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Massa Critica

Bio-On e Il grande imbroglio delle bioplastiche

Bio-On è una startup bolognese attiva nella creazione di bioplastiche degradabili. Nell’ottobre del 2014 si quota in borsa partendo da uno scambio di 5,82 euro ad azione per poi arrivare al prezzo stratosferico di 58 euro ad azione nel 2018: 10 volte il loro valore iniziale. Finalmente era nato il secondo unicorno italiano  (aziende che arrivano a più di un miliardo di capitalizzazione) dopo la bolognese Yoox e per di più poteva vantarsi di essere un’azienda ecologica dalle enormi potenzialità. Fondi sovrani come quello norvegese non hanno tardato ad inserirla nel portafoglio, ma anche Inarcassa (la cassa di previdenza degli architetti) e il fondo Kairos avevano deciso di puntare sull’azienda made in Bo.

https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/bio-on-1.4848323

Il 23 luglio 2019, dopo aver impostato una scommessa short, arriva una pesantissima analisi del fondo speculativo newyorkese Quintessential che contesta a Bio-On di essere una scatola vuota, dalla dubbia tecnologia e dalle dubbie capacità produttive e soprattutto che i bilanci erano falsi; motivo per cui le azioni crollano immediatamente del 70% e il fondo guadagna in un giorno più di 30 milioni di euro. Bio-On contrattacca chiamando in causa il fondo con un esposto in procura. L’indagine, a carico di ignoti, porta la polizia giudiziaria a intercettare il management e a mettere in dubbio la veridicità delle informazioni aziendali.

Il fatturato di Bio-On, dalle analisi del fondo newyorkese, era gonfiato da contratti con società partecipate e finanziate dalla stessa Bio-On. La magistratura ha ricostruito come Astorri, fondatore e CEO di Bio-On, e persone a lui vicine si siano portati a casa guadagni personali per oltre 35 milioni di euro: 25 milioni incassati dalla cessione di warrant e 10 milioni per la vendita del 2% del capitale sociale. Risorse sequestrate dalla guardia di finanza assieme a 115 milioni di euro di azioni.

Nei prossimi giorni il Tribunale di Bologna valuterà la sostituzione degli organi societari mentre i sindacati chiedono un tavolo di crisi alla città metropolitana di Bologna.

Non ci interessa il giudizio di merito sul PHA usato dall’azienda per produrre bioplastiche. Le indagini della magistratura sono partite dal rispetto delle regole di correttezza informativa per tutelare un mercato non regolamentato come l’Aim – ha spiegato il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato- abbiamo focalizzato l’attenzione su due aspetti: come la società rappresentava nei bilanci i ricavi e quali erano i reali livelli di produzione”.

Il riscontro documentale ha portato a rilevare che lo stabilimento di Castel San Pietro ha prodotto 19 tonnellate di bioplastiche in un anno invece delle 1000 annunciate dall’azienda come potenzialità produttiva. L’azienda non faceva altro che comunicare ricavi e Ebitda gonfiati con un sistema di Newco fintamente terze per raccogliere risorse di mercato. Poco chiare le sorti degli investitori che, molto probabilmente, faranno una Class Action per recuperare il denaro perso.

 


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Arte

Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento

In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.

Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).

Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.

Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.

Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).

In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).

Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.

Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.


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Difesa Ambiente

Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale

Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)


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Acqua

Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici

A Torino, Palazzo Madama ospiterà una nuova edizione del River Café sul Po, un evento che, a trent’anni dalla drammatica alluvione del Tanaro, riunirà cittadini ed esperti per un confronto sui temi della pianificazione territoriale e della gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici. L’incontro è organizzato nell’ambito del progetto europeo LIFE CLIMAX PO, dedicato all’adattamento del distretto del fiume Po al clima che cambia.

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