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Innovazione

Perché Bitcoin ha superato i massimi. Ecco gli eventi più importanti

Bitcoin
Bitcoin sfiora i 67 mila dollari dopo la quotazione sulla borsa di New York del primo ETF sulla regina delle criptovalute.

Le montagne russe del Bitcoin

Il 2021 è stato sicuramente un anno molto movimentato per Bitcoin: il primo gennaio 2021 valeva 29 mila dollari per poi toccare i famosi 64.500 di aprile, mentre a maggio è avvenuto il crollo che lo ha portato a dimezzare il suo valore scendendo infine sotto i 30 mila dollari. Ad agosto il grande recupero che riporta Bitcoin in auge sopra i 50 mila dollari deludendo (e facendo perdere soldi) chi aveva scommesso contro. Arriviamo ad ottobre 2021: la maggior parte degli analisti converge sull’idea che Bitcoin sia pronto ad una grande crescità e che ormai il pericolo ribassista sia alle spalle (per ora) sia per gli indicatori finanziari favorevoli, ma anche per l’interesse che continua a suscitare Bitcoin tra gli investitori professionali.

Soros investe in Bitcoin

Dawn Fitzpatrick, CEO e responsabile degli investimenti di Soros Fund Management, in occasione di un’intervista rilasciata nel corso di un evento organizzato da Bloomberg ha ammesso di aver comprato “non molti” Bitcoin per conto del famoso e controverso investitore. Non ha fatto capire l’entità dell’investimento e la durata, ma sembra che Fitzpatrick non sia intenzionato ad una fugace speculazione, ma pare voglia tenere a lungo la criptovaluta visto che  “il Bitcoin non viene visto solo come un hedge per proteggersi dall’inflazione ed ha con le altre criptovalute una capitalizzazione superiore ai $2 trilioni, con più di 200 milioni di utenti”.

Putin apre al Bitcoin come mezzo di pagamento

Durante un evento dedicato all’energia, il Presidente Russo Vladimir Putin ha fatto una dichiarazione totalmente inaspettata, ma che è stata accolta con molto favore dagli investitori: “Credo che abbiano valore, sebbene ad oggi non siano garantiti da alcun asset. Sarebbero uno strumento di pagamento, ma è ancora prematuro parlarne circa il loro uso per l’acquisto di petrolio”.

Queste parole si spiegano molto bene se le si collega alle parole di Putin sull’America, accusata dal plenipotenziario di usare il dollaro come arma di ricatto per questioni geopolitiche. C’è anche da ricordare che Mosca non solo non fa più parte del G8, ma è anche sotto embargo da USA ed Europa sin dal 2014, anno in cui occupò la Crimea, annettendola a sé e sottraendola all’Ucraina.

Nella sostanza non c’è da stupirsi se Putin apre ad una moneta che in qualche modo può minare l’egemonia del dollaro anche se i tempi, come lui stesso dice, sono ancora molto prematuri.

Presidente della SEC

Il Presidente della Sec Gary Gensler

Bitcoin viene sdoganato dalla SEC

La Securities and Exchange Commission, SEC, è l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori che per anni ha sempre avuto un atteggiamento molto scettico sul Bitcoin e le criptovalute in generale, mettendo spesso in allerta gli investitori. Eppure all’inizio di Ottobre il presidente dell’ente ha rassicurato che la sua istituzione non seguirà la Cina sul ban ed ha offerto prospettive rassicuranti sul rapporto tra Sec e criptovalute. Una normativa sulle crypto è, rispetto al passato, accolta bene dagli investitori perché una normativa chiara potrebbe spingere le criptovalute verso un’adozione più ampia dopo che grandi aziende come Square Tesla e Paypal hanno acquistato Bitcoin inserendoli nel proprio bilancio.

Il primo ETF dedicato al Bitcoin

Il via libera alla potenziale crescita esponenziale di Bitcoin è la quotazione del primo (forse di una lunga serie) Exchange Traded Fund (ETF) sui Bitcoin. Lanciato dalla società ProShares è stato fino ad adesso un grande successo con più di un miliardo di dollari di scambi nonchè il secondo Etf più scambiato di sempre al debutto.

 


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Energia

Come è fatta una stazione di rifornimento a idrogeno

Una stazione di rifornimento idrogeno è in tutto e per tutto simile a quello che siamo abituati a vedere nella nostra quotidianità con le stazioni di fornimento di benzina e gasolio. La differenza è che una stazione di rifornimento a idrogeno è asservita a una mobilità idrogeno a zero emissioni. S

i compone di diverse parti, la prima tra tutte è ovviamente l’idrogeno, che può essere prodotto in loco tramite elettrolisi da fonti rinnovabili, oppure può essere trasportato dall’esterno, prodotto esternamente e portato all’interno della nostra stazione di rifornimento, in contenitori gassosi.

Una volta che abbiamo il nostro idrogeno all’interno della stazione di rifornimento, questo deve essere compresso ad altissime pressioni, 900-950 bar circa per poter permettere poi il rifornimento a vetture leggere o pesanti che siano.

Prima di poter però permettere il rifornimento bisogna raffreddare l’idrogeno a temperature intorno ai -40°, questo ci permette di operare in sicurezza un rifornimento in tempi che sono paragonabili a quelli della mobilità tradizionale, nell’ordine dei 5 minuti per fare un piano.

Completa il quadro della situazione della stazione di rifornimento, il dispenser, vale a dire, il bocchettone, che ci permette di fare il pieno, molto simile a quello ad oggi utilizzato per il GPL.


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Idrogeno

La fine di Nikola Corporation la startup che voleva realizzare i camion a idrogeno

Nikola Corporation, che era stata presentata come la Tesla dei camion elettrici a idrogeno  ha presentato istanza volontaria di fallimento  ai sensi del Chapter 11 delle legge americana.

Nikola Corporation, era stata fondata nel 2014 con l’ambizioso obiettivo di rivoluzionare il settore dell’autotrasporto attraverso l’introduzione di camion elettrici e a idrogeno a zero emissioni.

Nel 2016, viene presentato il primo veicolo, il camion a idrogeno Nikola One, che raccoglie pre-ordini per un valore dichiarato di 14 miliardi di dollari. Nonostante le promesse, il Nikola One rimane un prototipo e viene successivamente rimpiazzato dai modelli Nikola Two e Nikola Tre.

Il 4 giugno 2020, Nikola si quota in borsa, beneficiando dell’ondata di speculazione finanziaria che ha caratterizzato l’anno della pandemia di COVID-19. Il valore delle azioni dell’azienda sale rapidamente, raggiungendo una capitalizzazione di mercato di 29 miliardi di dollari, nonostante l’assenza di un prodotto commercializzato.

Pochi mesi dopo la quotazione, l’agenzia Hindenburg Research pubblica un’analisi che mette in discussione la validità delle tecnologie e delle affermazioni di Nikola. Il report accusa Nikola di aver simulato il funzionamento del suo camion a idrogeno in un video di presentazione, facendolo scorrere in discesa anziché utilizzare un propulsore funzionante. Le accuse di Hindenburg Research provocano un crollo del titolo Nikola in borsa e un grave danno all’immagine dell’azienda.

In seguito alle indagini della Corte di Giustizia statunitense, il fondatore di Nikola viene accusato di frode e finisce in carcere nel 2021. L’azienda dichiara di voler rispettare la tabella di marcia e di concentrarsi sulla consegna di veicoli elettrici Nikola Tre entro la fine dell’anno.

Nel 2022, Nikola avvia la commercializzazione del Nikola Tre in versione elettrica, prodotto nello stabilimento di Coolidge, Arizona. Un anno dopo, due esemplari del Nikola Tre prendono fuoco a causa di problemi al pacco batterie. L’azienda è costretta a richiamare tutti gli esemplari in commercio e a sospendere la produzione di camion elettrici.

Con una liquidità di soli 47 milioni di dollari e un titolo azionario crollato del 98% in 12 mesi, Nikola è stata ostretta ad avviare la procedura di Chapter 11, mettendo all’asta i propri beni per rimborsare i creditori.

Nel maggio 2023, Iveco aveva messo fine alla joint venture con Nikola per lo sviluppo di camion elettrici e a idrogeno, rilevando la partecipazione europea e ottenendo la licenza per l’uso del software sviluppato in comune. La separazione era costata a Iveco un impatto negativo di 44 milioni di euro, ma si rivelò una mossa strategica per evitare ulteriori perdite.


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Idrogeno

Parte la sperimentazione in Lombardia dei treni a Idrogeno e della loro logistica

Entreranno in servizio nel giro di un anno i 14 treni a idrogeno sulla linea ferroviaria lombarda non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo, progettati da Alstom, che andranno a sostituire gli attuali treni a gasolio e potranno percorrere fino a 600 chilometri con un pieno, rilasciando nell’aria solo vapore acqueo.

È stato inaugurato a Rovato, in provincia di Brescia, l’impianto per la manutenzione e il rifornimento dei convogli che verranno gestiti da Trenord, mentre altri tre siti sono in fase di costruzione e serviranno a produrre e stoccare l’idrogeno.
I treni verranno alimentati da veicoli provvisti di grandi bombole con pressione a 500 bar. I tempi di rifornimento variano tra 30 e 60 minuti, grazie a un sistema mobile che non necessita di compressione e stoccaggi fissi ad alta pressione.

Sul primo dei 14 treni acquistati attraverso i finanziamenti di Regione Lombardia, arrivato lo scorso 23 gennaio, sono in corso i test e le attività di collaudo necessari per l’avvio del servizio commerciale, previsto entro il primo semestre del 2026. L’impianto di Rovato, realizzato da Ferrovienord, sarà, in Italia, il primo deposito specificatamente progettato e realizzato per la manutenzione dei treni a idrogeno nonché il primo impianto per il rifornimento di idrogeno per i treni.

L’entrata in servizio commerciale dei treni a idrogeno in Valcamonica, lungo la linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo di Ferrovienord su cui il servizio è gestito da Trenord, fa parte del progetto H2iseO, che mira a realizzare la prima Hydrogen Valley italiana nel territorio bresciano. Promosso da FNM, Ferrovienord e Trenord, il progetto H2iseO ha l’obiettivo di sviluppare in Valcamonica una filiera economica e industriale dell’idrogeno, a partire dal settore della mobilità, avviare la conversione energetica del territorio, contribuire alla decarbonizzazione di una parte significativa del trasporto pubblico locale. Si tratta di un progetto altamente innovativo, che prevede:

  • messa in servizio di 14 nuovi treni ad idrogeno in sostituzione dell’intera flotta diesel oggi circolante;
  • realizzazione di 3 impianti di produzione di idrogeno rinnovabile senza emissioni di CO2 a Iseo (mediante tecnologia Steam Reforming del biometano, con energia elettrica rinnovabile e cattura della CO2), ad Edolo e a Brescia (mediante tecnologia a elettrolisi partendo da energia elettrica da fonte rinnovabile);
  • realizzazione di 4 impianti di rifornimento di idrogeno a Rovato (destinato principalmente alle attività di messa in servizio e successivamente alle fasi di manutenzione dei treni) e a Iseo, Edolo e Brescia (dotati di stoccaggio e destinati a rifornire i treni nel corso del servizio commerciale);
  • realizzazione di un impianto di deposito e manutenzione dei treni a Rovato, specificatamente progettato e realizzato per treni a idrogeno;
  • adeguamento tecnico e infrastrutturale delle stazioni interessate dal servizio dei nuovi treni.

Nell’impianto di Rovato  sono presenti:

  • cinque binari di sosta dei treni all’aperto;
  • un impianto di manutenzione treni dotato di due binari al chiuso per la manutenzione (attrezzati per l’accesso al treno tramite fossa di visita e tramite passerelle aeree), un binario coperto all’aperto per il lavaggio dei treni, carroponte, calacarrelli, magazzini, armadi per lo stoccaggio delle batterie di ricambio dei treni, colonnine per la connessione dei treni alla rete elettrica e zona uffici e servizi per il personale;
  • un impianto di rifornimento dei treni a idrogeno, attrezzato con dispenser per erogare idrogeno alla pressione di 350 bar e baia per ricovero del carro bombolaio, nonché di impianto di flussaggio e inertizzazione (utile per lo svuotamento dei serbatoi dell’idrogeno del treno quando previsto ai fini manutentivi).

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