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Trenta anni fa CERN di Ginevra decise di rendere disponibile gratuitamente per tutti il Web
Trenta anni fa il 30 aprile 1993 CERN di Ginevra decise di rendere disponibile gratuitamente per tutti il servizio World Wide Web progettato pochi anni prima da Tim Berners Lee.
Il 30 aprile 1993, il CERN fece un annuncio con cui Walter Hoogland e Helmut Weber, all’epoca rispettivamente Direttore della Ricerca e Direttore dell’Amministrazione, decisero di rendere pubblico lo strumento che Tim Berners-Lee aveva proposto per la prima volta nel 1989 per consentire agli scienziati e agli istituti che lavorano sui dati del CERN di tutto il mondo di condividere informazioni in modo accurato e rapido. Non sapevano quanto avrebbe cambiato il mondo.
Il rilascio del World Wide Web è stato avviato da un documento interno,firmato da Hoogland e Webe che afferma che “il CERN rinuncia a tutti i diritti di proprietà intellettuale su questo codice, sia in forma sorgente che binaria, e viene concesso a chiunque il permesso di utilizzarlo, duplicarlo, modificarlo e ridistribuirlo”.
Tuttavia, poiché il concetto di open source è stato ulteriormente sviluppato, nel 1994, la versione successiva del software è stata rilasciata con una licenza open source, invece di una versione di dominio pubblico. Ciò significava che il CERN conservava ancora il copyright, ma chiunque lo desiderasse poteva usare e modificare il Web liberamente.
Rilasciare il World Wide Web al pubblico gli ha probabilmente permesso di crescere fino a diventare il gigante che è oggi. Renderlo gratuito e accessibile a tutti è stata una mossa che riflette i valori fondamentali del CERN di collaborazione aperta a beneficio della società. Questo è ora racchiuso nella Open Science Policy del CERN, che perpetua la cultura dell’apertura e della condivisione al Labor
Il CERN decise di rilasciare al pubblico il World Wide Web che è diventato parte integrante della nostra vita quotidiana. Secondo l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, più di 5 miliardi di persone, due terzi della popolazione mondiale, si affidano regolarmente a Internet per ricerca, industria, comunicazioni e intrattenimento.
#OnThisDay thirty years ago, in 1993, CERN released the World Wide Web software to the public.
Proposed by Sir Tim Berners-Lee, the web was originally created to allow scientists and institutes from all over the globe who were working on CERN data to share information accurately… pic.twitter.com/ONPG6t3Jdl
— CERN (@CERN) April 30, 2023
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Economia circolare
VIII EcoForum per l’Economia Circolare – Per la prima volta calano i Comuni Rifiuti Free in Piemonte
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Disabili
Online il secondo report di ORA – Osservatorio Regionale Antidiscriminazione
È stato presentato mercoledì 4 dicembre 2024, presso il grattacielo della Regione Piemonte a Torino, il secondo report di ORA – Osservatorio Regionale Antidiscriminazione. Il secondo report ha analizzato 6.346 articoli, monitorando dal 1° novembre 2023 al 31 luglio 2024 e offrendo una panoramica dettagliata su come i media locali piemontesi trattano i temi cruciali di genere e disabilità.
O.R.A. è stata realizzata da un team di lavoro misto composto dalle ricercatrici universitarie Rossella Iannone, Francesca Tampone, Elena Morrone, Arianna Pellizzer, e da quattro professioniste dell’informazione appartenenti alla rete GIULIA: Stefanella Campana, Ilaria Leccardi, Elena Miglietti, Sara Perro.
È possibile scaricare il report completo al seguente link: https://www.collane.unito.it/oa/items/show/206#?c=0&m=0&s=0&cv=0
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In Evidenza
Secondo il rapporto Ispra continua il consumo di suolo in Italia
Venti ettari al giorno persi, al ritmo 2,3 metri quadrati ogni secondo: nel giro di dodici mesi appena, in Italia con un consumo di 72,5 chilometri quadrati di suolo. È il dato che salta agli occhi leggendo l’edizione 2024 del rapporto di Ispra Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici.
Nel 2023 la riduzione dell’”effetto spugna”, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, secondo le stime, costa al Paese oltre 400 milioni di euro all’anno. Un “caro suolo” che si affianca agli altri costi causati dalla perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima.
Cambia la classifica dei comuni “Risparmia suolo”, quelli in cui le trasformazioni della copertura del suolo sono limitate o assenti: sul podio del 2024 salgono Trieste, Bareggio (MI) e Massa Fermana (FM)
A descrivere l’andamento nazionale del fenomeno, il rapporto SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” che in questa edizione pubblica le stime per tutte le regioni, le province e i comuni italiani relative al 2023. Ad accompagnare il report, l’EcoAtlante il quale, oltre a rappresentare un vero e proprio viaggio nell’ambiente italiano, consente di consultare e scaricare le mappe dettagliate del consumo di suolo e di personalizzarle in base alle proprie esigenze.
Nel 2023 risultano cementificati più di 21.500 km2, dei quali l’88% su suolo utile. In aumento la cancellazione del suolo ormai irreversibile con nuove impermeabilizzazioni permanenti pari a 26 km2 in più rispetto all’anno precedente. Il 70% del nuovo consumo di suolo avviene nei comuni classificati come urbani secondo il recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law). Nelle aree, dove il nuovo regolamento europeo prevede di azzerare la perdita netta di superfici naturali e di copertura arborea a partire dal 2024, si trovano nuovi cantieri (+663 ettari), edifici (+146 ettari) e piazzali asfaltati (+97ettari). In calo costante quindi la disponibilità di aree verdi: meno di un terzo della popolazione urbana riesce a raggiungere un’area verde pubblica di almeno mezzo ettaro entro 300 metri a piedi.
Proseguono le trasformazioni nelle aree a pericolosità idraulica media, dove la superficie artificiale avanza di oltre 1.100 ettari, mentre si sfiorano i 530 ettari nelle zone a pericolosità da frana, dei quali quasi 38 si trovano in aree a pericolosità molto elevata.
La Valle d’Aosta e la Liguria sono le uniche regioni sotto i 50 ettari: la Valle d’Aosta, con +17 ettari, è la regione che consuma meno suolo, seguita dalla Liguria (+28) che si contiene al di sotto di 50 ettari. Gli incrementi maggiori per l’ultimo anno si sono verificati in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521). Escludendo le aree ripristinate (operazione da cui si ricava il consumo di suolo netto) segnano gli aumenti maggiori Emilia-Romagna (+735 ettari), Lombardia (+728), Campania (+616), Veneto (+609), Piemonte (+533) e Sicilia (+483).
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