Energia
Eni annuncia che un suo spin-out ha realizzato un importante esperimento per arrivare alla fusione a confinamento magnetico
Eni ha annunciato che Commonwealth Fusion Systems CFS, spin-out del Massachusetts Institute of Technology di cui Eni è il maggiore azionista, ha condotto con successo il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva HTS (HighTemperature Superconductors) che assicurerà il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica.
La fusione a confinamento magnetico, tecnologia mai sperimentata e applicata a livello industriale finora, è una fonte energetica sicura, sostenibile e inesauribile che riproduce i princìpi tramite i quali il Sole genera la propria energia, garantendone una enorme quantità a zero emissioni e rappresentando una svolta nel percorso di decarbonizzazione.
La tecnologia oggetto del test è di particolare rilevanza nel quadro della ricerca sulla fusione a confinamento magnetico poiché rappresenta un passo importante per creare le condizioni di fusione controllata, e questo rende possibile il suo impiego in futuri impianti dimostrativi. Studiare, progettare e realizzare macchine in grado di gestire reazioni fisiche simili a quelle che avvengono nel cuore delle stelle è il traguardo tecnologico a cui tendono le più grandi eccellenze mondiali nella ricerca in ambito energetico.
Eni è impegnata da tempo in questo ambito di ricerca e nel 2018 ha acquisito una quota del capitale di CFS per sviluppare il primo impianto che produrrà energia grazie alla fusione. Contestualmente, l’azienda ha sottoscritto un accordo con il Plasma Science and Fusion Center del Massachusetts Institute of Technology (MIT), per svolgere congiuntamente programmi di ricerca sulla fisica del plasma, sulle tecnologie dei reattori a fusione, e sulle tecnologie degli elettromagneti di nuova generazione.
Il test ha riguardato proprio l’utilizzo di tali elettromagneti di nuova generazione per gestire e confinare il plasma, ovvero la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche, e ha dimostrato la possibilità di assicurare l’innesco e il controllo del processo di fusione, dimostrando l’elevata stabilità di tutti i parametri fondamentali. La tecnologia oggetto del test potrebbe contribuire significativamente alla realizzazione di impianti molto più compatti, semplici ed efficienti. Ciò contribuirà a una forte riduzione dei costi di impianto, dell’energia di innesco e mantenimento del processo di fusione e della complessità generale dei sistemi, avvicinando in tal modo la data alla quale sarà possibile costruire un impianto dimostrativo che produca più energia di quella necessaria ad innescare il processo di fusione stesso (impianto a produzione netta di energia) e consentendo, successivamente, la realizzazione di centrali che possano più facilmente essere distribuite sul territorio e connesse alla rete elettrica senza dover realizzare infrastrutture di generazione e trasporto dedicate.
Sulla base dei risultati del test, CFS conferma la propria “roadmap”, che prevede la costruzione entro il 2025 del primo impianto sperimentale a produzione netta di energia denominato SPARC e successivamente quella del primo impianto dimostrativo, ARC, il primo impianto capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica che, secondo la tabella di marcia, sarà disponibile nel prossimo decennio.
SPARC sarà realizzato assemblando in configurazione toroidale (una ciambella detta “tokamak”) un totale di 18 magneti dello stesso tipo di quello oggetto del test. In tal modo sarà possibile generare un campo magnetico di intensità e stabilità necessarie a contenere un plasma di isotopi di idrogeno a temperature dell’ordine di 100 milioni di gradi, condizioni necessarie per ottenere la fusione dei nuclei atomici con il conseguente rilascio di un’elevatissima quantità di energia.
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Energia
Politecnico di torino e Ogr danno vita a una Comunità Energetica Rinnovabile
Politecnico e OGR hanno fatto partire i lavori per la costituzione della nuova Comunità di Energia Rinnovabile urbana – CER, che permetterà di condividere energia rinnovabile in surplus autoprodotta grazie all’installazione di nuovi impianti fotovoltaici, tra gli edifici dell’Ateneo e delle ex Officine Grandi Riparazioni.
Il piano dei lavori prevede la costituzione di un nuovo soggetto giuridico la “CER” appunto che potrà governare e gestire tutto il processo per concretizzare le competenze già sviluppate dal Politecnico in ambito di Comunità Energetiche grazie al lavoro portato avanti dall’Energy Center di Ateneo, con un progetto che sia a supporto anche di altri enti che vorranno aderire all’iniziativa per condividere l’energia rinnovabile e massimizzare i benefici derivanti. Benefici importanti per l’ambiente e per la cittadinanza, ma anche economici, per via dell’incentivo erogato sull’energia condivisa.
L’iniziativa, rappresenta un’azione concreta dell’Ateneo e delle OGR verso la transizione energetica che andrà verso il coinvolgimento di altri soggetti del territorio in un meccanismo virtuoso di autoproduzione e condivisione dell’energia rinnovabile, promuovendo nel contempo una maggiore consapevolezza dell’uso dell’energia e azioni in ambito di risparmio energetico ed efficienza energetica.
L’area occupata dal Campus del Politecnico e dalle OGR rappresenta un ecosistema territoriale ideale per la costituzione di una CER, poiché coesistono consumi elettrici rilevanti derivanti da strutture didattiche, laboratori, residenze di studenti, attività commerciali, iniziative culturali, e abitazioni, e superfici in grado di ospitare impianti fotovoltaici. Si tratta anche di un ecosistema di competenze con una comunità attiva di docenti, ricercatori, studenti, start-up innovative, PMI e grandi imprese, coordinati dal Politecnico e dalle OGR Torino, che contribuirà ad assicurare la gestione dinamica del sistema “CER”, sviluppando anche nuovi servizi e sperimentando sul campo nuove tecnologie, in particolare lo storage.
La CER “POLITO-OGR Torino” sarà a disposizione per i comuni, le imprese e i cittadini che vorranno costituire Configurazioni di Autoconsumo sul territorio, mentre sinergie e collaborazioni saranno possibili e auspicate con altre iniziative di CER in fase di costituzione.
L’avvio della CER tra Politecnico e OGR si inserisce nel quadro più ampio determinato dall’approvazione delle Regole Operative del GSE all’inizio del 2024, che ha completato l’iter di recepimento della Direttiva Europea RED-II. Le CER oggi si possono concretamente realizzare grazie agli incentivi per l’energia condivisa nell’ambito del perimetro delle cabine primarie di distribuzione e – per i Comuni con meno di 5 mila abitanti – un contributo a fondo perduto pari al 40% dell’investimento in impianti di produzione di energia rinnovabile. Tali misure consentono di realizzare nuovi impianti a fonte rinnovabile in modo economicamente vantaggioso, soprattutto se l’impianto entra in una CER ben bilanciata. Per costruire una CER servono inoltre competenze multidisciplinari e adeguate capacità di gestione tecnica. Le CER dovranno poi essere gestite utilizzando sistemi digitali anche complessi che includono ad esempio l’Intelligenza Artificiale, soprattutto a partire dal 2025, quando cominceranno a cambiare le regole del mercato elettrico in un’ottica sempre più dinamica e con maggior inclusività dei singoli e piccoli consumatori e produttori i quali potranno, ad esempio, aggregarsi per fornire servizi alla ret
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Energia
Aldo Boglietti del Politecnico di Torino vince il premio internazionale Nicola Tesla dell’IEEE
Aldo Boglietti, Professore del Dipartimento Energia del Politecnico di Torino è il primo accademico italiano a ricevere il premio internazionale Nicola Tesla dell’IEEE Institute of Elettrical and Electronics Engineers, per il suo lavoro di ricerca nel campo della modellazione magnetica e termica, del design e della caratterizzazione delle macchine elettriche.
La motivazione del conferimento del premio parla
For contributions to the magnetic and thermal modeling, design, and characterization of electrical machines.
Aldo Boglietti è stato un pioniere nella corretta valutazione energetica delle macchine elettriche alimentate da inverter e i suoi metodi rappresentano oggi un punto di riferimento mondiale nel settore.
Il premio Nikola Tesla, conferito per la prima volta ad un accademico italiano, è uno dei più importanti riconoscimenti al mondo ed uno dei più prestigiosi ricevuti dall’Ateneo negli ultimi decenni nello specifico campo di ricerca dell’Ingegneria Elettrica.
Da circa un secolo, gli Award dell’IEEE conferiscono i massimi onori ai professionisti delle discipline tecnico-scientifiche i cui risultati eccezionali hanno lasciato una traccia duratura sulla tecnologia, sulla società e sulla professione ingegneristica. Nel caso del premio “Nikola Tesla”, nel processo di valutazione vengono presi in considerazione l’impatto sulla tecnologia, il valore inventivo, l’ampiezza di utilizzo della ricerca, la leadership e la qualità della candidatura.
Il professor Boglietti vuole condividere con il suo team il successo
Tengo a precisare che l’assegnazione del premio Nikola Tesla non rappresenta il traguardo di un singolo, ma di un gruppo di ricerca tra i più prestigiosi nella comunità scientifica delle macchine azionamenti e convertitori elettici.
Credo che il premio vada nella continuità di una tradizione che vede nascere il gruppo di ricerca di cui faccio parte, dalla figura di una degli scienziati italiani e piemontesi più prestigiosi Galileo Ferraris fondatore della prima scuola di Elettrotecnica italiana poi diventata Politecnico di Torino.
Vorrei ringraziare tutti i colleghi con cui ho collaborato nella mia vita accademica iniziata nell’ormai lontano 1984, per avermi trasmesso le loro capacità scientifiche ed umane, che hanno permesso il raggiungimento di questo traguardo.
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Difesa Ambiente
Lagostina copre il sito produttivo di Omegna con 1.300 pannelli fotovoltaici
Groupe SEB ha inaugurato ufficialmente un nuovo parco solare fotovoltaico presso il sito produttivo di Lagostina S.p.A. in Omegna. (altro…)
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