Massa Critica
La festa per i 5 anni di Aipec: si deve ragionare su un modo diverso di intendere l’economia e la finanza
Oltre 700 persone sabato 25 Novembre si sono riunite al Teatro Grande Valdocco a Torino per festeggiare i 5 anni di AIPEC, associazione di imprenditori e persone che insieme promuovono l’Economia di Comunione.
Molte le istituzioni presenti, tra le quali la Sindaca di Torino Chiara Appendino, l’Assessore Regionale al Lavoro Gianna Pentenero, Bruna Sibille, Sindaca di Bra, e Don Enrico Stasi, Ispettore dei Salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta.
La giornata è stata presentata da Lorena Bianchetti, giornalista e conduttrice televisiva Rai e da Francesco Antonioli, giornalista del quotidiano economico Il Sole 24 ore.
In un clima di fiducia e collaborazione si sono avvicendati ospiti importanti, i quali, ognuno nel proprio campo, hanno portato l’esperienza concreta di un’economia che mette davvero al centro la persona e il suo benessere.
Stefano Zamagni dell’Università di Bologna, in un intervento videoregistrato, ha presentato le radici dell’Economia Civile che Luigino Bruni, docente universitario alla Lumsa di Roma e all’istituto universitario Sophia di Loppiano, ha sviluppato in un excursus fino ad arrivare all’Economia di Comunione.
In quest’ottica, sono state presentate quattro esperienze imprenditoriali Aipec, a partire dal Polo Lionello Bonfanti, il Gruppo Tassano e la Cooperativa I Tesori della Terra con Giovanni Paolo Ramonda.
Originale e interessante l’esperienza dell’imprenditore cingalese Shanaka Fernando, il fondatore di Lentyl as anything, la catena di ristoranti australiani in cui si paga quello che ci si sente di pagare.
Presente tra i relatori anche l’azienda Ferrero che ha supportato la manifestazione e presentato il
Progetto imprenditoriale Michele Ferrero che da anni opera nelle aree meno favorite dei paesi emergenti per creare nuovi posti di lavoro.
L’ultima parte della mattinata ha lasciato spazio alla presentazione di alcuni progetti internazionali di innovative iniziative imprenditoriali che, dall’Africa all’Italia, hanno spaziato dalla formazione, all’agricoltura e la pesca fino ad arrivare alle moderne tecnologie per la tutela ambientale.
La seconda parte della giornata ha visto l’intervento di alcuni soci “onorari” di Aipec tra i quali Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che ha portato i suoi saluti con un video messaggio, Ernesto Olivero fondatore del Sermig, Alberto Ferrucci, presidente AIEC, Gaetano Giunta, della fondazione di Comunità di Messina e Andrea Mura, velista vincitore OSTAR 2017 e imprenditore.
Si sono in seguito confrontati tre mondi importanti, quello dell’industria con l’intervento di Beatrice Baldaccini, Manager UmbraGroup e Fabio Storchi, Past President Federmeccanica, la finanza, con Steni di Piazza e Francesco Bicciato, segretario Generale Forum per la Finanza Sostenibile e infine il mondo della formazione con Silvia Vacca, presidente SEC che ha dialogato con Mirella Sansiviero, Presidente Associazione Formamentis.
L’intenso programma ha poi visto l’illustrazione di due progetti di accoglienza dei migranti (Fare sistema oltre l’accoglienza) e solidarietà con le zone terremotate del Centro Italia (Progetto Reimpresa) che vede assieme l’Aipec e la Ong Amu, Azione per un mondo unito, operante da decenni a livello internazionale nel segno della fraternità.
“Siamo stanchi di gioia” sostiene Livio Bertola, Presidente di Aipec “Finalmente dopo 5 anni abbiamo fatto chiarezza su chi siamo: persone e imprese al servizio del bene comune. Tutti siamo chiamati, tutta la comunità civile e religiosa, dal lavoratore allo studente, alla casalinga, è chiamata ad agire per una nuova economia. L’impresa esiste se è inserita in una comunità e se agisce per la comunità, se no perde di senso.”
Così ha concluso Francesco Antonioli: “Dalla giornata di oggi emerge forte la consapevolezza che si può e si deve ragionare su un modo diverso di intendere l’economia e la finanza. L’economia civile ha radici antiche ma ha buone opportunità di messa in pratica proprio in questo difficile periodo di lunga crisi dal quale bisogna uscire con dei nuovi modelli. Questo esige la corresponsabilità di tutti, decisori pubblici, privati, società civile e territorio. Credo che sia il migliore spunto che ci si possa dare oggi: nessuno può dire che tocca ad un altro. Bisogna partire tutti dal fare ciò che si è in grado di fare nel proprio piccolo”
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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