Massa Critica
Le raccolte fondi di solidarietà per le vittime del Coronavirus: fino al 15% resta alla piattaforma di crowfunding. Come donare in piena fiducia
La startup milanese Be Honest ha scelto di verificare le molte campagne di solidarietà e raccolta fondi nate sull’emotività dell’epidemia di Coronavirus con l’obiettivo di aiutare chi dona a conoscere per tutelare la propria fiducia. Le domande che si sono posti gli autori della ricerca sono diverse. Quali sono i numeri e le caratteristiche delle campagne di raccolta fondi online? Quanto ha prodotto finora l’attivismo solidale degli italiani? Quante sono le campagne attive? Chi sono i beneficiari dei fondi raccolti? Qual è la piattaforma più utilizzata per le donazioni? E le commissioni trattenute o i contributi alla piattaforma a quanto ammontano?
Attraverso un approfondito lavoro di ricerca e di business intelligence sulle principali piattaforme di crowdfunding monitorando al 21 marzo 676 campagne di raccolta fondi, per la maggior parte attive sulla piattaforma Gofundme, con un totale raccolto di oltre 14 milioni di euro.
Be Honest ha anche realizzato un decalogo con indicazioni utili da seguire sia per chi vuole avviare una campagna di donazioni, sia per chi vuole donare con maggiore fiducia.
Consigli per Donare
1 – VERIFICA CHE IL BENEFICIARIO SIA COINVOLTO
Prima di sostenere qualsiasi campagna accertati che l’ente a cui i fondi sono destinati sia realmente coinvolto, cioè sia promotore dell’iniziativa o ne sia a conoscenza.
Ne è un esempio la notizia della raccolta fondi in favore dell’Ospedale di Legnano rivelatasi falsa e di cui la Struttura Ospedaliera non sapeva ovviamente nulla. Ti consigliamo quindi di verificare alla fonte, controllando sul sito dell’ente che dovrebbe ricevere i fondi o chiedendo direttamente conferma, e di prestare attenzione agli sponsor del progetto (il coinvolgimento di sponsor istituzionali come una Fondazione o un’azienda è una buona garanzia).
2 – VALUTA LA FATTIBILITÀ DEL PROGETTO
Ci siamo già passati in occasione delle campagne per il terremoto del 2016: la generosità delle persone ha fatto sì che fossero raccolti più fondi di quanto potessero effettivamente essere spesi.
Un aspetto fondamentale nello scegliere a chi dare fiducia è considerare il progetto e l’obiettivo di raccolta prefissato in relazione alle capacità dell’ente promotore. Chi riceve denaro deve essere in grado di utilizzarlo in modo efficace, altrimenti rischi che la tua donazione rimanga inutilizzata su un conto corrente, mentre altrove c’è chi ha bisogno di fondi.
3 – EVITA DONAZIONI IN CONTANTI
In questo momento i contanti sono un veicolo di trasmissione per il Covid-19, ma anche un limite alla trasparenza.
La tracciabilità della donazione è infatti una garanzia per la tua fiducia perchè rende più semplice verificare il flusso di denaro e facilita il ricevente nel darne conto. Raccogliere fondi in contanti per delle emergenze di questa portata, rappresenta perciò un segno di poca trasparenza e disorganizzazione.
4 – CERCA UN RESOCONTO DETTAGLIATO
Diffida di indicazioni di spesa generiche e vaghe: molte strutture sono in difficoltà, ma conoscono le proprie necessità. Sapere in concreto e nel dettaglio come l’ente intende utilizzare il denaro raccolto è garanzia di credibilità e prova di trasparenza. Un soggetto efficiente sa di cosa ha bisogno e può comunicare una previsione di spesa che motivi la richiesta di sostegno: scegli chi la propone.
Consigli per avviare una raccolta di fondi
1 – OTTIENI L’AUTORIZZAZIONE
Farti promotore di una raccolta fondi è un bellissima iniziativa ma ricordati di prendere accordi con il beneficiario prima di iniziare.
Altrimenti il rischio è quello di finire sotto inchiesta per sospetta truffa, come nel caso verificatosi proprio di questi giorni ad Agrigento, dove un giovane che ha attivato una raccolta fondi su una piattaforma di crowdfunding è stato additato come un possibile truffatore. Per poter essere d’aiuto a chi sta operando è importante rispettare le regole e operare con trasparenza, altrimenti la confusione rischia di rovinare le migliori iniziative
2 – FAI UNA PIANIFICAZIONE DETTAGLIATA E REALISTICA
Identifica le esigenze e i costi necessari a soddisfarle così da sapere quanto richiedere: in questo modo sarai più efficace ed eviterai inutili dispersioni. Potrebbero esserci modifiche in corso d’opera, ma chiedere più soldi di quanto puoi spendere sottrae risorse ad altre raccolte fondi e darebbe una cattiva immagine della tua gestione.
Correttezza e trasparenza sono essenziali nel rapporto di fiducia che ti lega ai donatori.
3 – CHIEDI UN SUPPORTO PROFESSIONALE
Se vuoi avviare un’attività stabile di fundraising valuta l’opportunità di una consulenza specifica. Avere il supporto di un commercialista iscritto all’albo o di un fundraiser (ne puoi trovare sul sito www.assif.it) darà sicuramente forza ed efficacia alla tua azione, facendoti apparire affidabile e competente.
Se scegli dei professionisti che si occupano di questo per consuetudine, sapranno come consigliarti soprattutto durante l’emergenza.
4 – TRACCIA BENE I FLUSSI DI DENARO
Struttura bene i flussi di pagamento, registra ogni impegno di spesa e aggiorna periodicamente un file con l’avanzamento di spesa raggiunto.
Un conto corrente dedicato e canali tracciabili, come paypal, un bollettino e un post dedicati, ti saranno utili a monitorare quali stanno funzionando e ti serviranno per la rendicontazione. Se ne hai più di un progetto puoi chiedere alla tua Banca un Iban dedicato ad ognuno: ti aiuterà ad avere tutto in ordine pronto per la rendicontazione.
5 – COMUNICA OGNI VARIAZIONE AL PROGETTO
Non sottovalutare l’importanza della comunicazione e non dimenticare di aggiornare tempestivamente su eventuali modifiche al progetto.
In emergenza le necessità possono cambiare frequentemente e probabilmente avrai moltissime cose da fare, tuttavia i tuoi donatori e sostenitori devono essere informati se ci sono cambiamenti nell’utilizzo dei fondi.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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