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TikTok rende il comizio di Trump un vero flop: finte prenotazioni a Tulsa

Le finte prenotazioni e i video virali su TikTok sono stati la prova di un flop che ha colto di sorpresa Trump. Doveva essere il primo comizio dopo il lockdown per il Tycoon

Un flop per colpa di TikTok

Doveva essere un comizio in grande stile o in pompa magna per rilanciare la sua immagine dopo gli insuccessi rivelati dagli ultimi sondaggi, ma per Trump il palco di Tulsa si è trasformato in un incubo. La presenza di sostenitori decisamente sotto le attese sarebbe il risultato dall’azione virale di migliaia di adolescenti iscritti a TikTok che si sono registrati all’evento, prenotando i biglietti, per poi disertare. Uno scherzo perfettamente riuscito, ma dalle forti ripercussioni sull’immagine di Trump.

Il comitato elettorale del capo della Casa Bianca, guidato da Brad Parscale, ha dichiarato di aver ricevuto oltre un milione di richieste di biglietti (solo 19 mila i presenti) e ha accusato i manifestanti di aver bloccato l’accesso ai metal detector e impedito alle persone di partecipare. Notizia però smentita dai presenti. Lo staff ha anche annullato senza preavviso l’appuntamento all’aperto che era stato programmato nel centro di Tulsa, senza fornire spiegazioni. Le immagini pubblicate sui social media hanno però mostrato poche persone nell’area esterna.

Tulsa, supporters of President Donald Trump 

Leggi anche:La Pazza idea di Trump di chiudere Twitter e i social

Non si è fatto attendere il velenoso tweet della giovane deputata democratica, ma che ama definirsi socialista e radicale, Alexandria Ocasio Cortez: “Sei stato beffato da una folla di ragazzini-troll che ha inondato la tua campagna con false prenotazioni per farti creder che in pieno Covid ci fosse un milione di persone pronta a venirti a vedere” ha scritto rivolgendosi direttamente a Trump.

L’idea di boicottare il primo comizio presidenziale post-Covid19 sarebbe partita da una docente di 51 anni, Mary Jo Laupp che, 10 giorni fa, ha postato un video su TikTok proponendo ai suoi follower di iscriversi all’evento di Tulsa senza poi andarci.

Il risultato è che il video diventato immediatamente virale, ma i responsabili della campagna di Trump, nonostante fossero a conoscenza del video, lo hanno palesemente sottovalutato.

Tecnicamente i biglietti prenotabili erano comunque illimitati e l’ingresso al palazzetto sarebbe dipeso solo dall’ordine di arrivo.

Non solo più Twitter nella politica americana, ma ora anche TikTok

Il social cinese TikTok della Bytedance entra nella politica americana a gamba tesa (fino ad ora era considerato solamente il social dei teenagers) e della generazione Z che ricomprende i nati a partire dalla seconda metà degli anni ’90. Non è una buona notizia per la politica trumpiana perché un social cinese è ancora meno controllabile e influenzabile di quanto lo siano quelli americani. Secondo perché i giovani della generazione Z sarebbero particolarmente ostili contro gli “incitatori all’odio” che trovano terreno fertile nella politica trumpiana.

La seconda corsa alla Casa Bianca per Trump sembra sempre più ostica, ma il Tycon ha già dimostrato di essere capace di cambiare i pronostici.


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Digitale

Intersections raduna a Milano il mondo del marketing, della comunicazione e della creatività

Dall’unione di IAB Forum e IF! Italians Festival nasce Intersections, il più grande evento in Italia dedicato al mondo del marketing, della comunicazione e della creatività che si svolge a Allianz Mico a Milano il 29 ec 30 ottobre 2024.

IAB Italia, ADCI e UNA hanno deciso di realizzare il primo grande evento sistemico per rispondere in modo compatto all’evoluzione e alle sfide della industry in questo particolare momento storico, guidato anche dalla grande discontinuità dell’Intelligenza Artificiale.


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Digitale

Google è monopolista secondo il Dipartimento di giustizia USA. Ora potrebbe esserci il suo spezzatino

Un documento presentato al giudice federale degli USA Amit Mehta ha portato alla decisione di sanzionare Google per attività monopolistiche. La causa, promossa dal Dipartimento di Giustizia (DOJ) e diversi stati, sostiene che Google abbia usato il proprio potere di mercato in modo anticompetitivo, impedendo ad altre aziende di competere nel settore della ricerca online e dei servizi digitali.

Il giudice Mehta ha valutato le prove contro Google riguardo a vari accordi esclusivi con produttori di dispositivi e sviluppatori di browser che garantiscono a Google di essere il motore di ricerca predefinito su milioni di dispositivi. Questa esclusività ha reso quasi impossibile per i rivali ottenere una significativa quota di mercato, contribuendo a consolidare il monopolio di Google. Il DOJ, insieme agli avvocati generali di diversi stati, ha contestato che Google abbia illegalmente monopolizzato il mercato della ricerca e della pubblicità online attraverso accordi con aziende come Apple e Samsung per mantenere il proprio motore di ricerca come opzione predefinita su diversi dispositivi.

Il cuore dell’accusa riguarda gli “accordi esclusivi” di Google, che hanno portato all’accumulo di circa il 90% delle ricerche online e all’88% del mercato della pubblicità testuale, ostacolando i concorrenti dal punto di vista degli investimenti e dell’innovazione. Il DOJ ha dimostrato che Google paga ingenti somme per diventare il motore di ricerca predefinito, ad esempio su dispositivi Apple, scoraggiando il cambiamento di provider da parte degli utenti e limitando le scelte disponibili al consumatore.

La sentenza non prevede danni economici, ma un’ingiunzione che potrebbe includere misure per impedire a Google di continuare accordi esclusivi di default o addirittura obbligare l’azienda a separare il business della ricerca da altre operazioni come Android e Chrome.

Questo caso rappresenta un passo storico per l’antitrust negli Stati Uniti, simile al processo Microsoft degli anni ‘90, e potrebbe aprire la strada a nuove regolamentazioni per altri giganti della tecnologia, tra cui Apple e Amazon, anch’essi sotto scrutinio legale per pratiche anti-competitive.

Il Governo ha raccomandato che Google deve cambiare il suo modello per riaprire il mercato dei motori di ricerca e dei servizi digitali alla concorrenza con possibili cambiamenti strutturali, un termine che molti osservatori intendono con una scissione ovvero con uno spezzatino.

Un team legale specializzato del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ), affiancato da esperti in regolamentazione antitrust e tecnologia, sta lavorando a una serie di raccomandazioni per il giudice federale Amit Mehta. La proposta del DOJ include sia rimedi comportamentali che strutturali per affrontare l’impatto monopolistico di Google. I rimedi in valutazione spaziano da restrizioni su accordi preinstallati con produttori di dispositivi, all’accesso dei concorrenti ai dati di ricerca, fino alla potenziale separazione di parti dell’azienda per ripristinare la concorrenza nel settore dividendo Chrome, Google Play Store e il sistema operativo mobile Android dal search.

Questa prima versione delinea una serie di strade per la riforma, tra cui l’obbligo per Google di rendere accessibili i dati e i modelli di programmazione utilizzati per generare risultati tramite il suo motore di ricerca. Il Dipartimento di Giustizia sta anche valutando la possibilità di chiedere al giudice di vietare a Google di utilizzare o conservare i dati che si rifiuta di condividere con società terze.

Google ha dichiarato che intende appellarsi alla decisione, sottolineando che le accuse ignorano i benefici offerti ai consumatori dal loro motore di ricerca. Le fasi successive del processo potrebbero determinare cambiamenti significativi non solo per Google ma per l’intera industria tecnologica, influenzando l’accessibilità e la concorrenza nei mercati digitali anche in Europa e negli altri continenti.

Negli ultimi dieci anni, Google ha accumulato 8,25 miliardi di euro di multe dalle istituzioni antitrust dell’Unione europea che  riguardano tra gli altri il suo sistema operativo mobile Android e il servizio pubblicitario AdSense.


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Digitale

Sabato 26 Ottobre 2024 torna il Linux Day

Sabato 26 Ottobre 2024 torna il Linux Day: la principale manifestazione italiana dedicata al software libero, la cultura aperta ed alla condivisione promosso da Italian Linux Society e supportato da GARR.

Il Linux Day nasce nel 2001 come appuntamento annuale per riunire le forze di tutte le persone attiviste nel movimento del software libero, dell’open source, ed in particolare di Linux. Proponiamo una rete di eventi decentralizzati in tutta Italia, organizzati autonomamente da gruppi di persone volontarie e appassionate. È il più grande evento italiano sul tema con migliaia di visitatori.  L’accesso al Linux Day è libero e gratuito.

Il Linux Day di Torino si svolge al  Collegio degli Artigianelli  in Corso Palestro 14 nel pomeriggio di Sabato 26 Ottobre.


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