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Acqua

22 Marzo: Giornata Mondiale dell’Acqua

Dal 1992 in avanti, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha stabilito la Giornata Mondiale dell’Acqua, da celebrarsi ogni 22 marzo. L’obiettivo del World Water Day è quello di celebrare l’acqua e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi idrica globale, per raggiugere il risultato, al momento piuttosto utopico, di fornitura di acqua e servizi igienico-sanitari per tutti entro il 2030.

Ancora oggi l’acqua non è un bene accessibile per milioni di persone nel mondo. In occidente non si parla mai abbastanza dell’importanza di disporre quotidianamente di tutto “l’oro blu” di cui si ha bisogno. Una giornata come quella odierna serve proprio a ragionare su questo punto.

Il valore dell’acqua, infatti, è nettamente superiore rispetto al suo prezzo, tanto che ogni tre anni, dal 1997 in avanti, tutte le principali nazioni del globo e gli specialisti nel settore idrico si riuniscono nel cosiddetto World Water Forum, durante il quale si discute sui problemi legati alla disponibilità di acqua nelle varie aree del mondo e sulle strategie per perseguire un’equa ripartizione delle risorse idriche mondiali. Il tema dell’acqua è uno dei più urgenti anche per tutti i gruppi ecologisti del pianeta, che invitano a sprecare il minor numero possibile di litri di acqua, anche soltanto mediante piccole accortezze quotidiane (chiudere i rubinetti, preferire la doccia alla vasca ecc.). Le campagne di sensibilizzazione, governative e private, soprattutto nelle scuole sono, ogni anno, moltissime, ma la situazione, nel nostro paese come in molte nazioni industrializzate, non è delle più rosee.

In Italia, il problema principale legato alla gestione dell’oro blu è senza dubbio la scarsa attenzione nel raccogliere l’acqua piovana. Solo l’11% delle precipitazioni vengono raccolte e utilizzate a scopo agricolo o nella produzione di energia. Sia la Coldiretti sia le altre associazioni di categoria (come Confagricoltura Piemonte, che si è espressa proprio in occasione della ricorrenza odierna), hanno manifestato la necessità di implementare gli investimenti nell’ambito della costruzione di bacini idrici di raccolta delle precipitazioni, magari sfruttando le risorse del Recovery Plan. Un provvedimento che non solo renderebbe all’avanguardia il settore agricolo del nostro paese dal punto di vista della sostenibilità, ma che avrebbe anche grandi benefici economici per le aziende agricole, che potrebbero contare praticamente tutto l’anno di una grande quantità di acqua per le coltivazioni, risparmiando notevolmente nella filiera produttiva del cibo made in Italy. Nella fattispecie, secondo Confagricoltura, le priorità per quanto riguarda l’argomento acqua devono essere costruire nuovi invasi, rinnovare i sistemi irrigui e sanare la rete dell’acqua potabile che perde il 42% tra quella immessa e quella erogata. Altro argomento molto sensibile è quello legato alla siccità, che in molte zone d’Italia non riesce ad essere affrontata adeguatamente, producendo enormi danni nella filiera produttiva dell’agricoltura. Il tema è particolarmente caro soprattutto alla Coldiretti, che esprime la necessità di raccogliere una maggior percentuale di acqua piovana proprio per contrastare questa piaga da un miliardo di euro di danni all’anno. Una situazione paradossale in un contesto come quello italiano, che rimane un paese piovoso (300 miliardi di metri-cubi di acqua che cadono annualmente sul nostro territorio).

Sotto la lente d’ingrandimento, soprattutto nella giornata di oggi, c’è poi il tema della disomogeneità della distribuzione dell’acqua nel mondo. Nel nostro pianeta sono più di 2,2 miliardi (circa una su tre) le persone che non hanno l’accesso diretto all’acqua potabile. Milioni sono quelle che ogni giorno, per fare scorta di acqua pura devono percorrere decine di chilometri. In quelle realtà si muore ancora di dissenteria e altre malattie legate al consumo di acqua non potabile. È una situazione inaccettabile nel 2021, che deve sconvolgere l’opinione pubblica e incentivare gli interventi dei governi affinché si possa trovare una soluzione al più presto. Su questo tema si è espresso, sempre in occasione del World Water Day di quest’anno, anche papa Francesco, che nell’Angelus di ieri ha parlato di “riflettere sul valore del meraviglioso e insostituibile dono di Dio“, sottolineando come “tanti, troppi fratelli e sorelle hanno accesso a poca acqua e magari inquinata. È necessario assicurare a tutti acqua potabile e servizi igienici“.

La Giornata Mondiale dell’Acqua, dunque, deve servire a rendere davvero universalmente condivisi dai privilegiati del mondo queste differenze inaccettabili, per far sì che si possa arrivare al più presto a non dover parlare di “oro blu” ma di risorsa equamente condivisa da tutti.

 


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Acqua

Giornata mondiale dell’acqua 2025: il tema è la Conservazione dei Ghiacciai

l 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua – World Water Day, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21, risultato della conferenza di Rio.

Il tema della Giornata Mondiale dell’Acqua 2025 è la Conservazione dei Ghiacciai. I ghiacciai sono fondamentali per la vita: la loro acqua di fusione è essenziale per l’acqua potabile, l’agricoltura, l’industria, la produzione di energia pulita e per ecosistemi sani. I ghiacciai che si sciolgono rapidamente stanno causando incertezza nei flussi idrici, con impatti profondi sulle persone e sul pianeta. Riduzioni globali delle emissioni di carbonio e strategie locali per adattarsi ai ghiacciai in ritirata sono essenziali.

I ghiacciai si stanno sciogliendo più velocemente che mai. Man mano che il pianeta si riscalda, il nostro mondo ghiacciato si riduce, rendendo il ciclo dell’acqua più imprevedibile. Per miliardi di persone, i flussi di acqua di fusione stanno cambiando, causando inondazioni, siccità, frane e innalzamento del livello del mare.

Innumerevoli comunità ed ecosistemi sono a rischio di devastazione. Mentre lavoriamo insieme per mitigare e adattarci ai cambiamenti climatici, la conservazione dei ghiacciai è una priorità assoluta. Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra per rallentare il ritiro dei ghiacciai. E dobbiamo gestire l’acqua di fusione in modo più sostenibile. Salvare i nostri ghiacciai è una strategia di sopravvivenza per le persone e per il pianeta.


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Acqua

Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici

A Torino, Palazzo Madama ospiterà una nuova edizione del River Café sul Po, un evento che, a trent’anni dalla drammatica alluvione del Tanaro, riunirà cittadini ed esperti per un confronto sui temi della pianificazione territoriale e della gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici. L’incontro è organizzato nell’ambito del progetto europeo LIFE CLIMAX PO, dedicato all’adattamento del distretto del fiume Po al clima che cambia.

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Acqua

A Valencia un disastro climatico porta 95 morti e dispersi imprecisati. E’ il più grande disastro naturale in Spagna

L’alluvione che ha colpito Valencia nel 2024 è stata un evento climatico di proporzioni drammatiche, causata dal passaggio di un fenomeno DANA (Depresión Aislada en Niveles Altos), noto in spagnolo come Gota Fria che ha riversato nella regione una quantità di pioggia senza precedenti.

In meno di 8 ore, si sono accumulati circa 445 millimetri di pioggia, una quantità che solitamente si raccoglie in un intero anno. Questo fenomeno ha trasformato le strade in fiumi, bloccato numerosi trasporti e causato vasti danni strutturali, con interruzioni nelle linee ferroviarie ad alta velocità e nella viabilità locale. I voli sono stati deviati e diverse aree risultano isolate o difficilmente raggiungibili.

Le immagini dell’alluvione mostrano scenari devastanti, con veicoli sommersi, edifici allagati e campi agricoli completamente devastati. La priorità attuale è il recupero dei dispersi e il ristabilimento dei collegamenti essenziali, mentre le previsioni meteorologiche mantengono un rischio di ulteriori precipitazioni nei giorni seguenti, aggravando ulteriormente la situazione​

La disastrosa alluvione che ha colpito la provincia di Valencia nel pomeriggio-sera di ieri, martedì 29 ottobre, è stata innescata da una serie di nubifragi autorigeneranti sviluppatisi all’interno della medesima depressione che nello scorso weekend aveva interessato il Nord-Ovest italiano con eventi alluvionali tra Savona e Genova, in Valle Bormida e in Toscana, e che poi, ormai isolata dal flusso perturbato principale delle medie latitudini (cut-off) è andata a localizzarsi intorno a Gibilterra. Il drammatico bilancio dell’evento è in continua evoluzione, per ora sono accertati 70 morti, ma i dispersi sono a decine.

Secondo AEMET, l’agenzia statale di meteorologia della Spagna, la precipitazione più intensa è stata registrata a Chiva, nell’entroterra 35 km a Ovest della costa di Valencia, con ben 491,2 mm in otto ore (pari alla media di un anno!), di cui 160 in un’ora. Si tratta di un valore tra i più elevati storicamente noti in Europa e nel bacino del Mediterraneo, all’incirca del medesimo ordine di grandezza dei 472 mm caduti in un tempo tuttavia ancora più breve (6 ore) il 25 ottobre 2011 a Brugnato (La Spezia), responsabili dell’alluvione delle Cinque Terre e della Val di Vara, e dei 496 mm piovuti sempre in 6 ore il 4 ottobre 2021 a Montenotte Inferiore (Savona), attuale record italiano su tale intervallo orario (precipitazioni tuttavia avvenute in territori mediamente abituati a ricevere e smaltire il triplo della pioggia annua di Valencia). Sono quantità che nessun territorio, anche se correttamente (e giustamente) manutenuto, può sopportare senza gravi conseguenze.

D’altra parte la Comunità Valenzana non è nuova a questo tipo di episodi, essendo anzi tra le zone maggiormente propense allo sviluppo di violenti nubifragi autorigeneranti in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, insieme alla Catalogna, al Midi francese (dove si parla di épisodes cévenols o méditerranéens) e alla Liguria, trovandosi alle spalle di un mare caldo che dispensa enormi quantità di energia e vapore acqueo per lo sviluppo dei sistemi temporaleschi, con la complicità di fattori orografici e dinamici locali. Un altro evento drammatico avvenne proprio a Valencia il 14 ottobre 1957 causando almeno 81 vittime per il violento straripamento del fiume Turia che attraversava la città, e di cui – a seguito dell’episodio – venne deciso lo spostamento dell’alveo di 3 km, a sud dell’area metropolitana, dove si trova attualmente.

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