Energia
Il sito della Fondazione Compagnia di San Paolo ha ridotto del 30% la produzione di CO2 equivalente

Il sito internet della Fondazione Compagnia di San Paolo ha ridotto del 30% la produzione di CO2 equivalente connessa all’energia elettrica necessaria per il suo funzionamento.
Anche un sito internet, infatti, può avere un impatto ambientale: maggiore è il flusso di dati che trasferisce tra server e device utente, maggiore è l’energia elettrica necessaria per fare in modo che le persone possano consultare i suoi contenuti e utilizzare le sue funzionalità. E ogni volta che si parla di energia elettrica, bisogna sempre considerare le emissioni di gas serra, che variano anche in funzione delle fonti di produzione, che possono essere fossili o rinnovabili.
La Fondazione ha quindi deciso di sottoporre il proprio sito internet ad una profonda revisione che ha previsto diversi interventi di ottimizzazione, sia a livello tecnico che contenutistico, per renderlo uno strumento più leggero, non solo per l’ambiente ma anche per le persone che lo navigano. La scelta di nuovi formati di compressione dei file multimediali e la semplificazione dei percorsi di navigazione, sono stati alcuni degli interventi che hanno permesso di alleggerire il sito e di renderlo anche più veloce da caricare e più facile da navigare.
Seppur considerate alleate preziose per una transizione green, le tecnologie digitali sono però energivore e comportano una produzione di CO2 equivalente derivante dal loro utilizzo.
Ogni azione compiuta attraverso i nostri device contribuisce ad alimentare queste emissioni, basti pensare che un singolo post può generare mediamente circa 0,2 grammi di CO2 equivalente*.
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Energia
Forum Energia in Piemonte 2025

“Gli impianti da fonti rinnovabili non sono un consumo di suolo, bensì un’opportunità di integrazione intelligente con agricoltura e territorio. È il momento di accelerare il passo, non di frenarlo. Il Piemonte ha l’opportunità di guidare la transizione energetica, generando benefici concreti per l’ambiente e per le persone, non perde questa occasione”. Questo il messaggio, in sintesi, che Legambiente Piemonte e Valle D’Aosta hanno lanciato il 16 aprile 2025 in occasione della V edizione piemontese del “Forum Energia – verso la transizione energetica” che hanno organizzato a Torino con il patrocinio di Città di Torino, Città Metropolitana di Torino, Consiglio Regionale del Piemonte, Regione Piemonte. Una iniziativa pensata come momento di incontro e confronto tra istituzioni, imprese, mondo dell’economia e della ricerca sull’efficienza e sostenibilità energetica, sulla produzione da fonti rinnovabili, sulla razionalizzazione del consumo e sull’ottimizzazione energetica domestica e condominiale.
Tre i grandi temi al centro del Forum Energia 2025 corredati da storie e numeri: dai grandi impianti a fonti rinnovabili per la transizione energetica del Piemonte, come ad esempio aziende che producono pannelli fotovoltaici all’impianto fotovoltaico nella Cava Toppetti a San Giorgio Canavese (TO) al più grande parco solare in provincia di Vercelli, che raccontano quanto si sta facendo sul territorio, al focus piemontese della campagna nazionale C’è Puzza di Gas 2025 di Legambiente che a fine marzo ha monitorato 9 impianti della filiera gas tra le aree di Torino, Domodossola e Novara per verificare se ci fossero dispersioni di metano attraverso l’utilizzo di una particolare tecnologia “il naso elettrico”; per arrivare al tema dell’efficientamento energetico affrontato nell’ambito del progetto #perunsaltodiclasse che promuove la decarbonizzazione degli edifici in Italia, con particolare attenzione alla direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive – Direttiva sul rendimento energetico dell’edilizia), all’entrata in vigore della Direttiva ETS2 e agli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità.
IMPIANTI A FONTI RINNOVABILI: Nel primo slot “I grandi impianti per la transizione energetica del Piemonte” sono intervenuti Eleonora Petrarca, Responsabile Business Development Italia di Enel Green Power presentando il progetto del parco solare più grande del Nord Italia, installato nella ex centrale nucleare di Trino Vercellese (VC); Andrea Agostinelli, Direttore commerciale di Omnia Solar, azienda piemontese produttrice di pannelli fotovoltaici; Roberta Malandrino, Head of Business Development Renewables di Altea Green Power A.G.P. S.p.A; Marco Malacarne, Co-Direttore Generale di CVA Eos che ha presentato l’impianto fotovoltaico nella Cava Toppetti a San Giorgio Canavese (TO). Esempi della direzione su cui sta andando il nostro Paese, nonostante le diverse opposizioni che ci sono verso questi grandi impianti, fondamentali non solo per contrastare l’emergenza climatica, ma anche per difendere paesaggi, biodiversità e ridurre i costi in bolletta.
DATI c’è PUZZA DI GAS: Il secondo slot tematico del Forum Energia è stato quello delle emissioni di metano in atmosfera. Il metano, un rischio per il clima e la salute. Il metano contribuisce significativamente al riscaldamento globale, questo infatti ha un potere climalterante, nei primi 20 anni, fino a 86 volte più forte della CO2. Non a caso l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) non solo valuta che a questo gas fossile è attribuibile oltre un terzo del riscaldamento globale, ma classifica la riduzione di metano fuggitiva come terzo strumento, dopo solare ed eolico, per efficacia e costi nel raggiungimento degli obiettivi climatici.
In questa sessione del Forum Energia, oltre all’intervento di Sara Cozzone (Segretariato Osservatorio Europeo della Società Civile sul Metano di EDF – Environmental Defence Fund), Esther Seeleman ha presentato i dati della campagna nazionale di Legambiente C’è Puzza di Gas – Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso. Con la campagna, nata in collaborazione con l’Environmental Investigation Agency nell’ambito della Methane Matters Coalition, Legambiente vuole accendere i riflettori sulle dispersioni di metano dalle infrastrutture della filiera delle fonti fossili con particolare riguardo al gas naturale.
Dal 26 al 28 marzo la campagna è approdata in Piemonte effettuando il monitoraggio su 9 impianti della filiera gas tra le aree di Torino, Domodossola e Novara. Secondo i dati preliminari, dei 23 elementi differenti, 16 elementi (di cui 9 punti di perdite e 6 punti di venting) hanno messo in evidenza emissioni rilevanti. Legambiente ha monitorato la concentrazione i ppm*m (parti per milioni per metro) del metano presso componentistica come tubi, flange, bulloni, valvole e sfiati con l’impiego di uno strumento che rileva, attraverso la spettroscopia ad assorbimento, la concentrazione di metano nell’aria. In particolare, secondo i dati preliminari, nell’impianto REMI a Settimo Torinese, gestito da SNAM, dopo un primo sondaggio preliminare, che ha preso in esame 13 differenti componenti dell‘impianto, sono sei quelli su cui Legambiente ha concentrato il proprio lavoro e che presentavano emissioni più rilevanti. Di questi, il primo elemento, composto da 4 tubi di sfiato, hanno evidenziato valori da 102 a 21.980 ppm*m, pari ad una media di 1.438 ppm*m. Il secondo elemento, invece, composto da un insieme di valvole, hanno fatto registrare valori tra 100 a 1.422 ppm*m, con una media della concentrazione di metano pari a 273 ppm*m. Il terzo elemento, anche in questo caso composto da un insieme di tubi di sfiato ha messo in evidenza valori compresi tra 103 a 4.758 ppm*m, con una media pari a 451 ppm*m. Il quarto elemento, una flangia, ha invece fatto registrare una media di 401 ppm*m e valori compresi tra 100 a 1.265 ppm*m. Anche le flange del quinto e sesto elemento hanno fatto registrare valori importanti, rispettivamente tra 100 a 9.043 ppm*m, con una media della concentrazione di metano pari a 630 ppm*m e valori tra 100 a 2.909 ppm*m, e una media 541 ppm*m. Il secondo impianto visitato da Legambiente è stato l’impianto REMI nei pressi di Cebrosa, gestito da SNAM. In questo caso è stato uno l’elemento – valvola di chiusura – su cui Legambiente ha concentrato il proprio lavoro dove sono state rilevate emissioni presso una valvola con una media pari a 187 ppm*m, e un range di valori tra 101-469 ppm*m.
Altro impianto visitato è stato il REMI Moglia, di Italgas, collegato alla stazione di valvola della SNAM. Anche in questo caso il monitoraggio si è concentrato su unico elemento, ovvero un insieme di 5 tubi di sfiato, che secondo i dati preliminari, hanno fatto registrare valori tra 112 a 46.597 ppm*m e una media pari a 10.196 ppm*m per 5 tubi di sfiato. Presso il REMI di 2i Rete Gas a Masera invece, Legambiente ha trovato emissioni presso tre tubi di sfiato, con valori da 100 a 573 ppm*m e una media di 178 ppm*m. Mentre presso il REMI di Domodossola, gestito da SNAM, presso due flange sono state trovate concentrazioni di metano tra 100 a 234 ppm*m con una media di 128 ppm*m. Due, invece, gli elementi monitorati presso l’impianto REMI a Galliate, gestito da 2i Rete Gas. In particolare, parliamo di due venting che hanno messo in evidenza, rispettivamente, una media di 1.594 ppm*m con valori tra 101- 25.575 ppm*m e 284 ppm*m di media e un range tra 100- 816 ppm*m.
Infine, presso l’impianto REMI a Pernate, gestito da SNAM, oggetto di monitoraggio anche nel 2024 quando furono messi in evidenza 12 punti di emissioni di cui 10 perdite e 2 venting, i monitoraggi si sono concentrati su 4 di questi stessi elementi e anche in questa occasione hanno presentato dispersioni, segno che, o a distanza di un anno nulla è stato fatto in termini di manutenzione, nonostante le segnalazioni fatta pervenire al soggetto gestore, o che, in caso di controlli e manutenzioni effettuate un anno è un tempo troppo lungo per garantire la non emissività degli elementi. In particolare, il primo elemento è stato uno sfiato, che ha fatto registrare valori da 101 a 36.342 ppm*m e una media pari a 2.021 ppm*m. Il secondo elemento è stato, invece, su un gruppo di valvole che hanno fatto registrare valori tra 100 a 11.272 ppm*m, con una media di 2.610 ppm*m. Risultati non troppo differenti da questi li ha registrati anche un secondo tubo di sfiato, che ha fatto registrare valori tra 100 a 8.717 ppm*m con una media della concentrazione di metano pari a 1.462 ppm*m. E il quarto elemento, una seconda valvola di chiusura che ha evidenziato valori compresi tra 100 a 1.247 ppm*m e una media di 445 ppm*m.
La riduzione delle emissioni di metano, sottolinea Legambiente, è cruciale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, con benefici rapidi sul clima. Le dispersioni del gas metano lungo la rete di distribuzione non solo rappresentano un pericolo per il clima, ma sprecano risorse e generano ozono troposferico, che causa malattie respiratorie e mortalità prematura. Infatti, secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), ridurre l’ozono potrebbe prevenire 70.000 morti premature all’anno nell’UE e salvaguardare le coltivazioni agricole, evitando danni per 2 miliardi di euro.
Efficientamento Energetico: Ultimo tema al centro del Forum Energia in Piemonte quello dell’efficientamento energetico con il progetto #perunsaltodiclasse che promuove la decarbonizzazione degli edifici in Italia, con particolare attenzione alla direttiva EPBD (Energy Performance of Buildings Directive – Direttiva sul rendimento energetico dell’edilizia), all’entrata in vigore della Direttiva ETS2 e agli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità.
L’iniziativa è sostenuta da Legambiente e Kyoto Club e mira a sensibilizzare l’opinione pubblica, coinvolgere stakeholder e promuovere politiche strutturali per la riqualificazione energetica degli edifici, con un focus specifico sull’elettrificazione dei consumi termici e sull’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili, in grado si di ridurre il consumo di suolo, oltre alla riduzione delle bollette. Tra i temi trattati, il Fondo Sociale per Clima, presentato e approfondito da Giulia Colafrancesco, Senior Policy Advisor Governance and Just Transition di ECCO Think Tank. Con Riccardo Bani, Presidente di ARSE – Associazione Riscaldamento Senza Emissioni, con il quale si sono affrontati i temi legati agli obiettivi dell’Italia in tema di edilizia anche per mitigare gli impatti, economici e ambientali, del riscaldamento alimentato a fonti fossili, gli strumenti a disposizione, come il conto termico e le tecnologie già oggi disponibili. Temi di fondamentale importanza, visti gli obiettivi dettati dalla Direttiva EPBD e che il nostro Paese dovrà raggiungere entro il 2030, anche per mitigare gli effetti dell’entrata in vigore dell’ETS2 che se non affrontati in modo lungimirante rischiano di peggiorare la qualità di vita delle famiglie già in condizioni vulnerabili.
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Energia
Come è fatta una stazione di rifornimento a idrogeno

Una stazione di rifornimento idrogeno è in tutto e per tutto simile a quello che siamo abituati a vedere nella nostra quotidianità con le stazioni di fornimento di benzina e gasolio. La differenza è che una stazione di rifornimento a idrogeno è asservita a una mobilità idrogeno a zero emissioni. S
i compone di diverse parti, la prima tra tutte è ovviamente l’idrogeno, che può essere prodotto in loco tramite elettrolisi da fonti rinnovabili, oppure può essere trasportato dall’esterno, prodotto esternamente e portato all’interno della nostra stazione di rifornimento, in contenitori gassosi.
Una volta che abbiamo il nostro idrogeno all’interno della stazione di rifornimento, questo deve essere compresso ad altissime pressioni, 900-950 bar circa per poter permettere poi il rifornimento a vetture leggere o pesanti che siano.
Prima di poter però permettere il rifornimento bisogna raffreddare l’idrogeno a temperature intorno ai -40°, questo ci permette di operare in sicurezza un rifornimento in tempi che sono paragonabili a quelli della mobilità tradizionale, nell’ordine dei 5 minuti per fare un piano.
Completa il quadro della situazione della stazione di rifornimento, il dispenser, vale a dire, il bocchettone, che ci permette di fare il pieno, molto simile a quello ad oggi utilizzato per il GPL.
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Energia
Bonus Elettrodomestici: fino al 30% del costo di acquisto, per un massimo di 100 euro per elettrodomestico

Nel 2025 debutterà un nuovo bonus mirato a coprire parte delle spese per l’acquisto di un grande elettrodomestico, il Bonus Elettrodomestici, incentivo dedicato all’acquisto di grandi elettrodomestici di elevata efficienza energetica, prodotti in Europa, con la sostituzione contestuale di apparecchi meno performanti.
È quanto prevede una riformulazione alla manovra economica, che prevede un fondo con una dotazione iniziale di 50 milioni di euro, istituito presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“La misura mira a tutelare la produzione nazionale sostenendo le famiglie nei consumi e incentivando l’acquisto di prodotti più efficienti ed ecosostenibili. Così coniughiamo sviluppo industriale e transizione green” ha dichiarato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Il contributo, valido per l’anno 2025, sarà concesso fino al 30% del costo di acquisto, per un massimo di 100 euro per elettrodomestico, elevato a 200 euro per le famiglie con un ISEE inferiore a 25.000 euro. Ogni nucleo familiare potrà richiederlo per un solo elettrodomestico.
Un decreto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, definirà entro sessanta giorni i criteri e le modalità di erogazione del contributo.
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