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Massa Critica

No Profit on Pandemic, l’iniziativa europea contro il lucro nel contrasto al virus

Da qualche settimana è possibile sottoscrivere l’iniziativa europea No Profit on Pandemic, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica circa la necessità della trasparenza e dell’equità nelle operazioni di contrasto al virus, campagne vaccinali in primis. Come da regolamento europeo, l’iniziativa deve raggiungere la soglia di un milione di firme per poter diventare oggetto di discussione nella Commissione Europea e poi, eventualmente, tramutarsi in atto legislativo concreto. Una cifra altissima e ancora lontana, ma che gli organizzatori dell’iniziativa sentono di poter raggiungere nel breve-medio termine.

No Profit on Pandemic parte dal presupposto che la salute è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, da tutelare e proteggere in modo universale e senza distinzioni di alcun tipo. Pertanto, ogni ricerca e ogni nuova tecnologia volta a migliorare la salute dell’umanità, o, in questo caso, a proteggere e immunizzare gli esseri umani dal Coronavirus, dovrebbe essere condivisa equamente e velocemente in tutto il mondo. Nessuna azienda privata dovrebbe avere il potere di decidere chi ha accesso alle cure e ai vaccini e a quale prezzo. Secondo gli organizzatori dell’iniziativa i brevetti farmaceutici sono strumenti pericolosissimi nelle mani dei Big Pharma, in quanto pongono sotto monopolio intere scoperte e approdi scientifici che dovrebbero, invece, essere messi a disposizione della collettività, in nome della salute.

Secondo punto su cui l’iniziativa si propone di far luce è il tema della trasparenza. Tutti i dati su ogni processo della battaglia al virus, da parte delle aziende farmaceutiche e dei governi, dovrebbero essere pubblici. I cittadini dovrebbero essere a conoscenza dei costi di produzione, dei contributi pubblici, dell’efficacia dei vaccini e persino dei termini contrattuali sottoscritti dai governi con i Big Pharma. L’assenza di trasparenza che No Profit on Pandemic denota e denuncia nell’attualità, è in contrasto sia con il già citato diritto alla salute che ogni cittadino possiede, sia con l’altrettanto fondamentale diritto all’informazione. Anche perché, ed è questo il terzo punto del “manifesto programmatico” dell’iniziativa, la ricerca scientifica è prima di tutto finanziata dagli stessi cittadini attraverso il pagamento delle tasse. Un qualsiasi bene finanziato, anche solo in parte, dalla popolazione, deve rimanere nelle mani della stessa, senza essere controllato a proprio piacimento da privati.

L’ultima richiesta avanzata dal collettivo europeo è anche la più impellente, quella che dà il titolo all’iniziativa. Non ci può e non ci deve essere alcun profitto sulla pandemia da parte degli enti privati coinvolti nel contrasto al virus. Le grandi aziende farmaceutiche non possono lucrare sulla salute delle persone, utilizzando servizi indispensabili a tutta la società in un periodo come questo, al solo scopo di accrescere i propri introiti, alzando i prezzi per acquistare i vaccini da parte dei governi. In gioco c’è la salute di tutti, non un aspetto marginale e minoritario.

Per sottoscrivere l’iniziativa è sufficiente andare sul sito noprofitonpandemic.eu e accedere all’apposito modulo per firmare. Compilando un breve form con il proprio nome e cognome e il numero della propria carta d’identità o di passaporto e cliccando su “Sostieni”, si potrà appoggiare attivamente l’iniziativa europea, che ha già raccolto migliaia di firme provenienti da quasi tutti i paesi dell’UE. La raccolta firme ha inoltre ottenuto l’appoggio diretto di molte associazioni ed enti nazionali, sia operanti nel mondo della sanità sia esterni ad esso. Tra i patrocinanti italiani più famosi spiccano ACLI, CGIL, CISL, Emergency, Libera e il partito dei Verdi.


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Arte

Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento

In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.

Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).

Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.

Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.

Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).

In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).

Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.

Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.


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Difesa Ambiente

Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale

Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)


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Acqua

Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici

A Torino, Palazzo Madama ospiterà una nuova edizione del River Café sul Po, un evento che, a trent’anni dalla drammatica alluvione del Tanaro, riunirà cittadini ed esperti per un confronto sui temi della pianificazione territoriale e della gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici. L’incontro è organizzato nell’ambito del progetto europeo LIFE CLIMAX PO, dedicato all’adattamento del distretto del fiume Po al clima che cambia.

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