Ambiente
Il serio problema delle mascherine disperse nell’ambiente
L’ultima notizia allarmante è arrivata pochi giorni fa, quando si è scoperto che la barriera corallina delle Filippine è stata letteralmente invasa da un altissimo numero di mascherine chirurgiche, impigliate nei coralli e pericolose per i pesci.
Il video pubblicato in proposito dalla BBC è assolutamente inquietante. Non si contano le mascherine e gli oggetti di plastica presenti sott’acqua. Le mascherine sono ormai da più di un anno uno strumento di protezione propria e altrui assolutamente fondamentale nel contrastare il Coronavirus, ma hanno anche generato un grandissimo problema ecologico, soprattutto dal punto di vista dello smaltimento dei vari dispositivi di protezione, che è necessario cambiare frequentemente.
A year into the pandemic, divers return to a coral reef near Manila in the Philippines, to find it full of single-use face masks and other plastic Personal Protective Equipment (PPE) pic.twitter.com/DOpxbjDnYD
— BBC World Service (@bbcworldservice) March 9, 2021
Già nello scorso settembre, l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) aveva rilasciato dati preoccupanti. Se soltanto l’1% delle mascherine utilizzate in un mese venisse smaltito in modo non corretto (fanno parte dei rifiuti indifferenziati) si disperderebbero nell’ambiente dieci milioni di mascherine al mese. Con la breve riapertura delle scuole si è arrivati ben presto a circa 11 milioni di mascherine buttate al giorno a livello nazionale, e ben presto la situazione nel mare è stata disastrosa, con un numero di dispositivi di protezione abbandonato nel Mediterraneo addirittura superiore a quello delle meduse (come aveva notato anche il Sole 24 ore in una sua inchiesta). Gli inceneritori non sono mai riusciti a risolvere il problema, con moltissime mascherine che sono finite nelle discariche o, peggio, sono state abbandonate nell’ambiente.
Durante il 2020 si sono prodotte dalle 160mila alle 440mila tonnellate di “pandemic trash” (è questo il nome di tutti i rifiuti legati alla pandemia ancora in corso), che andrebbero interamente smaltite con il fuoco, per evitare conseguenze devastanti in termini di impatto ambientale. Il condizionale, però, purtroppo è d’obbligo, visto che non tutti i rifiuti di protezione personale vengono bruciate, anche a causa del basso numero di inceneritori in molte zone d’Italia. Si è entrati così ben presto in un vero e proprio circolo vizioso, con un numero sempre più alto di mascherine non smaltite nel modo corretto e di conseguenza disperse nell’ambiente, con danni ecologici a dir poco devastanti. Il problema, dunque, non è la quantità di rifiuti prodotti dall’epidemia, ma il loro smaltimento corretto. Di fatto l’unica strada per evitare il rilascio di grandi quantità di plastica nell’ambiente oltre all’incenerimento, è l’utilizzo di questi dispositivi per la produzione di biocarburanti, dato che molte mascherine permettono di essere utilizzate in tal senso.
Le soluzioni, dunque, ci sarebbero, ma non appaiono applicabili sulla totalità (o anche solo sulla stragrande maggioranza) dei rifiuti in moltissimi paesi del mondo, con le conseguenze che abbiamo già avuto modo di conoscere. Il caso della barriera corallina filippina è solo un esempio eclatante di quello che sta accadendo in tutti i mari del mondo e nell’ambiente in generale. L’impressione è che, usciti dall’emergenza sanitaria, si dovrà affrontare una nuova emergenza, stavolta di natura ecologica, con l’obiettivo di salvare il pianeta da un inquinamento ormai non più sostenibile.
Già a settembre era partita da parte del WWF una nuova campagna per sensibilizzare gli studenti ad essere responsabili nello smaltimento delle mascherine ed evitare che finiscano in natura. Se anche solo un ragazzo per classe disperdesse volontariamente o accidentalmente la propria mascherina, ogni giorno verrebbero rilasciate in natura 1,4 tonnellate di plastica: ciò significa che a fine anno scolastico sarebbero disperse in natura oltre 68 milioni di mascherine per un totale di oltre 270 tonnellate di rifiuti plastici non biodegradabili in natura. È come se gettassimo ogni giorno dell’anno scolastico 100mila bottigliette di plastica in natura.
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Ambiente
A Cecilia Di Lieto il Premio Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno 2024
È stato assegnato a Cecilia Di Lieto, storica voce di Radio Popolare, il Premio “Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno”, alla sua XV edizione. La cerimonia di consegna del Premio si è tenuta venerdì 29 novembre, a Casale Monferrato (AL), la città piemontese teatro da alcuni anni dell’importante riconoscimento promosso da Legambiente e dalla rivista La Nuova Ecologia insieme al Comitato organizzatore che unisce numerose realtà casalesi, all’Ente di Gestione delle Aree Protette del Po piemontese e al Comune monferrino. (altro…)
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Ambiente
‘Voglio raccontarti una storia’, successo per lo spettacolo teatrale che racconta la tragedia dell’alluvione del 1994 in Piemonte
Occhi lucidi, ricordi, e tante emozioni hanno accompagnato lo spettacolo teatrale “Voglio raccontarti una storia” andato in scena venerdì 22 novembre 2024 al Cinema Moretta di Alba. L’evento, inserito tra le celebrazioni del Trentennale della grande alluvione che il 5-6 novembre colpì il sud Piemonte, ha fatto segnare il tutto esaurito con una grande partecipazione della cittadinanza e alcuni momenti davvero emozionanti: dall’omaggio ai familiari del Sindaco albese Enzo Demaria che si trovò a fronteggiare nel 1994 l’Alluvione a quello a Mauro Marchiani, Assessore ai Servizi Ambientali del Comune di Lugo di Romagna, centro nel ravennate colpito duramente dalle alluvioni del 2023 e del 2024.
L’evento è stato introdotto dalla vicesindaca del Comune di Alba, assessora alla cultura, Caterina Pasini, che ha ricordato l’importanza di quanto la cittadinanza albese si scoprì unita e solidale per superare un momento così difficile, che aveva causato morte e distruzione chiamata sul palco da Luigi Bosio, Presidente della Cooperativa ERICA che proprio dopo quell’evento tragico iniziò la sua attività. Presenti anche molti Sindaci e rappresentanti dei Comuni del territorio come Castagnito, Ceresole d’Alba, Ceva, Cherasco, Clavesana, Gorzegno, Guarene, Lequio Tanaro, Monchiero, Neive, Ormea, Piozzo, Roddi, Rodello, Serralunga d’Alba, Treiso.
Lo spettacolo, nato da un testo di Roberto Cavallo e per la regia di Oliviero Corbetta, è stato promosso alla Cooperativa ERICA, con il supporto di Stroppiana SpA e la collaborazione della compagnia teatrale “Liberipensatori Paul Valery”. Durante la serata tanti partecipanti hanno potuto acquistare il libro celebrativo “Voglio raccontarti una storia”, contenente il testo integrale dello spettacolo: il ricavato di 1500 euro sarà devoluto, come annunciato a fine serata, alla Fondazione Specchio dei Tempo per la sua raccolta fondi a favore dei comuni alluvionati dell’Emilia-Romagna.
Luigi Bosio, Presidente del CdA di E.R.I.C.A. soc. coop. ha dichiarato: “Abbiamo ricordato un momento che ha segnato il nostro territorio, perché la memoria e il ricordo servono per le vecchie e le nuove generazioni ed in qualche modo ci difendono dalle fake news. Sempre ed ancor di più in questo momento in cui i disastri accaduti in Emilia-Romagna, Catania e Valencia pongono l’accento su quanto sia importante tutelare il territorio e l’ambiente in generale. E per questo che l’impegno di E.R.i.CA. su queste tematiche è e sarà continuo per fare in modo che la consapevolezza e la sensibilità delle persone aumenti e contribuisca a mitigare l’impatto di tali eventi in futuro”.
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Ambiente
Mediterraneo sempre più caldo, biodiversità in pericolo: la Pinna nobilis rischia l’estinzione
Il cambiamento climatico minaccia di spingere diverse specie del Mediterraneo verso l’estinzione, trasformando il mare in un ambiente sempre più caldo e tropicale. Tra quelle che rischiano letteralmente di sparire vi è la Pinna nobilis, il mollusco bivalve più grande del Mare Nostrum. In passato era comune trovarne anche decine di esemplari in un fazzoletto di fondale ma, a partire dal 2016, un’epidemia ha determinato una mortalità senza precedenti della specie, con un tracollo di oltre il 95% delle popolazioni e l’inserimento nella lista rossa IUCN in “pericolo critico” (critically endangered). (altro…)
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