Massa Critica
Per la quinta edizione di e_mob 300 mila persone in centro a Milano
Si è conclusa la quinta edizione di e_mob, il Festival nazionale della mobilità elettrica che dal 16 al 19 ottobre ha animato il centro di Milano, tra Piazza Duomo e via Mercanti.
Quella del 2021 è stata un’edizione che ha segnato senza dubbio un salto di qualità nel livello dei numeri dell’esposizione con il passaggio di oltre 300 mila persone tra colonnine di ricarica, veicoli leggeri, automobili, bus, bici da carico, mezzi per la pulizia urbana.
Altro dato importante ha riguardato le conferenze: in primo luogo il passaggio al prestigioso scenario di Palazzo Giureconsulti – messo a disposizione da Camera di Commercio Milano Monza Brianza Lodi – ha impressionato i/le presenti; poi le dirette streaming – come ormai da prassi dopo l’edizione digitale del 2020 – si sono rivelate necessarie per ampliare la partecipazione ben oltre la capienza consentita dalle sale, permettendo a più di 2000 utenti di seguire le varie sessioni del 18 e 19 ottobre.
Gli spunti scaturiti dalla discussione hanno parlato di una manovra economica che andrebbe finalizzata a proporre incentivi solamente verso veicoli nella fascia di emissioni da 0 a 20 g di CO2 per km (vale a dire esclusivamente i mezzi 100% elettrici), evitando le fasce di emissioni superiori; di una strada verso il cambiamento ormai tracciata e da cui non si può né si vuole tornare indietro: non si ascolteranno perciò pressioni da parte di associazioni o imprese contrarie alla decarbonizzazione.
La conferma di una strada ben radicata nel presente è arrivata anche da due delle imprese partner più significative nei servizi di pubblica utilità: Atm ha confermato che entro il 2030 tutti i mezzi pubblici circolanti saranno elettrici – vantando già oggi un tasso di conversione della flotta di bus urbani del 75%; a2a si è impegnata entro lo stesso anno a mettere in attività mezzi esclusivamente elettrici per la raccolta dei rifiuti.
Sono inoltre stati presentati due accordi di programma che si riveleranno fondamentali nei prossimi cinque anni; come è tipico di e_mob, la comunità è riuscita a far convergere gli sforzi di soggetti diversi verso uno scopo comune. Parallelamente, l’impegno sancito verso tali accordi di programma avrà anche l’effetto di mitigare i principali timori connessi al passaggio alla mobilità elettrica.
Si tratta del Memorandum of understanding per l’avvio della filiera italiana del second life delle batterie (presentato nella pre-conferenza dello scorso 14 ottobre), il cui obiettivo è riutilizzare le batterie non più utili alla trazione dei veicoli in sistemi di accumulo di elettricità e da ultimo curare il riciclo delle materie prime. Il secondo accordo riguarda invece i temi di orientamento e formazione professionale per le nuove figure necessarie al settore, nonché la riqualificazione di chi invece lavora nella mobilità tradizionale. Si stima che formazione permanente e riqualificazione possano favorire la creazione di almeno 200 mila posti di lavoro nel settore della mobilità elettrica; il coinvolgimento di enti di formazione, rappresentanti di Confindustria e sindacati è un risultato estremamente significativo per la solidità della collaborazione. Si tratta, in ogni caso, di accordi aperti a nuove adesioni e contributi.
Si è infine presentato un lavoro di mappatura sulle scelte dei Comuni italiani sopra i 20 mila abitanti in termini di presenza di flotte elettriche, infrastrutture di ricarica e regolamenti di limitazione al traffico veicolare sui propri territori. Si tratta di un lavoro ancora in corso, che verrà presentato in un apposito convegno entro fine anno da Class Onlus e Motus-E.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Difesa Ambiente
Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Acqua
Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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