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Il 18 marzo si celebra il Global Recycling Day, la Giornata Mondiale del Riciclo
Il 18 marzo si celebra il Global Recycling Day, la Giornata Mondiale del Riciclo con l’obiettivo di aumentare la consape
volezza dei cittadini sul cambiamento che il mondo deve intraprendere per assicurare un futuro al pianeta. La giornata si celebra dal 2018, quando la Global Recycling Foundation, l’ha istituito. Successivamente l’evento è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite.
Secondo il WWF ricorda ognuno di noi produce in media 1 kg di rifiuti al giorno, 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi prodotti solo nel 2020. Meno del 20% viene riciclato, mentre ingenti quantità vengono ancora smaltite in discariche, con enormi rischi di inquinamento di aria, suolo e acqua e rischi per la nostra salute.
La quantità di rifiuti che generiamo è strettamente legata ai nostri modelli di consumo e di produzione. Nei prossimi 30 anni, con la rapida crescita della popolazione mondiale, i consumi e l’urbanizzazione, la produzione di rifiuti dovrebbe salire a 3,4 miliardi di tonnellate, un aumento del 73%. Produciamo una tale quantità di materiali che nel 2020, per la prima volta nella storia umana, la massa di tutti i manufatti artificiali realizzati dalla specie umana (in plastica, cemento, metallo, tessuto, carta, legno ecc.) ha superato la biomassa di tutti gli organismi viventi sulla Terra. Una gestione inadeguata dei rifiuti ha un impatto diretto sul cambiamento climatico e sull’inquinamento atmosferico e delle risorse idriche, e colpisce direttamente molti ecosistemi e molte specie, oltre che la nostra stessa salute. Ma ha anche un impatto indiretto sull’ambiente: infatti tutto ciò che non viene riciclato rappresenta una perdita di materie prime.
La plastica, è il terzo materiale prodotto dall’uomo più diffuso sulla Terra, dopo acciaio e cemento. Negli ultimi 60 anni, abbiamo prodotto oltre 8 miliardi di tonnellate di plastica, una quantità inimmaginabile, di cui oltre il 70% è già diventato un rifiuto. Di questa plastica scartata, in media il 9% è stato riciclato – una percentuale incredibilmente bassa – il 12% incenerito e il 79% è finito nelle discariche e nell’ambiente terrestre e marino. Ogni anno ne continuiamo a produrre circa 450 milioni di tonnellate. Metà di tutta la plastica che produciamo è progettata per scopi monouso: basti pensare che nel mondo, ogni minuto vengono acquistate un milione di bottiglie di plastica.
Il risultato è che generiamo oltre 300 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Queste grandi quantità di plastica che l’uomo ha prodotto e produce non sono biodegradabili e ciò significa che, se disperse in Natura, rimarranno per secoli, se non per millenni, cosa che ci deve far riflettere sul modo con il quale utilizziamo la plastica e cosa ne facciamo una volta utilizzata.Quando i rifiuti di plastica non vengono gestiti correttamente le ricadute sul nostro ambiente e sulla nostra salute sono devastanti. La presenza della plastica, diffusa ormai in tutti gli ambienti terrestri e marini, sta creando danni, spesso irreversibili, alla salute di moltissime specie viventi. Di pochi giorni fa uno studio che identifica una nuova patologia, la “plasticosi”, causata come suggerisce il nome, dall’ingestione di plastica e che colpisce un uccello marino (la berta piedicarnici, Ardenna carneipes), provocando danni al sistema digerente e rallentandone la crescita.
L’Italia è un’eccellenza tra i Paesi europei nel riciclo dei rifiuti. Negli ultimi 25 anni, siamo infatti passati da una situazione di emergenza a una posizione di eccellenza con un’industria del riciclo in costante crescita sia quantitativa sia qualitativa. Secondo il CoNaI (Consorzio Nazionale Imballaggi) ogni italiano avvia al riciclo circa 146 kg di imballaggi all’anno, cosa che ha contribuito a risparmiare 12 milioni di tonnellate di materiale vergine (pari a 790 torri di Pisa) ed evitare l’emissione in atmosfera di circa 9,5 milioni di tonnellate di CO2eq (il quantitativo di 22mila voli A/R Roma-New-York). Nonostante gli ottimi risultati dell’Italia nella raccolta differenziata e nel riciclo, rimane una situazione a livello regionale ancora a macchia di leopardo e la produzione di rifiuti è in continua crescita (502 kg è la quantità di rifiuti pro capite prodotta in 1 anno da ogni italiano). Un ulteriore problema da affrontare riguarda il traffico illegale, il cui impatto ambientale raggiunge in molti casi valori allarmanti.
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Prima di Terra Madre: dalla ‘preistoria’ di Slow Food all’attualità del cibo sostenibile
Torna a Torino, dal 26 al 30 settembre 2024, Terra Madre insieme al Salone del Gusto, organizzati da Slow Food Internazionale, che quest’anno festeggia il suo ventesimo compleanno con un tema del tutto attuale: “Essere Natura”, inteso come una riscoperta della relazione delle persone con il mondo naturale e un invito a riscoprirsi parte di esso.
In occasione della prossima apertura, Eco dalle Città insieme insieme ad una serie di ospiti ripercorre la storia di Slow Food, dall’Arci Gola di un tempo alla grande organizzazione internazionale che è oggi.
Ne discutono martedì 24 settembre alle ore 18.30 al Mercato Centrale di Torino:
Federico Varazi, Vice Presidente di Slow Food Italia;
Oliviero Alotto, Presidente Slow Food Torino;
Abderrahmane Amajou, Coordinatore Progetto youth and food.
Modera Alessandro Stillo Eco dalle città.
Alle ore 20, a seguire, Cena di sostegno ai progetti Salvacibo: nel menù, piatti delle tradizioni gastronomiche africana e italiana, cucinati come sempre con frutta e verdura raccolta dagli Ecomori a Porta Palazzo.
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Il 5 febbraio la Giornata nazionale della prevenzione dello spreco alimentare.
Il 5 febbraio ricorre la Giornata nazionale della prevenzione dello spreco alimentare. “Make the difference. Stop #foodwaste” è il tema della 11^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare per ricordare la necessità di moltiplicare le buone pratiche quotidiane, e a ogni livello – cittadini, enti pubblici, imprese, associazioni, scuole e che quest’anno punta a focalizzare sulla filiera di produzione, distribuzione e commercio del cibo. (altro…)
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Indagine Nomisma: italiani più attenti agli acquisti di cibi e bevande in confezioni sostenibili
È stato presentato oggi nella cornice di MARCA 2024 l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo curato da Nomisma. Al centro del focus la presentazione dei risultati di un’originale indagine condotta su un campione rappresentativo di responsabili di acquisto tra i 18 e i 70 anni con l’obiettivo di identificare stili di vita e abitudini sostenibili degli italiani, con una particolare attenzione al ruolo svolto dal packaging sostenibile nei modelli d’acquisto alimentare degli italiani.
Nello specifico, dalla ricerca emerge come gli italiani siano sempre più consapevoli delle problematiche collegate al cambiamento climatico: più di 6 su 10 considerano tale aspetto come uno dei problemi più gravi a livello mondiale e per circa un terzo la crisi climatica e i suoi effetti rappresentano una delle principali preoccupazioni per i prossimi 12 mesi. Questa inquietudine si colloca subito dopo le preoccupazioni legate al caro vita che nel corso dell’ultimo anno ha continuato ad erodere il potere di acquisto delle famiglie italiane, che si sono viste costrette ad adottare strategie di risparmio anche nelle scelte di acquisto alimentare.
In questo scenario non semplice, per il 32% degli italiani la sostenibilità, unita all’attenzione all’ambiente, rappresenta un fattore determinante per le scelte di comportamento e acquisto, mentre il 59% dichiara di tenerne comunque conto. La dimostrazione di queste abitudini riflette un maggiore impegno nel ridurre l’impatto ambientale delle proprie azioni: 1 italiano su 2 dichiara di adottare con maggiore frequenza scelte di consumo più sostenibili rispetto a 5 anni fa. Nello specifico, quello energetico e idrico è l’ambito in cui l’82% delle famiglie presta più attenzione, seguito proprio dall’acquisto di prodotti alimentari e bevande (66%), e dalla mobilità e spostamenti (42%).
Per gli italiani la sostenibilità passa dunque anche dal carrello della spesa e in tale quadro la sostenibilità della confezione rappresenta un aspetto assolutamente cruciale per contribuire a rendere un prodotto alimentare sostenibile. Ma quali sono le caratteristiche di sostenibilità maggiormente ricercate dalle famiglie italiane quando si vuole acquistare un prodotto con una confezione sostenibile?
Guidano l’assenza di imballaggi in eccesso (59%), le confezioni interamente riciclabili (58%), quelle prodotte con ridotte emissioni di Co2 (46%), con materiale riciclato (45%) o biodegradabile (44%). Forte attenzione si denota anche per gli imballaggi plastic-free e quelli utilizzabili più volte. A conferma del forte interesse verso la riciclabilità, quasi 8 italiani su 10 ritengono importante conoscere il processo di riciclo e la seconda vita che avrà il materiale una volta riciclato.
Centrale anche il ruolo giocato dalla marca del distributore: il 68% dei consumatori dichiara difatti di aver acquistato prodotti a marchio dell’insegna del supermercato perché avevano una confezione più sostenibile rispetto a quella di altre marche; in 1 caso su 2 la marca del distributore rappresenta addirittura la prima scelta quando si acquistano prodotti con confezioni sostenibili.
“Il green packaging sta diventando sempre più determinante nelle decisioni di acquisto alimentare degli italiani: negli ultimi 12 mesi il 54% dei nostri connazionali ha acquistato una marca diversa dal solito perché aveva una confezione più sostenibile e il 18% ha smesso di acquistare un prodotto a causa della sua confezione non ritenuta sostenibile – commenta Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma – . Si tratta di un fenomeno destinato a non arrestarti nel prossimo futuro visto che il 40% degli italiani dichiara che nel 2024 aumenterà gli acquisti di prodotti alimentari e bevande con packaging sostenibile, una quota che sale ulteriormente tra le famiglie con figli piccoli e la generazione Z, ossia i target più attenti alle tematiche legate alla sostenibilità ambientale”.
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