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Innovazione

Torino sarà la sede dell’Istituto italiano per l’Intelligenza artificiale – I3A

Torino sarà la sede dell’Istituto italiano per l’Intelligenza artificiale (I3A) mentre a Milano sarà localizzato il mentre a Milano arriva il Tribunale Unificato dei Brevetti. L’I3A si caratterizzerà per essere  un vero network e potrà contare  su un organico di un migliaio di persone e su un budget annuale di circa 80 milioni di euro.  Torino sarà l’hub di riferimento con 600 addetti, in collaborazione con centri di ricerca e università e i settori di manifattura, robotica, IoT, sanità, mobilità, agrifood, energia, pubblica amministrazione, cultura, digital humanities, aerospazio.

Un ruolo in questa partita l’ha giocato l’Arcidiocesi di Torino e in particolare don Luca Peyron, una storia da consulente in proprietà industriale prima di diventare parroco. Insegna teologia della trasformazione digitale a Milano e Torino e si occupa di “spiritualità” delle tecnologie, oltre a essere direttore della Pastorale universitaria, dove da novembre è attivo un “pensatoio” sulla trasformazione tecnologica e digitale.

Commenta Don Luca Peyron che ha lanciato l’idea

La grazia è fatta: Torino è capitale Italiana per l’Intelligenza Artificiale. Un sogno, è diventata una profezia.
Ora è una promessa: una promessa al Governo che ha creduto in questo territorio, una promessa a noi stessi di essere all’altezza della nostra storia, una promessa all’Italia di essere traino per tutto il Paese e per l’Europa.

Siamo arrivati in meno di due mesi ad un risultato straordinario grazie ad un processo capace di includere, di ascoltare, di capire, di scommettere, di assumersi responsabilità.

La Vergine Maria ci doni l’umiltà necessaria per continuare a lavorare per il bene comune e mantenere queste promesse per le donne e gli uomini di oggi e di domani.

Ecco la Chiesa di Francesco, sta in mezzo alla gente, per il bene di tutti, generando processi…

Chi è rimasto alla finestra scenda in cortile a giocare con noi!

Scrive la sindaca Chiara Appendino su Facebook

C’è lavoro. Tanto lavoro.

Lo ricorderete bene. Sin dall’inizio del nostro mandato abbiamo sempre detto che volevamo riportare Torino ad essere un faro nello sviluppo industriale, nazionale ed internazionale.
E che, oggi, questo sviluppo o parlava di innovazione, di tecnologia, di sostenibilità, di welfare oppure, banalmente, non lo era.

Ecco che siamo diventati la prima città a sperimentare l’auto a guida autonoma in contesto urbano, la prima a sperimentare il 5G, la prima a mettere in piedi il più grande show di droni in Europa.
E, ancora, siamo la Città di Torino City Lab, ovvero una vera e propria policy di innovazione per attrarre aziende e start-up affinché possano sperimentare tecnologia di frontiera.

Tutto questo non ce lo siamo inventati. Ci abbiamo creduto perché sapevamo che sul territorio c’erano realtà, pubbliche e private, in grado di dare veramente quella svolta in termini di sviluppo e know how che avevamo in mente.

E poi hanno iniziato ad arrivare i primi risultati. Abbiamo visto insediarsi delle aziende. Ma abbiamo visto anche imprese di portata mondiale venire a sponsorizzare i nostri eventi con migliaia di euro.

Ora, la scelta di Torino come sede italiana dell’Istituto per l’Intelligenza Artificiale è, a un tempo, traguardo e punto di partenza in questo percorso.

Obiettivo dell’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A) – uno dei tasselli principali della strategia definita dal Ministero per lo sviluppo economico (MISE) in ambito AI – è quello di creare una struttura di ricerca e trasferimento tecnologico capace di attrarre talenti dal “mercato” internazionale e, contemporaneamente, diventare un punto di riferimento per lo sviluppo dell’AI in Italia, in connessione con i principali trend tecnologici (tra cui 5G, Industria 4.0, Cybersecurity).
I settori principalmente coinvolti saranno quelli della manifattura e robotica, IoT, sanità, mobilità, agrifoood ed energia, Pubblica amministrazione, cultura e digital humanities, aerospazio.

Che l’Intelligenza Artificiale sia una delle frontiere del futuro è fuor di dubbio. Su di essa si stanno progettando tecnologie di avanguardia che potranno migliorare concretamente la vita di ognuno di noi. Sviluppi per alcuni aspetti anche difficili da immaginare, ma molto più vicini e concreti di quanto possiamo pensare.

La scelta di Torino a sede dell’I3A è stato un risultato frutto della collaborazione tra tutti gli attori del territorio pubblici e privati, istituzioni, associazioni di categoria, imprese ed enti, compresa l’Arcidiocesi di Torino, coinvolgimento non secondario in quanto anche gli aspetti etici delle applicazioni dell’intelligenza artificiale dovranno rappresentare elementi caratterizzanti per le attività del nascente istituto. Nella realizzazione dell’I3A saranno coinvolti tutti i principali stakeholder del territorio.

Il mio ringraziamento, in particolare, va a coloro che lo hanno reso possibile. Al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ai Ministri Luigi Di MaioStefano Patuanelli e Paola Pisano. Agli Assessori Marco Pironti Assessore e Alberto Sacco e a tanti altri, come Don Luca Peyron che, dall’inizio, giocano il loro ruolo in questa sfida e non hanno mai abbandonato la convinzione di poterla vincere.

Concludo.
Abbiamo sempre detto che la sfida dell’innovazione ci poneva davanti a un bivio: sceglierne se subirne le conseguenze o prendere le redini e governare il cambiamento.

Non è sempre stato semplicissimo da spiegare, ma su quale fosse la scelta giusta non abbiamo mai avuto dubbi.

E Torino, adesso, può progettare il suo domani con la consapevolezza che il futuro passerà da qui.


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Idrogeno

Parte la sperimentazione in Lombardia dei treni a Idrogeno e della loro logistica

Entreranno in servizio nel giro di un anno i 14 treni a idrogeno sulla linea ferroviaria lombarda non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo, progettati da Alstom, che andranno a sostituire gli attuali treni a gasolio e potranno percorrere fino a 600 chilometri con un pieno, rilasciando nell’aria solo vapore acqueo.

È stato inaugurato a Rovato, in provincia di Brescia, l’impianto per la manutenzione e il rifornimento dei convogli che verranno gestiti da Trenord, mentre altri tre siti sono in fase di costruzione e serviranno a produrre e stoccare l’idrogeno.
I treni verranno alimentati da veicoli provvisti di grandi bombole con pressione a 500 bar. I tempi di rifornimento variano tra 30 e 60 minuti, grazie a un sistema mobile che non necessita di compressione e stoccaggi fissi ad alta pressione.

Sul primo dei 14 treni acquistati attraverso i finanziamenti di Regione Lombardia, arrivato lo scorso 23 gennaio, sono in corso i test e le attività di collaudo necessari per l’avvio del servizio commerciale, previsto entro il primo semestre del 2026. L’impianto di Rovato, realizzato da Ferrovienord, sarà, in Italia, il primo deposito specificatamente progettato e realizzato per la manutenzione dei treni a idrogeno nonché il primo impianto per il rifornimento di idrogeno per i treni.

L’entrata in servizio commerciale dei treni a idrogeno in Valcamonica, lungo la linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo di Ferrovienord su cui il servizio è gestito da Trenord, fa parte del progetto H2iseO, che mira a realizzare la prima Hydrogen Valley italiana nel territorio bresciano. Promosso da FNM, Ferrovienord e Trenord, il progetto H2iseO ha l’obiettivo di sviluppare in Valcamonica una filiera economica e industriale dell’idrogeno, a partire dal settore della mobilità, avviare la conversione energetica del territorio, contribuire alla decarbonizzazione di una parte significativa del trasporto pubblico locale. Si tratta di un progetto altamente innovativo, che prevede:

  • messa in servizio di 14 nuovi treni ad idrogeno in sostituzione dell’intera flotta diesel oggi circolante;
  • realizzazione di 3 impianti di produzione di idrogeno rinnovabile senza emissioni di CO2 a Iseo (mediante tecnologia Steam Reforming del biometano, con energia elettrica rinnovabile e cattura della CO2), ad Edolo e a Brescia (mediante tecnologia a elettrolisi partendo da energia elettrica da fonte rinnovabile);
  • realizzazione di 4 impianti di rifornimento di idrogeno a Rovato (destinato principalmente alle attività di messa in servizio e successivamente alle fasi di manutenzione dei treni) e a Iseo, Edolo e Brescia (dotati di stoccaggio e destinati a rifornire i treni nel corso del servizio commerciale);
  • realizzazione di un impianto di deposito e manutenzione dei treni a Rovato, specificatamente progettato e realizzato per treni a idrogeno;
  • adeguamento tecnico e infrastrutturale delle stazioni interessate dal servizio dei nuovi treni.

Nell’impianto di Rovato  sono presenti:

  • cinque binari di sosta dei treni all’aperto;
  • un impianto di manutenzione treni dotato di due binari al chiuso per la manutenzione (attrezzati per l’accesso al treno tramite fossa di visita e tramite passerelle aeree), un binario coperto all’aperto per il lavaggio dei treni, carroponte, calacarrelli, magazzini, armadi per lo stoccaggio delle batterie di ricambio dei treni, colonnine per la connessione dei treni alla rete elettrica e zona uffici e servizi per il personale;
  • un impianto di rifornimento dei treni a idrogeno, attrezzato con dispenser per erogare idrogeno alla pressione di 350 bar e baia per ricovero del carro bombolaio, nonché di impianto di flussaggio e inertizzazione (utile per lo svuotamento dei serbatoi dell’idrogeno del treno quando previsto ai fini manutentivi).

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In Evidenza

Verso la Notte europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori 2025: seminari per giornalisti su fisica quantistica e scienza della sicurezza

In preparazione della prossima edizione della Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori, che si terrà a settembre, NET, in collaborazione con Stampa Romana, propone un ciclo di seminari formativi sui principali temi della scienza e della ricerca italiana. I primi due appuntamenti sono previsti per il 14 febbraio 2025 e il 14 marzo 2025 dalle 10:00 alle 13:00. (altro…)


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Creatività

Come l’autorevolezza del brand può aiutare ad aumentare il fatturato delle aziende

Nel panorama competitivo odierno, dove i consumatori sono costantemente bombardati da messaggi pubblicitari e offerte, distinguersi dalla massa è diventato più che mai fondamentale. In questo contesto, l’autorevolezza del brand si rivela un asset strategico per le aziende che mirano non solo a consolidare la propria reputazione, ma anche ad aumentare il fatturato. Ma cosa si intende esattamente per “autorevolezza del brand” e come può tradursi in un vantaggio economico concreto?

Autorevolezza del brand: cos’è e perché conta

L’autorevolezza di un brand va oltre la semplice notorietà. Un marchio autorevole è riconosciuto come affidabile, competente e credibile nel proprio settore. È un brand che non solo vende prodotti o servizi, ma che incarna valori, risolve problemi e costruisce relazioni solide con i propri clienti. Questa autorevolezza si costruisce nel tempo attraverso una comunicazione coerente, un’esperienza cliente di qualità e un impegno costante nel mantenere le promesse fatte.
Quando un’azienda riesce a posizionarsi come un punto di riferimento nel suo mercato, i benefici sono tangibili: i clienti sono più propensi a scegliere i suoi prodotti, a pagare un premium price e a rimanere fedeli nel tempo. In altre parole, l’autorevolezza del brand genera fiducia, e la fiducia si traduce in vendite.

Dall’autorevolezza al fatturato: il meccanismo virtuoso

1. Fidelizzazione dei clienti: Un brand autorevole crea un legame emotivo con i propri clienti. Le persone tendono a preferire marchi che percepiscono come affidabili e che condividono i loro valori. Questo si traduce in un tasso di fidelizzazione più alto, riducendo i costi di acquisizione dei clienti e aumentando il valore del ciclo di vita del cliente.
2. Premium pricing: Quando un brand è percepito come leader nel suo settore, i clienti sono disposti a pagare di più per i suoi prodotti o servizi. Pensiamo a marchi come Apple o Tesla: la loro autorevolezza permette loro di applicare prezzi superiori rispetto ai concorrenti, senza perdere appeal.
3. Espansione del mercato: Un brand autorevole può più facilmente lanciare nuovi prodotti o entrare in nuovi mercati. I clienti, infatti, sono più propensi a provare novità da un marchio di cui si fidano, riducendo il rischio percepito e accelerando l’adozione.
4. Partnership e collaborazioni: Le aziende con un brand forte attirano più facilmente partnership strategiche e collaborazioni di alto profilo, che possono aprire nuove opportunità di business e aumentare il fatturato.
5. Resilienza alle crisi: In momenti di difficoltà o di crisi del mercato, i brand autorevoli sono quelli che resistono meglio. La fiducia accumulata nel tempo funziona come un “paracadute”, proteggendo l’azienda da flessioni significative delle vendite.

Come costruire l’autorevolezza del brand

Costruire l’autorevolezza di un brand non è un processo immediato, ma richiede una strategia chiara e un impegno costante. Ecco alcuni passaggi chiave:
Definire una mission e valori chiari: Il brand deve comunicare in modo trasparente ciò in cui crede e ciò che lo distingue dalla concorrenza.
Investire nella qualità: Prodotti e servizi devono essere all’altezza delle aspettative, se non superiori. La qualità è la base della fiducia.
Comunicare in modo coerente: Ogni touchpoint con il cliente deve riflettere i valori del brand, dal sito web ai social media, dal packaging al servizio clienti. Per i rapporti con le testate giornalistiche potrebbe essere utile affidarsi ad un’agenzia specializzata in Digital pr come TiLinko.
Creare contenuti di valore: Condividere conoscenze e insights attraverso blog, webinar o white paper posiziona il brand come un esperto nel suo settore.
Ascoltare i clienti: L’autorevolezza si costruisce anche ascoltando e rispondendo ai bisogni dei clienti, dimostrando di metterli al centro della propria strategia.

In un’epoca in cui la scelta dei consumatori è sempre più influenzata da fattori emotivi e reputazionali, l’autorevolezza del brand rappresenta un vero e proprio moltiplicatore di valore. Non si tratta solo di vendere, ma di costruire un rapporto duraturo con i clienti, che si traduce in un aumento del fatturato e in una crescita sostenibile nel tempo. Per le aziende che investono nella costruzione di un brand forte e affidabile, il ritorno sull’investimento non è solo economico, ma anche strategico: è la garanzia di un futuro solido in un mercato in continua evoluzione.


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