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Spei Satelles: il Cubesat costruito dal Politecnico di Torino va in missione spaziale per conto del Papa

Il Cubesat costruito dal Politecnico di Torino ed operato dall’Agenzia Spaziale Italiana sarà lanciato il 10 giugno ed entrerà in orbita per portare un messaggio di speranza e pace custodito in un nanobook realizzato dal CNR: un vero unicum nella storia dell’esplorazione spaziale e nella vita della Chiesa Cattolica.

In piena pandemia, il 27 di marzo del 2020 Papa Francesco, da solo, sotto la pioggia, nel buio di quella sera, sale in piazza San Pietro per pregare con e per tutta l’umanità flagellata dal Covid. È la Statio Orbis.

A partire da quel giorno sono nate – per iniziativa del Dicastero per la Comunicazione, diverse iniziative affinché questo evento non venisse dimenticato. Nel 2021 la pubblicazione del libro “Perché avete paura? non avete ancora fede”, ha racchiuso le parole e le immagini più importanti di quell’evento, significando la tenerezza e la benedizione che il Santo Padre aveva voluto far arrivare a tutta l’umanità in un momento di difficoltà esistenziale.

Poi il libro, in una edizione “mini” è stato depositato allo Svalbard Seed Volt nell’isola norvegese di Spitsbergen, inscritto come “seme di speranza”. E questo evento ha, a sua volta, segnato l’inizio di un progetto più grande, portato avanti con l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro – IDGCE, che ha come obiettivo istituire il 27 di marzo come Giornata Mondiale della Speranza.

Nel terzo anniversario della Statio Orbis e nel decimo anniversario del Pontificato, il Dicastero per la Comunicazione, ha lavorato con soggetti tra loro molto diversi per lanciare, insieme, un nuovo segno di speranza. E’ nata così la missione spaziale Spei Satelles, coordinata dal Segretario del Dicastero, Monsignor Lucio Adrian Ruiz, che ha coinvolto, il Consiglio Nazionale delle Ricerche , l’Agenzia Spaziale Italiana, il Politecnico di Torino, l’Instituto para el Diálogo Global y la Cultura del Encuentro – IDGCE, l’Istituto Universitario Salesiano Venezia e l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino.

Il libro del Papa, “Perché avete paura? non avete ancora fede”, che porta il messaggio della Statio Orbis, è diventato, grazie al Consiglio Nazionale delle Ricerche grazie all’attività dell’Istituto di fotonica e nanotecnologie coordinata dal dott. Andrea Notargiacomo, un nanobook ovvero una lastra di silicio, di 2x2x0,2 mm, in cui è stato inciso il libro ad alta miniaturizzazione per mezzo di tecnologie di micro e nanofabbricazione.

Per mettere in orbita, come segno e profezia di speranza, questo micro-manufatto, l’Agenzia Spaziale Italiana ed il Politecnico di Torino hanno lavorato in stretta sinergia grazie agli studenti della professoressa Sabrina Corpino, che hanno progettato e costruito a tempo di record un CubeSat 3U SpeiSat che potesse ospitare e custodire il nanobook. L’Agenzia Spaziale Italiana guidata ha reso possibile il suo lancio e la messa in orbita bassa terrestre ad un’altitudine di circa 525 Km.

Il lancio è previso per il 10 di giugno del 2023 dalla base di Vandenberg in California. Il CubeSat viaggerà a bordo di un razzo Falcon 9, il vettore in due stadi parzialmente riutilizzabile di SpaceX e sarà ospitato sulla piattaforma ION SCV-011ION, il carrier satellitare sviluppato, realizzato e gestito dall’azienda italiana D-Orbit, che effettua servizi di lancio e rilascio in orbita.

Il satellite è anche dotato, oltre che della strumentazione di bordo per funzionare ed essere guidato da terra, anche di un trasmettitore radio. Per il tempo di permanenza in orbita saranno captabili, nel momento in cui il satellite sorvolerà quella porzione di Terra, e facilmente codificabili in modo testo, frasi del Magistero Pontificio di Papa Bergoglio che hanno a tema la speranza e la pace. I messaggi sono in italiano, inglese e spagnolo.

Mercoledì 29 marzo, al termine dell’Udienza Generale, il Santo Padre benedirà il satellite e il nanobook prima del suo trasferimento per le ultime verifiche tecniche prima del lancio.

La missione è stata pensata anche per attivare coloro che si lasceranno coinvolgere. Attraverso il sito www.speisatelles.org non solo è possibile seguire l’evolvere della missione, ma anche iscrivere il proprio nome in un chip che Spei Satelles custodirà in orbita. Per ottenere un virtuale boarding pass verrà chiesto di impegnarsi a fare un’opera di misericordia in favore della pace e la speranza.

Il logo della missione spaziale richiama tutti questi aspetti. È stato realizzato nell’ambito di un progetto didattico dagli studenti dell’Istituto Universitario Salesiano di Venezia IUSVE guidati da Marco Sanavio. Il logo richiama innanzitutto le iniziali di Spei Satelles, il Custode della Speranza in lingua latina. Le due lettere “S”, disposte in maniera speculare, indicano la complementarità di “terra” (la semicirconferenza inferiore) e “cielo” (la semicirconferenza superiore), oltre a segnare l’orbita del satellite attorno al nostro pianeta. Un’altra traccia orbitale più esterna, tratteggiata, composta da 59 linee tante quante i grani del rosario, unisce tre forme, a rappresentare le tre grandi realtà presenti in Piazza S. Pietro la sera del 27 marzo 2020:

  • la croce (nel logo con i lati ricurvi quasi a rappresentare una stella), elemento più grande e importante dei tre, che indica la presenza di Cristo Salvatore, che richiama sia la Croce di San Marcello che l’Ostensorio contente l’Eucarestia con la quale Papa Francesco ha benedetto l’umanità nella piazza vuota;
  • la stella a 12 punte, a rappresentare la presenza della Vergine Maria, invocata come Salus Populi Romani;
  • il triangolo più piccolo richiama la figura del Santo Padre mentre sale i gradini del sagrato della Piazza.
  • I tre puntini che compaiono a scavalco della traccia orbitale più esterna sono segno della presenza della Trinità, come pure il triplice annuncio della passione, morte e risurrezione nei vangeli sinottici, messaggio che dona speranza all’umanità.

Elementi tecnici e di senso, tecnologia e narrazione sono stati tra loro coordinati e tenuti insieme grazie al lavoro dell’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino guidato da don Luca Peyron.

A distanza di tre anni dalle storiche immagini del Santo Padre in Piazza San Pietro,
parte un messaggio di speranza per l’umanità che decollerà alla volta dello spazio per raggiungere e coinvolgere sempre più persone grazie ad una iniziativa congiunta dell’Agenzia Spaziale Italiana, del Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Dicastero per la Comunicazione

Era il 27 marzo del 2020 quando Papa Francesco, solo, sul sagrato di una piazza San Pietro insolitamente silenziosa e bagnata da una pioggia intensa, pregava per ridare speranza a un mondo disorientato dalla pandemia. La potenza delle immagini e le parole del Santo Padre hanno segnato il mondo. A partire da quel giorno sono nate diverse iniziative affinché questo evento non venisse dimenticato, ma anzi mantenesse la sua forza trainante per andare non solo oltre la pandemia, ma anche per rendere più forti e ricchi di speranza in ogni momento di difficoltà, rammentando che nessuno si salva da solo.

Nel 2021, un anno dopo quell’evento, la Statio Orbis con le parole, le immagini e le meditazioni, anche dei giorni successivi, sono diventati una pubblicazione che nel 2022 è stata depositata presso la banca mondiale dei semi, nello Svalbard Seed Vault, come “seme di speranza”.

Nel 2023, quel seme di speranza volerà nello spazio in modalità del tutto inconsuete, tecnologicamente molto avanzate e culturalmente inedite per diffondere ulteriormente il suo messaggio universale dando vita a diverse iniziative connesse


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Ambiente

A Cecilia Di Lieto il Premio Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno 2024

È stato assegnato a Cecilia Di Lieto, storica voce di Radio Popolare, il Premio “Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno”, alla sua XV edizione. La cerimonia di consegna del Premio si è tenuta venerdì 29 novembre, a Casale Monferrato (AL), la città piemontese teatro da alcuni anni dell’importante riconoscimento promosso da Legambiente e dalla rivista La Nuova Ecologia insieme al Comitato organizzatore che unisce numerose realtà casalesi, all’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po piemontese e al Comune monferrino. (altro…)


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Eventi

Un corso di formazione per giornaliste e giornalisti per raccontare la cooperazione internazionale

Il 5 dicembre 2024 a Palazzo Venturi, via Verdi 25 (Aula M) dalle 14 alle 16 – ma fruibile anche a distanza – si terrà il corso “Raccontare la Cooperazione internazionale”. L’evento di formazione è promosso dal Master in Giornalismo ‘Giorgio Bocca’, con il patrocinio di Ucsi Piemonte in collaborazione con Plan Italia ET.S. e il Consorzio Ong Piemontesi, organizzato nell’ambito del Progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda! – Giovani e territori per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo sostenibile”, finanziato da AICS – Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo, del quale capofila è Focsiv – Volontari nel mondo ETS.

Lo scopo è quello di rilanciare la cultura, il valore e lo strumento della cooperazione internazionale per uno sviluppo sostenibile, volgendo la sua attenzione, in particolare, verso cittadinanza, e soprattutto le persone più giovani, le e gli studenti, il corpo docente, la politica e, non ultimi, i e le giornaliste. Attraverso la condivisione di dati, analisi, storie ed esperienze, l’obiettivo della formazione è quello di accrescere la conoscenza sul settore da parte dei media e degli operatori della comunicazione nel trattare il tema della cooperazione, in modo da contribuire a costruire un’opinione pubblica più informata e consapevole.

Nell’ambito del progetto è stato realizzato un Media kit su come raccontare la cooperazione internazionale scaricabile gratuitamente .


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Comala: da aula bunker del processo alle BR a luogo di aggregazione per gli studenti e non solo di Torino

Comala è un luogo polifunzionale nato a Torino nei locali recuperati dell’ex caserma Lamarmora, edificio risalente alla seconda metà dell’Ottocento. Originariamente si trattava di  un mercato del bestiame, poi diventato sede per le truppe di artiglieria a cavallo, successivamente ufficio comunale e poi diventato un pezzo di storia degli anni di piombo in quanto aula bunker durante il maxi-processo alle Brigate Rosse.

Oggi il Comala si autodefinisce : “Un posto a Torino in cui studiare, fare musica, riunirsi. Nel verde, durante il giorno ma anche fino a sera”. Gestito dall’omonima associazione culturale che lo ha trasformatoin un centro giovanile e culturale aperto a tutti , Comala deve il suo nome alla cittadina immaginaria creata dallo scrittore messicano Juan Rulfo.

Nato come sala prove e sala registrazione si è ampliato con aule studio per centinaia di persone e un ricco cartellone di iniziative. Con il Covid,  l’associazione ha continuato a offrire servizi e spazi creando per l’aula studio tendoni riscaldati per garantire il distanziamento per diventare un punto di riferimento in una zona piena di giovani e studenti.

Molti dei frequentatori del Comala sono studenti universitari fuorisede a Torino che organizzano anche grand feste come la gigantesca festa di San Martino . Da buoni italiani il calcio è tema importante , si sono proiettati con grande successo le partite dei mondiali degli azzurri e poi ci si è messi in proprio perchè è nata l’idea di creare una squadra di calcio a partire da un post su instagram. Comala Football and Cricket abbreviato Comala FC è partito in terza categoria per poi arrivare a una clamorosa promozione in seconda. E in parallelo al calcio sono partite le squadre di basket e volley.

 


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