Sostenibilità
Raggiunto l’accordo alla COP29 di Baku per 300 miliardi di dollari all’anno per i Paesi poveri per i disastri legati al clima

Un lungo applauso nella notte ha sancito il raggiungimento di un accordo alla COP29 di Baku, dove quasi 200 nazioni hanno concordato un aumento degli aiuti finanziari per i paesi in via di sviluppo. Dopo estenuanti trattative durate due settimane e il rischio di un fallimento, il presidente della conferenza, Mukhtar Babayev, ha annunciato l’approvazione di un obiettivo climatico aggiornato nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Tuttavia, l’intesa ha lasciato insoddisfatti molti Paesi del Sud globale.
Il nuovo obiettivo prevede che gli aiuti annuali per i Paesi in via di sviluppo passino dagli attuali 100 miliardi di dollari a 300 miliardi entro il 2035. Questi fondi sono destinati a sostenere la transizione energetica, l’adattamento ai cambiamenti climatici e la gestione dei danni causati da eventi estremi. Sebbene la cifra rappresenti un incremento significativo rispetto all’accordo del 2009, che prevedeva 100 miliardi di dollari l’anno, rimane distante dalla richiesta di 1.300 miliardi avanzata dai Paesi più vulnerabili.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha definito l’accordo una “base” da cui partire, ma ha lamentato la mancanza di maggiore ambizione. Anche il commissario europeo per il Clima, Wopke Hoekstra, ha sottolineato l’importanza dell’intesa, definendola “l’inizio di una nuova era per la finanza climatica”.
Negativo il giudizio di diversi rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo. Il Malawi, a nome del gruppo dei Paesi meno sviluppati, ha espresso delusione per un accordo ritenuto insufficiente. Critiche simili sono arrivate dall’India e dal Gruppo africano, che hanno definito il finanziamento “inadeguato” rispetto alle necessità.
Anche la Francia ha manifestato insoddisfazione, evidenziando la disorganizzazione della presidenza azera e la mancanza di leadership. Tuttavia, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha accolto positivamente l’accordo, sottolineando il suo potenziale nel favorire investimenti per la transizione energetica.
Il testo dell’accordo stabilisce che i contributi provengano prevalentemente dai Paesi ricchi, ma apre anche alla partecipazione volontaria di altre nazioni, come la Cina, considerata ancora in via di sviluppo. Inoltre, i 300 miliardi annuali dovrebbero fungere da leva per mobilitare un totale di 1.300 miliardi di dollari, grazie anche a investimenti privati e nuove fonti di finanziamento, come tasse globali sui trasporti o sulle grandi fortune.
Nonostante i progressi, sono rimaste irrisolte questioni cruciali. La proposta dell’Unione europea di monitorare annualmente gli sforzi per eliminare l’uso di combustibili fossili è stata respinta, principalmente a causa dell’opposizione dell’Arabia Saudita. La transizione energetica, uno dei temi centrali della COP28 di Dubai, è stata appena accennata nei documenti finali della COP29.
Il vertice di Baku ha previsto una roadmap per il raggiungimento degli obiettivi finanziari entro il 2035. La COP30, che si terrà nel 2025 a Belem, in Brasile, rappresenterà un’altra occasione per valutare i progressi e rivedere le strategie per un finanziamento climatico più equo ed efficace.
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Eventi
Martedì 29 Aprile Cooperativa Arcobaleno ricorda Gaetano Capizzi

Martedì 29 Aprile Gaetano Capizzi sarà ricordato dalla Cooperativa Arcobaleno in occasione della Sesta Edizione del “Volto di Arcobaleno”, il riconoscimento che la cooperativa consegna a persone che hanno interpretato magistralmente i valori che ispirano la nostra missione a cavallo tra ambiente, economia e giustizia sociale.
L’incontro si svolgerà alle ore 17.00 presso la sede della cooperativa Arcobaleno in Via Paolo Veronese 202 e sarà condotto da Maurizio Pallante. La pergamena de “Il Volto di Arcobaleno”, illustrata da Andrea Bozzo, sarà consegnata alla moglie di Gaetano Capizzi, Claudia Manselli.
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Clima
Luca Mercalli ha pubblicato per Einaudi la Breve storia del clima in Italia

Luca Mercalli ha pubblicato per Einaudi il nuovo saggio “Breve storia del clima in Italia” con la prefazione del prof. Christian Rohr, docente di storia ambientale e climatica all’Università di Berna.. Luca Mercalli è il presidente della Società Metereologica Italiana SMI e un divulgatore scientifico conosciutissimo.
Un viaggio avvincente che comincia dalla fine dell’ultima glaciazione, passando poi dai fatti leggendari dell’antichità come il passaggio di Annibale sulle Alpi innevate e le piene del Tevere nella Roma imperiale , alle cronache dei diluvi altomedievali; dai primi strumenti meteorologici inventati nel cuore della Piccola Età Glaciale agli eventi che hanno segnato il Novecento: le valanghe sui soldati della Prima guerra mondiale, il gelo e i nevoni del 1929 di felliniana memoria, l’alluvione del Polesine del 1951 e quella di Firenze del 1966, fino agli ultimi freddi del 1985 prima dell’irrompere del riscaldamento globale alle soglie del XXI secolo, che sta cambiando profondamente l’ambiente della Penisola.
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Energia
Forum Energia in Piemonte 2025

“Gli impianti da fonti rinnovabili non sono un consumo di suolo, bensì un’opportunità di integrazione intelligente con agricoltura e territorio. È il momento di accelerare il passo, non di frenarlo. Il Piemonte ha l’opportunità di guidare la transizione energetica, generando benefici concreti per l’ambiente e per le persone, non perde questa occasione”. Questo il messaggio, in sintesi, che Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta hanno lanciato il 16 aprile 2025 in occasione della V edizione piemontese del “Forum Energia – verso la transizione energetica” che hanno organizzato a Torino con il patrocinio di Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Consiglio Regionale del Piemonte, Regione Piemonte. Una iniziativa pensata come momento di incontro e confronto tra istituzioni, imprese, mondo dell’economia e della ricerca sull’efficienza e sostenibilità energetica, sulla produzione da fonti rinnovabili, sulla razionalizzazione del consumo e sull’ottimizzazione energetica domestica e condominiale.
Tre i grandi temi al centro del Forum Energia 2025 corredati da storie e numeri: dai grandi impianti a fonti rinnovabili per la transizione energetica del Piemonte, come ad esempio aziende che producono pannelli fotovoltaici all’impianto fotovoltaico nella Cava Toppetti a San Giorgio Canavese (TO) al più grande parco solare in provincia di Vercelli, che raccontano quanto si sta facendo sul territorio, al focus piemontese della campagna nazionale C’è Puzza di Gas 2025 di Legambiente che a fine marzo ha monitorato 9 impianti della filiera gas tra le aree di Torino, Domodossola e Novara per verificare se ci fossero dispersioni di metano attraverso l’utilizzo di una particolare tecnologia “il naso elettrico”; per arrivare al tema dell’efficientamento energetico affrontato nell’ambito del progetto #perunsaltodiclasse che promuove la decarbonizzazione degli edifici in Italia, con particolare attenzione alla direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive – Direttiva sul rendimento energetico dell’edilizia), all’entrata in vigore della Direttiva ETS2 e agli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità.
IMPIANTI A FONTI RINNOVABILI: Nel primo slot “I grandi impianti per la transizione energetica del Piemonte” sono intervenuti Eleonora Petrarca, Responsabile Business Development Italia di Enel Green Power presentando il progetto del parco solare più grande del Nord Italia, installato nella ex centrale nucleare di Trino Vercellese (VC); Andrea Agostinelli, Direttore commerciale di Omnia Solar, azienda piemontese produttrice di pannelli fotovoltaici; Roberta Malandrino, Head of Business Development Renewables di Altea Green Power A.G.P. S.p.A; Marco Malacarne, Co-Direttore Generale di CVA Eos che ha presentato l’impianto fotovoltaico nella Cava Toppetti a San Giorgio Canavese (TO). Esempi della direzione su cui sta andando il nostro Paese, nonostante le diverse opposizioni che ci sono verso questi grandi impianti, fondamentali non solo per contrastare l’emergenza climatica, ma anche per difendere paesaggi, biodiversità e ridurre i costi in bolletta.
DATI c’è PUZZA DI GAS: Il secondo slot tematico del Forum Energia è stato quello delle emissioni di metano in atmosfera. Il metano, un rischio per il clima e la salute. Il metano contribuisce significativamente al riscaldamento globale, questo infatti ha un potere climalterante, nei primi 20 anni, fino a 86 volte più forte della CO2. Non a caso l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) non solo valuta che a questo gas fossile è attribuibile oltre un terzo del riscaldamento globale, ma classifica la riduzione di metano fuggitiva come terzo strumento, dopo solare ed eolico, per efficacia e costi nel raggiungimento degli obiettivi climatici.
In questa sessione del Forum Energia, oltre all’intervento di Sara Cozzone (Segretariato Osservatorio Europeo della Società Civile sul Metano di EDF – Environmental Defence Fund), Esther Seeleman ha presentato i dati della campagna nazionale di Legambiente C’è Puzza di Gas – Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso. Con la campagna, nata in collaborazione con l’Environmental Investigation Agency nell’ambito della Methane Matters Coalition, Legambiente vuole accendere i riflettori sulle dispersioni di metano dalle infrastrutture della filiera delle fonti fossili con particolare riguardo al gas naturale.
Dal 26 al 28 marzo la campagna è approdata in Piemonte effettuando il monitoraggio su 9 impianti della filiera gas tra le aree di Torino, Domodossola e Novara. Secondo i dati preliminari, dei 23 elementi differenti, 16 elementi (di cui 9 punti di perdite e 6 punti di venting) hanno messo in evidenza emissioni rilevanti. Legambiente ha monitorato la concentrazione i ppm*m (parti per milioni per metro) del metano presso componentistica come tubi, flange, bulloni, valvole e sfiati con l’impiego di uno strumento che rileva, attraverso la spettroscopia ad assorbimento, la concentrazione di metano nell’aria. In particolare, secondo i dati preliminari, nell’impianto REMI a Settimo Torinese, gestito da SNAM, dopo un primo sondaggio preliminare, che ha preso in esame 13 differenti componenti dell‘impianto, sono sei quelli su cui Legambiente ha concentrato il proprio lavoro e che presentavano emissioni più rilevanti. Di questi, il primo elemento, composto da 4 tubi di sfiato, hanno evidenziato valori da 102 a 21.980 ppm*m, pari ad una media di 1.438 ppm*m. Il secondo elemento, invece, composto da un insieme di valvole, hanno fatto registrare valori tra 100 a 1.422 ppm*m, con una media della concentrazione di metano pari a 273 ppm*m. Il terzo elemento, anche in questo caso composto da un insieme di tubi di sfiato ha messo in evidenza valori compresi tra 103 a 4.758 ppm*m, con una media pari a 451 ppm*m. Il quarto elemento, una flangia, ha invece fatto registrare una media di 401 ppm*m e valori compresi tra 100 a 1.265 ppm*m. Anche le flange del quinto e sesto elemento hanno fatto registrare valori importanti, rispettivamente tra 100 a 9.043 ppm*m, con una media della concentrazione di metano pari a 630 ppm*m e valori tra 100 a 2.909 ppm*m, e una media 541 ppm*m. Il secondo impianto visitato da Legambiente è stato l’impianto REMI nei pressi di Cebrosa, gestito da SNAM. In questo caso è stato uno l’elemento – valvola di chiusura – su cui Legambiente ha concentrato il proprio lavoro dove sono state rilevate emissioni presso una valvola con una media pari a 187 ppm*m, e un range di valori tra 101-469 ppm*m.
Altro impianto visitato è stato il REMI Moglia, di Italgas, collegato alla stazione di valvola della SNAM. Anche in questo caso il monitoraggio si è concentrato su unico elemento, ovvero un insieme di 5 tubi di sfiato, che secondo i dati preliminari, hanno fatto registrare valori tra 112 a 46.597 ppm*m e una media pari a 10.196 ppm*m per 5 tubi di sfiato. Presso il REMI di 2i Rete Gas a Masera invece, Legambiente ha trovato emissioni presso tre tubi di sfiato, con valori da 100 a 573 ppm*m e una media di 178 ppm*m. Mentre presso il REMI di Domodossola, gestito da SNAM, presso due flange sono state trovate concentrazioni di metano tra 100 a 234 ppm*m con una media di 128 ppm*m. Due, invece, gli elementi monitorati presso l’impianto REMI a Galliate, gestito da 2i Rete Gas. In particolare, parliamo di due venting che hanno messo in evidenza, rispettivamente, una media di 1.594 ppm*m con valori tra 101- 25.575 ppm*m e 284 ppm*m di media e un range tra 100- 816 ppm*m.
Infine, presso l’impianto REMI a Pernate, gestito da SNAM, oggetto di monitoraggio anche nel 2024 quando furono messi in evidenza 12 punti di emissioni di cui 10 perdite e 2 venting, i monitoraggi si sono concentrati su 4 di questi stessi elementi e anche in questa occasione hanno presentato dispersioni, segno che, o a distanza di un anno nulla è stato fatto in termini di manutenzione, nonostante le segnalazioni fatta pervenire al soggetto gestore, o che, in caso di controlli e manutenzioni effettuate un anno è un tempo troppo lungo per garantire la non emissività degli elementi. In particolare, il primo elemento è stato uno sfiato, che ha fatto registrare valori da 101 a 36.342 ppm*m e una media pari a 2.021 ppm*m. Il secondo elemento è stato, invece, su un gruppo di valvole che hanno fatto registrare valori tra 100 a 11.272 ppm*m, con una media di 2.610 ppm*m. Risultati non troppo differenti da questi li ha registrati anche un secondo tubo di sfiato, che ha fatto registrare valori tra 100 a 8.717 ppm*m con una media della concentrazione di metano pari a 1.462 ppm*m. E il quarto elemento, una seconda valvola di chiusura che ha evidenziato valori compresi tra 100 a 1.247 ppm*m e una media di 445 ppm*m.
La riduzione delle emissioni di metano, sottolinea Legambiente, è cruciale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, con benefici rapidi sul clima. Le dispersioni del gas metano lungo la rete di distribuzione non solo rappresentano un pericolo per il clima, ma sprecano risorse e generano ozono troposferico, che causa malattie respiratorie e mortalità prematura. Infatti, secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), ridurre l’ozono potrebbe prevenire 70.000 morti premature all’anno nell’UE e salvaguardare le coltivazioni agricole, evitando danni per 2 miliardi di euro.
Efficientamento Energetico: Ultimo tema al centro del Forum Energia in Piemonte quello dell’efficientamento energetico con il progetto #perunsaltodiclasse che promuove la decarbonizzazione degli edifici in Italia, con particolare attenzione alla direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive – Direttiva sul rendimento energetico dell’edilizia), all’entrata in vigore della Direttiva ETS2 e agli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità.
L’iniziativa è sostenuta da Legambiente e Kyoto Club e mira a sensibilizzare l’opinione pubblica, coinvolgere stakeholder e promuovere politiche strutturali per la riqualificazione energetica degli edifici, con un focus specifico sull’elettrificazione dei consumi termici e sull’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili, in grado si di ridurre il consumo di suolo, oltre alla riduzione delle bollette. Tra i temi trattati, il Fondo Sociale per Clima, presentato e approfondito da Giulia Colafrancesco, Senior Policy Advisor Governance and Just Transition di ECCO Think Tank. Con Riccardo Bani, Presidente di ARSE – Associazione Riscaldamento Senza Emissioni, con il quale si sono affrontati i temi legati agli obiettivi dell’Italia in tema di edilizia anche per mitigare gli impatti, economici e ambientali, del riscaldamento alimentato a fonti fossili, gli strumenti a disposizione, come il conto termico e le tecnologie già oggi disponibili. Temi di fondamentale importanza, visti gli obiettivi dettati dalla Direttiva EPBD e che il nostro Paese dovrà raggiungere entro il 2030, anche per mitigare gli effetti dell’entrata in vigore dell’ETS2 che se non affrontati in modo lungimirante rischiano di peggiorare la qualità di vita delle famiglie già in condizioni vulnerabili.
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