Massa Critica
Giovedì 18 aprile presentato a Torino l’Avviso Pubblico relativo al Fondo per l’Innovazione Sociale.
Giovedì 18 aprile sarà presentato a Torino presso Open Incet a partire dalle ore 15 l’Avviso Pubblico relativo al Fondo per l’Innovazione Sociale.
L’evento è a cura di Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Città di Torino e Anci, in collaborazione con Torino Social Impact.
Il Dipartimento per la funzione pubblica ha emanato un avviso pubblico, rivolto ai comuni capoluogo e città metropolitane, per la selezione di progetti sperimentali di innovazione sociale nell’ambito di un Programma triennale, finalizzato a rafforzare la capacità delle pubbliche amministrazioni di promuovere nuovi modelli e approcci per la soddisfazione di bisogni sociali, con il coinvolgimento di attori del settore privato.
Obiettivo del Fondo, istituito dalla legge di Bilancio 2018 e disciplinato dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 21 dicembre 2018, è favorire e potenziare l’innovazione sociale secondo gli standard europei attraverso la realizzazione di studi di fattibilità e lo sviluppo di capacità delle pubbliche amministrazioni sulla base dei risultati conseguibili.
Il Fondo finanzia un Programma triennale per l’innovazione sociale di carattere sperimentale per il periodo 2018-2020, con interventi ciascuno della durata massima di un anno volti a generare nuove soluzioni, modelli e approcci per la soddisfazione di bisogni sociali, con il coinvolgimento di soggetti del settore privato.
Il Fondo prevede tre aree di intervento:
a) inclusione sociale dei gruppi svantaggiati o vulnerabili quali, ad esempio, protezione e recupero di donne vittime di violenza, interventi a favore dei giovani, campi estivi per minori, integrazione delle persone con disabilità, rientro nel mondo del lavoro di soggetti svantaggiati;
b) animazione culturale, attraverso iniziative in ambito culturale e/o formativo, che coinvolgano individui, piccoli gruppi e comunità, anche relativamente a vecchi e nuovi saperi, con particolare attenzione al recupero delle periferie urbane;
c) lotta alla dispersione scolastica, agli abbandoni prima della conclusione del ciclo formativo, alle ripetenze, alle frequenze irregolari e ai ritardi rispetto all’età scolare.
Per l’attuazione del Programma triennale il bando mette a disposizione 21 milioni e 250mila euro, destinati al finanziamento di tre tipologie di interventi:
Intervento I – realizzazione di uno studio di fattibilità, comprensivo di un piano esecutivo, di un’idea progettuale di innovazione sociale,
Intervento II – realizzazione della sperimentazione dell’idea progettuale di innovazione sociale, in linea con lo studio di fattibilità e con il piano esecutivo, finalizzata ad una verifica empirica dell’efficacia dell’idea, nonché della sostenibilità e replicabilità della soluzione di innovazione sociale individuata,
Intervento III – sistematizzazione, cioè consolidamento della sperimentazione attraverso l’utilizzo di strumenti di finanza d’impatto sociale che consentano al soggetto proponente di replicare in contesti diversi gli interventi per i quali è stata condotta la sperimentazione per incorporarli nelle politiche pubbliche locali.
Per l’ambito dell’intervento II l’importo massimo del contributo è pari a 450mila euro per progetto, fino ad esaurimento del budget a disposizione di 8.100.000 euro.
I progetti sperimentali nell’ambito di intervento III, infine, possono ottenere fino a un milione di euro ciascuno, a valere su una dotazione totale di 10 milioni di euro.
I beneficiari del bando sono i Comuni capoluogo e le Città metropolitane, ma i progetti devono prevedere il coinvolgimento di un soggetto fornitore del servizio o attuatore dell’intervento, di un investitore o finanziatore privato e di un soggetto valutatore.
Le proposte progettuali possono essere presentate a partire dal 15 giugno 2019 e fino al termine massimo del 31 maggio 2020.
Il programma della presentazione
15:00 – 15:30 Saluti istituzionali A cura della Città di Torino e della Regione Piemonte
15:30 – 16:30 Presentazione dell’Avviso Pubblico per l’accesso al Fondo per l’Innovazione Sociale
Marco De Giorgi, Direttore Generale Ufficio per la Valutazione della Performance, Dipartimento della Funzione Pubblica Presidenza del Consiglio dei Ministri
Antonella Galdi, Vice Segretario Generale Anci
16:30 – 17:00 Le traiettorie di sviluppo della finanza a impatto sociale in Italia
Mario Calderini, Torino Social Impact
17:00 – 19:00 World Cafe
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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