Massa Critica
Una via In ogni città d’Italia dedicata a Nikola Tesla: la proposta della pronipote Desanka
Desanka “Dannie” Mandic, pronipote di Nikola Tesla, lancia la proposta di dedicare almeno una strada a Nikola Tesla in ogni città italiana: “Ogni città dovrebbe dedicare come minimo una strada a Nikola Tesla, poiché è una personalità che merita di essere riconosciuta: ha dedicato tutta la sua vita e il suo lavoro al miglioramento della condizione umana. Il suo scopo era creare strumenti in grado di utilizzare energie naturali per metterli a servizio dell’uomo”. Desanka Mandic è la pronipote del grande scienziato dalla parte della madre di Nikola Tesla, Georgina-Đuka Mandić, inventrice e figura fondamentale nella formazione del figlio Nikola.
Desanka Mandic ha invitato i vertici nazionali e i dirigenti d’azienda a investire nello sviluppo delle tecnologie ideate da Tesla: “Non ci sarebbe global warming e tutto questo inquinamento e soprattutto nell’ambito dei trasporti verrebbe utilizzata solo energia pulita”.
La proposta è stata lanciata insieme a Spazio Tesla e alla Nikola Tesla Exhibition, la mostra museo interattiva dedicata allo scienziato in svolgimento a Milano fino al 15 marzo. La mostra è realizzata da Venice Exhibition in collaborazione con il Nikola Tesla Museum di Belgrado.
Nikola Tesla è stato un inventore, fisico e ingegnere che è anche stato definito “l’uomo che inventò il ventesimo secolo” a cui è anche stata intitolata l’unità del Sistema internazionale di misura dell’induzione magnetica e Tesla il piùg rande produttore al mondo di automobili elettriche. È conosciuto su scala globale i contributi nel campo dell’elettromagnetismo applicato: i suoi brevetti (280 in 26 paesi di cui 109 negli USA) hanno gettato le basi del sistema elettrico a corrente alternata, della distribuzione elettrica polifase e dei motori elettrici a corrente alternata, con i quali ha dato un determinante contributo alla seconda rivoluzione industriale.
Secondo la pronipote : “Nikola Tesla ha avuto una vita molto difficile, aveva tanti talenti, tante idee ma è stato dimenticato, messo a tacere, ridicolizzato, perché non è riuscito a convincere le persone sull’attuabilità delle sue invenzioni: semplicemente era troppo avanti per il suo tempo. Ha anticipato la necessità di trovare delle alternative a livello energetico, il bisogno e la possibilità delle telecomunicazioni, ha previsto lo smartphone e la trasmissione di voce e immagini. Tesla è lo scienziato che ha inventato il XX secolo, ma ha lasciato un segno che dura nel tempo: l’ingegnerizzazione di alcune delle sue invenzioni si traduce oggi nel XXI secolo in tecnologie che utilizziamo quotidianamente, dalle macchine radiocomandate agli apparecchi cellulari, per arrivare a tutti i dispositivi wireless. Per questo il suo ruolo e le sue idee sono quanto mai attuali e il suo valore merita di essere celebrato, a partire dai nomi delle strade delle città”.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Difesa Ambiente
Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Acqua
Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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