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Massa Critica

Alphabet workers union: i lavoratori di Google hanno un loro sindacato

Più di 200 dipendenti Google e delle altre aziende collegate si sono riuniti in Alphabet Workers Union un sindacato che punta a formalizzare degli accordi sindacali e a mettere sul tavolo i disaccordi con i dirigenti dell’azienda.

Il sindacato, sarà aperto a tutti i lavoratori di Alphabet, inclusi i collaboratori temporanei, i fornitori e gli appaltatori. Alphabet da sola ha più di 130.000 dipendenti in tutto il mondo,

Nel manifesto di Alphabet Workers Union condiviso anche sul New York Times, vengono citati temi chiave del dissenso come le collaborazioni con governi totalitari e le controversie in tema razzismo.

Today, workers at Google and other Alphabet companies are announcing the creation of the Alphabet Workers Union with support from the Communications Workers of America (CWA)—the first of its kind in the company’s history. It will be the first union open to all employees and contractors at any Alphabet company, with dues-paying members, an elected board of directors, and paid organizing staff.

“This union builds upon years of courageous organizing by Google workers,” said Nicki Anselmo, Program Manager. “From fighting the ‘real names’ policy, to opposing Project Maven, to protesting the egregious, multi-million dollar payouts that have been given to executives who’ve committed sexual harassment, we’ve seen first-hand that Alphabet responds when we act collectively. Our new union provides a sustainable structure to ensure that our shared values as Alphabet employees are respected even after the headlines fade.”

The new union is part of CWA’s CODE-CWA (Coalition to Organize Digital Employees) project, and the workers will be members of CWA Local 1400. It follows successful union drives by other Google workers—like HCL contract workers in Pittsburgh and cafeteria workers now with UNITE HERE! in the Bay Area—as well as unions formed by workers at other tech companies like Kickstarter and Glitch.

The Alphabet Workers Union, however, will be the first open to all employees of Alphabet, regardless of their role or classification.

“This is historic—the first union at a major tech company by and for all tech workers,” said Dylan Baker, Software Engineer. “We will elect representatives, we will make decisions democratically, we will pay dues, and we will hire skilled organizers to ensure all workers at Google know they can work with us if they actually want to see their company reflect their values.”

“We are glad to welcome the Alphabet Workers Union as members of CWA Local1400,” said CWA Local President Don Trementozzi. “We are a democratic, member-driven union, with experience building and sustaining worker power at some of America’s largest corporations. This is an historic step toward making lasting improvements for workers at Google and other Alphabet companies.”

Google began as a small tech company with a “Don’t Be Evil” mantra, but has quickly become one of the most influential companies in the world. Alphabet, Google’s parent company, now has more than 120,000 workers. It’s responsible for vast swaths of the internet, controlling tools used by billions of people across the world, with subsidiaries as varied as Waymo, Verily, Fitbit, and Wing.

Yet half of Google workers at Alphabet companies are hired as TVCs—temps, vendors, or contractors—without the benefits afforded to full-time employees. Executives have been awarded tens of millions of dollars in exit packages after documented sexual harassment against fellow Googlers. And the company has taken on unethical government contracts, like drone targeting for the military, yet kept the nature of that technology secret even to the Googlers working on those projects. It has removed its past motto from its mission statement.

Most recently, the company fired Dr. Timnit Gebru, a leading artificial intelligence researcher, for no reason whatsoever. The firing has caused outrage from thousands of us, including Black and Brown workers who are heartbroken by the company’s actions and unsure of their future at Google.

Workers who have organized to stop these trends have been met by intimidation, suppression, and blatantly illegal firings, as recently confirmed by the National Labor Relations Board. Instead of listening to workers, Google hired IRI, a notorious anti-union firm, to suppress their organizing. This is how Google’s executives have chosen to interact with workers.

The only tactic that has ensured workers are respected and heard is collective action. Project Maven was cancelled when thousands of Googlers pledged they would not work on unethical tech. Forced arbitration was ended when Googlers walked out across the globe.

The Alphabet Workers Union will be the structure that ensures Google workers can actively push for real changes at the company, from the kinds of contracts Google accepts to employee classification to wage and compensation issues. All issues relevant to Google as a workplace will be the purview of the union and its members.


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Arte

Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento

In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.

Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).

Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.

Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.

Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).

In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).

Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.

Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.


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Difesa Ambiente

Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale

Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)


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Acqua

Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici

A Torino, Palazzo Madama ospiterà una nuova edizione del River Café sul Po, un evento che, a trent’anni dalla drammatica alluvione del Tanaro, riunirà cittadini ed esperti per un confronto sui temi della pianificazione territoriale e della gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici. L’incontro è organizzato nell’ambito del progetto europeo LIFE CLIMAX PO, dedicato all’adattamento del distretto del fiume Po al clima che cambia.

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