Massa Critica
Beyond Meat e le altre aziende del foodtech
Si è parlato molto di Beyond Meat, azienda produttrice di hamburger vegani, perchè fin dall’inizio ha potuto vantare illustri finanziatori come Bill Gates e Leonardo Di Caprio. Ma ci sono varie startup che mirano a sostituire la carne e il pesce con fibre vegetali o con fibre animali fatte in laboratorio.
Beyond Meat: la prima a quotarsi in borsa
Viene fondata a Los Angeles nel 2009 da Ethan Brown assieme ad Evan Williams e Biz Stone, i due dei padri di Twitter. Convinti sostenitori della cucina vegana, l’obiettivo dei fondatori è stato quello di limitare l’impatto ambientale degli allevamenti di carne producendo una carne completamente vegetale e soprattutto simile nel sapore a quelle animali.
Grazie all’attento studio delle proprietà proteiche di alcuni vegetali, l’azienda ha lanciato nel 2013 il suo primo prodotto sul mercato statunitense, per poi espandersi nel 2016 con la vendita dell’ hamburger vegano anche a livello internazionale. Il progetto ha attirato le curiosità di moltissimi investitori, tra cui anche dei personaggi molto conosciuti come Bill Gates e Leonardo DiCaprio che da anni si battono per la causa ambientale.
Per ottenere le simili caratteristiche olfattive, di gusto e di compattezza della carne naturale, i ricercatori della società hanno analizzato a lungo le proprietà dei vegetali, per comprendere come l’abbinamento sapiente tra amminoacidi, lipidi, minerali, vitamine e acqua potesse avvicinarsi in maniera sorprendente alla carne, diventando l’alimento del futuro.
Il prodotto è il risultato di un mix di innovazioni biotecnologiche d’avanguardia.
Impossible foods e Planted foods
Impossible foods
Fondata nel 2011 e con sede a Redwood City in California, ha gli stessi obiettivi di Beyond meat ed è già distribuita negli USA. Si parla da qualche mese di un suo possibile sbarco a Wall Street, ma non si ha ancora una data ufficiale.
Da poco la compagnia ha stretto un accordo con la celebre catena White Castle che vende i panini Slider con gli hamburger di Impossible Foods a 1,99 dollari.
Planted foods
Questa startup svizzera ha raccolto nel 2019 più di 7 milioni di franchi svizzeri per poter scalare il business. Non è un’azienda ancora miliardaria come le due precedenti, ma i presupposti sono molto incoraggianti.
Memphis meats e Finless foods
Memphis Meats
Azienda biotech pura con sede a Berkeley in California, è stata fondata da Uma Valeti, nonchè CEO della compagnia, Nicholas Genovese e Will Clem. Valeti è stato per anni cardiologo e professore dell’Università del Minnesota.
Questa ormai ex startup vuole produrre carne vera e propria usando cellule staminali prese da diversi tessuti animali. Già nel 2017 ha pubblicato un filmato in cui riusciva a riprodurre un petto d’anatra e uno di pollo e delle polpette che sapevano perfettamente di carne.
A gennaio 2020 Memphis meats ha raggiunto la cifra di 161 millioni di dollari in una Series B. Al round hanno partecipato enormi fondi di Venture Capital come Soft Bank e il fondo di Richard Branson e Bill Gates.
Finless foods
Fondata nel 2016 a San Francisco da Brian Wyrwas, e Michael Selden, è un’azienda simile a Memphis meats come approccio, ma il suo obiettivo è di riprodurre il pesce. Molto attivi sui social, hanno già prodotto filetti di pesce che in futuro potranno essere venduti nei supermercati.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Difesa Ambiente
Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Acqua
Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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