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Massa Critica

Il comitato di esperti nominato da Conte e diretto da Vittorio Colao che dovra rivoluzionare l’Italia per affrontare la fase 2 de coronavirus

Il comitato di esperti che affiancherà il comitato tecnico scientifico nella fase 2 dell’epidemia del Coronavirus sarà presieduto da Vittorio Colao uno dei manager italiani tra i più stimati anche all’estero e sarà formato da esperti che secondo le parole di Conte dovranno “modificare le logiche dell’organizzazione del lavoro sin qui consolidate, di ripensare alcuni radicati modelli organizzativi di vita economica e sociale”.

Vittorio Colao, 58 anni, bresciano, dopo la laurea alla Bocconi di Milano, ha ottenuto un Master in Business Administration ad Harvard. La carriera lavorativa inizia a Londra cin Morgan Stanley. Poi il passaggio alla McKinsey e poi arrivare nel 1996 a Omnitel come direttore generale della compagnia telefonica ceh poi verrà acquisita da Vodafone di cui diventa Ceo regionale per Europa meridionale, Medio Oriente e Africa. Nel 2004 Colao viene chiamato da Rcs, per poi tornare dopo due anni in Vodafone come AD.

Elisabetta Camussi è professoressa di Psicologia sociale all’Università degli Studi di Milano Bicocca che si occupadi  percezione delle differenze di genere nella società e le disuguaglianze.

Roberto Cingolani, è il responsabile per l’innovazione tecnologica per il gruppo Leonardo. E’ stato il primo direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova, che ha guidato dal 2005 al 2019.

Riccardo Cristadoro è il senior director del Dipartimento di economia e statistica della Banca d’Italia e consigliere economico del presidente del Consiglio.

Giuseppe Falco è amministratore delegato per il Sistema Italia-Grecia-Turchia senior e partner e managing director del Boston Consulting Group.

Franco Focareta,è docente di Diritto del lavoro all’Università di Bologna,  esperto di diritto sindacale e diritto della previdenza.

Enrico Giovannini, professore di Statistica economica all’Università di Roma Tor Vergata,  presidente dell’Istat dall’agosto 2009 all’aprile 2013. E’ stato ministro del lavoro e delle politiche sociali del governo Letta.

Giovanni Gorno Tempini, 58 anni, presidente di Cassa Depositi e Prestiti, di cui è stato in passato anche amministratore delegato. Fa parte del consiglio di amministrazione di Intesa SanPaolo, Avio, Willis Tower Watson e della Fondazione Airc per la Ricerca sul cancro.

Giampiero Griffo è il coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.

Filomena Maggino è professoressa di Statistica sociale all’Università di Roma La Sapienza. Il suo principale interesse sono il benessere equo e la qualità della vita.

Mariana Mazzucato,  è un’economista italo – statunitense, direttrice e fondatrice dell’Institute for Innovation and Public Purpose presso l’University College London,  fa parte del Consiglio per il Futuro della crescita e della competitività del World Economic Forum di Davos.

Enrico Moretti, professore di Economia all’università di Berkeley, in California e si occupa di politiche pubbliche e del mercato del lavoro.

Riccardo Ranalli, dottore commercialista e revisore contabile con studio a Torino e a Milano, è un esperto di crisi di impresa;  è stato docente del Corso della Scuola Superiore della Magistratura presso la Corte di Cassazione.

Marino Regini, professore emerito di Sociologia economica all’Università Statale di Milano, dove insegna corsi di sociologia economica e di political economy.

Raffaella Sadun è docente di Business Administration alla Business School di Harvard dove si occupa prevalentemente di produttività, management e cambiamento organizzativo.

Stefano Simontacchi,  avvocato, è presidente di un importante studio legale in cui si occupa di fiscalità internazionale, prezzi di trasferimento e corporate governance.

Fabrizio Starace è il direttore del Dipartimento di salute mentale e dipendenze Patologiche dell’Ausl di Modena e presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica.


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Arte

Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento

In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.

Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).

Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.

Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.

Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).

In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).

Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.

Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.


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Difesa Ambiente

Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale

Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)


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Acqua

Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici

A Torino, Palazzo Madama ospiterà una nuova edizione del River Café sul Po, un evento che, a trent’anni dalla drammatica alluvione del Tanaro, riunirà cittadini ed esperti per un confronto sui temi della pianificazione territoriale e della gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici. L’incontro è organizzato nell’ambito del progetto europeo LIFE CLIMAX PO, dedicato all’adattamento del distretto del fiume Po al clima che cambia.

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