda l’occupazione, quasi il 60% si è espresso invece per una sostanziale stabilità.
La stabilità si conferma anche guardando alle dichiarazioni relative ai primi sei mesi del 2019 sia in termini occupazionali (60,8% dei rispondenti), sia per volume delle vendite (49,3%). Nel complesso, comunque, le attese per il 2019 sono favorevoli: il 53,7% dei rispondenti si sente moderatamente/molto ottimista. Sebbene positivo, però, il dato risulta più contenuto rispetto all’indagine 2018: l’anno scorso infatti la percentuale degli ottimisti si attestava al 62,3%.
Una domanda specifica ha riguardato, poi, il livello di collaborazione realizzato tra cooperative di diversi settori. Il 26% delle rispondenti ha dichiarato di aver avviato contatti e sono ben 141 le collaborazioni avviate nell’ultimo triennio, la maggior parte concentrata nel settore di salute e sociale (il 27,7%). Infine è stata indagata l’implementazione di tecnologie 4.0: il 17% delle imprese rispondenti ha dichiarato di aver avviato o di prevedere l’avvio di queste tecnologie nei prossimi tre anni, soprattutto nell’ambito delle risorse umane, del marketing e della qualità.
“Dopo tre anni di sostanziale stabilità, il 2018 si chiude con una contrazione del numero di cooperative torinesi, un universo che continua comunque a contraddistinguersi per longevità e capacità di sopravvivenza superiori alla media del resto delle imprese – spiega Vincenzo Ilotte, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Le cooperative si concentrano nell’ambito dei servizi, dove è impiegato oltre il 92% degli addetti: si tratta dunque di un mondo capace di offrire risposte sia dal punto di vista occupazionale, grazie a formule di partecipazione e di autoimpiego, sia dal punto dei bisogni emergenti del mercato, spesso in sostituzione del welfare pubblico”.
Secondo Giancarlo Gonella, Presidente di Legacoop Piemonte: “L’analisi dei dati riporta la fotografia degli effetti dei grandi cambiamenti che hanno caratterizzato il nostro territorio negli ultimi dieci anni a partire dalla grave crisi economica che ha colpito il nostro Paese. In un contesto di forti trasformazioni sociali, economiche, politiche, istituzionali e digitali, i risultati evidenziano, nonostante le criticità, la grande capacità della cooperazione, rispetto alle altre forme di impresa, di guardare verso nuovi mercati e trovare soluzioni adatte a preservare il valore prodotto, tutelare e continuare a qualificare il lavoro dei propri soci per garantire il futuro della cooperativa alle generazioni successive”.
Gianni Gallo, Presidente di Confcooperative Piemonte Nord così commenta l’indagine: “I risultati di tenuta complessiva del sistema sono ancor più confortanti se letti alla luce di novità molto positive sul coinvolgimento sui temi dell’innovazione sia sociale che tecnologica. É da questa strada che passerà il futuro di molta imprenditoria del nostro paese a partire da quello della cooperazione. É di quest’ultimo anno l’utilizzo in modo significativo, da parte delle nostre imprese, di risorse a questo fine dedicate da parte della Camera di commercio stessa con lo strumento del PID (Punto Impresa Digitale), della Regione Piemonte a partire dai fondi dedicati all’innovazione per il Terzo Settore attraverso le varie misure di WeCare e di quanto messo a disposizione da parte di Compagnia San Paolo con la misura denominata SEED. Se affianchiamo a questo, che è maturata la capacità di investire direttamente da parte delle cooperative sui temi della ricerca e dello sviluppo, come testimoniano le varie richieste di credito d’imposta a valere sugli strumenti previsti nell’ambito dell’Industria 4.0, possiamo intravedere una cooperazione inserita nelle dinamiche generali dello sviluppo che è in grado di misurarsi con le politiche di filiera emergente che sempre più caratterizzano e caratterizzeranno il mood del territorio”.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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