Massa Critica
Il 12 aprile 1961 , 60 anni fa Juri Gagarin il primo uomo nello spazio
Il 12 aprile 1961, alle ore 9:07 di Mosca il maggiore Jurij Gagarin iniziò la sua missione dal Cosmodromo di Baikonur con la navicella Vostok 1 del peso di 4,7 tonnellate. I cinque motori del primo stadio si accesero fino a quando vi fu la prima separazione, con l’espulsione dei quattro razzi laterali, lasciando solo il motore centrale.
A seguire lo stadio centrale e lo stadio superiore spinse la Vostok 1 sull’orbita terrestre in cui rimase per 108 minuti completando un’intera orbita ellittica attorno alla Terra, raggiungendo un’altitudine massima di 302 km e una minima di 175 km, viaggiando a una velocità di 27’400 km/h.
Jurij Gagarin divenne il primo umano ad orbitare attorno alla Terra.
La partenza del volo cf accompagnata da un “Poekhali! (Andiamo) di Gagarin.
Gagarin osservò la Terra e pronunciò la frase diventata poi famosa “Il cielo è molto nero, la Terra è azzurra. Tutto può essere visto molto chiaramente”. Il controllo della navicella spaziale era gestito da un computer a terra mentre i comandi di bordo erano bloccati, ma attivabili in caso di necessità.
Durante il volo Gagarin venne promosso a pilota militare di prima classe con il grado di maggiore.
La capsula frenò la sua corsa, accendendo i retrorazzi per consentire il rientro nell’atmosfera terrestre in Kazakistan. Quando si trovava a circa 7 mila metri da terra, Gagarin venne espulso dall’abitacolo e scese a terra con un paracadute in un campo a sud della città di Ėngel’s nell’oblast di Saratov.
Dopo il volo del Vostok 1 Gagarin divenne un eroe nazionale, famoso in tutto il mondo.
Il 14 aprile 1961, Gagarin venne onorato con una parata di 19 km alla quale parteciparono milioni di persone e che si concluse nella Piazza Rossa dove Nikita Krusciov gli conferì il titolo di Eroe dell’Unione Sovietica.
A seguire ci furono manifestazioni di massa che si tennero in altre città dell’Unione Sovietica. Nei mesi dopo il suo rientro sulla terra Gagarin si recò nel Regno Unito, in Brasile, Bulgaria, Canada, Cuba, Cecoslovacchia, Finlandia, Ungheria e Islanda visitando circa 30 paesi.
Nel giugno 1962 divenne tenente colonnello delle Forze aeree sovietiche e il 6 novembre dell’anno successivo fu promosso al grado di colonnello diventando anche vicedirettore della struttura di addestramento per i cosmonauti alla Città delle Stelle.
Il 17 febbraio 1968, Gagarin si laureò in ingegneria aerospaziale all’Accademia di Ingegneria Aeronautica Militare Žukovskij.
Gagarin si sposò nel 1957 con Valentina Gorjačeva, un tecnico medico laureata alla scuola medica di Orenburg. Gagarin e la Gorjačeva ebbero due figlie. Elena, e Galina.
Jurij Gagarin morì il 27 marzo 1968 a 34 anni, solo sette anni dopo iil primo volo umano per un incidente a bordo di un caccia MiG-15UTI, schiantatosi al suolo nelle vicinanze della città di Kiržač insieme all’istruttore di volo Vladimir Seryogin. I corpi di Gagarin e Seryogin vennero cremati e le loro ceneri tumulate presso le mura del Cremlino a Mosca.
Per celebrare il 60° anniversario del volo storico di Gagarin sono state realizzate mille manifestazioni in Russia che corrisponde ogni anno al Giorno dei Cosmonauti.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Difesa Ambiente
Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Acqua
Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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