Eventi
La terza giornata del 23° Festival CinemAmbiente: tutto il programma delle proiezioni e degli eventi
Molto fitta l’agenda della terza giornata del Festival, dove le proiezioni al Cinema Massimo si aprono nel pomeriggio con uno spazio dedicato ai più piccoli. Appuntamento espressamente dedicato alle famiglie, la sezione “Ecokids” (ore 16, Sala Cabiria) presenta dodici cortometraggi, nella quasi totalità di animazione e tutti senza dialoghi, adatti anche ai bambini più piccoli, dai 3 anni in su.
In Entre Baldosas (Cracks in the Pavement), dell’argentino Nicolas Conte, un fiore bellissimo e sfortunato, finito ad attecchire nell’asfalto di una città pericolosa, sporca e inquinata, trova un amico esperto che lo protegge: il vicino bidone della spazzatura. Il cortometraggio Embríon (Embryo), del colombiano Pablo Guterrez, segue la creazione in stop motion di un pupazzo-uccello ripercorrendone le fasi di sviluppo dallo stato embrionale fino alla nascita e al primo contatto con il mondo. È un cortometraggio in stop motion anche The Children of Lir, dell’inglese Samantha Allen, che modella la leggenda della mitologia irlandese del titolo sull’emergenza dell’inquinamento da plastica. The Beauty, del tedesco Pascal Schelbli, affronta lo stesso tema immaginando un oceano popolato di affascinanti e bizzarre creature di plastica.
Unico cortometraggio dal vero della sezione, il rumeno The Christmas Tree that Became a Carrot, di Puha Adrian, insegna come godersi il Natale senza tagliare un albero, ma usando invece decorazioni vegetali che poi si possono compostare. The Flat, del moldavo Lev Volshin, racconta il viaggio della spazzatura sul Pianeta, lasciando aperta la questione cruciale della sua destinazione finale. Lo spagnolo Eden, di Rodrigo Canet e Eva Urbano, vede una coniglietta di peluche apprestarsi a un picnic in campagna, immersa nella paradisiaca pace della natura, impresa che si rivelerà tutt’altro che semplice. Ha un’ambientazione rurale anche Windbreak, dell’ungherese Ágnes Győrfi, in cui le esperienze di una bambina nella casa in campagna dei nonni si trasformano in una profonda connessione con la natura. In La Chimai y la tormenta (The Chimai and the Storm), dell’argentino David Bisbano, un’anziana guaritrice cura un grande albero abbattuto da una terribile tempesta, facendo una scoperta del tutto inaspettata. La Sieste (The Nap), della francese Catherine Ricoul, vede protagonista un “topo da giardino”, dedito alla coltivazione delle piante, ma anche ai pisolini… Bowl, Paper, Fish, dell’iraniano Amirshahab Mahdizadeh, è ambientato su una spiaggia dove un ragazzino vende con successo pesci rossi imprigionati in sacchetti di plastica, mentre una ragazzina non fa affari con i suoi disegni che li ritraggono liberi nel mare. Nel messicano Cascarita, di Jimena Barrera, un giocattolo a carica trova una brillante soluzione per aiutare i suoi amici a batteria a uscire dalla dipendenza delle energie non rinnovabili.
Sempre nel pomeriggio si rientra nel vivo del dibattito ambientale e del problema della tutela delle risorse comuni con Lords of Water (ore 16.15, Sala Rondolino), diretto dal francese Jérôme Fritel. A fronte delle previsioni secondo cui entro il 2050 un quarto della popolazione mondiale vivrà in un Paese afflitto da scarsità idrica, stanno maturando le condizioni ideali per un nuovo, lucroso mercato. Girato in America, Europa e Australia, il film indaga la “finanzializzazione” dell’acqua, la corsa all’oro blu che sta già mobilitando molti “cercatori” – grandi banche, fondi speculativi e fondi di investimento –, che stabilirà nuove relazioni di potere e che darà il via a una battaglia destinata a combattersi non solo sul fronte economico, ma anche su quello ideologico, politico, ambientale. Il film sarà preceduto dal cortometraggio A letto con la cena, di Silvia Pesce, reportage sul progetto “Food Pride trasporta la solidarietà”, con cui a Torino, durante l’emergenza Covid-19, associazioni, donatori, volontari si sono uniti per aiutare con pasti caldi e pacchi alimentari ottomila famiglie in difficoltà. La proiezione sarà seguita da un incontro con Giulia Farfoglia e Chiara Fiore, dell’Associazione Eufemia.
Ancora nel pomeriggio, tornano in scena i cambiamenti climatici, tema centrale di quest’edizione del Festival. Once You Know (ore 16.30, Sala Soldati e online su MYmovies), lungometraggio del regista franco-statunitense Emmanuel Cappellin, è un’esplorazione intima e personale di una condizione esistenziale segnata dalla consapevolezza della verità sui cambiamenti climatici e sul loro impatto nel futuro. Interpellati cinque dei massimi esperti mondiali di clima ed energia, l’autore si domanda come sia possibile continuare la nostra vita di sempre una volta saputo quello che ci attende, trovando una via di uscita in forme possibili di resilienza individuale e collettiva.
Tra le iniziative collaterali del Festival, sempre nel pomeriggio (dalle 16 alle 18), Xké? Il laboratorio della curiosità (in via Gaudenzio Ferrari 1) ospiterà l’installazione temporanea Ri/Uso a catena. Realizzata durante lo scorso anno scolastico da 70 bambini di due scuole elementari e di alcuni gruppi estivi, l’installazione è costituita da 40 cassette di recupero e 800 pezzi di scarti industriali che mettono in moto una grande “chain reaction” a cui si restituirà poi una terza vita, rimettendo, dopo lo smontaggio, i vari componenti nel ciclo del riuso. Finalizzato al reimpiego di scarti di lavorazione, il progetto è stato ideato dall’Associazione OffGrid, MAcA – Museo A come Ambiente,
Xkè? Il laboratorio della curiosità con il coinvolgimento della Città di Torino – Iter attraverso il
centro di riuso creativo Remida di via Modena e la collaborazione dell’Associazione Asai.
Nel secondo pomeriggio il Festival si sofferma su un altro tema ricorrente in quest’edizione, quello del land grabbing, con una storia sudamericana raccontata dal film Máxima (ore 17.30, Sala Cabiria), diretto dalla regista peruviana Claudia Sparrow e presentato in collaborazione con Amnesty International. Il lungometraggio porta sullo schermo la vicenda di Máxima Acuña, contadina del Nord del Perù, che da anni si batte contro la più grande compagnia mondiale d’estrazione dell’oro, la Newmont Mining Corporation, opponendosi all’espropriazione dei terreni della sua famiglia e ostacolando il miliardario progetto di espansione della multinazionale, destinato a distruggere l’ecosistema della zona. La storia della “campesina” andina – insignita nel 2016 del Goldman Environmental Prize – e della sua strenua resistenza a violenze, minacce, intimidazioni, diventa nel film anche l’occasione per indagare i meccanismi di un sistema che per proteggere i propri interessi non esita né di fronte alla violazione dei diritti umani, né di fronte al crimine ambientale. La proiezione sarà seguita da un incontro con Paola Ramello, del
coordinamento America Latina di Amnesty International Italia, e, in collegamento online, con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, la regista Claudia Sparrow e Pablo Ricardo Abdó, avvocato per i diritti umani di Grufides/EarthRights International (Perù).
Sempre nel secondo pomeriggio, il tema dell’abuso delle risorse comuni si affaccia anche con il film Gianni Berengo Gardin’s Tale of Two Cities (ore 18, Sala Rondolino). Diretto dalla regista e storica dell’arte statunitense Donna Serbe-Davis, il lungometraggio rende omaggio a uno dei più noti fotografi italiani viventi, sottolineando soprattutto l’impegno civile che è stato uno dei tratti distintivi della sua lunga carriera. Nell’esplorare i rapporti di Berengo Gardin con la “sua” Venezia, il film si sofferma in specifico sul reportage dedicato dal fotografo, oggi novantenne, al passaggio delle grandi navi da crociera nel canale della Giudecca e davanti a San Marco: una denuncia per immagini che si è saldata con le proteste ambientaliste e che, negli ultimi anni, ha portato anche all’attenzione internazionale il problema dell’impatto dei giganti d’acciaio sui fragili equilibri della città lagunare. La proiezione sarà seguita da un incontro online con la regista Donna Serbe-Davis.
Dello sfruttamento delle risorse della terra e, soprattutto, di chi ci lavora, parla Inferru (ore 19, Sala Soldati), l’ultimo film di Daniele Atzeni. Realizzato esclusivamente con immagini di repertorio e home movies girati nei poli minerari del Sulcis-Iglesiente, il mediometraggio ci riporta alla Sardegna della metà del Novecento. Un anziano minatore, travolto da una frana mentre sta minando una galleria, sospeso nel vuoto temporale tra la vita e la morte imminente, racconta in un denso monologo il mondo di Inferru in cui ha speso la sua esistenza: un viaggio nelle memorie del sottosuolo dove, tra miseria sempre incombente, persistenti crisi economiche, condizioni di lavoro durissime, lotte e rivendicazioni sistematicamente annichilite, non sembra esistere possibilità di riscatto. La proiezione sarà seguita da un incontro con il regista Daniele Atzeni. Al film è abbinato il cortometraggio El oro de Cajamarca (Gold of Cajamarca), del francese Alexandre Regol, girato a Tolima, nelle Ande colombiane, dove sotto verdi terre fertili si nascondono giacimenti d‘oro su cui si sono appuntate le mire di una multinazionale e che potrebbero minacciare la pacifica esistenza degli abitanti.
Si rimane sul tema dello sfruttamento minerario e delle risorse comuni con il film in proiezione in prima serata, Sumercé (ore 19.30, Sala Rondolino), di Victoria Solano. Nel lungometraggio, la regista colombiana segue tre attivisti del suo Paese – i due leader contadini Rosita Tres e Don Eduardo e l’emergente leader politico Cesar Pachón – che si oppongono alla decisione del governo di Bogotá di concedere alle compagnie minerarie permessi di sfruttamento in un numero esponenzialmente crescente di aree rurali. Ritratto corale, il film – presentato in collaborazione con Slow Food – esplora le ragioni profonde delle battaglie di chi, in Colombia, combatte a rischio della vita, in nome dei dodici milioni di contadini che rivendicano il diritto al vitale accesso all’acqua, impedito dalle attività estrattive, e a rimanere nelle terre in cui sono nati, da cui dipendono per la propria sopravvivenza e a cui li lega un rapporto ancestrale. La proiezione sarà seguita da un incontro con Eleonora Olivero, responsabile dell’area America Latina di Slow Food, Gaetano Capizzi, direttore del Festival CinemAmbiente, e (in collegamento online) con la regista Victoria Solano e Nestor Mendieta Cruz, leader del Convivium Slow Food di Bucaramanga (Colombia). L’incontro sarà anche occasione per illustrare le nuove iniziative cinematografiche realizzate nell’ambito del progetto europeo CINE – Cinema communities for Innovation, Networks
and Environment – organizzato da Slow Food in partnership con Cinemambiente – che nelle prossime settimane saranno proposte a Torino e in Piemonte all’interno del cartellone diffuso di Terra Madre.
Sempre in prima serata, si esplora il fenomeno del nuovo attivismo ambientalista con The Troublemaker (ore 20, Sala Cabiria). Diretto dal regista inglese Sasha Snow, il film approfondisce le ragioni e le emozioni profonde di due percorsi personali molto diversi, ma approdati entrambi alla consapevolezza della gravità del fenomeno dei cambiamenti climatici e alla decisione di fare quanto possibile per contrastarlo: quello di Sylvia Dell, pensionata, madre di quattro figli, non militante estremista, ma semplice e pacifica cittadina, e quello di Roger Hallam, il fondatore radicale di Extinction Rebellion, movimento internazionale, socio-politico, nonviolento, nato due anni fa in Inghilterra in risposta alla devastazione ecologica causata dall’antropizzazione. Attraverso le loro testimonianze, il mediometraggio intende essere un invito ad abbandonare la resistenza passiva e promuovere un impegno diretto e una partecipazione collettiva alla lotta per il clima. La proiezione sarà seguita da un incontro online con il regista Sasha Snow e con Roger Hallam, fondatore di Extinction Rebellion, e Sylvia Dell, attivista, protagonisti del film. La proiezione sarà introdotta da una performance musicale di Linda Messerklinger e di Luca Vicini “Vicio” tratta da ANIMA_L, il progetto multimediale ideato dall’attrice torinese e dal bassista dei Subsonica con l’obiettivo di creare una rete di cooperazione tra artisti, studiosi e attivisti della scena contemporanea impegnati nella ricerca di nuovi linguaggi e pratiche in grado di favorire la ricostruzione e la protezione di relazioni e tessuti vitali sul Pianeta.
Ancora in prima serata, il cartellone propone Vanitas (ore 20.30, Sala Soldati), il nuovo film di Mario Brenta e Karine De Villers, vincitori della scorsa edizione del Festival con Il sorriso del gatto. Attraverso immagini e parole liberamente ispirate ai testi sacri, a poeti, pensatori e filosofi dell’Otto-Novecento, il mediometraggio si concentra sull’accanimento dell’uomo nel voler trasformare il mondo – essendone poi di fatto sempre trasformato – e sul suo ostinato tentativo, dopo la cacciata dall’Eden, di negare la propria appartenenza alla Natura, rivoltandosi contro di essa, contro le cose, contro i suoi simili, e generando guerre, distruzioni, sofferenze. La proiezione sarà seguita da un incontro con i registi Mario Brenta e Karine De Villers. Prima del film è proposto in replica il cortometraggio francese Bab Sebta (Ceuta’s Gate), di Randa Maroufi, ricostruzione di quanto accade quotidianamente sul confine di Ceuta, enclave spagnola in territorio marocchino, luogo di grande traffico di merci trasportato per lo più a mano da uomini e, soprattutto, da donne (le “porteadoras”) che fanno la spola alla frontiera tra i due Paesi.
Offre uno sguardo insolito sul problema delle popolazioni a rischio Amazonian Cosmos. Le Voyage des Amerindiens (ore 21.45, Sala Rondolino), diretto dallo svizzero Daniel Schweizer. Protagonisti del lungometraggio sono alcuni indios delle tribù amazzoniche Macuxi e Yanomami, che, su invito dell’ONG “La Société pour les Peuples Menacés”, lasciano la loro foresta – microcosmo in pericolo, ma anche mondo di spiriti luminosi, saperi ancestrali e armonia con la natura – per partecipare a un forum delle Nazioni Unite a Ginevra. La loro odissea nel mondo dei bianchi si trasforma in uno sguardo etnografico inverso, una critica sciamanica alla società dei consumi, mentre la loro convinzione che possa avverarsi a breve la profezia della “caduta del cielo sulla Terra” – con la
conseguente scomparsa dell’uomo – e che solo l’unione di tutti i leader spirituali del mondo possa scongiurarla ha molto da dire alla civiltà occidentale sul modo migliore di tutelare il Pianeta.
In seconda serata, il Festival esplora il rapporto tra umani e animali con Pariah Dog (ore 22, Sala Cabiria, e online su MYmovies), dello statunitense Jesse Alk. Vincitore di un gran numero di premi internazionali, il film ci porta in India, il Paese che ha il maggior numero di cani randagi al mondo e dove oggi ferve un accesso dibattito sulla compatibilità del discutibile primato con l’immagine di una nazione in via di rapida modernizzazione. Girato a Calcutta, il lungometraggio è un caleidoscopico ritratto della città vista, insieme, dalla prospettiva dei cani che tentano di sopravvivere nella megalopoli e di quattro compassionevoli “outsider” che, nonostante i propri scarsi mezzi, si prendono cura di loro: una storia di vite parallele in cui umani e animali condividono una condizione di marginalità in un mondo duro e indifferente. La proiezione sarà seguita da un incontro online con il regista Jesse Alk.
Sempre in seconda serata si ritorna alla mobilitazione giovanile per l’ambiente non di oggi ma di tanti anni fa con Ez, eskerrik asko. Gladysen leihoa (ore 22.30, Sala Soldati), diretto dalla regista basca Bertha Gaztelumendi e dedicato a Gladys del Estal Ferreño, l’attivista ventitreenne uccisa a Tudela il 3 giugno del 1979 dalla Guardia Civil nel corso di una manifestazione antinucleare pacifica e autorizzata. Accanto al ritratto di Gladys – diventata un simbolo dell’ambientalismo basco – e alla cronaca di quella giornata, il lungometraggio ricostruisce il clima del periodo che portò alla nascita del movimento antinucleare nei Paesi Baschi (dove allora era prevista la costruzione di una nuova centrale proprio vicino a Tudela) e nel resto del mondo. Al film è abbinato il cortometraggio Explose, della francese Cendrine Robelin, che scandisce sulle musiche di un gioioso carnevale filmati d’archivio di esplosioni nucleari a catena, in un sarcastico invito a continuare la festa.
MODALITÀ DI INGRESSO E ACCESSO. L’ingresso e l’accesso al Festival al Cinema Massimo e alla sala virtuale su MYmovies sono gratuiti e a prenotazione obbligatoria. Per i film al Cinema Massimo la prenotazione (per max 2 persone) si può effettuare sul sito www.cinemambiente.it.
Per i film online la prenotazione si può effettuare sulla piattaforma www.mymovies.it,
nell’apposita sezione dedicata ai Festival online e raggiungibile dal sito di CinemAmbiente. I film online, diffusi in contemporanea alla proiezione in sala al Cinema Massimo, sono visibili per 24 ore dal momento del rilascio.
INFO: Festival CinemAmbiente, via Montebello 15, Torino; tel. 011 8138860 [email protected], www.cinemambiente.it
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
Cinema Massimo – Sala Cabiria – ore 16.00
ECOKIDS
The Beauty
di Pascal Schelbli (Germania 2019, 4’)
Un tuffo per scoprire che la plastica è una meravigliosa creatura marina… Purtroppo si tratta solo
di un sogno.
Pascal Schelbli, dopo il diploma da graphic designer, lavora con il Motion Design, Visual Effects e l’animazione. Frequenta i corsi di animazione presso la Filmakademie Baden-Württemberg, dove si diploma con il corto The Beauty.
Bowl, Paper, Fish
di Amirshahab Mahdizadeh (Iran 2020, 6’41”)
Una ragazza e un ragazzo portano con sé in riva al mare i loro pesciolini rossi. Alcuni saranno
venduti, altri troveranno la libertà.
Amirshahab Mahdizadeh, regista e critico cinematografico, si diploma alla Scuola Nazionale di Cinema di Teheran. Bowl, Paper, Fish è il suo primo cortometraggio.
Cascarita
di Jimena Barrera (Messico 2019, 4’15”)
Un giocattolo a carica si ritrova costantemente senza energia, non potendo così divertirsi con i suoi amici a batteria. Riuscirà a trovare una soluzione?
Jimena Barrera, compie gli studi di Cinema in Canada. Lavora per progetti televisivi, occupandosi di effetti visivi. Partecipa alla realizzazione di serie televisive come The 100, Smallfoot, Mulan. Come autrice è particolarmente interessata ai temi ambientali.
The Children of Lir
di Samantha Allen (Regno Unito 2019, 5’)
I figli di Lir vengono trasformati in cigni e condannati a trascorrere novecento anni senza una casa
dove tornare. Una originale rivisitazione della leggenda irlandese per riflettere sulla
contemporanea “cultura dello scarto”.
Samantha Allen si laurea alla Cardiff Metropolitan University. Animatrice specializzata in stop motion, utilizza diversi materiali, dalla carta e i tessuti agli imballaggi.
La Chimai y la tormenta (The Chimai and the Storm)
di David Bisbano (Argentina 2020, 8’)
Dopo una forte tempesta, la vecchia Chimai, curatrice spirituale, si prende cura del bosco, soprattutto del grande albero che è stato abbattuto. Vi troverà una sorpresa inaspettata e la rivelazione di un grande potere.
David Bisbano si diploma alla Scuola Superiore di Cinematografia di Buenos Aires. Lavora in ambito sperimentale, fotografico e pubblicitario, realizzando vari cortometraggi. Tra i suoi film: María y Juan (2005), Valentino y el clan del can (2006), Rodencia y el diente de la princesa (2012), El tambor y la sombra (2016).
The Christmas Tree that Became a Carrot
di Puha Adrian (Romania 2020, 3’)
In natura non esistono rifiuti. Tutto si trasforma.
Adrian Puha, dopo aver lavorato a lungo in ambito televisivo in Romania e a Londra, si ritira a vivere in campagna, iniziando a curare progetti sullo sviluppo sostenibile in agricoltura. Così nasce la mini serie di cortometraggi Bites of Nature, di cui fa parte The Christmas Tree.
Eden
di Rodrigo Canet, Eva Urbano (Spagna 2019, 4’)
Rufina sta per trascorrere una giornata in campagna, immersa nella pace e nella natura. Ma sarà così semplice come sembra?
Rodrigo Canet, dopo gli studi di Produzione video, dirige numerosi corti, tra cui El masaje, Litio, @Recuerdos, Abril, Gamers, Basura comida selezionati e premiati in vari festival internazionali.
Eva Urbano è produttrice. Eden è il suo primo cortometraggio da regista e sceneggiatrice.
Embríon (Embryo)
di Pablo Gutierrez (Colombia 2019, 5’)
Il processo di “costruzione” di un uccello, dalla sua nascita al suo primo impatto con il mondo esterno.
Pablo Gutierrez nel 2009 si diploma alla Scuola di Cinematografia di Bogotà. Appassionato di documentario a tema sociale e di animazione in stop motion, realizza Chirriadísimo (2010), DNA (2010), La Pileta (2011), El Mono Ardilla (2011), The Land of Columbus Bathes in the Blood of Heroes (2011).
Entre Baldosas (Cracks in the Pavement)
di Nicolas Conte (Argentina 2019, 9’)
L’amicizia tra un fiore bellissimo e delicato, spuntato nell’asfalto della città, e un bidone della spazzatura che cerca di proteggerlo.
Nicolás Conte, sound e image designer, si specializza in stop motion, realizzando alcuni cortometraggi premiati in numerosi festival internazionali. Nel 2015, con il supporto dell’Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales, dirige la serie animata per bambini La Tierra en mis manos.
The Flat
di Lev Volshin (Repubblica di Moldavia 2019, 1’)
Ognuno di noi produce spazzatura. Sempre e ovunque. Ma quale sarà la destinazione finale di tutti questi rifiuti?
Lev Voloshin si diploma presso l’Accademia musicale e di Belle Arti di Chisinau. Lavora come animatore e concept designer per gli studi di animazione Simpals e Wizart. Nel 2019, oltre a The Flat, realizza The Ocean e Garbage Tree, tutti dedicati all’inquinamento.
La Sieste (The Nap)
di Catherine Ricoul (Francia 2019, 3’)
Marcel è un “topo da giardino”. La coltivazione delle piante richiede un certo sforzo e pazienza. Dopo il giardinaggio, Marcel si fa un meritato pisolino…
Catherine Ricoul è una video artista e regista che lavora tra Marsiglia e Berlino. Alterna il documentario con l’animazione, concentrandosi maggiormente su temi ambientali. Oltre a The Nap, nel 2019 realizza The Crossing e Draw Me a Raft, seguiti nel 2020 da Demopolis.
Windbreak
di Ágnes Győrfi (Ungheria 2020, 7’)
Immagini dell’infanzia trascorsa con i nonni in campagna prendono vita in una composizione intima e al contempo universale.
Ágnes Győrfi compie gli studi di animazione presso la Moholy-Nagy University of Art. Frequenta corsi di specializzazione a Lisbona e all’Institute of Arts Seni Surakarta in Indonesia.
Cinema Massimo – Sala Rondolino – ore 16.15
A letto con la cena
di Silvia Pesce (Italia 2020, 11’)
Torino, emergenza Covid-19. D’un tratto, tutte le emergenze dimenticate riemergono più forti di
prima. La testimonianza di chi, dal basso, ha messo in atto soluzioni solidali per far fronte alle
problematiche della crisi alimentare e fare in modo che tutti, malgrado il Coronavirus, possano
andare “a letto con la cena”.
Silvia Pesce, dopo gli studi al Liceo artistico, esperienze teatrale e circensi, si forma come tecnico di produzione video. Frequenta la Scuola di cinema di Ostana e nel 2018 realizza Di pari passo, suo primo lungometraggio.
Al termine della proiezione incontro con Giulia Farfoglia e Chiara Fiore, Associazione Eufemia
a seguire
Lords of Water
di Jérôme Fritel (Francia 2019, 52’)
Dopo l’oro e il petrolio, è il momento della corsa all’acqua. L’incremento demografico è in continua crescita, l’agricoltura si sta espandendo, mentre la crisi ambientale si sta avvicinando a un punto di non ritorno. In tale scenario, ovunque nel mondo, la domanda di acqua rischia di diventare una questione esplosiva, tanto che si prevede che entro il 2050 almeno una persona su quattro vivrà in un paese colpito da ricorrenti carenze idriche. Tutto ciò è abbastanza per indurre i colossi finanziari ad affrettarsi a investire miliardi in questo settore, dando inizio a una vera e propria guerra per il monopolio dell’acqua. Una lotta che si consumerà oltre che sul fronte economico, su quello ideologico, politico e ambientale e da cui dipende il destino della popolazione mondiale.
Jérôme Fritel, giornalista, esordisce nella regia con Goldman Sachs, The Bank that Rules the World (2012). Realizza numerosi documentari di indagine per vari canali televisivi, tra cui Mittal, the Hidden Face of the Empire (2014), Fighting ISIS, behind the Global Power Struggle (2017), tutti premiati e trasmessi su ARTE. Dal 2008 è caporedattore del settimanale internazionale di informazione L’Effet Papillon su Canal+.
Cinema Massimo – Sala Soldati – ore 16.30
Once You Know
di Emmanuel Cappellin (Francia 2020, 104’)
Oggi, come una nave che entra nella tempesta, la civiltà industriale si trova a dover affrontare i gravi sintomi di una crisi energetica e climatica che sembrano irreversibili. Emmanuel Cappellin decide così di confrontarsi con i massimi scienziati ed esperti sul campo. In una sorta di viaggio intimista e tormentato, il regista mette in discussione le proprie certezze e condivide con loro gli interrogativi, le paure, le verità, il caos e la speranza, nella coraggiosa ricerca di una via d’uscita. Infine, il ritorno a Saillans, il suo piccolo villaggio di montagna, un laboratorio a cielo aperto e a grandezza naturale, dove tutto diventa di nuovo possibile: avere un figlio, attuare una democrazia partecipativa, avviare una transizione energetica. I primi passi, forse, verso una sorta di resilienza collettiva.
Emmanuel Cappellin studia scienze climatiche e ambientali alla McGill University di Montréal e cinema a Berkeley. Dopo l’esperienza al fianco dell’animatore Frédéric Back nel 2006, realizza brevi documentari in co-regia e per i canali ARTE e France3. È assistente alla regia al fianco di Yann Arthus-Bertrand in Human (2015) e direttore della fotografia in Woman (2019). Once You Know è il suo primo lungometraggio.
Xké – Il Laboratorio della curiosità (via Gaudenzio Ferrari 1) – ore 16.00 – 18.00
Ri/Uso a catena
Installazione temporanea davanti al cinema Massimo: una grande “chain reaction” realizzata grazie alla messa in circuito di 800 pezzi di scarti industriali a cui si restituirà poi una terza vita, recuperandoli e rimettendoli nel ciclo del riuso.
Progetto creativo, artistico e di partecipazione finalizzato al reimpiego di scarti di lavorazione, ideato dall’Associazione OffGrid, MAcA – Museo A come Ambiente, Xkè? Il laboratorio della curiosità con il coinvolgimento della Città di Torino – Iter attraverso il centro di riuso creativo Remida di via Modena e la collaborazione dell’Associazione Asai.
Cinema Massimo – Sala Cabiria – ore 17.30
Máxima
di Claudia Sparrow (USA/Perù 2019, 89’)
Circondata dalle splendide montagne e laghi della Cordigliera peruviana, Máxima Acuña si dedica all’agricoltura e alla pastorizia. Lei, insieme alle famiglie vicine, è cresciuta con la profonda consapevolezza che la terra e l’acqua sono parte integrante della vita e che perciò devono essere protette a tutti i costi. Il progetto di espansione di Yanacocha, la miniera d’oro più grande dell’America Latina, proprietà della società statunitense Newmont Mining Corporation, irrompe drammaticamente nella vita di queste popolazioni indigene. Intimidazioni, sgomberi forzati, violenza e procedimenti penali non fermano la lotta instancabile di Máxima e, con il suo canto di amore per la terra, la seguiamo dalla Corte Suprema peruviana alle porte della Banca Mondiale a Washington DC, fino all’assegnazione del Goldman Environmental Prize nel 2016.
Claudia Sparrow, nata e cresciuta a Lima, è considerata una delle più promettenti cineaste del Perù. Il suo lavoro di diploma presso l’American Film Institute El Americano (2009) vince l’Emmy Award, mentre il film successivo, I Remember You (2015), esce anche in una versione teatrale e in VOD.
Al termine della proiezione incontro con Paola Ramello, coordinamento America Latina Amnesty International Italia, e online la regista, Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia, e Pablo Ricardo Abdó, avvocato per i diritti umani Grufides/EarthRights International
Cinema Massimo – Sala Rondolino – ore 18.00
Gianni Berengo Gardin’s Tale of Two Cities
di Donna Serbe-Davis (USA 2019, 61’)
Venezia. La sua storia, la sua magnificenza, la sua fragilità. Attraverso lo sguardo di Gianni Berengo Gardin, tra i più grandi fotografi italiani viventi, siamo condotti in un viaggio insolito, che ci aiuta a riscoprire la parte più intima e autentica della città lagunare, oggi snaturata da un turismo di massa incontrollato. Veneziano di nascita, Berengo Gardin racconta se stesso e la sua sessantennale carriera con una serie di immagini suggestive. Ultime della serie, quelle che testimoniano la presenza delle grandi navi da crociera e il conseguente pericolo per la salvaguardia del patrimonio architettonico della città. Un messaggio forte e determinante, capace di attirare l’attenzione generale sul problema e di contribuire alla costituzione di un movimento civile di opposizione a politiche commerciali scellerate.
Donna Serbe-Davis storica dell’arte, docente universitaria, coordinatrice e consulente di progetti internazionali, con esperienza al Solomon R. Guggenheim Museum di New York e alla George Segal Gallery di Montclair. Si occupa di conservazione del patrimonio culturale e naturale per la Global Heritage Learning Initiative, con cui collabora anche in veste di regista e produttrice.
Al termine della proiezione incontro online con la regista
Cinema Massimo – Sala Soldati – ore 19.00
El oro de Cajamarca (Gold of Cajamarca)
di Alexandre Regol (Francia 2019, 15’)
Immagini realizzate in 16mm ritraggono le montagne di Tolima, nelle Ande colombiane, ai cui piedi si estendono le terre fertili della Valle di Cajamarca. Ma sotto quei campi coltivati, invisibili giacimenti d’oro potrebbero stravolgere per sempre il paesaggio. A volte con la sola voce, a volte accettando di mostrare i loro volti, gli abitanti di Cajamarca si svelano, pronti ad affrontare la minaccia di una potente multinazionale mineraria.
Alexandre Regol, dopo gli studi in produzione cinematografica e tecniche audiovisive, inizia a lavorare come assistente alla regia in film di finzione. Da sempre attratto dalla fotografia, sperimenta processi analogici dando vita a propri progetti.
a seguire
Inferru
di Daniele Atzeni (Italia 2019, 38’)
Inferru, ex zona mineraria del Sulcis-Iglesiente in Sardegna. Seconda metà del Novecento. Un anziano minatore, stanco e malato, viene travolto da una frana mentre sta minando una galleria. Sospeso in un vuoto temporale tra la vita e la morte imminente, l’uomo racconta il mondo di Inferru attraverso un immaginifico monologo esistenziale, mescolando passato, presente e oscure premonizioni sul futuro. Per mezzo dell’utilizzo di materiali d’archivio, il film rappresenta un ipnotico viaggio tra gli ultimi disperati, folli e al contempo lucidissimi pensieri del protagonista, il
quale cerca di chiudere definitivamente i conti con la società e con la propria coscienza.
Daniele Atzeni si diploma alla Nuova Università di Cinema e Televisione di Roma. Realizza documentari occupandosi di lavoro, trasformazioni sociali, recupero della memoria storica, ritratti biografici. Conduce laboratori di cinema nelle scuole, associazioni e centri di recupero per persone svantaggiate. Tra i suoi lavori: Sole nero (2010), I morti di Alos (2011), Madre Acqua. Frammenti di vita di Sergio Atzeni (2015).
Al termine della proiezione incontro con il regista
Cinema Massimo – Sala Rondolino – ore 19.30
Sumercé
di Victoria Solano Ortega (Colombia/Regno Unito 2019, 83’)
La Colombia possiede la maggiore estensione di paramo nel mondo: un ecosistema straordinario e unico situato nelle zone montuose tra i 2.900 e i 5.000 metri di altezza. Le popolazioni andine, dedite all’agricoltura e presenti da generazioni in questo straordinario bioma, oggi sono più che mai vulnerabili, spinte dagli interessi delle grandi multinazionali minerarie ad abbandonare la loro terra. Nella provincia di Boyaca, eccezionale risorsa idrica del Paese, il vecchio attivista Don Eduardo, i leader contadini César Pachón e Rosita Tres affrontano una macchina potente e inesorabile pronta a trasformare l’area in un sito di estrazione del carbone. Tre storie differenti che ritraggono una storia universale: la lotta per la sopravvivenza di un’antica cultura e del suo habitat millenario.
Victoria Solano Ortega, laureatasi in Cinema all’Università di Bogotà consegue un master in giornalismo in Argentina. Nel 2012, con Marco Cartolano, fonda la Clementina Films. Il suo primo documentario 9.70, sugli scioperi dei contadini colombiani, è incluso nel Good Pitch Buenos Aires 2013 e trasmesso in televisione con grande successo. Realizza docuserie per varie emittenti televisive e nel 2017 dirige Antequera. Los Presidentes que no fueron.
Al termine della proiezione incontro con Eleonora Olivero, responsabile area America Latina di Slow Food, Gaetano Capizzi, direttore del Festival CinemAmbiente, e, in collegamento online, la regista, e Nestor Mendieta Cruz, leader del Convivium Slow Food di Bucaramanga, Colombia
Cinema Massimo – Sala Cabiria – ore 20.00
The Troublemaker
di Sasha Snow (Regno Unito 2020, 56’)
Le idee e le emozioni che stanno alla base di una sempre più crescente protesta civile globale come reazione ai cambiamenti climatici, alle loro cause e ai loro effetti. Attraverso le storie e il percorso di presa di coscienza di Roger Hallam, co-fondatore del movimento Extinction Rebellion, e di Sylvia Dell, lavoratrice informatica in pensione, il film documenta la più grande mobilitazione per la crisi globale che sia mai avvenuta nella storia britannica. Cittadini comuni, sensibili alla giustizia e alla pace, risvegliatisi, in molti, dal torpore di un problema considerato remoto e astratto. Dinanzi alla resa dei conti finale, il “piantagrane”, con uno sguardo rivolto al passato e al futuro, ha motivazioni concrete per uscire dalla passività, scegliendo l’azione diretta e la partecipazione collettiva.
Sasha Snow lavora come fotografo di architettura prima di entrare alla BBC come montatore cinematografico. Grazie a una borsa di studio BAFTA, si specializza nella regia di documentari presso la National Film & Television School in Inghilterra. La sua ricerca è spesso orientata all’incontro tra finzione e documentario. Ricordiamo Artic Crime and Punishment (2002), Conflict Tiger (2006) e Hadwin’s Judgment (2015).
Al termine della proiezione incontro online con il regista, Roger Hallam, fondatore di Extinction Rebellion e Sylvia Dell, attivista, protagonisti del film
Introduce la proiezione la performance musicale tratta da ANIMA_L, progetto multimediale ideato da Linda Messerklinger e prodotto con Luca Vicini “Vicio”, rete di cooperazione fra artisti, studiosi e attivisti della scena contemporanea, alla ricerca di nuovi linguaggi e pratiche che possano generare benessere per esseri umani, animali e piante.
Cinema Massimo – Sala Soldati – ore 20.30
Bab Sebta (Ceuta’s Gate)
di Randa Maroufi (Francia/Marocco 2019, 19’)
La Porta di Ceuta, enclave spagnola in terra marocchina, teatro di un intenso traffico di prodotti venduti a prezzi scontati. Migliaia di persone vi lavorano e altrettante la attraversano, in un passaggio tra i due continenti osservato nella sua ciclicità.
Randa Maroufi si laurea presso l’Istituto Nazionale di Belle Arti di Tetouan in Marocco, l’École Supérieure des Beaux- Arts di Angers e Le Fresnoy in Francia. Incentrati sull’allestimento di corpi in spazi pubblici o privati, i suoi lavori vengono presentati in importanti mostre collettive, eventi di arte contemporanea e festival cinematografici internazionali.
a seguire
Vanitas
di Mario Brenta, Karine De Villers (Italia 2020, 55’)
Fin dalla sua apparizione sulla Terra, l’uomo si accanisce a voler dominare il mondo e trasformarlo a propria immagine, ma ne è di fatto sempre trasformato. Dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre ha cercato ostinatamente di negare la propria appartenenza alla Natura, rivoltandosi contro di essa, contro le cose, contro i suoi simili, contro persino i suoi stessi fratelli. Di qui, all’ombra della menzogna del progresso: guerre, distruzioni, sofferenze, schiavitù, follia… Una lotta senza fine che si ripete sempre uguale attraverso i secoli e le generazioni, tra desiderio e realtà, tra realtà e illusione.
Mario Brenta, regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, dirige Vermisat (1974), Maicol (1988), Barnabò delle montagne (1994), premiati nei maggiori festival internazionali. Cofondatore con Ermanno Olmi della scuola laboratorio Ipotesi Cinema, è docente presso l’Università di Padova.
Karine de Villers, archeologa e storica dell’Arte, esordisce con Je suis votre Voisin (1990), FIPA d’Oro a Cannes. Seguono Le petit Château (1998), Luc de Heusch, une Pensée sauvage (2007).
Negli ultimi dieci anni i due artisti firmano la co-regia di Calle della pietà (2010), Agnus Dei (2012), Black Light (2015), Corpo a corpo (2014), Delta Park (2017), Il sorriso del gatto (2018), vincitore della 22^ edizione di CinemAmbiente.
Al termine della proiezione incontro con i registi
Cinema Massimo – Sala Rondolino – ore 21.45
Amazonian Cosmos. Les Voyage des Amerindiens
di Daniel Schweizer (Svizzera 2019, 87’)
Su invito della ONG Society for Threatened Peoples, gli indigeni delle tribù amazzoniche Macuxi e Yanomami accettano di recarsi a Ginevra presso le Nazioni Unite per dare voce ai propri diritti. Una delegazione lascia le profondità della foresta, un mondo di spiriti luminosi, di conoscenze ancestrali e di armonia con la natura, eppure indebolito e in pericolo. È soltanto con l’unione di tutti i leader spirituali del mondo che l’antica profezia dell’imminente “Caduta del cielo sulla Terra” potrà essere scongiurata. Il viaggio nella “terra dei bianchi” si trasforma, così, in uno sguardo etnografico inverso, un punto di osservazione sciamanico sulla società dei consumi, che, penetrando nel cuore delle rispettive differenze, induce a ripensare all’idea di salvaguardia dell’equilibrio del nostro Pianeta.
Cinema Massimo – Sala Cabiria – ore 22.00
Pariah Dog
di Jesse Alk (USA 2019, 77’)
Decine di migliaia di cani con abitudini di vita randagia vivono e muoiono per le strade delle metropoli indiane. Si tratta dei cani paria, una delle razze più antiche, così chiamati perché vivono emarginati all’interno delle comunità ma pur sempre a contatto con l’essere umano. Su di loro e sull’opportunità di continuare ad accettare tale convivenza in un India moderna e in rapido sviluppo, è in corso un acceso dibattito. Girato in tre anni, il film dipinge un’immagine caleidoscopica della città di Calcutta, tra le più densamente popolate al mondo, vista attraverso il prisma di quattro diversi personaggi e dei cani di cui si prendono cura. Un destino simile, fuori luogo e tempo, in un mondo che sentono indifferente e duro. La loro risposta è mostrare compassione e amore alle creature che soffrono.
Jesse Alk dopo la laurea presso la University of California di Santa Cruz, prosegue gli studi alla Tisch School of the Arts di New York e alla MFA di Los Angeles per le arti cinematografiche, televisive e teatrali. Lavora come direttore della fotografia e montatore. Pariah Dog è il suo primo lungometraggio.
Al termine della proiezione incontro online con il regista
Cinema Massimo – Sala Soldati – ore 22.30
Explose
di Cendrine Robelin (Francia 2020, 5’)
Sulle note e i canti ebbri di un carnevale, esplosioni nucleari si riproducono a catena. E la festa continua!
Cendrine Robelin, artista visiva, compositrice e filmmaker, esordisce nella regia con La Lucarne des rêves (2017), lungometraggio sperimentale presentato al Festival Visions du Réel e a numerosi altri festival internazionali.
Daniel Schweizer, cineasta e produttore indipendente, si forma all’École Supérieure d’Art Visuel di Ginevra e all’ESEC di
Parigi. Dal 1994, quando realizza Vivre Avec, si dedica esclusivamente al documentario, ottenendo importanti riconoscimenti internazionali. Tra gli altri, dirige Dirty Paradise (2009), Dirty Gold War (2015) e Trading Paradise (2017),
tutti presentati nelle scorse edizioni di CinemAmbiente.
a seguire
Ez, eskerrik asko! Gladysen Leihoa
di Bertha Gaztelumendi Caballero (Spagna 2019, 66’)
Tudela, Spagna, 3 giugno 1979. Sullo sfondo delle proteste anti-nucleari organizzate in tutto il mondo dopo l’incidente di Three Mile Island negli USA, un ritratto appassionato di Gladys del Estal Ferreño, la giovane attivista ambientale colpita mortalmente alla testa da uno sparo della Guardia Civil. Il racconto intimo di una vita spezzata a soli ventitré anni, durante una manifestazione pacifica e legalmente autorizzata, ci introduce nella documentazione più ampia e dettagliata di un preciso contesto storico da cui prese vita quel movimento ecologista, fortemente sostenuto dalla comunità basca. La lotta per impedire la costruzione di centrali nucleari nel nord della Spagna si intreccia con le tensioni scaturite dall’omicidio di Gladys, in un lavoro sulla memoria di grande attualità.
Bertha Gaztelumendi Caballero, giornalista e produttrice, dal 2003 al 2010 lavora in America Latina come corrispondente. Debutta nella regia con il documentario Mariposas en el hierro (2012), seguito da Nigar franko egingo zuen aitak (2014), Good Companies (2015), Volar (2017). Attualmente è ricercatrice presso la cattedra di Diritti umani dell’Università dei Paesi Baschi.
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Eventi
Rapporto Rifiuti Urbani 2024 dell’ISPRA: crescono i rifiuti insieme con la differenziata
Giovedì 11 dicembre è stata presentata l’ edizione 2024 del Rapporto Rifiuti Urbani dell’ISPRA. La diretta streaming. (altro…)
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Eventi
Il 9 dicembre è la giornata mondiale contro la corruzione
Il 9 dicembre è la giornata mondiale contro la corruzione. La corruzione è un fenomeno sociale, politico ed economico che colpisce tutti i paesi, minando le istituzioni e lo stato di diritto, distorcendo i mercati e i processi elettorali. In definitiva, questo fenomeno priva i cittadini di diritti fondamentali e rallenta lo sviluppo economico.
La corruzione crea un circolo vizioso che impoverisce sempre più i paesi dove il problema è endemico. Tra le conseguenze: gli investimenti stranieri leciti vengono scoraggiati e le piccole imprese nazionali non riescono a superare l’ostacolo dei cosìdetti “costi di avviamento”. In molti paesi la credibilità e la fiducia dei cittadini nel governo viene minata principalmente dalla corruzione, che alimenta anche forme di estremismo e divisioni sociali.
Il 31 ottobre 2003, l’Assemblea Generale dell’ONU, in risposta al crescente fenomeno della corruzione e alla minaccia che rappresenta per la stabilità e la sicurezza, ha adottato la Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (United Nations Convention against Corruption). La Convenzione mira a promuovere un approccio globale e multisettoriale per prevenire e combattere il fenomeno. Questo anche in considerazione della sua dimensione transnazionale. La Convenzione, entrata in vigore nel dicembre 2005, è uno degli strumenti più innovativi ed è il primo strumento giuridico vincolante nella lotta contro la corruzione. Essa prevede misure di prevenzione e la criminalizzazione delle principali forme di corruzione. Crea una piattaforma comune che rafforza la collaborazione tra la polizia e la magistratura per l’arresto e l’estradizione dei colpevoli.
La Convenzione prevede misure finalizzate al recupero dei patrimoni trafugati, le prime nella loro specificità, che obbligano i paesi a restituire capitali o beni – ottenuti attraverso atti di corruzione – al paese ai quali sono stati sottratti.
L’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) fu incaricato dall’Assemblea Generale di svolgere funzioni di segretariato del principale organo decisionale della Convenzione: la Conferenza degli Stati Parte della Convenzione (Risoluzione 58/4).
Tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti nell’ Agenda 2030, l’obiettivo 16 “Pace, giustizia e istituzioni forti”, fa particolare riferimento alla necessità di ridurre la corruzione e gli abusi di potere come uno dei traguardi da raggiungere entro il 2030. Tuttavia, il raggiungimento di questo obiettivo richiede misure efficaci e istituzioni inclusive, responsabili e trasparenti. Le istituzioni sane, capaci di far fronte alla criminalità, catalizzano il cambiamento positivo delle società.
Per promuovere la campagna della giornata internazionale, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) e UNODC hanno sviluppato lo strumento Uniti contro la corruzione per lo sviluppo, la pace e la sicurezza. Indirizzato a tutti i settori delle società, esso indica misure concrete attraverso le quali combattere la corruzione.
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Eventi
Un corso di formazione per giornaliste e giornalisti per raccontare la cooperazione internazionale
Il 5 dicembre 2024 a Palazzo Venturi, via Verdi 25 (Aula M) dalle 14 alle 16 – ma fruibile anche a distanza – si terrà il corso “Raccontare la Cooperazione internazionale”. L’evento di formazione è promosso dal Master in Giornalismo ‘Giorgio Bocca’, con il patrocinio di Ucsi Piemonte in collaborazione con Plan Italia ET.S. e il Consorzio Ong Piemontesi, organizzato nell’ambito del Progetto “Cooperazione: mettiamola in Agenda! – Giovani e territori per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo sostenibile”, finanziato da AICS – Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo, del quale capofila è Focsiv – Volontari nel mondo ETS.
Lo scopo è quello di rilanciare la cultura, il valore e lo strumento della cooperazione internazionale per uno sviluppo sostenibile, volgendo la sua attenzione, in particolare, verso cittadinanza, e soprattutto le persone più giovani, le e gli studenti, il corpo docente, la politica e, non ultimi, i e le giornaliste. Attraverso la condivisione di dati, analisi, storie ed esperienze, l’obiettivo della formazione è quello di accrescere la conoscenza sul settore da parte dei media e degli operatori della comunicazione nel trattare il tema della cooperazione, in modo da contribuire a costruire un’opinione pubblica più informata e consapevole.
Nell’ambito del progetto è stato realizzato un Media kit su come raccontare la cooperazione internazionale scaricabile gratuitamente .
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