Ambiente
Il Greenwashing: esempi e attenzioni per riconoscerlo
“Strategia di comunicazione o di marketing perseguita da aziende, istituzioni, enti che presentano come ecosostenibili le proprie attività, cercando di occultarne l’impatto ambientale negativo”. Questa è la definizione di greenwashing secondo l’enciclopedia Treccani. In altri casi queste pratiche non sono soltanto operazioni di comunicazione: le aziende a volte implementano linee di produzione o comportamenti green in un determinato settore, senza però modificare altri ambiti in cui hanno un grande impatto ambientale. Questi interventi risultano quindi una sorta di facciata dietro la quale si nascondono effetti negativi sull’ambiente.
Una delle motivazioni principali che stanno dietro al greenwashing è cercare di attirare nuova clientela attraverso una parvenza di sostenibilità senza tuttavia effettuare grandi interventi nella propria produzione o in generale nelle modalità con cui viene portata avanti la propria attività commerciale – logistica, trasporti, condizioni di lavoro, ecc. Spesso queste strategie hanno purtroppo successo perché gran parte dei consumatori verificano soltanto a livello superficiale l’attenzione alla sostenibilità ambientale di un’azienda.
Per esempio i produttori inseriscono sui loro siti, sulle pagine social, sui manifesti o sul packaging etichette o grafiche verdi, slogan sostenibili a cui viene accompagnata una retorica attenta all’ambiente o nella quale si chiede di aiutare l’azienda a proteggere l’ambiente. In molti casi non sono però reperibili ulteriori informazioni, come la spiegazione dettagliata di una pratica eco-friendly che l’azienda dichiara di aver messo in atto.
Il caso dell’azienda di moda H&M è uno dei più noti di greenwashing: il marchio norvegese nel 2019 aveva infatti messo in piedi una linea di abbigliamento green chiamata “Conscious”, accompagnata da una grande campagna pubblicitaria per dimostrare il proprio impegno per l’ambiente. Tuttavia H&M è stata accusata dalla Consumer Authority norvegese per pubblicità ingannevole dato che aveva fornito ai consumatori informazioni e dati molto vaghi che davano soltanto l’impressione di una pratica green. Inoltre la produzione della linea “Conscious” non portava con sé un impegno per il contrasto alle problematiche dovute al fast fashion ma sembrava tentare soltanto di restituire un’immagine ecologica del brand attraverso quest’unico intervento.
Un altro esempio conosciuto è quello di Wolkswagen, negli ultimi anni molto impegnata in numerose campagne per la difesa dell’ambiente, salvo poi ammettere nel 2015 di avere utilizzato dei software per modificare alcuni parametri riguardanti le emissioni dei suoi motori diesel e aggirare così i controlli.
In Italia invece un esempio molto rilevante è dato dalle accuse di pubblicità ingannevole rivolte da Legambiente nei confronti di Eni per la campagna riguardante il carburante ENIDiesel+. In queste pubblicità del 2016 Eni dichiarava infatti che l’utilizzo di questo carburante permetteva una riduzione del 40% sia dei consumi che delle emissioni gassose. Dopo l’intervento di Legambiente, questi dati sono stati smentiti nettamente dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha inoltre dichiarato ingannevoli le etichette “green” e “rinnovabile” associate alla componente del prodotto che migliorava l’impatto ambientale del carburante, dato che questo componente – l’HVO – era ricavato dall’olio di palma e un suo grande utilizzo avrebbe richiesto un cambiamento di destinazione di diversi terreni con un conseguente impatto dovuto alle emissioni di CO2.
Molto più recentemente Greenpeace ha denunciato pubblicamente Eni per greenwashing in occassione dell’edizione 2022 del Festival di Sanremo. Il colosso energetico ha infatti sfruttato la kermesse – tra le varie strategie anche un tappeto verde al posto del tradizionale red carpet – per promuovere la propria svolta sostenibile attraverso la nuova realtà Plenitude. Secondo Greenpeace però questa è stata soltanto un’operazione di facciata dato che nei prossimi anni Eni continuerà a puntare principalmente su gas e petrolio e quindi non su fonti rinnovabili.
Attraverso il greenwashing le aziende cercano perciò di aumentare i propri profitti senza però un impegno concreto nella lotta per la difesa dell’ambiente. Ad ogni consumatore va quindi la responsabilità di scegliere marchi più rispettosi ma anche di porre una maggiore attenzione nei confronti delle pratiche discorsive che i brand mettono in campo nel dichiarare la propria sostenibilità, con la speranza che questa pratica venga presto abbandonata per una vera vocazione alla difesa dell’ambiente.
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Ambiente
A Cecilia Di Lieto il Premio Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno 2024
È stato assegnato a Cecilia Di Lieto, storica voce di Radio Popolare, il Premio “Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno”, alla sua XV edizione. La cerimonia di consegna del Premio si è tenuta venerdì 29 novembre, a Casale Monferrato (AL), la città piemontese teatro da alcuni anni dell’importante riconoscimento promosso da Legambiente e dalla rivista La Nuova Ecologia insieme al Comitato organizzatore che unisce numerose realtà casalesi, all’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po piemontese e al Comune monferrino. (altro…)
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Ambiente
‘Voglio raccontarti una storia’, successo per lo spettacolo teatrale che racconta la tragedia dell’alluvione del 1994 in Piemonte
Occhi lucidi, ricordi, e tante emozioni hanno accompagnato lo spettacolo teatrale “Voglio raccontarti una storia” andato in scena venerdì 22 novembre 2024 al Cinema Moretta di Alba. L’evento, inserito tra le celebrazioni del Trentennale della grande alluvione che il 5-6 novembre colpì il sud Piemonte, ha fatto segnare il tutto esaurito con una grande partecipazione della cittadinanza e alcuni momenti davvero emozionanti: dall’omaggio ai familiari del Sindaco albese Enzo Demaria che si trovò a fronteggiare nel 1994 l’Alluvione a quello a Mauro Marchiani, Assessore ai Servizi Ambientali del Comune di Lugo di Romagna, centro nel ravennate colpito duramente dalle alluvioni del 2023 e del 2024.
L’evento è stato introdotto dalla vicesindaca del Comune di Alba, assessora alla cultura, Caterina Pasini, che ha ricordato l’importanza di quanto la cittadinanza albese si scoprì unita e solidale per superare un momento così difficile, che aveva causato morte e distruzione chiamata sul palco da Luigi Bosio, Presidente della Cooperativa ERICA che proprio dopo quell’evento tragico iniziò la sua attività. Presenti anche molti Sindaci e rappresentanti dei Comuni del territorio come Castagnito, Ceresole d’Alba, Ceva, Cherasco, Clavesana, Gorzegno, Guarene, Lequio Tanaro, Monchiero, Neive, Ormea, Piozzo, Roddi, Rodello, Serralunga d’Alba, Treiso.
Lo spettacolo, nato da un testo di Roberto Cavallo e per la regia di Oliviero Corbetta, è stato promosso alla Cooperativa ERICA, con il supporto di Stroppiana SpA e la collaborazione della compagnia teatrale “Liberipensatori Paul Valery”. Durante la serata tanti partecipanti hanno potuto acquistare il libro celebrativo “Voglio raccontarti una storia”, contenente il testo integrale dello spettacolo: il ricavato di 1500 euro sarà devoluto, come annunciato a fine serata, alla Fondazione Specchio dei Tempo per la sua raccolta fondi a favore dei comuni alluvionati dell’Emilia-Romagna.
Luigi Bosio, Presidente del CdA di E.R.I.C.A. soc. coop. ha dichiarato: “Abbiamo ricordato un momento che ha segnato il nostro territorio, perché la memoria e il ricordo servono per le vecchie e le nuove generazioni ed in qualche modo ci difendono dalle fake news. Sempre ed ancor di più in questo momento in cui i disastri accaduti in Emilia-Romagna, Catania e Valencia pongono l’accento su quanto sia importante tutelare il territorio e l’ambiente in generale. E per questo che l’impegno di E.R.i.CA. su queste tematiche è e sarà continuo per fare in modo che la consapevolezza e la sensibilità delle persone aumenti e contribuisca a mitigare l’impatto di tali eventi in futuro”.
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Ambiente
Mediterraneo sempre più caldo, biodiversità in pericolo: la Pinna nobilis rischia l’estinzione
Il cambiamento climatico minaccia di spingere diverse specie del Mediterraneo verso l’estinzione, trasformando il mare in un ambiente sempre più caldo e tropicale. Tra quelle che rischiano letteralmente di sparire vi è la Pinna nobilis, il mollusco bivalve più grande del Mare Nostrum. In passato era comune trovarne anche decine di esemplari in un fazzoletto di fondale ma, a partire dal 2016, un’epidemia ha determinato una mortalità senza precedenti della specie, con un tracollo di oltre il 95% delle popolazioni e l’inserimento nella lista rossa IUCN in “pericolo critico” (critically endangered). (altro…)
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