Agricoltura
Eco&Eco Eccellenze Green Piemonte Tour 2018
Parte proprio da Biella il primo itinerario di Eco&Eco dedicato alle eccellenze green. Nel weekend del 28-30 settembre, aprono le loro porte a turisti e curiosi tre delle migliori realtà della green economy biellese: la Felice De Palma, la Tollegno 1900 e la Fratelli Piacenza.
La Felice De Palma da oltre cinquant’anni recupera e rigenera materie prime e secondarie di aziende manifatturiere del distretto tessile biellese. L’azienda produce filati derivanti da queste materie prime sostenibili, a Km zero, riducendo il consumo di acqua ed eliminando l’utilizzo di prodotti chimici. La linea di prodotto “Green Fibers” è realizzata con caratteristiche riconosciute e quindi etichettate Ecolabel UE, marchio di qualità ecologica della Comunità Europea.
All’interno della Tollegno 1900 sarà possibile vedere gli impianti di depurazione, di recupero acqua e l’impianto idroelettrico, nonchè i pannelli solari fotovoltaici. Tutto il processo produttivo ricorre alle più avanzate tecnologie in termini di macchinari, certificati Green Label, e di lavorazioni che non fanno uso di sostante nocive, garantendo alle persone un ambiente confortevole.
Il lanificio fratelli Piacenza è un esempio d’eccellenza del Made in Italy, riconosciuta anche a livello internazionale. Dal pregiato vello al tessuto destinato all’haute couture o trasformato nel capo da indossare, tutte le fasi di trasformazione vengono eseguite con la massima sensibilità, che caratterizza l’azienda dal 1725. Sarà possibile visitare i reparti produttivi e l’impianto di depurazione, infatti la visita avverrà mentre la produzione è attiva. La guida fornirà nozioni sul ciclo tessile, sulla sostenibilità e il prodotto dell’azienda, che sarà possibile comprare nel punto vendita.
Il sabato è dedicato invece al vino, con la visita all’azienda agricola Fratelli Durando (At). La struttura è eco-sostenibile (la muratura portante è costruita con blocchi con farina di legno, l’impianto di riscaldamento è geotermico e alimentato da pannelli fotovoltaici, i muri esterni sono realizzati con terre armate e palificate di pali di castagno). La produzione comprende nocciole, vini, farine, verdure, pane, tajarin al farro e gelato.
Infine la domenica di Eco&Eco riserva un’esperienza enoturistica e sensoriale grazie all’azienda La Cedraia di Novi Ligure (Al), dove i vigneti si mescolano con boschi e aree naturali in un suggestivo paesaggio agrario. L’azienda applica i principi della sostenibilità in tutte le fasi della produzione del vino, dalla coltivazione delle uve (lavorazioni meccaniche, concimazioni, trattamenti) alla produzione vinicola.
Dal tessile all’enogastronomia, dall’energia al birdwatching, i tre itinerari tematici nei qualii si declina il progetto consentono di entrare direttamente in contatto con le sedici imprese produttive che hanno fatto della sostenibilità ambientale uno dei loro punti di forza: industrie, aziende agricole, centri di ricerca e di servizi.
Il programma completo. Le aree tematiche e le date
Tra tessile biellese ed enogastronomia monferrina:
28 settembre: l’intera giornata è dedicata al tessile biellese dalle 10 alle 12 sarà possibile visitare la Felice de Palma, dalle 13 alle 15 la Tollegno 1900 e dalle 16 alle 18 la Fratelli Piacenza
29 settembre: intera giornata nel Monferrato astigiano con l’azienda F.lli Durando
30 settembre: si rimarrà nel Monferrato, ma in provincia di Alessandria, nella terra del Gavi dall’azienda La Cedraia
Riso, vino e natura nel vercellese
5 ottobre: tutto il giorno sarà dedicato al mondo del riso e alla sua storia grazie alla Cascina Oschiena, visita programmata dalle 10 alle 13, e all’azienda Fiore Paola che si visiterà nel pomeriggio dalle 15 alle 18.
6 ottobre: nel cuore della Baraggia, alla scoperta del riso solidale e del castello di Rovasenda accompagnati da personaggi storici, grazie alla Rovasenda Maria Biandrate, la visita alla cascina è prevista dalle 10 alle 12. Nel pomeriggio ci si sposterà alla Cascina La Noce (16-18).
7 ottobre: dalle 10 alle 12 visita all’azienda agricola Petrini, che insieme a Skua Nature, faranno vivere un’esperienza di birdwatching. Nel pomeriggio (ore 15-18) ci si dedicherà al mondo del vino dall’azienda Santa Clelia.
Scienza e tecnologia torinese
12 ottobre: dalle 9 alle 12 si affronterà il tema energia all’Acea Pinerolese, nel pomeriggio ci si dedicherà alla scienza all’Environment Park.
13 ottobre: alle 10 visita all’Allegro Natura per scoprire il processo produttivo di detersivi biologici ed ecologici, mentre nel pomeriggio sarà possibile visitare a prezzo ridotto il Museo A come Ambiente
14 ottobre: visita al Monviso Institute dalle 14 alle 16
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Agricoltura
A Torino nasce una vigna urbana all’interno del Politecnico
A Torino nasce una vigna urbana all’interno di un polo universitario grazie a un innovativo progetto del Politecnico di Torino che insieme a Citiculture, startup green tech che trasforma spazi urbani in luoghi di grande impatto sociale e ambientale attraverso la vigna, h.
La nuova vigna è un progetto partecipato e condiviso, un vero e proprio modo di rendere sociale il cambiamento, e vede il coinvolgimento di istituzioni accademiche come il Politecnico di Torino, con il suo nuovo corso di Laurea Magistrale in Agritech Engineering, e Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – DISAFA dell’Università di Torino.
Una superficie di quasi 1.000 metri quadri che ospiterà più di 750 piante di vite in vaso, che andranno ad arricchire il piano di riqualificazione del verde all’interno della sede principale del Politecnico, in uno spazio diviso tra aule (cortile delle Aule I, Cittadella politecnica) e aree dedicate alla socializzazione e al relax di studenti e frequentatori del campus.
Dal punto di vista vitivinicolo, l’elemento sperimentale sta nella scelta di diversi tipi di clone, di filari e pergole, e in diversi tipi di varietà di vite e bacca, anche per ridurre al minimo l’intervento di fitosanitario, oltre che nella scelta di piantare le vigne in vaso. La selezione delle viti è fatta in collaborazione con il Vivaio Rauscedo, non solo uno dei più grandi vivai d’Europa ma anche tra i pionieri nello sviluppo delle varietà resistenti Piwi.
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Agricoltura
I fiori amici delle api per conoscere le piante che attirano le api e aiutano la biodiversità
I fiori forniscono alle api e agli altri insetti impollinatori una fonte di cibo essenziale sotto forma di nettare e polline. Il nettare è la sostanza zuccherina che costituisce una delle principali fonti di nutrimento per le api; il polline invece procura loro sostanze altrettanto importanti come proteine, lipidi e carboidrati. In poche parole, senza un’abbondanza di fiori le api e gli altri insetti impollinatori avrebbero difficoltà a nutrirsi.
Le api, soprattutto quelle selvatiche, e gli altri insetti impollinatori oggi sono minacciati da pratiche agricole distruttive, uso massiccio di pesticidi chimici, monocolture, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici.
La crisi climatica sta modificando il ciclo naturale degli ecosistemi, rendendo le api e gli altri impollinatori sempre più vulnerabili.
Le api e altri insetti come farfalle e bombi sono molto importanti , perché è l’impollinazione che consente ai fiori di fecondarsi e quindi di produrre frutti e semi.
Greenepace ha realizzato una guida gratuita ai fiori amici delle api per aiutare a progettare uno spazio verde per le api e per diffondere informazioni utili per la futura vita delle stesse.
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Agricoltura
Coalizione #CambiamoAgricoltura: dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori
“Decenni di politiche agricole e commerciali nazionali e comunitarie che hanno creato un modello agricolo insostenibile e iniquo, rispetto al quale gli interessi delle filiere industriali e distributive hanno dominato, a spese del lavoro e del reddito degli agricoltori, della salute delle persone e dell’ambiente, del benessere animale. Agricoltori e consumatori rappresentano oggi gli anelli deboli della filiera agroalimentare, esposti alle conseguenze dei danni all’ambiente e alla salute provocati da questo sistema, mentre i suoi attori forti hanno visto accresciuti i loro profitti e la loro influenza sui decisori politici”. Da questa denuncia parte l’analisi della Coalizione #CambiamoAgricoltura che in una nota analizza le “vere cause del disagio sociale ed economico dietro gli agricoltori che manifestano”.
Per la Coalizione #CambiamoAgricoltura, le associazioni agricole e dell’agroindustria hanno dato in queste settimane “l’ultima spallata” al Green Deal europeo, additato come la principale causa della crisi del settore primario: “L’effetto paradossale di questa situazione è che la maggioranza degli agricoltori, schiacciati dagli attori dominanti la filiera, sono in una condizione di crescente disagio e sfiducia verso l’intero sistema agroalimentare e sono stati indotti a orientare le loro proteste verso le regole e gli impegni per la tutela dell’ambiente, complice anche la strumentalizzazione dei decisori politici”.
Gli obiettivi delle strategie del Green Deal europeo al 2030, definiti per trovare soluzioni efficaci alle due grandi crisi ambientali globali, il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità, che colpiscono in particolare l’agricoltura, sono diventati il facile capro espiatorio del crescente disagio sociale e della crisi economica di molti agricoltori.
Dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori
I motivi di questo malessere sono in realtà assai più numerosi, come risulta evidente anche dalla rapida evoluzione delle rivendicazioni e richieste dei comitati che stanno animando la protesta, che avrà probabilmente nella manifestazione di oggi a Roma il suo epilogo.
Le contestate regole agroambientali sono state introdotte, peraltro con scarso successo, nelle più recenti programmazioni della Politica Agricola Comune (Pac) per cercare di correggere le distorsioni di questa politica europea, ma non è altresì cambiata la distribuzione della grande percentuale degli aiuti che è rimasta profondamente iniqua, con l’80% dei 387 miliardi di euro previsti nel periodo 2021-2027 che verranno distribuiti solo al 20% delle aziende agricole. Questa iniquità e ingiustizia non è stata risolta con l’ultima riforma della Pac, il cui fallimento va attribuito a conflitti di interesse su posizioni conservatrici in difesa di privilegi e rendite storiche.
Le corporazioni agricole hanno, infatti, difeso un sistema di pagamenti legato alle superfici aziendali e ai titoli storici, che da temporanei sono diventati permanenti, premiando i grandi proprietari e penalizzano i piccoli e medi agricoltori, condannando al fallimento le aziende agricole delle aree interne e penalizzando i nuovi giovani agricoltori. Il risultato è che, solo in Italia, nell’ultimo decennio è scomparso il 30% delle aziende agricole mentre nell’ultimo cinquantennio è stato abbandonato oltre un terzo delle superfici agricole. A questo si è aggiunta la mancanza da parte delle organizzazioni agricole di un’azione di accompagnamento degli agricoltori nel cambiamento del modello produttivo e aumento delle competenze.
La stessa retorica dell’agricoltore custode dell’ambiente e artefice del cibo di qualità, a prescindere dal modello di agricoltura praticato, non ha aiutato a comprendere la necessità di un’evoluzione del ruolo sociale e ambientale dell’agricoltura.
Gli agricoltori sono i fornitori del nostro più importante bene comune, il cibo. Il cambiamento dei sistemi agroalimentari deve avvenire dando loro la possibilità di operare nelle migliori condizioni.
Perché è necessaria una transizione agroecologica
I sussidi pubblici all’agricoltura devono essere funzionali al mantenimento di una sostenibilità economica per le aziende agricole e alla loro crescita numerica, senza distorsioni nella distribuzione degli aiuti. Ma devono anche facilitare la necessaria transizione ecologica con l’adozione di pratiche agroecologiche in grado di garantire la tutela dell’ambiente e del benessere animale. Queste pratiche tuteleranno ulteriormente anche il reddito degli agricoltori. Nell’annata agraria 2023, caratterizzata da notevoli cali di produzione dovuti agli effetti devastanti del cambiamento climatico (con perdite del 10% per i seminativi fino al 70% per la frutta come pere e ciliegie), le aziende agricole biologiche sono risultate essere le più resilienti, a dimostrazione dell’efficacia delle pratiche agronomiche basate sull’agroecologia alternative all’agricoltura avvelenata dai pesticidi e fertilizzanti chimici.
Le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura esortano gli agricoltori, la Commissione europea e il Governo italiano a evitare qualsiasi indebolimento delle regole della Pac, ribadendo che tali azioni impediranno la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.
Invitano infine le Istituzioni nazionali e tutte le Associazioni che a vario titolo rappresentano gli agricoltori ad aprire un serio dibattito sulle reali cause della crisi economica del settore primario, che non vanno cercate nella protezione dell’ambiente, nella conservazione della natura e nella lotta ai cambiamenti climatici, ma in un sistema agroalimentare ingiusto, che tutela essenzialmente gli interessi delle grandi corporazioni agricole e agroindustriali (chimiche, meccaniche, sementiere, della trasformazione alimentare), penalizzando invece i piccoli produttori e i consumatori.
CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Aderiscono alla Coalizione oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.
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