Massa Critica
Il progetto Green Turin ha vinto la quinta edizione di Climathon Torino
Il progetto Green Turin ha vinto la quinta edizione di Climathon Torino, la maratona mondiale di idee sui cambiamenti climatici. La squadra vincitrice del Climathon avrà la possibilità di affiancare il gruppo di progettazione dell’area di Università e Politecnico di Torino, per sviluppare ulteriormente la proposta e realizzare il progetto.
Quest’anno, a causa dell’emergenza Covid, Climathon si è svolto esclusivamente in modalità online, ma ha visto ugualmente un’ottima partecipazione con 70 iscritti, in prevalenza studenti di Università e Politecnico, che suddivisi in 13 gruppi hanno collaborato insieme per elaborare nuove idee e soluzioni alla sfida proposta dalle 14 alle 20 di ieri, affiancati dai diversi tutor esperti delle tematiche oggetto della sfida. I lavori di gruppo sono continuati per tutta la notte, mentre la mattinata di oggi è stata dedicata alla presentazione dei progetti e alla valutazione della giuria, che ha premiato il progetto considerato più interessante e realizzabile, proponendo soluzioni NBS ben integrate con le caratteristiche e il contesto dell’area.
I componenti della squadra vincitrice “Sunny People” Pier Lorenzo Murra, Chiara Repetto, Cecilia Re, Pierre Carlos, Giulia Ricci si aggiudicano l’NBS AWARD con la partecipazione a un corso di orticoltura urbana di 8 incontri presso Orti Generali, a Mirafiori.
Il progetto Green Turin ha vinto in quanto ha fatto delle “Soluzioni Basate sulla Natura” una strategia integrata per la rigenerazione degli spazi attualmente in disuso o sottoutilizzati dell’Area Combi, secondo criteri di sostenibilità.
Diversi gli interventi proposti dal progetto, a cominciare dalla conversione del viale di ingresso all’area in un “corridoio verde” grazie alla piantumazione di essenze in grado aumentare la biodiversità.; a ciò si unisce l’utilizzo delle piastrelle “Pavangen”, tecnologia che consente la trasformazione dell’energia meccanica della camminata in energia elettrica e quindi di illuminare in maniera sostenibile il viale. Si propone inoltre di ampliare la pista ciclabile di via Filadelfia sino all’accesso all’area. Passando ai manufatti, il progetto prevede il risanamento dei tetti verdi già presenti per concorrere al controllo microclimatico urbano e all’assorbimento di agenti inquinanti. E inoltre: costruzione di un edificio adibito ad aula studio, realizzato con tecniche di bioedilizia e dotato di giardini verticali; realizzazione di un “green” bistrot che utilizzi i prodotti dell’orto adiacente (collaborazione con i ragazzi del progetto Oasi). Infine, realizzazione di pensiline con verde rampicante con il duplice obiettivo di creare delle zone d’ombra per il relax e ospitare rastrelliere per le biciclette. Un ultimo pensiero ai più piccoli, per creare all’interno del parco percorsi motori guidati che favoriranno attività educative sul tema del riciclo.
È stata anche assegnata una menzione speciale “innovazione” alla squadra del progetto “Chrysalis” – formata da Anna Cacopardo, Alessia Gambi, Roberto Calabrò, Enzo Cimino – che si è aggiudicata una lezione di orticoltura biologica presso Orti Generali.
La squadra dei “Biodiversi” si è infine aggiudicata il premio “Eco-Champions”, primeggiando nei giochi e nei quiz a carattere green e nella gara di cucina veg.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Difesa Ambiente
Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Acqua
Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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