Massa Critica
Rilasciato il codice di Immuni: ecco quando potremo scaricarla
Il Ministero dell’innovazione ha reso disponibile una parte del codice dell’App Immuni su GitHub, un archivio pubblico per chi vuole contribuire con suggerimenti informatici.
La promessa mantenuta per Immuni
Il ministero guidato da Paola Pisano ha annunciato di aver pubblicato una parte del codice di Immuni su Github (piattaforma di riferimento per sviluppatori che permette di scoprire, condividere e migliorare i software realizzati) in modo da renderlo visionabile da tutti, mentre l’App potrà essere scaricata tra una decina di giorni.
Nelle scorse settimane il Ministero aveva promesso di rendere pubblico in open source parte del codice sorgente di Immuni e la promessa è stata appunto mantenuta. Ciò vuol dire che ogni esperto può visionare il lavoro fatto su Immuni per trovare eventuali falle o bug compromettenti per l’uso di questa App fatta apposta per la fase 2 del Covid19.
Come già abbiamo detto in un precedente articolo, è Bending Spoons la Startup milanese che si è aggiudicata, non senza polemiche, la call lanciata dal Ministero per sviluppare un’app per il contact tracing sia per la versione iOS sia Android.
Il materiale pubblicato riguarda soprattutto l’interfaccia grafica e l’appoggio tecnologico sulle API realizzate da Google e Apple da poco disponibili sui nostri smartphone già da una settimana, grazie a un aggiornamento lato software fatto dalle due aziende. Questo fa sì che Immuni non raccoglierà dati personali che possano in qualche modo identificare le persone contagiate.
Come funzionerà Immuni
Immuni non è altro che un’app per il contact tracing che utilizza il Bluetooth Low Energy dello smartphone per scambiare i codici identificativi delle persone.Non servirà l’uso del GPS o del Wi-Fi per scambiare le informazioni tra gli smartphone.
Immuni sarà una delle prime applicazioni al mondo a utilizzare le nuove API rilasciate da Google e Apple la scorsa settimana per implementare il contact tracing su Android e iOS. Questo permetterà una diffusione capillare e più veloce dell’app.
Se volessimo spiegare il funzionamento di Immuni possiamo riassumerla in questo modo: è un’applicazione che raccoglie i codici identificativi degli smartphone con cui le persone entrano in contatto. Per farlo, però, è necessario che sia sul proprio dispositivo che su quello della persona che si incontra, sia attivo sia il Bluetooth che l’applicazione. Nel caso in cui una persona che abbiamo incontrato risulti positiva al Covid-19 e inserisca di conseguenza l’informazione del contagio all’interno dell’app, automaticamente arriva una notifica sul nostro smartphone che ci avverte di un possibile contatto a rischio.
Per quanto riguarda la polemica ancora in corso sulla privacy, è stato svelato chi gestirà i codici identificativi raccolti dagli smartphone: i server saranno gestiti in Italia da Sogei, Società Generale d’Informatica S.p.A., azienda gestita direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Anche PagoPA, la società che gestisce i pagamenti digitali verso la pubblica amministrazione, dovrebbe essere coinvolta nello sviluppo di Immuni.
Le polemiche su Immuni non si fermano in attesa del responso Copasir
Sono giorni che continuano le polemiche legate alla scelta della società che ha sviluppato Immuni e alla privacy dei dati (che verranno eliminati entro il 31 dicembre 2020, come assicurato dal Governo), ma nelle ultime ore è montata anche una polemica sulla presenza nelle Impostazioni degli smartphone iOS e Android di una funzione che attiverebbel’app-Covid 19 in automatico.
Per capire bisogna spiegare la tecnologia rilasciata da Apple e Google. I due colossi hanno rilasciato la scorsa settimana le API che facilitano l’utilizzo di app per il contact tracing sul proprio dispositivo.
Apple ha rilasciato appositamente una nuova versione di iOS (la numero 13.5), mentre Google ha aggiornato direttamente i Google Play Services. Per questo motivo, se in uno smartphone Android si entra nelle Impostazioni e si preme su Google, vedremo nella pagina che si aprirà il nuovo servizio “Notifiche di esposizione al COVID-19″. Questo, però, non vuol dire che la funzione sia già attiva, ma solamente che il proprio smartphone è pronto per far funzionare al meglio Immuni. Infatti, cliccando sulla voce si aprirà una nuova sezione nel quale si evidenzia che “Per attivare le notifiche di esposizione al COVID-19, apri un’app disponibile”, che in Italia non è ancora presente, ma lo sarà a breve.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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