Agricoltura
Parte da Torino il Giro d’Italia della CSR
A pochi mesi dalla chiusura dell’edizione 2022 riparte, su iniziativa de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, il Giro d’Italia della CSR che come ogni anno ha l’obiettivo di valorizzare le esperienze concrete di imprese e territori, promuovere la cultura della sostenibilità, stimolare un’emulazione virtuosa.
Le tappe in programma per il 2023 sono dieci e si terranno fra gennaio e maggio 2023: Torino, Messina, Savona, Udine, Roma, Napoli, Bologna, Padova, Trento, Ancona. Il Salone 2023 si concluderà con l’edizione nazionale a Milano, dal 4 al 6 ottobre all’Università Bocconi.
Il Giro inizia il suo viaggio il 25 gennaio 2023 nel capoluogo piemontese con un focus sull’importanza della valutazione d’impatto, tema sempre più importante per imprese, enti pubblici e associazioni non profit. In un periodo in cui l’attenzione alla sostenibilità è in crescita, cresce infatti anche l’impegno a valutare i risultati delle attività realizzate, utilizzando strumenti utili sia per misurare il valore prodotto sia per coinvolgere gli stakeholder.
I racconti di impatto saranno il focus dell’incontro che avrà luogo al Circolo del Design di via San Francesco da Paola 17 a Torino: il programma della giornata è consultabile sul sito de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, giunto quest’anno all’11° edizione con il titolo di “Abitare il cambiamento”.
L’attenzione all’impatto generato dai progetti di sostenibilità è in grande crescita. A spiegarne il motivo, in apertura dei lavori a Torino, sarà Rossella Sobrero, del Gruppo promotore de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale. «L’attività di misurazione e valutazione dell’impatto – commenta – sta diventando sempre più importante per tutte le organizzazioni che credono nello sviluppo sostenibile: è il motore per un miglioramento continuo, un’occasione per coinvolgere gli stakeholder, uno strumento per combattere il greenwashing».
I saluti di apertura in programma alle 10, vedranno i contributi di Sara Fortunati, direttrice del Circolo del Design, di Roberto Strocco, Responsabile Area Progetti e Sviluppo del Territorio di Unioncamere Piemonte, e di Francesca Culasso, Direttrice del Dipartimento di Management dell’Università di Torino.
Le storie di impatto che verranno presentate durante la prima tappa del Giro d’Italia della CSR 2023 abbracciano diversi ambiti della sostenibilità e delineano il suo percorso futuro. A cominciare dal progetto della Borsa dell’Impatto Sociale per la creazione di un mercato di capitali dedicato a imprese che realizzano in modo intenzionale e misurabile un impatto sociale positivo.
A raccontarlo saranno Giorgio Fiorentini, docente dell’Università Bocconi, e Luisa Mortati del Coordinamento Progetti strategici di Torino Social Impact, l’ecosistema per l’imprenditorialità e gli investimenti ad impatto sociale che dal 2022 sta curando la quotazione simulata di otto imprese italiane con sede in Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna ed attività estese su tutto il territorio nazionale.
Francesca Ricciardi, presidente di Smart Commons Lab, introdurrà invece il racconto di impatto di Tiziana Ciampolini, CEO di S-Nodi Learning Community, un’impresa sociale che si occupa di progettazione ad impatto, formazione, rafforzamento delle competenze del Terzo Settore e delle reti di sviluppo locale.
Tra i suoi progetti sul territorio piemontese c’è “Fa Bene”, modello di economia circolare nato a Torino nel 2013 in collaborazione con la Caritas Diocesana, la Rete delle Case del quartiere e il Distretto Sociale Barolo. Pensato inizialmente come progetto di recupero e ridistribuzione di cibo di qualità per famiglie a basso reddito, giovani e migranti, oggi è divenuto un modello scalabile di inclusione capace di coinvolgere piccoli e medi produttori agricoli, commercianti del territorio, comunità locali, enti pubblici locali e nazionali.
Valutare l’impatto che un’attività umana genera sul territorio circostante è il modo più efficace per comprendere la relazione esistente tra i risultati economici raggiunti e il sistema nel suo complesso.
Su questo tema, all’incontro di Torino intervengono Riccardo Lombardo, CSR Piemonte e Elena Porro, del laboratorio per lo sviluppo sostenibile del Piemonte.
Enrico Sorano, docente di Economia aziendale dell’Università di Torino, introdurrà la storia di impatto raccontata dal presidente di Barricalla Alessandro Battaglino. L’impianto, uno degli 11 in Italia per lo smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi e non, è oggi un modello di tutela ambientale: il suo spazio verde fornisce energia fotovoltaica a oltre 3000 persone risparmiando 450 tonnellate di CO2 all’anno, e le api allevate sui terreni della discarica come bioindicatori producono un miele che non ha mai riscontrato alcuna concentrazione anomala di inquinanti. La tutela del territorio è uno degli aspetti cardine del Bilancio di sostenibilità dell’impianto, redatto per la prima volta nel 2022 per sancire l’impegno sociale e ambientale verso le comunità locali e tutti gli stakeholder.
Parleranno di impatti economici, ambientali e sociali anche Angelo Guidi e Sergio Enrietto, rispettivamente Corporate Social Responsibility e Comitati Territoriali e Presidente del Comitato Territoriale di Torino del Gruppo IREN, che ha in programma l’80% degli investimenti 2021-2030 destinati alla transizione ecologica.
Chiuderà la giornata uno dei simboli più importanti di Torino nel mondo, il Museo Egizio, con l’intervento della sua Managing Director Samanta Isaia, introdotta da Rossella Sobrero. È solo di pochi mesi fa la firma dell’accordo tra Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino e Arpa Piemonte di un protocollo triennale per lo sviluppo sostenibile, con obiettivi comuni, strategie e visioni di lunga durata.
Nel 2023 il Salone promuove la seconda edizione del Premio Impatto, un’iniziativa sull’importanza di misurare e valutare l’impatto generato da progetti che intendono contribuire al percorso verso lo sviluppo sostenibile. Dopo il successo della prima edizione, che ha visto premiate il 3 ottobre 2022 a Milano tre imprese profit e tre non profit, il regolamento per la partecipazione alla nuova edizione del premio sarà online nei prossimi giorni sul sito de Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale.
Prosegue nel 2023 anche l’attività del Salone Extra iniziata nel 2020: da gennaio a novembre andranno in scena presentazioni di libri, incontri di networking e tavole rotonde pensati per esplorare ulteriormente gli argomenti affrontati nelle tappe del Giro d’Italia della CSR e approfondire le diverse tematiche legate alla sostenibilità.
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Agricoltura
A Torino nasce una vigna urbana all’interno del Politecnico
A Torino nasce una vigna urbana all’interno di un polo universitario grazie a un innovativo progetto del Politecnico di Torino che insieme a Citiculture, startup green tech che trasforma spazi urbani in luoghi di grande impatto sociale e ambientale attraverso la vigna, h.
La nuova vigna è un progetto partecipato e condiviso, un vero e proprio modo di rendere sociale il cambiamento, e vede il coinvolgimento di istituzioni accademiche come il Politecnico di Torino, con il suo nuovo corso di Laurea Magistrale in Agritech Engineering, e Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – DISAFA dell’Università di Torino.
Una superficie di quasi 1.000 metri quadri che ospiterà più di 750 piante di vite in vaso, che andranno ad arricchire il piano di riqualificazione del verde all’interno della sede principale del Politecnico, in uno spazio diviso tra aule (cortile delle Aule I, Cittadella politecnica) e aree dedicate alla socializzazione e al relax di studenti e frequentatori del campus.
Dal punto di vista vitivinicolo, l’elemento sperimentale sta nella scelta di diversi tipi di clone, di filari e pergole, e in diversi tipi di varietà di vite e bacca, anche per ridurre al minimo l’intervento di fitosanitario, oltre che nella scelta di piantare le vigne in vaso. La selezione delle viti è fatta in collaborazione con il Vivaio Rauscedo, non solo uno dei più grandi vivai d’Europa ma anche tra i pionieri nello sviluppo delle varietà resistenti Piwi.
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Agricoltura
I fiori amici delle api per conoscere le piante che attirano le api e aiutano la biodiversità
I fiori forniscono alle api e agli altri insetti impollinatori una fonte di cibo essenziale sotto forma di nettare e polline. Il nettare è la sostanza zuccherina che costituisce una delle principali fonti di nutrimento per le api; il polline invece procura loro sostanze altrettanto importanti come proteine, lipidi e carboidrati. In poche parole, senza un’abbondanza di fiori le api e gli altri insetti impollinatori avrebbero difficoltà a nutrirsi.
Le api, soprattutto quelle selvatiche, e gli altri insetti impollinatori oggi sono minacciati da pratiche agricole distruttive, uso massiccio di pesticidi chimici, monocolture, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici.
La crisi climatica sta modificando il ciclo naturale degli ecosistemi, rendendo le api e gli altri impollinatori sempre più vulnerabili.
Le api e altri insetti come farfalle e bombi sono molto importanti , perché è l’impollinazione che consente ai fiori di fecondarsi e quindi di produrre frutti e semi.
Greenepace ha realizzato una guida gratuita ai fiori amici delle api per aiutare a progettare uno spazio verde per le api e per diffondere informazioni utili per la futura vita delle stesse.
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Agricoltura
Coalizione #CambiamoAgricoltura: dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori
“Decenni di politiche agricole e commerciali nazionali e comunitarie che hanno creato un modello agricolo insostenibile e iniquo, rispetto al quale gli interessi delle filiere industriali e distributive hanno dominato, a spese del lavoro e del reddito degli agricoltori, della salute delle persone e dell’ambiente, del benessere animale. Agricoltori e consumatori rappresentano oggi gli anelli deboli della filiera agroalimentare, esposti alle conseguenze dei danni all’ambiente e alla salute provocati da questo sistema, mentre i suoi attori forti hanno visto accresciuti i loro profitti e la loro influenza sui decisori politici”. Da questa denuncia parte l’analisi della Coalizione #CambiamoAgricoltura che in una nota analizza le “vere cause del disagio sociale ed economico dietro gli agricoltori che manifestano”.
Per la Coalizione #CambiamoAgricoltura, le associazioni agricole e dell’agroindustria hanno dato in queste settimane “l’ultima spallata” al Green Deal europeo, additato come la principale causa della crisi del settore primario: “L’effetto paradossale di questa situazione è che la maggioranza degli agricoltori, schiacciati dagli attori dominanti la filiera, sono in una condizione di crescente disagio e sfiducia verso l’intero sistema agroalimentare e sono stati indotti a orientare le loro proteste verso le regole e gli impegni per la tutela dell’ambiente, complice anche la strumentalizzazione dei decisori politici”.
Gli obiettivi delle strategie del Green Deal europeo al 2030, definiti per trovare soluzioni efficaci alle due grandi crisi ambientali globali, il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità, che colpiscono in particolare l’agricoltura, sono diventati il facile capro espiatorio del crescente disagio sociale e della crisi economica di molti agricoltori.
Dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori
I motivi di questo malessere sono in realtà assai più numerosi, come risulta evidente anche dalla rapida evoluzione delle rivendicazioni e richieste dei comitati che stanno animando la protesta, che avrà probabilmente nella manifestazione di oggi a Roma il suo epilogo.
Le contestate regole agroambientali sono state introdotte, peraltro con scarso successo, nelle più recenti programmazioni della Politica Agricola Comune (Pac) per cercare di correggere le distorsioni di questa politica europea, ma non è altresì cambiata la distribuzione della grande percentuale degli aiuti che è rimasta profondamente iniqua, con l’80% dei 387 miliardi di euro previsti nel periodo 2021-2027 che verranno distribuiti solo al 20% delle aziende agricole. Questa iniquità e ingiustizia non è stata risolta con l’ultima riforma della Pac, il cui fallimento va attribuito a conflitti di interesse su posizioni conservatrici in difesa di privilegi e rendite storiche.
Le corporazioni agricole hanno, infatti, difeso un sistema di pagamenti legato alle superfici aziendali e ai titoli storici, che da temporanei sono diventati permanenti, premiando i grandi proprietari e penalizzano i piccoli e medi agricoltori, condannando al fallimento le aziende agricole delle aree interne e penalizzando i nuovi giovani agricoltori. Il risultato è che, solo in Italia, nell’ultimo decennio è scomparso il 30% delle aziende agricole mentre nell’ultimo cinquantennio è stato abbandonato oltre un terzo delle superfici agricole. A questo si è aggiunta la mancanza da parte delle organizzazioni agricole di un’azione di accompagnamento degli agricoltori nel cambiamento del modello produttivo e aumento delle competenze.
La stessa retorica dell’agricoltore custode dell’ambiente e artefice del cibo di qualità, a prescindere dal modello di agricoltura praticato, non ha aiutato a comprendere la necessità di un’evoluzione del ruolo sociale e ambientale dell’agricoltura.
Gli agricoltori sono i fornitori del nostro più importante bene comune, il cibo. Il cambiamento dei sistemi agroalimentari deve avvenire dando loro la possibilità di operare nelle migliori condizioni.
Perché è necessaria una transizione agroecologica
I sussidi pubblici all’agricoltura devono essere funzionali al mantenimento di una sostenibilità economica per le aziende agricole e alla loro crescita numerica, senza distorsioni nella distribuzione degli aiuti. Ma devono anche facilitare la necessaria transizione ecologica con l’adozione di pratiche agroecologiche in grado di garantire la tutela dell’ambiente e del benessere animale. Queste pratiche tuteleranno ulteriormente anche il reddito degli agricoltori. Nell’annata agraria 2023, caratterizzata da notevoli cali di produzione dovuti agli effetti devastanti del cambiamento climatico (con perdite del 10% per i seminativi fino al 70% per la frutta come pere e ciliegie), le aziende agricole biologiche sono risultate essere le più resilienti, a dimostrazione dell’efficacia delle pratiche agronomiche basate sull’agroecologia alternative all’agricoltura avvelenata dai pesticidi e fertilizzanti chimici.
Le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura esortano gli agricoltori, la Commissione europea e il Governo italiano a evitare qualsiasi indebolimento delle regole della Pac, ribadendo che tali azioni impediranno la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.
Invitano infine le Istituzioni nazionali e tutte le Associazioni che a vario titolo rappresentano gli agricoltori ad aprire un serio dibattito sulle reali cause della crisi economica del settore primario, che non vanno cercate nella protezione dell’ambiente, nella conservazione della natura e nella lotta ai cambiamenti climatici, ma in un sistema agroalimentare ingiusto, che tutela essenzialmente gli interessi delle grandi corporazioni agricole e agroindustriali (chimiche, meccaniche, sementiere, della trasformazione alimentare), penalizzando invece i piccoli produttori e i consumatori.
CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Aderiscono alla Coalizione oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.
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