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Perdere la scrittura manuale, si rischia l’analfabetismo sostanziale
“Guai a chi vuole trasformare il nativo digitale in un analfabeta sostanziale”. A suonare il campanello d’allarme è il professore Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca, che intervistato da Adnkronos esprime la sua preoccupazione per i rischi che possono derivare dal ricorso precoce alle tecnologie informatiche.
L’acquisizione della scrittura corsiva – spiega Marazzini all’Adnkronos – è fondamentale per ottenere il controllo manuale dell’arto sotto dominio intellettuale, in un equilibrio assolutamente prezioso e necessario
Marazzini tocca anche il capitolo dello stampatello che, al posto del corsivo, viene sempre più usato nella scrittura a scuola.
Il testo dell’intervista è disponibile al seguente link: Scrittura a mano a rischio, monito dell’Accademia della Crusca
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Ecosistema Scuola: in Italia 1 scuola su 3 ha bisogno di interventi di manutenzione urgente
In Italia lo stato di salute delle scuole e dei servizi rimane un’emergenza infrastrutturale nazionale. Nella Penisola 1 scuola su 3 ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, un dato che nel Sud e nelle Isole sale al 50%, 1 scuola su 2. Un’emergenza ormai cronica, che non migliora, nonostante nel 2023 a livello nazionale siano stati stanziati maggiori fondi per la manutenzione straordinaria (media per singolo edificio), 42mila euro, rispetto a quelli medi degli ultimi 5 anni, 36mila euro. Senza contare che persiste un forte gap tra quanto viene stanziato e quanto le amministrazioni riescono effettivamente a spendere: nel 2023 considerata la media a edificio scolastico su 42.022 € stanziati ne sono stati spesi 23.821 €. Preoccupano anche i ritardi su digitalizzazione, trasporti, servizi per lo sport ed efficientamento energetico e in questo quadro l’autonomia differenziata rischia di non aiutare la scuola.
A fare il punto è il nuovo report nazionale Ecosistema Scuola di Legambiente, giunto alla XXIV edizione e presentato il 30 settembre 2024 a Napoli, presso la chiesa dei cristallini, nel rione sanità, uno spazio di comunità restituito agli abitanti del quartiere grazie ad un lavoro di recupero e di rigenerazione urbana avviato dalla cooperativa “La Paranza” e oggi sede di diversi progetti educativi. Il report Ecosistema Scuola, che raccoglie i dati 2023 di 100 comuni capoluogo su 113 e che riguardano 7.024 edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentati da una popolazione di oltre un milione e 300mila studenti, offre un’analisi dettagliata sullo stato di salute delle scuole confrontandola con i servizi essenziali di prestazione, i cosiddetti LEP previsti dall’autonomia differenziata, e che per le scuole riguardano edilizia scolastica, digitalizzazione e servizi mensa, denunciandone ritardi ed emergenze da affrontare anche per quel che riguarda trasporti, palestre e sostenibilità energetica, tre servizi non contemplati dai LEP riguardanti l’istruzione.
I dati di Ecosistema Scuola sono chiari: a pesare sullo stato di salute degli edifici scolastici sono anche i ritardi che si registrano sul fronte della sicurezza – solo il 50% delle scuole ha tutte le garanzie (ossia i certificati di sicurezza) – ma anche sul fronte servizi come, ad esempio, sull’innovazione digitale con poco più di 1 scuola su 2 che dispone di reti cablate e Wi-Fi. Le mense restano un servizio di qualità ma ancora non presente in tutte le aree del Paese. Il dato medio di 76,7% di edifici con mensa a livello nazionale, al Nord e al Centro sale rispettivamente al 92,2% e all’80,9%, mentre nel Sud e nelle Isole si ferma rispettivamente al 54,3% e al 41,2%. Preoccupa la poca attenzione alla sostenibilità, nel 64,9% delle mense vengono impiegate stoviglie monouso. Sul fronte trasporti solo il 19,7% delle scuole dispone di un servizio di mobilità collettiva come lo scuolabus; sui servizi per lo sport un impianto su quattro necessita di manutenzione urgente. Le palestre aperte oltre l’orario scolastico sono oltre il 70% nei capoluoghi di provincia del Centro-Nord, per ridursi al 30,3% nelle Isole al Sud e ridimensionarsi a poco più del 40% nelle città del Sud delle Isole. Relativamente all’energia, solo il 20,9% degli edifici scolastici utilizza fonti di energia rinnovabile, con un picco al Nord (24,3%) e un minimo nelle Isole (14,1%), solo il 16,4% delle scuole ha visto realizzati interventi di efficientamento negli ultimi 5 anni e di tutti gli edifici scolastici, solo il 6,7 % si trova in classe A. Per Legambiente è una grave mancanza che i LEP relativi all’istruzione non considerino tre servizi come trasporto scolastico, palestre e sostenibilità energetica. Si tratta di servizi indispensabili per garantire il diritto allo studio, l’accessibilità a strutture sportive pubbliche e ambienti qualitativamente vivibili anche da un punto di vista climatico.
FONDI NAZIONALI, CANTIERI E NUOVE SCUOLE: Persiste nella Penisola il divario tra Nord e Sud anche in termini di capacità progettuale, di reperimento dei fondi e di finalizzazione della spesa. In particolare, per quel che riguarda i fondi nazionali per l’edilizia scolastica per interventi di diversa tipologia, nel 2023 nel Nord e nel Sud la media dei fondi nazionali ricevuti per edificio scolastico è stata di circa 1,4milioni di euro, nel Centro il dato scende a poco più di 600mila, per arrivare a meno di 300mila euro a edificio nelle Isole. Fondi esigui, quest’ultimi, per la messa in sicurezza e l’efficientamento degli edifici scolastici. Differenti anche i tempi di durata dei cantieri, se in alcune regioni del Nord possono essere di 8-10 mesi dallo stanziamento della risorsa all’opera ultimata, in diverse regioni del Sud possono invece arrivare a 24 mesi. Sul fronte nuova edilizia scolastica, negli ultimi 5 anni stando ai dati inviati dalle amministrazioni, nella Penisola sono solo 41 le scuole nuove costruite.
10 PROPOSTE: Alla luce della fotografia scattata dal report Ecosistema Scuola, Legambiente presenta oggi a Napoli 10 proposte che hanno come filo rosso un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole a partire da una manutenzione, gestione, organizzazione e qualità della scuola migliore. Primo intervento importante da mettere in campo, attivare da parte degli Enti Locali processi di amministrazione condivisa sulla base di patti educativi di Comunità. A seguire tra gli interventi prioritari per Legambiente occorre ampliare la funzione dell’anagrafe scolastica rendendo trasparenti le informazioni sullo stato di avanzamento degli interventi per l’edilizia scolastica e relativi finanziamenti, creare una struttura di governance per facilitare accesso e gestione dei fondi per l’edilizia scolastica da parte degli Enti Locali e garantire il funzionamento dell’Osservatorio per l’edilizia scolastico. Per l’associazione ambientalista è anche importante replicare le buone pratiche attive sul territorio, come quella avviata, ad esempio, dal Comune di Bologna sulla mobilità scolastica sostenibile e sicura, dal Comune di Livorno dove nel 2023 è stata realizzato un nuovo polo educativo e innovativo, o da Nuoro e Milano che partecipano al programma Schoolfood4Change dedicato a percorsi formativi sull’alimentazione corretta. E poi in Campania, c’è il forte connubio tra scuole e associazioni come quello messo in campo con il percorso formativo che ha preso avvio nella scuola di I grado dell’ICA Ristori di Napoli per favorire crescita sociale e riqualificazione urbana.
“Con l’autonomia differenziata – commenta Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – si rischia di aumentare i divari tra le scuole del nord e sud. Di questo passo senza un investimento sui LEP, rischiano le aree più fragili del Paese, come il sud e le aree interne, non solo di non recuperare i ritardi sull’edilizia scolastica ma anche di restare indietro sui servizi scolastici. Se si vuole lavorare su una didattica inclusiva e innovativa l’organizzazione e la progettazione degli spazi è rilevante, bisogna che ci siano laboratori, palestre, mense, nuovi ambienti di apprendimento. Ma anche le condizioni di lavoro sono fondamentali: gruppi classe più piccoli, un isolamento termico che consenta di stare in classe senza disagi, scelte di sostenibilità che migliorino lo stato generale degli edifici. Tutto questo potrebbe essere realizzato se la messa a terra dell’autonomia differenziata aprisse una stagione con al centro un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole per connettere bisogni e azioni”.
“Abbiamo scelto Napoli, capitale del Mezzogiorno, per evidenziare – commenta Mariateresa Imparato presidente di Legambiente Campania – ancora una volta il divario tra Nord e sud del Paese in termini di edilizia e servizi scolastici, ma soprattutto per chiedere con atti concreti un’accelerata sul fronte della transizione ecologica ancora troppo timida in ambito scolastico dove assistiamo a ritardi, poca volontà politica e scarsa programmazione. È giunto il tempo di “alzare l’asticella della qualità”, con obiettivi e prestazioni da raggiungere che garantiscano davvero la sostenibilità ambientale e la salubrità degli edifici, la qualità indoor, il benessere e la salute. La vera sfida consiste nel promuovere nei fatti un grande cantiere di innovazione, dove convogliare idee e risorse per progettare e realizzare scuole innovative, sostenibili, più sicure e inclusive”.
Edilizia scolastica. Resta il grande tallone d’Achille dell’edilizia. Nel 2023 il certificato di agibilità degli edifici scolastici è presente mediamente in 1 scuola su 2, con forti divari geografici fra Nord (68,8% degli edifici) e Sud (22,6%); gli accorgimenti per l’abbattimento delle barriere architettoniche vedono una differenza fra la media nazionale (79,9% degli edifici) e le Isole di venti punti percentuali (61%). Il collaudo statico, mediamente effettuato in 1 scuola su 2, ma non al Sud, che è zona particolarmente sismica, dove è invece presente solo nel 27,2% degli edifici. Infine, il certificato prevenzione incendi è una norma in costante transizione, con continue proroghe (l’ultima, contenuta nel Decreto Milleproroghe, fissa come scadenza il 31 dicembre 2024). In questo caso, però, le scuole del Sud sono più avanti (65,2% rispetto al 55,8% della media nazionale). Sono in deroga, invece, le scuole al di sotto dei 100 alunni, quindi, facilmente le scuole dei piccoli comuni; ma anche dove la situazione è migliore, per Legambiente non è accettabile che questi requisiti siano presenti al massimo nel 50% degli edifici scolastici. Dovrebbe essere obiettivo prioritario che il 100% delle scuole italiane presentasse tutte le garanzie di sicurezza.
BUONE NOTIZIE: Secondo il report Ecosistema Scuola, Aosta, Cesena, Trento, Verbania le città capoluogo che dichiarano di avere tutti gli edifici con certificato di agibilità e di prevenzione incendi oltre ad essere dotati di accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche. Brindisi, Fermo, Parma le città con tutti gli edifici scolastici che usufruiscono del servizio scuolabus. Cesena, Cosenza, Crotone, Lecco, Pordenone le città con la maggior presenza di scuole servite da pedibus. Aosta, Ascoli Piceno, Bologna, Genova, Mantova, Pordenone, Reggio Emila le sole città che hanno attivato il servizio di bicibus, seppure rivolto a un numero esiguo di scuole. Sul fronte efficientemente energetico, Brescia, Siena, Pordenone, Varese, Gorizia, Modena, Firenze, Rovigo, Bergamo, le città che sono intervenute sul maggior numero di edifici scolastici per l’efficientemente energetico. Quelle bocciate per non avere impianti di energia rinnovabile, Agrigento, Aosta, Brindisi, Vibo Valentia.
FOCUS DATI PIEMONTESI E VALDOSTANI
“Il mondo scolastico piemontese e valdostano si conferma anche quest’anno sopra alla media nazionale per molti parametri legati ai servizi e alle certificazioni degli edifici scolastici – dichiara Federica Sisti, membro della commissione di Legambiente Scuola e Formazione per Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Gli istituti hanno investito molto sulla scelta di prodotti di qualità e la riduzione degli sprechi alimentari nelle mense, sulla raccolta differenziata. Tuttavia, in accordo con il trend nazionale, ancora molto rimane da fare sul fronte della mobilità sostenibile casa-scuola, dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili e di manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici.”
Sul territorio piemontese sono stati indagati 488 edifici scolastici, corrispondenti ad una popolazione pari a 100.815 studenti. Nessun istituto è collocato in zona sismica 1 e 2, tuttavia l’84,8% è sprovvisto della verifica di vulnerabilità sismica, contro il 58,3% nazionale, obbligatoria per tutti gli edifici scolastici indipendentemente dalla zona sismica nella quale sono situati.
Solamente lo 0,7% degli edifici scolastici è costruito sulla base di criteri di bioedilizia, in accordo con il trend nazionale (1%), a testimoniare la necessità di incrementare gli incentivi per un corretto efficientamento energetico. Solo il 12,9% utilizza fonti di energia rinnovabile ed il 16,2% è dotato di certificazione energetica (7,6% in classe A).
Per quanto riguarda le certificazioni, fatta eccezione per la prevenzione incendi (53,8%) gli istituti piemontesi mostrano un trend migliore di quello nazionale per superamento delle barriere architettoniche (97,6%), collaudo statico (58,8%) e certificato di agibilità (75,3%).
Ancora troppe le scuole che necessitano di interventi di manutenzione straordinaria, sulla linea del trend nazionale, nonostante negli ultimi 5 anni il 45,6% degli edifici sia stato sottoposto a tali interventi. Per la manutenzione ordinaria nell’ultimo quinquennio sono stati stanziati 7.707 euro (media per singolo edificio) interamente spesi. Sono stati inoltre stanziati fondi regionali per l’edilizia scolastica pari a 702.936 euro (media per edificio) ma, sul totale degli edifici scolastici indagati, solamente 1 ne ha beneficiato.
Trend positivo per quanto riguarda i servizi e le buone pratiche adottate dalle scuole. Alta la presenza di impianti sportivi agibili (95,5%) e classi a tempo pieno (60,5%). Buoni i risultati anche per i Comuni che finanziano progetti educativi (71,4%) e le iniziative per gli under 14 (42,9%), tuttavia solo una piccola percentuale dei servizi finanziati viene effettivamente realizzata all’interno degli istituti (12,5% per servizi under 14). Sicuramente da migliorare la sicurezza stradale ed i servizi di mobilità casa-scuola sostenibili: solo lo 0,4% degli edifici piemontesi offre servizi di pedibus o percorsi sicuri casa-scuola, il 16,9% presenta piste ciclabili limitrofe all’edificio, il 2,6% è posto all’interno di isole pedonali, il 4,6% in zona ZTL e il 9,3% in zona 30.
Quasi la totalità degli istituti piemontesi possiede la mensa (96,3% contro il 76,7% nazionale), caratterizzata da un’elevata attenzione alla qualità dei prodotti serviti. La quasi totalità delle mense indagate serve prodotti biologici, a km 0, prevede menù alternativi per motivazioni culturali e religiosi e serve pasti con prodotti DOP, IGP ecc. Il 50% degli istituti prevede il recupero degli alimenti non somministrati a favore di organizzazioni no profit. Al di sopra della media nazionale il trend legato alla raccolta differenziata.
All’indagine di Ecosistema Scuola hanno partecipato anche 18 istituti valdostani. In molti campi il trend è simile a quanto riportato dagli istituti piemontesi: nessun edificio posto in zona sismica ma quasi la totalità (94,4%) senza verifica di vulnerabilità; certificazioni sopra al trend nazionale; servizi scolastici sopra alla media per quanto riguarda aree verdi e/o giardini interni, attenzione alla somministrazione in mensa di prodotti biologici e a km 0, attenzione ad una corretta raccolta differenziata. Nessun istituto indagato necessita di interventi di manutenzione straordinaria. Negli ultimi 5 anni solo il 27,8% degli istituti valdostani indagati è stato oggetti di tali interventi, contro il 52,2% nazionale. Infine, sul fronte energetico la totalità degli edifici possiede la certificazione energetica, tuttavia la maggior parte è collocato in classe D. Nessun edificio indagato utilizza fonti di energia rinnovabili.
Il report completo XXIV edizione di Ecosistema Scuola, realizzato in collaborazione con Fassa Bartolo, su www.legambiente.it
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Un decalogo per la salute digitale di bambini e ragazzi
Un’ora al giorno prima dei 6 anni e poi al massimo due durante la scuola. Ma niente smartphone e tablet prima dei 18 mesi. E mai a tavola, durante i pasti, o prima di andare a dormire. L’utilizzo dei dispositivi digitali va gestito educando ad un consumo “critico e responsabile”. Sono alcuni dei consigli contenuti in un “decalogo per la salute digitale” di bambini e ragazzi elaborato dagli specialisti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù nell’ambito del progetto “A scuola di… digitale”, realizzato in collaborazione con i professionisti di Almaviva, gruppo italiano leader nell’innovazione digitale. L’obiettivo: promuovere una migliore consapevolezza e comprensione delle possibilità offerte dagli strumenti digitali e contribuire a ridurre i rischi che possono derivare da un uso eccessivo e senza filtri.
Il progetto, promosso dall’Istituto per la Salute del Bambino e dell’Adolescente con Almaviva, prevede una serie di video educazionali disponibili online, che spiegano come gestire con equilibrio tablet e smartphone nelle diverse fasi della vita dei minori, quale supporto possono rappresentare per i ragazzi con disturbo dell’apprendimento, quali possibili conseguenze sulla vista da una esposizione prolungata agli schermi dei device, ma anche come funzionano i canali social seguiti dai giovanissimi, cosa sono il metaverso e l’intelligenza artificiale. Il “decalogo per la salute digitale di bambini e ragazzi” risponde in modo agile e sintetico a molti degli interrogativi più comuni che si pongono i genitori, suggerendo un approccio consapevole e costruttivo.
«La salute e il benessere dei bambini – afferma Alberto Villani, responsabile di Pediatria Generale e direttore dell’Istituto per la Salute del Bambino Gesù – sono concetti multidimensionali, che includono aspetti fisici, psicologici e sociali. In un’epoca in cui smartphone e tablet hanno assunto un ruolo sempre più centrale nella vita di genitori e figli, diventa fondamentale promuovere un consumo digitale consapevole e responsabile per preservare la salute e il benessere di bambini e dei ragazzi. È molto importante parlare di questi temi, a maggior ragione in estate, periodo in cui giovani e giovanissimi hanno tanto tempo libero, per fornire ai genitori strumenti necessari per sviluppare una consapevolezza e gestire nel modo migliore possibile la relazione dei più piccoli con i dispositivi digitali».
«Il digitale – sostiene Michele Svidercoschi, direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali di Almaviva – è strumento prezioso di inclusione e formazione, semplifica la vita delle persone e apre importanti opportunità, dal campo dell’istruzione a quello della telemedicina e della salute. La collaborazione con il Bambino Gesù si propone di ampliare gli strumenti di conoscenza a disposizione dei più giovani e delle loro famiglie, per contribuire alla crescita di una consapevole cultura digitale”.
IL DECALOGO PER LA SALUTE DIGITALE DI BAMBINI E RAGAZZI
1. Niente schermi sotto i 18 mesi: Per i bambini al di sotto dei diciotto mesi di vita, è importante evitare gli schermi e incoraggiare esperienze di apprendimento che coinvolgano i sensi, come il gioco fisico e l’esplorazione del mondo reale.
2. Un’ora al giorno di scoperta digitale: Tra i due e i sei anni, concediamo ai bambini un’ora al giorno (preferibilmente frazionata in 2 o più periodi di 20-30 minuti l’uno) per esplorare in modo creativo ed educativo le risorse digitali, come app e contenuti adatti alla loro età.
3. Limitare, ma non vietare: Durante l’età scolare, stabiliamo un limite massimo di due ore al giorno per l’uso dei dispositivi digitali, in modo da bilanciare il tempo trascorso online con altre attività, come lo sport, la lettura o lo studio.
4. Una buona notte di sonno: Scoraggiamo l’uso dei dispositivi digitali un’ora prima di andare a letto, per garantire un riposo sereno e di qualità per i bambini.
5. Lo smartphone non è un calmante: Insegniamo ai bambini strategie alternative per gestire le emozioni, come il gioco all’aperto, la lettura o il disegno, anziché ricorrere sempre ai dispositivi digitali.
6. Momenti preziosi in famiglia: Dedichiamo i pasti e i momenti trascorsi in famiglia a conversazioni e attività condivise, evitando l’uso di smartphone e tablet.
7. La gestione del tempo digitale: Utilizziamo le funzioni di gestione del tempo fornite dai produttori di smartphone per aiutare i ragazzi a comprendere e regolare il tempo trascorso sui dispositivi, promuovendo una consapevolezza dell’uso.
8. Educare alla sicurezza online: I genitori sono i principali modelli per i loro figli: facciamo attenzione ai dati e ai contenuti che condividiamo online, mostrando responsabilità e rispetto per la privacy.
9. Protetti online: Insegniamo l’importanza di utilizzare password sicure e di proteggere la loro privacy, ad esempio impostando i profili social in modalità privata e valutando attentamente chi li segue online.
10. Una comunicazione aperta e consapevole: Manteniamo un dialogo costruttivo con i nostri figli, a partire da uno sforzo di conoscenza del mondo digitale. Educhiamo a un uso critico e responsabile dei dispositivi.
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L’Assemblea nazionale francese ha approvato all’unanimità in prima lettura un disegno di legge per limitare la condivisione di fotografie di minori sui social
L’Assemblea nazionale francese ha approvato all’unanimità in prima lettura un disegno di legge volto a garantire il rispetto dei diritti all’immagine dei bambini che vuole limitare la condivisione di fotografie di minori sui social. (altro…)
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