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Formazione

Transformative Education e Learning per l’Impatto Sociale: ecco l’offerta innovativa del Cottino Social Impact Campus di Torino

E’ stato presentato Cottino Social Impact Campus, primo centro in Europa dedicato all’impact education che diventerà  Cottino Learning Center, polo internazionale di economia a impatto sociale positivo nel cuore della Cittadella politecnica di corso Castelfidardo 30, a Torino. Diventa così realtà il sogno dell’Ingegner Giovanni Cottino mirato a cambiare il modello formativo, a livello internazionale, innescando una cultura “ad impatto positivo”, per un futuro più sostenibile.

Il Campus si trova oggi in un’area di circa 2000 mq dedicati alla didattica, alle sessioni collaborative e agli eventi. Ma la struttura crescerà e diverrà Cottino Learning Center, che sorgerà nell’area attualmente in fase di riqualificazione sul lato di via Carlo Boggio e via Paolo Borsellino.

Una realizzazione congiunta tra il Politecnico di Torino e Fondazione Cottino di circa 4000 mq, virtuoso esempio di partenariato pubblico privato. Ad oggi Fondazione Cottino ha stanziato 6,5 milioni di euro in questo progetto, di cui 4 dedicati alla costruzione del nuovo Learning Center, la cui “prima pietra” viene virtualmente posata proprio nel giorno nell’inaugurazione del Campus, durante la conferenza internazionale “Impactwise – Una nuova catena del valore per l’impatto sociale” alla presenza degli economisti di fama internazionale Mariana Mazzucato e Raghuram Rajan. Un evento che segna per Torino l’inizio di un nuovo camino verso un nuovo ecosistema per l’imprenditorialità e gli investimenti ad impatto sociale.

«Un impegno concreto per la città, per le nuove generazioni e un futuro sostenibile». È così che l’ingegner Giovanni Cottino, 93 anni il prossimo 21 gennaio 2020 , ha definito il Campus. «Un sogno che diventa realtà, attraverso cui trasmettere la passione per la cultura imprenditoriale dal chiaro impatto sociale e generare un riscontro sostenibile concreto per il futuro. Da Torino ho ricevuto tanto, e restituire qualcosa è un mio dovere. In particolare, sono orgoglioso si poter sviluppare questo progetto insieme al Politecnico di Torino, dove mi sono laureato proprio 70 anni fa, nel 1950».

«La collaborazione tra il nostro Ateneo e la Fondazione Cottino rappresenta un esempio unico in Italia e significativo anche a livello internazionale di progettazione condivisa di spazi, programmi educativi e iniziative che potranno avere evidenti ricadute sul territorio, producendo un forte impatto sulla società e contribuendo alla creazione di posti di lavoro e alla costruzione di un ecosistema locale in cui formazione, ricerca e investimento dialogano tra loro e si arricchiscono a vicenda», commenta il Rettore del Politecnico Guido Saracco.

«Il Cottino Social Impact Campus è già di per sé un’azione impact: servono nuovi strumenti e linguaggi per generare cultura per l’impatto sociale e avviare un campus interamente e verticalmente dedicato a questo significa elevare l’intenzionalità e la rilevanza della conoscenza che si genererà non solo nel fine ma anche nel modo. Una sfida avvincente, quindi, sia in termini imprenditoriali che di cambiamento culturale. Un unicum in Europa», spiega Laura Orestano, Ceo di Cottino Social Impact Campus.

«Iniziative come quella del Cottino Social Impact Campus contribuiscono alla creazione effettiva di valore per generare una nuova cultura che abbia a cuore l’impatto sociale. Se parliamo di valori e impatto dobbiamo ridisegnare e ridare una struttura alla creazione di social impact, investire nelle competenze delle persone e nelle istituzioni per creare lavoro ma soprattutto prendere coscienza delle conseguenze dirette e indirette che hanno le nostre azioni», ha detto stamattina Mariana Mazzucato, professoressa di Economics of Innovation and Public Value all’University College London, intervenuta al convegno.

«Oggi è importante ridare potere alle comunità per sviluppare un localismo inclusivo in cui la collettività prende parte al traffico di beni, risorse e persone. Una comunità di questo tipo, in grado di prendere decisioni su come e dove investire le risorse, può diventare essa stessa risorsa e generare gli strumenti per affrontare le difficoltà. La tecnologia può portare soluzioni a problemi che lei stessa ha generato. Luoghi di sperimentazione come il Cottino Social Impact Campus sono fondamentali per testare strumenti che rafforzino la società», ha affermato Raghuram Rajan, professore di Finance alla University of Chicago Booth School e Governatore della Banca Centrale Indiana fino al 2016.

A partire da febbraio 2020 Cottino Social Impact Campus il campus della Fondazione Cottino che propone un’offerta di alta formazione per individui e organizzazioni pubbliche e private che si riconoscono in una sfida più alta e convergente: essere agenti costruttori di un nuovo mondo, sostenibile, equo ed inclusivo.

Internazionalità, eccellenza e diversità sono gli strumenti trasversali che alimentano l’offerta formativa del Cottino Social Impact Campus. Un luogo di convergenza, produzione e disseminazione di conoscenza per generare cultura dell’impatto sociale.

Per generare cultura dell’impatto sociale, sono tre i motori dell’azione formativa: Conoscenza, Leadership e Imprenditorialità, integrando ricerca trasformativa, sperimentazioni di frontiera e conoscenza scientifica in un’offerta unica e distintiva, con full immersion, lectures e case studies nazionali e internazionali su come costruire impatto sociale.

Transformative Education e Learning sull’impatto sociale: Transformative perché è in grado di mettere l’individuo e le organizzazioni nelle condizioni di sviluppare capacità interpretativa e capacità di azione orientate al cambiamento dei sistemi di riferimento; Education perché si sviluppano nuovi contenuti e linguaggi per la trasformazione della persona e della società; Learning perché si sperimentano nuove modalità, pratiche e processi di apprendimento della persona e della società.

La faculty è composta da esperti nazionali ed internazionali del calibro di Kai Hockerts, professore in Social Entrepreneurship alla Copenhagen Business School, Guido Palazzo, professore di Business Ethics all’HEC di Losanna, Lisa Di Carlo, sociologa delle migrazioni e del cambiamento alla Brown University, Ezio Manzini, esperto in design per la sostenibilità, Virginia Tassinari, esperta di city-making e design philosophy, e molti altri ancora.

L’offerta formativa del campus si articola in un disegno sistemico di contenuti ed esperienze: Impactware, percorso dedicato all’apprendimento dei linguaggi e strumenti social impact; Impact Dive, ricerca immersiva sui temi impact di frontiera; Impact Agenda, workshop per la futura agenda dell’impatto sociale, e le Impact Academy, accademie sviluppate con partner nazionali ed internazionali su systemic sustainability, behavioural design, leadership integrity, citizenship & democracy, city-making, foresight, migration, cooperation & open innovation, philanthropy, storytelling, impact investing, … L’approccio è quello di aggiungere conoscenza ibrida ed esporre i singoli partecipanti così come le imprese e le organizzazioni a strumenti, linguaggi, casi, prassi, reti e innovazioni rilevanti per la società: una vera propria executive school for social impact che avrà in aula docenti ed esperti nazionali ed internazionali, di frontiera e visione.


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Ecosistema Scuola: in Italia 1 scuola su 3 ha bisogno di interventi di manutenzione urgente

In Italia lo stato di salute delle scuole e dei servizi rimane un’emergenza infrastrutturale nazionale. Nella Penisola 1 scuola su 3 ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, un dato che nel Sud e nelle Isole sale al 50%, 1 scuola su 2. Un’emergenza ormai cronica, che non migliora, nonostante nel 2023 a livello nazionale siano stati stanziati maggiori fondi per la manutenzione straordinaria (media per singolo edificio), 42mila euro, rispetto a quelli medi degli ultimi 5 anni, 36mila euro. Senza contare che persiste un forte gap tra quanto viene stanziato e quanto le amministrazioni riescono effettivamente a spendere: nel 2023 considerata la media a edificio scolastico su 42.022 € stanziati ne sono stati spesi 23.821 €. Preoccupano anche i ritardi su digitalizzazione, trasporti, servizi per lo sport ed efficientamento energetico e in questo quadro l’autonomia differenziata rischia di non aiutare la scuola.

A fare il punto è il nuovo report nazionale Ecosistema Scuola di Legambiente, giunto alla XXIV edizione e presentato il 30 settembre 2024 a Napoli, presso la chiesa dei cristallini, nel rione sanità, uno spazio di comunità restituito agli abitanti del quartiere grazie ad un lavoro di recupero e di rigenerazione urbana avviato dalla cooperativa “La Paranza” e oggi sede di diversi progetti educativi. Il report Ecosistema Scuola, che raccoglie i dati 2023 di 100 comuni capoluogo su 113 e che riguardano 7.024 edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentati da una popolazione di oltre un milione e 300mila studenti, offre un’analisi dettagliata sullo stato di salute delle scuole confrontandola con i servizi essenziali di prestazione, i cosiddetti LEP previsti dall’autonomia differenziata, e che per le scuole riguardano edilizia scolastica, digitalizzazione e servizi mensa, denunciandone ritardi ed emergenze da affrontare anche per quel che riguarda trasporti, palestre e sostenibilità energetica, tre servizi non contemplati dai LEP riguardanti l’istruzione.

I dati di Ecosistema Scuola sono chiari: a pesare sullo stato di salute degli edifici scolastici sono anche i ritardi che si registrano sul fronte della sicurezza – solo il 50% delle scuole ha tutte le garanzie (ossia i certificati di sicurezza) – ma anche sul fronte servizi come, ad esempio, sull’innovazione digitale con poco più di 1 scuola su 2 che dispone di reti cablate e Wi-Fi. Le mense restano un servizio di qualità ma ancora non presente in tutte le aree del Paese. Il dato medio di 76,7% di edifici con mensa a livello nazionale, al Nord e al Centro sale rispettivamente al 92,2% e all’80,9%, mentre nel Sud e nelle Isole si ferma rispettivamente al 54,3% e al 41,2%. Preoccupa la poca attenzione alla sostenibilità, nel 64,9% delle mense vengono impiegate stoviglie monouso. Sul fronte trasporti solo il 19,7% delle scuole dispone di un servizio di mobilità collettiva come lo scuolabus; sui servizi per lo sport un impianto su quattro necessita di manutenzione urgente. Le palestre aperte oltre l’orario scolastico sono oltre il 70% nei capoluoghi di provincia del Centro-Nord, per ridursi al 30,3% nelle Isole al Sud e ridimensionarsi a poco più del 40% nelle città del Sud delle Isole. Relativamente all’energia, solo il 20,9% degli edifici scolastici utilizza fonti di energia rinnovabile, con un picco al Nord (24,3%) e un minimo nelle Isole (14,1%), solo il 16,4% delle scuole ha visto realizzati interventi di efficientamento negli ultimi 5 anni e di tutti gli edifici scolastici, solo il 6,7 % si trova in classe A. Per Legambiente è una grave mancanza che i LEP relativi all’istruzione non considerino tre servizi come trasporto scolastico, palestre e sostenibilità energetica. Si tratta di servizi indispensabili per garantire il diritto allo studio, l’accessibilità a strutture sportive pubbliche e ambienti qualitativamente vivibili anche da un punto di vista climatico.

FONDI NAZIONALI, CANTIERI E NUOVE SCUOLE: Persiste nella Penisola il divario tra Nord e Sud anche in termini di capacità progettuale, di reperimento dei fondi e di finalizzazione della spesa. In particolare, per quel che riguarda i fondi nazionali per l’edilizia scolastica per interventi di diversa tipologia, nel 2023 nel Nord e nel Sud la media dei fondi nazionali ricevuti per edificio scolastico è stata di circa 1,4milioni di euro, nel Centro il dato scende a poco più di 600mila, per arrivare a meno di 300mila euro a edificio nelle Isole. Fondi esigui, quest’ultimi, per la messa in sicurezza e l’efficientamento degli edifici scolastici. Differenti anche i tempi di durata dei cantieri, se in alcune regioni del Nord possono essere di 8-10 mesi dallo stanziamento della risorsa all’opera ultimata, in diverse regioni del Sud possono invece arrivare a 24 mesi. Sul fronte nuova edilizia scolastica, negli ultimi 5 anni stando ai dati inviati dalle amministrazioni, nella Penisola sono solo 41 le scuole nuove costruite.

10 PROPOSTE: Alla luce della fotografia scattata dal report Ecosistema Scuola, Legambiente presenta oggi a Napoli 10 proposte che hanno come filo rosso un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole a partire da una manutenzione, gestione, organizzazione e qualità della scuola migliore. Primo intervento importante da mettere in campo, attivare da parte degli Enti Locali processi di amministrazione condivisa sulla base di patti educativi di Comunità. A seguire tra gli interventi prioritari per Legambiente occorre ampliare la funzione dell’anagrafe scolastica rendendo trasparenti le informazioni sullo stato di avanzamento degli interventi per l’edilizia scolastica e relativi finanziamenti, creare una struttura di governance per facilitare accesso e gestione dei fondi per l’edilizia scolastica da parte degli Enti Locali e garantire il funzionamento dell’Osservatorio per l’edilizia scolastico. Per l’associazione ambientalista è anche importante replicare le buone pratiche attive sul territorio, come quella avviata, ad esempio, dal Comune di Bologna sulla mobilità scolastica sostenibile e sicura, dal Comune di Livorno dove nel 2023 è stata realizzato un nuovo polo educativo e innovativo, o da Nuoro e Milano che partecipano al programma Schoolfood4Change dedicato a percorsi formativi sull’alimentazione corretta. E poi in Campania, c’è il forte connubio tra scuole e associazioni come quello messo in campo con il percorso formativo che ha preso avvio nella scuola di I grado dell’ICA Ristori di Napoli per favorire crescita sociale e riqualificazione urbana.

“Con l’autonomia differenziata – commenta Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – si rischia di aumentare i divari tra le scuole del nord e sud. Di questo passo senza un investimento sui LEP, rischiano le aree più fragili del Paese, come il sud e le aree interne, non solo di non recuperare i ritardi sull’edilizia scolastica ma anche di restare indietro sui servizi scolastici. Se si vuole lavorare su una didattica inclusiva e innovativa l’organizzazione e la progettazione degli spazi è rilevante, bisogna che ci siano laboratori, palestre, mense, nuovi ambienti di apprendimento. Ma anche le condizioni di lavoro sono fondamentali: gruppi classe più piccoli, un isolamento termico che consenta di stare in classe senza disagi, scelte di sostenibilità che migliorino lo stato generale degli edifici. Tutto questo potrebbe essere realizzato se la messa a terra dell’autonomia differenziata aprisse una stagione con al centro un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole per connettere bisogni e azioni”.

“Abbiamo scelto Napoli, capitale del Mezzogiorno, per evidenziare – commenta Mariateresa Imparato presidente di Legambiente Campania – ancora una volta il divario tra Nord e sud del Paese in termini di edilizia e servizi scolastici, ma soprattutto per chiedere con atti concreti un’accelerata sul fronte della transizione ecologica ancora troppo timida in ambito scolastico dove assistiamo a ritardi, poca volontà politica e scarsa programmazione. È giunto il tempo di “alzare l’asticella della qualità”, con obiettivi e prestazioni da raggiungere che garantiscano davvero la sostenibilità ambientale e la salubrità degli edifici, la qualità indoor, il benessere e la salute. La vera sfida consiste nel promuovere nei fatti un grande cantiere di innovazione, dove convogliare idee e risorse per progettare e realizzare scuole innovative, sostenibili, più sicure e inclusive”.

Edilizia scolastica. Resta il grande tallone d’Achille dell’edilizia. Nel 2023 il certificato di agibilità degli edifici scolastici è presente mediamente in 1 scuola su 2, con forti divari geografici fra Nord (68,8% degli edifici) e Sud (22,6%); gli accorgimenti per l’abbattimento delle barriere architettoniche vedono una differenza fra la media nazionale (79,9% degli edifici) e le Isole di venti punti percentuali (61%). Il collaudo statico, mediamente effettuato in 1 scuola su 2, ma non al Sud, che è zona particolarmente sismica, dove è invece presente solo nel 27,2% degli edifici. Infine, il certificato prevenzione incendi è una norma in costante transizione, con continue proroghe (l’ultima, contenuta nel Decreto Milleproroghe, fissa come scadenza il 31 dicembre 2024). In questo caso, però, le scuole del Sud sono più avanti (65,2% rispetto al 55,8% della media nazionale). Sono in deroga, invece, le scuole al di sotto dei 100 alunni, quindi, facilmente le scuole dei piccoli comuni; ma anche dove la situazione è migliore, per Legambiente non è accettabile che questi requisiti siano presenti al massimo nel 50% degli edifici scolastici. Dovrebbe essere obiettivo prioritario che il 100% delle scuole italiane presentasse tutte le garanzie di sicurezza.

BUONE NOTIZIE: Secondo il report Ecosistema Scuola, Aosta, Cesena, Trento, Verbania le città capoluogo che dichiarano di avere tutti gli edifici con certificato di agibilità e di prevenzione incendi oltre ad essere dotati di accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche. Brindisi, Fermo, Parma le città con tutti gli edifici scolastici che usufruiscono del servizio scuolabus. Cesena, Cosenza, Crotone, Lecco, Pordenone le città con la maggior presenza di scuole servite da pedibus. Aosta, Ascoli Piceno, Bologna, Genova, Mantova, Pordenone, Reggio Emila le sole città che hanno attivato il servizio di bicibus, seppure rivolto a un numero esiguo di scuole. Sul fronte efficientemente energetico, Brescia, Siena, Pordenone, Varese, Gorizia, Modena, Firenze, Rovigo, Bergamo, le città che sono intervenute sul maggior numero di edifici scolastici per l’efficientemente energetico. Quelle bocciate per non avere impianti di energia rinnovabile, Agrigento, Aosta, Brindisi, Vibo Valentia.

FOCUS DATI PIEMONTESI E VALDOSTANI
“Il mondo scolastico piemontese e valdostano si conferma anche quest’anno sopra alla media nazionale per molti parametri legati ai servizi e alle certificazioni degli edifici scolastici – dichiara Federica Sisti, membro della commissione di Legambiente Scuola e Formazione per Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Gli istituti hanno investito molto sulla scelta di prodotti di qualità e la riduzione degli sprechi alimentari nelle mense, sulla raccolta differenziata. Tuttavia, in accordo con il trend nazionale, ancora molto rimane da fare sul fronte della mobilità sostenibile casa-scuola, dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili e di manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici.”

Sul territorio piemontese sono stati indagati 488 edifici scolastici, corrispondenti ad una popolazione pari a 100.815 studenti. Nessun istituto è collocato in zona sismica 1 e 2, tuttavia l’84,8% è sprovvisto della verifica di vulnerabilità sismica, contro il 58,3% nazionale, obbligatoria per tutti gli edifici scolastici indipendentemente dalla zona sismica nella quale sono situati.

Solamente lo 0,7% degli edifici scolastici è costruito sulla base di criteri di bioedilizia, in accordo con il trend nazionale (1%), a testimoniare la necessità di incrementare gli incentivi per un corretto efficientamento energetico. Solo il 12,9% utilizza fonti di energia rinnovabile ed il 16,2% è dotato di certificazione energetica (7,6% in classe A).

Per quanto riguarda le certificazioni, fatta eccezione per la prevenzione incendi (53,8%) gli istituti piemontesi mostrano un trend migliore di quello nazionale per superamento delle barriere architettoniche (97,6%), collaudo statico (58,8%) e certificato di agibilità (75,3%).
Ancora troppe le scuole che necessitano di interventi di manutenzione straordinaria, sulla linea del trend nazionale, nonostante negli ultimi 5 anni il 45,6% degli edifici sia stato sottoposto a tali interventi. Per la manutenzione ordinaria nell’ultimo quinquennio sono stati stanziati 7.707 euro (media per singolo edificio) interamente spesi. Sono stati inoltre stanziati fondi regionali per l’edilizia scolastica pari a 702.936 euro (media per edificio) ma, sul totale degli edifici scolastici indagati, solamente 1 ne ha beneficiato.

Trend positivo per quanto riguarda i servizi e le buone pratiche adottate dalle scuole. Alta la presenza di impianti sportivi agibili (95,5%) e classi a tempo pieno (60,5%). Buoni i risultati anche per i Comuni che finanziano progetti educativi (71,4%) e le iniziative per gli under 14 (42,9%), tuttavia solo una piccola percentuale dei servizi finanziati viene effettivamente realizzata all’interno degli istituti (12,5% per servizi under 14). Sicuramente da migliorare la sicurezza stradale ed i servizi di mobilità casa-scuola sostenibili: solo lo 0,4% degli edifici piemontesi offre servizi di pedibus o percorsi sicuri casa-scuola, il 16,9% presenta piste ciclabili limitrofe all’edificio, il 2,6% è posto all’interno di isole pedonali, il 4,6% in zona ZTL e il 9,3% in zona 30.

Quasi la totalità degli istituti piemontesi possiede la mensa (96,3% contro il 76,7% nazionale), caratterizzata da un’elevata attenzione alla qualità dei prodotti serviti. La quasi totalità delle mense indagate serve prodotti biologici, a km 0, prevede menù alternativi per motivazioni culturali e religiosi e serve pasti con prodotti DOP, IGP ecc. Il 50% degli istituti prevede il recupero degli alimenti non somministrati a favore di organizzazioni no profit. Al di sopra della media nazionale il trend legato alla raccolta differenziata.

All’indagine di Ecosistema Scuola hanno partecipato anche 18 istituti valdostani. In molti campi il trend è simile a quanto riportato dagli istituti piemontesi: nessun edificio posto in zona sismica ma quasi la totalità (94,4%) senza verifica di vulnerabilità; certificazioni sopra al trend nazionale; servizi scolastici sopra alla media per quanto riguarda aree verdi e/o giardini interni, attenzione alla somministrazione in mensa di prodotti biologici e a km 0, attenzione ad una corretta raccolta differenziata. Nessun istituto indagato necessita di interventi di manutenzione straordinaria. Negli ultimi 5 anni solo il 27,8% degli istituti valdostani indagati è stato oggetti di tali interventi, contro il 52,2% nazionale. Infine, sul fronte energetico la totalità degli edifici possiede la certificazione energetica, tuttavia la maggior parte è collocato in classe D. Nessun edificio indagato utilizza fonti di energia rinnovabili.

Il report completo XXIV edizione di Ecosistema Scuola, realizzato in collaborazione con Fassa Bartolo, su www.legambiente.it


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Formazione

Il Piemonte dà spazio agli apprendisti enotecnici: nuova opportunità per il settore vitivinicolo

La Regione Piemonte intende valorizzare e dare spazio agli “apprendisti enotecnici” fornendo loro nuove opportunità formative e lavorative, quali ad esempio l’offerta formativa in apprendistato per il diploma di enotecnico, proposta dall’Assessore al Lavoro e alla Formazione Elena Chiorino, e la quale è stata appena approvata dalla Giunta Regionale.

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Formazione

Il progetto Una rete per l’inclusione avvicina 215 ragazzi in stato di detenzione al mondo del lavoro

Si sono conclusi il 17 aprile, dopo 15 mesi, con ottimi risultati i progetti di inclusione sociale rivolti a 215 ragazzi in stato di detenzione portati avanti fra Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

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