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Digitale

Dal 17 febbraio 2024 è entrato in vigore il Digital Services Act Europeo

A partire dal 17 febbraio 2024 è iniziata l’applicazione del Digital Service Act DSA ovvero del “Regolamento (UE) 2022/2065 del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 ottobre 2022 relativo a un mercato unico dei servizi digitali e che modifica la direttiva 2000/31/CE” che ha introdotto nell’ordinamento europeo delle norme volte a garantire un ambiente online sicuro, prevedibile e affidabile, in cui i diritti fondamentali degli utenti dei servizi digitali siano efficacemente tutelati e l’innovazione sia agevolata, contrastando la diffusione di contenuti illegali online e i rischi per la società che la diffusione della disinformazione o di altri contenuti illeciti o nocivi può generare.

Le principali misure previste sono:

  • Trasparenza nella moderazione dei contenuti e nuovi strumenti per le segnalazioni
  • Trasparenza di termini e condizioni
  • Sistemi interni di gestione dei reclami
  • Risoluzione extragiudiziale delle controversie
  • Segnalatori attendibili
  • Trasparenza sulla pubblicità online e divieti specifici nel caso di utilizzo di dati sensibili o di minori
  • Trasparenza dei sistemi di raccomandazione
  • Tracciabilità degli operatori commerciali nei mercati online
  • Misure di attenuazione dei rischi sistemici

Il DSA è entrato in vigore nel novembre 2022.

La normativa sui servizi digitali si applica a tutti i fornitori di servizi intermediari a partire dal 17 febbraio 2024.

Dal 25 agosto 2023, il DSA è applicabile già alle piattaforme di dimensioni molto grandi e ai motori di ricerca online di dimensioni molto grandi, con oltre 45 milioni di utenti attivi nell’UE (il 10% della popolazione europea), designati dalla Commissione europea (VLOP e VLOSE).

Il DSA ha istituito una struttura di governance complessa che prevede la stretta cooperazione tra la Commissione europea e le autorità nazionali, per garantire l’applicazione, il monitoraggio e la vigilanza degli obblighi:

  • la Commissione ha la competenza esclusiva sull’applicazione del DSA e la vigilanza su VLOP e VLOSE in relazione agli obblighi supplementari ad essi imposti;
  • a livello nazionale il Coordinatore dei servizi digitali (Digital Services Coordinator – DSC) è responsabile della vigilanza, dell’applicazione del Regolamento nello Stato membro ed esercita funzioni di coordinamento delle altre autorità nazionali competenti;
  • il DSA ha istituito anche il Comitato europeo per i servizi digitali, organo indipendente costituito dai DSC e presieduto dalla Commissione europea, con compiti di consulenza e assistenza per l’applicazione coerente del Regolamento e la cooperazione efficace tra DSC e Commissione.

La normativa sui servizi digitali contiene regole per i servizi di intermediazione online, che milioni di europei utilizzano quotidianamente. Gli obblighi dei diversi operatori online corrispondono al loro ruolo, alle loro dimensioni e al loro impatto sull’ecosistema digitale.

Le piattaforme online e i motori di ricerca di grandi dimensioni comportano rischi particolari per la diffusione di contenuti illegali e i danni che possono arrecare alla società. Sono previste norme specifiche per le piattaforme che raggiungono più del 10% dei 450 milioni di consumatori europei. L’elenco delle piattaforme designate è disponibile alla pagina Normativa sui servizi digitali: piattaforme online e motori di ricerca di dimensioni molto grandi
Le piattaforme online riuniscono venditori e consumatori, come mercati online, app store, piattaforme dell’economia collaborativa e piattaforme dei social media.
I servizi di hosting includono i servizi cloud e di webhosting (anche piattaforme online).
I servizi di intermediazione offrono infrastrutture di rete: fornitori di accesso a Internet e registrar di nomi di dominio (compresi i servizi di hosting).


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Digitale

Google chiude contezioso con il fisco italiano versando quasi 326 milioni di euro

Google ha chiuso un contenzioso tributario con il fisco italiano versando quasi 326 milioni di euro, mettendo così fine a una disputa aperta dalla metà del 2023. A seguito di questo pagamento e dell’esclusione dell’ipotesi di evasione fiscale dopo le verifiche svolte, la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione dell’indagine penale.

L’inchiesta, emersa nel giugno scorso, riguardava Google Ireland Limited, società del gruppo californiano, e vedeva indagata una responsabile della sede irlandese. L’indagine, condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Milano sotto il coordinamento dei pm Giovanna Cavalleri, Giovanni Polizzi e Cristiana Roveda, era nata da una verifica fiscale chiusa nel giugno 2023 con un “verbale di constatazione” relativo ai periodi d’imposta dal 2015 al 2020.

Secondo gli accertamenti, la società irlandese non avrebbe dichiarato né versato le imposte sui redditi prodotti in Italia, sfruttando una presunta “stabile organizzazione occulta” costituita dai server e dall’infrastruttura tecnologica essenziale per l’erogazione dei servizi digitali. Inoltre, la presenza di server, personale di Google Italy e la vendita di spazi pubblicitari avrebbero fatto emergere una mancata tassazione sui ricavi. Si contestava anche l’omessa applicazione delle ritenute sulle royalties versate alle società estere dello stesso gruppo per l’utilizzo di software, algoritmi, marchi e altre proprietà intellettuali.

Tuttavia, i pm hanno ritenuto che tale condotta non violasse alcuna norma tributaria, ma ne eludesse l’applicazione, configurandosi come un caso di presunta elusione fiscale o “abuso del diritto” e non di evasione. La presenza di incertezze interpretative e le peculiarità del caso hanno portato la Procura a concludere che non vi fossero elementi sufficienti per sostenere un’accusa in sede penale.

Sul piano tributario, pur dissentendo tecnicamente dalle conclusioni dell’Agenzia delle Entrate, Google ha deciso di chiudere la controversia versando il 14 novembre scorso circa 326 milioni di euro. Di questi, oltre 265 milioni erano relativi a omesse ritenute su royalties, comprensive di sanzioni e interessi, mentre più di 60 milioni riguardavano Ires e Irap, anch’essi comprensivi di sanzioni e interessi.

L’indagine su Google, ora in attesa della valutazione di un giudice per l’archiviazione, è solo una delle numerose inchieste della Procura di Milano su colossi del web e dell’high-tech, molte delle quali si sono concluse con transazioni per centinaia di milioni di euro. Già nel 2017, Google aveva chiuso un altro contenzioso con il fisco italiano versando 306 milioni di euro per sanare le pendenze dei 15 anni precedenti.

Un caso simile ha riguardato Netflix, che nel maggio 2022 ha versato oltre 55 milioni di euro in un’unica soluzione e ha aperto una sede operativa in Italia. Il cosiddetto “modello Milano”, caratterizzato da una stretta collaborazione tra verifiche fiscali, accertamenti tributari e indagini penali, ha permesso negli ultimi tre anni di recuperare circa 2 miliardi di euro a beneficio della collettività, come sottolineato dal procuratore Marcello Viola.

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Digitale

Che cosa è DeepSeek l’azienda cinese che tenta di cambiare lo scenario dell’ Intelligenza Artificiale

L’avvento della piattaforma AI cinese DeepSeek ha cambiato in poche ore gli scenari borsistici e finanziari mondiali con una perdita di 589 miliardi di dollari: secondo quanto riferisce Bloomberg, si tratterebbe della perdita più grande di sempre per il mercato statunitense.

Il modello di AI sviluppato da DeepSeek ha dimostrato che è possibile raggiungere risultati paragonabili a quelli dei leader del settore, come ChatGPT, con investimenti molto più contenuti soprattutto dei chip per AI di Nvidia come l’A100 che i cinesi di DeepSeek avevano ottenuto prima che scattasse il divieto di esportazione degli Stati Uniti, insieme a chip meno potenti.

DeepSeek è un’azienda cinese di intelligenza artificiale specializzata nello sviluppo di modelli linguistici di grandi dimensioni con sede a Hangzhou  ed è finanziat dall’ hedge found cinese High-Flyer, il cui co-fondatore, Liang Wenfeng, ha fondato la società nel 2023 e ne ricopre il ruolo di CEO.

La sua tecnologia è stata sviluppata in un contesto di restrizioni imposte dagli Stati Uniti sull’esportazione di chip Nvidia verso la Cina, limitando la capacità del Paese di sviluppare sistemi di IA avanzati. DeepSeek usa un modello di chatbot generativo open source e distribuito.

Il 10 gennaio 2025, DeepSeek ha rilasciato la sua prima applicazione chatbot gratuita. In meno di tre settimane, il 27 gennaio, l’app è diventata la più scaricata negli Stati Uniti, superando ChatGPT.

DeepSeek ha anche lanciato Janus-Pro, un nuovo modello di generazione di immagini da testo che ma mira a competere con rivali statunitensi come DALL-E 3 e Stable Diffusion, offrendo una qualità e precisione superiori nella creazione di immagini.

Il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato una richiesta di informazioni a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società che forniscono il servizio di chatbot DeepSeek, sia su piattaforma web che su App.

L’Autorità ha chiesto alle due società e alle loro affiliate di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina.


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Digitale

Bando PID-Next per accedere a percorsi personalizzati per la trasformazione digitale delle imprese

Grazie al Bando PID-Next mille micro, piccole e medie aziende, con sede legale o operativa in Italia, avranno la possibilità di accedere a percorsi personalizzati di first assessment e attività di orientamento in grado di supportare la trasformazione digitale della propria attività.
PID-Next prevede la concessione di contributi, sotto forma di servizi, per supportare le aziende beneficiarie  nel loro percorso di trasformazione digitale. Gli incentivi sono destinati a coprire i costi relativi all’assessment iniziale e all’orientamento post-assessment.
PID-Next è finanziato con fondi del Piano nazionale di impresa e resilienza, che copriranno i costi dei servizi resi, da un minimo del 90% per le medie imprese fino al 100% per le micro e piccole.

Il progetto PID -Next, promosso da Unioncamere con il supporto di Dintec, sarà realizzato dai Punti impresa digitale delle Camere di commercio. La Camera di Commercio di appartenenza contatterà le aziende beneficiarie e avvierà il percorso.
Ecco come PID-Next può supportare la trasformazione digitale dell’impresa:

PRIMO STEP: Analisi personalizzata maturità digitale  L’analisi personalizzata della maturità digitale attraverso un incontro in impresa con un addetto del Polo che svolgerà una valutazione del livello di maturità digitale, degli obiettivi dell’azienda e dei fabbisogni tecnologici necessari al loro raggiungimento.

SECONDO STEP: Orientamento e Innovazione  A seguito dell’incontro, il secondo step prevede l’analisi dei fabbisogni da parte di un team nazionale che si occuperà anche di individuare le migliori opportunità per orientare il percorso di digitalizzazione dell’impresa.

TERZO STEP: Opportunità per le Imprese  La consegna del report che non sarà solo una analisi del livello di maturità digitale dell’impresa, ma offrirà suggerimenti riguardo ai partner con cui l’impresa può proseguire il proprio cammino di digitalizzazione e segnalazioni in merito ad eventuali ed ulteriori possibilità di finanziamento.

PID-Next apre così la strada al trasferimento tecnologico e l’accesso a un network di partner pubblici e privati mirato sulle esigenze dell’impresa.

Per partecipare è necessario utilizzare l’apposita pagina sulla piattaforma restart.infocamere.it a partire dal 16/12/2024, accedendo con SPID/CIE/CNS, e fino a ore 16:00 del 18/02/2025.


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