Massa Critica
Conferme della presenza acqua liquida su Marte da una ricerca italo-statunitense
Uno studio condotto da un team italo-statunitense, pubblicato su Nature Communications, torna ad proporre l’ipotesi della presenza di acqua salata allo stato liquido nel sottosuolo di Marte.
I primi studi della presenza di acqua liquida salata sotto la calotta polare sud di Marte risalgono a ricerche pubblicate nel 2018 e nel 2021. Il terzo studio è stato pubblicato su Nature Communications da un team italo-statunitense. Guidato da Roberto Orosei (Inaf-Ira) ed Elena Pettinelli (Università degli studi Roma Tre) con il coordinamento di Asi, il team italiano dello strumento Marsis il radar italiano a bordo della missione Mars Express dell’Esa ha ottenuto importanti conferme.
Grazie a una nuova collaborazione tra il team italiano, che ha guidato la scoperta iniziale, e colleghi statunitensi, è stato possibile condurre nuovi esperimenti di laboratorio e simulazioni che hanno dimostrato in modo conclusivo l’incompatibilità fra le temperature marziane alle frequenze alle quali opera Marsis e la presenza alla base del ghiaccio di materiali diversi dall’acqua salata. Tale scoperta è stata oggetto di interpretazioni alternative, ma la nuova pubblicazione sulla rivista Nature Communications di Lauro e colleghi riporta importanti risultati a conferma dei primi studi.
La ricerca riguarda le proprietà fisiche dei depositi polari marziani meridionali (i cosiddetti “Spld”, South Polar Layered Deposits), che sono state dedotte della stima della perdita di energia da parte del segnale radar dovuta alla propagazione all’interno dei ghiacci. Lo studio dimostra che l’attenuazione del segnale di Marsis dipende dalla frequenza ed è costante nella intera regione analizzata, confermando così l’omogeneità composizionale dei depositi polari alla scala di Marsis e fornendo importanti informazioni sulla natura del materiale alla base dei ghiacci. Secondo i calcoli dei ricercatori il contenuto di polvere nei depositi polari è compreso tra il 5 e il 12 per cento e la temperatura alla base del ghiaccio non può superare il valore di 230 K (-43 °C).
«Questo studio mostra che la temperatura alla base dell’Spld calcolata finora è stata sottostimata e può facilmente raggiungere i 200 K (-73 °C)», commenta Graziella Caprarelli, geologa planetaria della University of Southern Queensland e coautrice del lavoro.
«I nuovi risultati hanno permesso di ricalcolare il valore della permettività dielettrica nell’intera regione analizzata, fornendo un valore di 40 nell’area altamente riflettente; tale valore è compatibile solo con la presenza di acqua salata», dice Sebastian Lauro, primo autore dell’articolo.
«Il motivo per cui Sharad, il radar ad alta frequenza a bordo della missione statunitense Mro, non vede il riflettore basale nella zona di Ultimi Scopuli è ora chiaro», dice Elena Pettinelli, responsabile del gruppo di Roma Tre e co-autrice dell’articolo. «L’attenuazione a tale frequenza è troppo alta per consentire la penetrazione del segnale fino alla base della calotta glaciale».
«Il nostro studio», aggiunge Roberto Orosei, il principal investigator di Marsis, «mostra anche che l’interferenza costruttiva non può spiegare l’origine delle forti riflessioni basali viste da Marsis, come suggerito in un recente articolo pubblicato su Nature Astronomy. Infatti, i fenomeni di interferenza proposti dovrebbero generare uno specifico comportamento in frequenza del segnale solo nell’area riflettente, mentre il nostro studio dimostra chiaramente che non c’è differenza nel comportamento in frequenza tra l’area altamente riflettente e le regioni circostanti».
«La conferma della presenza di acqua liquida salata sotto la calotta polare sud di Marte è un importante riconoscimento del risultato scientifico raggiunto con i dati del radar Marsis, realizzato dall’Asi, e ottenuto con il grande lavoro svolto dal team scientifico italiano. Questo risultato è di grande rilievo non solo per la scienza, ma anche per il futuro dell’esplorazione di Marte», conclude Barbara Negri, responsabile per Asi del Volo umano e sperimentazione scientifica.
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Donne
Se io non voglio, tu non puoi – Se tu non vuoi io non posso – Contro la violenza sulle donne per il 25 novembre
In occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne, la Fondazione Una Nessuna Centomila lancia una campagna per ribadire se necessario che il consenso non è una concessione, è un diritto.
Ogni giorno troppe donne si sentono giudicate, colpevolizzate o abbandonate di fronte alla violenza subita.
Quante volte si è cercato di giustificare uno stupro con frasi come “Perché non ha reagito?” o “Ma come eri vestita?”
Un “NO” deve essere ascoltato.
Il silenzio NON è un assenso
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Difesa Ambiente
Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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