Massa Critica
Chi è Chamath Palihapitiya e perchè sentiremo parlare di lui
In collaborazione con il Podcast Investi.re di Margherita Carpinteri, raccontiamo le tematiche finanziarie e i suoi protagonisti. Oggi raccontiamo chi è Chamath Palihapitiya e perchè è importante parlarne.
Le sue origini e la carriera
Chamath Palihapitiya è un venture capitalist naturalizzato canadese, ma nato nello Sri Lanka. Attualmente è fondatore e CEO di Social Capital e Presidente di Virgin Galactic. Palihapitiya deve soprattutto a Facebook il suo impero economico perchè è stato uno dei primi dirigenti senior del social network di Mark Zuckerberg, entrando a far parte della società nel 2007 e lasciandola nel 2011 poco prima dell’IPO. È anche uno stakeholder di minoranza e membro del consiglio dei Golden State Warriors.
Palihapitiya è nato in Sri Lanka e, all’età di sei anni, si è trasferito con la sua famiglia in Canada come rifugiato. La sua infanzia non è stata affatto facile: il padre di Palihapitiya è stato spesso disoccupato e sua madre ha lavorato prima come governante e, in seguito, come infermiera.
Dopo essersi laureato in ingegneria elettrica presso l’Università di Waterloo nel 1999, Palihapitiya ha lavorato per un anno come trader di derivati presso la banca di investimenti BMO Nesbitt Burns.
L’approdo a Facebook quando era appena nato
Palihapitiya in seguito entra a far parte di AOL, diventandone il più giovane vicepresidente, per dirigere la divisione di messaggistica istantanea. Nel 2005, infine, lascia AOL per lavorare a Mayfield Fund, ma solo pochi mesi dopo approda a Facebook, che allora aveva poco più di un anno. Il lavoro di Palihapitiya su Facebook consisteva nell’aumentare la sua base di utenti e a quanto pare è riuscito bene nel suo lavoro.
Palihapitiya ha iniziato ad investire in alcune aziende tech in fase early stage quando era ancora impiegato in Facebook. Tra gli investimenti risulta Palantir, Pure Storage (NYSE: PSTG), Playdom (acquistato da The Walt Disney Company) e Bumptop (acquistato da Google).
Dopo Facebook
Nel 2011, lascia Facebook per avviare il suo fondo, The Social + Capital Partnership, con la sua ex moglie. L’azienda ha cambiato il proprio nome in Social Capital nel 2015. Social Capital ha iniziato a investire nella salute e nell’istruzione quando erano campi ampiamente trascurati da altri venture capitalist.
Il fondo è stato anche elogiato da Peter Thiel, fondatore di Paypal e Palantir, che ha investito in esso condividendo l’approccio agli investimenti di Palihapitiya. Il fondo di Palihapitiya è passato dai 275 milioni di dollari del 2013 all’oltre 1,1 miliardi del 2015.
Palihapitiya ha collaborato con il sito di insider The Information sul rapporto sulla diversità nei Venture Capital. Dallo studio è emerso che il 92% dei team di investimento senior sono uomini e il 78% sono bianchi. Sulla base del rapporto, Palihapitiya ha scritto un editoriale per dare un campanello d’allarme nel settore.
Nel 2018, dopo alcuni problemi personali e professionali (divorzia dalla moglie e co-fondatrice del fondo Brigette Lau), Social Capital ha avuto un netto calo delle operazioni con l’esodo del top management e dei co-fondatori.
Nel 2019 Palihapitiya si è dimesso da membro del consiglio di amministrazione di Slack dove sedeva dal 2017. Ma la vera svolta arriva nel 2020 quando Palihapitiya, dopo aver contribuito a rendere Virgin Galactic pubblica, lancia le 26 SPAC che porteranno sul mercato 26 aziende tecnologiche.
Curiosità
Dal 2018 è fidanzato con Nathalie Dompè: manager ed ereditiera dell’azienda farmaceutica Dompè.
Leggi anche il nostro approfondimento sulle SPAC: Che cosa sono le SPAC e perché se ne parlerà sempre di più
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Donne
Se io non voglio, tu non puoi – Se tu non vuoi io non posso – Contro la violenza sulle donne per il 25 novembre
In occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne, la Fondazione Una Nessuna Centomila lancia una campagna per ribadire se necessario che il consenso non è una concessione, è un diritto.
Ogni giorno troppe donne si sentono giudicate, colpevolizzate o abbandonate di fronte alla violenza subita.
Quante volte si è cercato di giustificare uno stupro con frasi come “Perché non ha reagito?” o “Ma come eri vestita?”
Un “NO” deve essere ascoltato.
Il silenzio NON è un assenso
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Difesa Ambiente
Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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