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L’identità digitale reloaded per i cittadini italiani

Paola Pisano, Ministro per l’innovazione e digitalizzazione,  ha presentato con un post su Pulse la sua visione sull’identità digitale per i cittadini italiani.

L’identità digitale alla quale stiamo pensando. Ogni cittadino deve poter richiedere gratuitamente e senza muoversi da casa un’identità digitale, un insieme di credenziali che gli consentiranno di usare migliaia di servizi pubblici e privati con un solo nome utente e una sola password a differenti livelli di sicurezza direttamente proporzionati rispetto alla criticità del servizio o alla confidenzialità dei dati accessibili attraverso il servizio.

Una sola identità, universale per compilare la dichiarazione dei redditi, verificare il nostro conto corrente online o fare migliaia di altre analoghe attività nel pubblico e nel privato.

E non basta perché grazie al sistema degli attributi dell’identità digitale, ogni volta che il fornitore di un servizio ci chiederà dei dati, potremo evitare di doverglieli fornire e, con un solo click, autorizzarlo a estrarli da dove sono come se girassimo sempre con un fascicolo sotto il braccio con dentro la nostra intera esistenza e decidessimo, di volta in volta, di condividerne i singoli fogli con chi ne ha bisogno per fornirci un servizio o con chi decidiamo di condividerli per dimostrare di avere titolo per ottenere qualcosa.

All’identità digitale saranno collegati due generi di attributi: qualificati e non qualificati.

I primi saranno informazioni relative allo stato o alla qualità di una persona – es: patente valida, iscritto a un ordine professionale, parlamentare, beneficiario di un certo tipo di contributi o di un determinato trattamento pensionistico, laureato ecc. – “certificati” da un soggetto pubblico o privato al quale lo Stato ha affidato lo svolgimento di talune funzioni pubblicistiche.

I secondi saranno informazioni di qualsiasi genere “associate” all’identità digitale da parte del medesimo titolare – es. il suo curriculum vitae, i suoi recapiti telefonici o telematici, il proprio gruppo sanguigno – o da parte di terzi, fornitori di attributi non qualificati che il titolare dell’identità potrà decidere se, quando e con chi condividere.

L’identità digitale, inoltre, sarà integrata con l’App di cittadinanza digitale IO e rappresenterà l’unica chiave di accesso a tutti i servizi pubblici online resi disponibili da qualsiasi amministrazione attraverso la medesima App.

L’identità digitale, infatti, è la prima tessera del mosaico della nostra cittadinanza digitale, un universo di diritti, obblighi, relazioni e contatti che ci mettono e ci metteranno, giorno dopo giorno, al centro di uno Stato moderno, semplice, accessibile che si trasforma per diventare, finalmente, a misura d’uomo.

Il progetto “ID reloaded” è il progetto nell’ambito del quale, quale partendo dall’identità digitale dell’attuale Sistema Pubblico dell’Identità Digitale (SPID) e dalla Carta di identità elettronica (CIE) si supereranno i limiti di architettura, modello di business e usabilità dei due modelli e si darà vita alla nuova identità digitale unificata di Paese destinata a rappresentare il primo tassello del mosaico della cittadinanza digitale italiana.

A un cittadino non interessa se la sua identità digitale si chiama CIE, SPID, in entrambi i modi, in nessuno dei due o in maniera diversa quello che gli interessa è che sia sicura, facile da usare e, soprattutto, capace di soddisfare tutte le sue esigenze nel contesto online e in quello off line, quando si relaziona a soggetti pubblici e privati.

Il progetto muove dalla constatazione che attualmente, lo Stato – in tutte le sue articolazioni – rilascia ai cittadini una pluralità di identità, anche digitali, diverse.

È uno scenario anacronistico, figlio di una stratificazione di iniziative succedutesi nel tempo, coordinate e affidate a soggetti diversi in un contesto nel quale è innegabilmente mancato coordinamento nell’azione di Governo di trasformazione digitale Si tratta di uno scenario da razionalizzare.

Le diverse identità digitali sin qui, a vario titolo – e per scopi diversi – attribuite ai cittadini vanno ricondotte a unità. È un progetto nel quale sarà necessario procedere gradatamente.

In questo contesto l’idea è quella di continuare a investire nella Carta di identità elettronica e nell’identità digitale del c.d. Sistema Pubblico di identità digitale.

La prima continuerà a essere erogata secondo le attuali modalità e, anzi, si valuteranno iniziative idonee a aumentarne il ritmo di diffusione compatibilmente con i limiti del sistema di identificazione e rilascio che grava sugli uffici delle anagrafi comunali.

La Carta di identità elettronica varrà, in particolare, a consentire l’utilizzo dell’identità digitale nei contesti fisici e in quelli online che richiedono standard di sicurezza più elevati.

L’identità digitale attualmente rilasciata nell’ambito del sistema pubblico dell’identità digitale (SPID), varrà, invece, in particolare, a consentire ai cittadini un accesso particolarmente facile a quei servizi che non richiedono speciali esigenze di sicurezza.

Il processo di identificazione, rilascio e gestione delle identità digitali di SPID sarà radicalmente ridisegnato e affidato direttamente allo Stato che potrà stipulare convenzioni per la gestione di talune fasi del processo di gestione dell’identità – e, in particolare, per quelle di identificazione e rilascio – con qualsiasi soggetto in possesso di requisiti tali [es: obblighi di riconoscimento “forte” dei propri utenti e clienti, soggetti a vigilanza pubblica, requisiti minimi di fatturato elevati] che lo rendano idoneo a garantire un espletamento efficace dei compiti ad esso affidati e una presenza capillare sul territorio.

Tutte le identità digitali già rilasciate nell’ambito del sistema pubblico dell’identità digitale (SPID) verranno convertite in identità digitali gestite dalla Presidenza del Consiglio.

Il processo di rilascio delle nuove identità digitali verrà coordinato con quello delle carte di identità elettroniche (CIE) in modo tale che i cittadini possano chiedere e ottenere contestualmente tutti gli elementi necessari all’utilizzo dell’identità digitale tanto nel contesto online che offline, verso soggetti pubblici e privati e a livelli di sicurezza differenti.

Che le credenziali e gli elementi di sicurezza utilizzati siano quelli oggi identificati come CIE o come SPID sarà indifferente per il cittadino che presso tutti i fornitori di servizi pubblici digitali e presso quelli privati che decideranno di avvalersene troveranno semplicemente la possibilità di accedere attraverso la “identità digitale”.

La razionalizzazione del sistema dell’identità digitale nei termini appena descritti consentirà di garantire la disponibilità di un’identità digitale alla quasi totalità della popolazione in un periodo di 24-36 mesi.

E inutile dire che l’intera riforma dovrà essere validata dal Garante per la protezione dei dati personali perché la circostanza che sia lo Stato a erogare e gestire le identità digitali dei cittadini non può e non deve voler dire in alcun modo che lo Stato possa aver accesso a informazioni relative all’utilizzo che i cittadini medesimi fanno delle loro identità digitali.


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App

Revolut apre una filiale italiana e offre un conto corrente con un Iban italiano

Revolut apre una succursale in Italia che offre ai nuovi clienti un conto corrente con un Iban italiano. I clienti vecchi potranno fare il passaggio dall IBAN estero a quello italiano a partire dal 2025.  Si tratta di una novità che consentirà di utilizzare il conto Revolut come conto principale evitando così i problemi riscontrati con l’Iban straniero dato che fino ad oggi, i clienti italiani di Revolut disponevano di un Iban lituano.

Revolut ha deciso di lanciare il conto corrente con iban italiano per i nuovi clienti evitando così l’iban discrimination  condannata dall’Unione europea come pratica scorretta.

Con questo cambiamento, il conto Revolut potrà essere utilizzato come un vero e proprio conto principale.  Un altro vantaggio offerto dall’Iban italiano consiste nella possibilità che Revolut svolga in futuro il ruolo di sostituto d’imposta.

I tre milioni di clienti attuali di Revolut  potranno scegliere da gennaio 2025 la migrazione del cont verso un Iban italiano o mantenere l’attuale Iban. Non sarà necessario sostituire le carte di pagamento già emesse, che resteranno valide.

Revolut è una piattaforma finanziaria digitale che offre una serie di servizi bancari e finanziari attraverso un’app mobile. Fondata nel 2015, la società si è rapidamente affermata come uno degli strumenti più popolari per gestire il denaro in modo flessibile e conveniente, soprattutto per chi viaggia o ha esigenze bancarie internazionali.  Revolut si distingue anche per la sua interfaccia facile da usare e per il fatto che non è legata a una banca tradizionale, permettendo quindi costi inferiori per i suoi servizi.


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Digitale

Stefano Giordano è il nuovo Presidente di Internet Society Italia

Stefano Giordano è il nuovo Presidente di Internet Society Italia che ha preso ufficialmente il posto di Alessandro Berni, che nella funzione di Presidente onorario assicura all’Associazione continuità di impegno.

L’Assemblea dei soci ha nominato il nuovo Consiglio composto dal Presidente e 8 da Consiglieri.

Tra i Consiglieri, accanto a Laura Abba, Angelo Alù, Michele Amodeo, Vittorio Bertola, Federica Giaquinta e Ermann Ripepi, che conservano le rispettive cariche, le novità rispetto al precedente triennio sono Valeria Cantarella e Anna Pisterzi.


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App

TikTok rischia di essere espulso dagli USA se ByteDance non cederà la sua proprietà

tiktok

TikTok ha perso il ricorso presso la Corte d’Appello di Washington contro la legge firmata ad aprile dal presidente Joe Biden, che impone il divieto della piattaforma negli Stati Uniti a meno che la società cinese ByteDance, che la controlla, non venda la sua partecipazione entro il 19 gennaio.

La Corte d’Appello ha dato ragione al Dipartimento di Giustizia, dichiarando costituzionale la misura che conferisce al governo statunitense il potere di vietare TikTok per motivi di sicurezza nazionale. Il timore è che la piattaforma possa essere utilizzata dal governo cinese per raccogliere dati sugli utenti americani o influenzare l’opinione pubblica.

La scadenza del 19 gennaio coincide con la vigilia dell’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, che durante il suo primo mandato aveva sostenuto il divieto, ma durante la sua campagna elettorale ha promesso di “salvare TikTok”. La piattaforma aveva argomentato davanti alla Corte d’Appello che il divieto violava il diritto di espressione dei suoi utenti statunitensi – circa 150 milioni – tutelato dal Primo Emendamento.

Nella loro sentenza, i giudici hanno stabilito che la legge firmata da Biden “non viola il Primo Emendamento” e che il governo sta agendo per proteggere gli Stati Uniti da una “minaccia straniera”, respingendo così il ricorso presentato a maggio da TikTok e dai suoi creatori di contenuti.


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