Massa Critica
Che cos’è il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle malattie?
A partire dalla scorsa primavera, con la prima ondata dei contagi da Covid-19 e il successivo lockdown, il tema della sanità è diventato di strettissima attualità, con dati su dati riguardanti l’andamento del contagio che si susseguono quotidianamente. Ma chi è che fornisce questi dati precisi e puntuali? Un contributo importantissimo nelle statistiche sull’andamento del virus e, da un paio di mesi a questa parte, sulle campagne vaccinali dei paesi europei, lo dà senza dubbio l’ECDC (European Centre for Desease Prevention and Control). Si tratta di un’agenzia europea che ha il compito di fornire il maggior numero possibile di informazioni e dati riguardo a tutte le malattie infettive che raggiungono il suolo europeo. Nell’ultimo periodo, l’attenzione massima è stata posta, ovviamente, sul Covid, ma l’ECDC si è occupata, negli anni scorsi, di malattie trasmesse da vettori (cibo, acqua, animali ecc.), HIV e malattie sessualmente trasmissibili e virus di epatiti, influenze e malattie prevenibili attraverso il vaccino. Il Centro innanzitutto, all’inizio dell’epidemia, fornisce tutte le informazioni di tipo medico e biologico circa il virus o la malattia, e in seguito copre un vasto spettro di attività utili ai governi e ai mass media: sorveglianza e monitoraggio del contagio, consigli scientifici, risposte e preparazione al contrasto del virus, relazioni internazionali tra le parti in causa, coordinamento delle strategie comunitarie di contrasto. Pubblica persino una rivista, l’Eurosurveillance Journal.
Se si accede al sito web del Centro (disponibile solo in inglese), non si può fare a meno di notare che la scena è, comprensibilmente, dominata dal tema Covid. Nella home page si possono trovare, prima di tutto, tutte le mappe, aggiornate settimanalmente, concernenti l’andamento del virus in ogni paese dell’Unione Europea e i corrispettivi dati numerici. In più è possibile consultare tutti i report aggiornati circa il contagio e soprattutto riguardo alle campagne vaccinali. Ad esempio nell’ultima tabella disponibile (aggiornata al 21 febbraio) si può vedere che l’Italia è il secondo paese europeo per numero di vaccini somministrati (più di quattro milioni) dietro solo alla Germania, insieme a tutte le altre statistiche che possono essere d’interesse pubblico (percentuali vaccinati adulti e ogni 100 abitanti, dosi somministrate settimanalmente dai singoli paesi, mappe ecc.). Molti dei dati che sentiamo ogni giorno sdoganare dai telegiornali provengono direttamente da questo sito, molto affidabile pur con un lento aggiornamento, dovuto alla vastità del territorio coperto e all’altissimo numero di dati da prendere in considerazione.
C’è poi tutta la sezione dedicata alla valutazione del rischio da parte delle singole autorità governative. Attualmente il Centro afferma che molti governi nazionali hanno constatato una decisa diminuzione nel numero di contagi, dovuta anche agli interventi “non farmaceutici”, come le restrizioni più o meno severe nella mobilità, ma essendo la situazione in continuo divenire, non sono esclusi futuri report in controtendenza rispetto alla sensazione attuale. Dopodiché la lente d’ingrandimento del Centro si sposata sulle varianti del virus (inglese, sudafricana, brasiliana) e snocciola tutte le informazioni riguardo alla virulenza di esse e alle misure di contrasto dei paesi dell’UE.
Non mancano infine anche mappe e dati sull’andamento del virus nel resto del mondo, decisamente meno precise rispetto a quelle europee ma comunque sempre da tenere sott’occhio in una situazione di pandemia generalizzata come quella che stiamo vivendo. Decisamente minore spazio è invece, chiaramente, quello lasciato agli aggiornamenti sugli altri virus in corso di infezione in questo momento in Europa, completamente oscurati dal dibattito sul Coronavirus. Il più recente che compare nel sito è quello che riguarda l’influenza aviaria sviluppatasi tra dicembre e gennaio in particolare in Francia, Germania, Danimarca e Polonia. Il virus in questione, pur comportando rischi minimi per la popolazione, dimostra l’alto grado di attenzione che il Centro presta ad ogni patogeno che raggiunge il nostro continente anche in un periodo delicatissimo dal punto di vista sanitario come quello di oggi.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Acqua
Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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