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Formazione

Inaugurazione dell’Anno Accademico 2019/2020 del Politecnico di Torino : una Università Piattaforma per Torino e il Piemonte

Si è svolta il 22 gennaio 2020 l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2019/2020 del Politecnico di Torino alla presenza del Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi presieduta dal Magnifico Rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco.

“Ci proponiamo di far nascere in questa città, nella sua area metropolitana e nell’intera Regione distretti di sviluppo delle nostre imprese basati sulla co-presenza di enti pubblici e privati. Sono “comunità di conoscenza e innovazione”, come le chiamerebbe l’Istituto Europeo per l’Innovazione e la Tecnologia. Aree in cui le università del territorio esercitano, per aree tematiche ben precise (la Città dell’Automobile e della Manifattura 4.0, la Città dell’Aerospazio, la Città della Salute e dell’Innovazione, la Città della Scienza, il Distretto del Digitale, Il Parco dell’Economia Circolare, ecc.) la proprie funzioni di formazione (da quella accademica, a quella professionalizzante, a quella continua), ricerca applicata, supporto alla innovazione, condivisione della conoscenza al servizio delle imprese e della società. Questi processi vengono fatti insieme alle imprese insediate in quelle aree per realizzare compiutamente quel passaggio da “Università fabbrica” a “Università Piattaforma”, per riqualificare le imprese esistenti e attrarne di nuove, per preservare posti di lavoro e crearne di nuovi, per dare nuova vita a aree del nostro tessuto metropolitano e regionale un tempo pervase da un fervore industriale e oggi almeno parzialmente abbandonate”. È questo il messaggio chiave lanciato oggi dal Rettore Guido Saracco in occasione dell’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2019/2020 del Politecnico di Torino.

Un processo che deve essere condiviso: “Dobbiamo cambiare insieme per dare vita a una nuova, concreta speranza”, continua il Rettore: “Molte istituzioni hanno capito che devono cambiare ed hanno nei fatti intrapreso un percorso di cambiamento, ma per non vanificare gli esiti di questo processo è vitale cambiare insieme verso obiettivi comuni, attraverso progetti concreti”.

In questa direzione il territorio piemontese ha elaborato un progetto di sviluppo della propria imprenditoria a cui hanno contribuito numerosi attori: le università, le associazioni imprenditoriali, gli enti governativi territoriali, le rappresentanze sindacali, le fondazioni bancarie. A fronte di questa progettualità, dei finanziamenti già messi a disposizione dagli Enti Territoriali (la Regione Piemonte, le Università e la Camera di Commercio di Torino in particolare) e dei concreti passi avanti già fatti in questa direzione, il Governo ha recentemente annunciato un finanziamento complessivo di 150 milioni di euro.

Il Rettore ha concluso l’intervento proprio chiedendo al Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, presente alla cerimonia nel suo primo impegno ufficiale nel nuovo incarico di Ministro,di “vegliare su questo processo e sostenerlo con forza, come esempio di attuazione di quel ruolo di impulso sociale che le università possono e a nostro avviso debbono dare.Ci aiuti a sostenere la profonda alleanza che abbiamo intrapreso con gli altri attori sociali perché qui a Torino si possa dare vita a una nuova, concreta speranza”.

Ha dato infine il proprio contributo all’approfondimento sulle tematiche del cambiamento, con un focus particolare sul cambiamento climatico e le strategie per garantire uno sviluppo sostenibile, il professor Enrico Giovannini, portavoce dell’ASVIS – Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che ha arricchito la cerimonia con una lectio dal titolo: “Sviluppo sostenibile: il nuovo paradigma per l’economia e la società”.

“È indispensabile che la nostra università si apra a una stretta collaborazione con i principali attori dello sviluppo economico per ciascuna delle proprie missioni (formazione, ricerca e terza missione, tra cui il trasferimento tecnologico) innanzitutto per mantenersi aggiornata attraverso il contributo di chi opera quotidianamente (professionisti, manager, funzionari, ecc.) nella società in rapido cambiamento. È il cambio di paradigma che il nostro piano strategico identifica come il passaggio da una “Università Fabbrica” che consegna laureati e risultati di ricerca all’industria e gli altri attori dello sviluppo sociale ad una “Università Piattaforma” che realizza compiutamente formazione e ricerca in collaborazione stretta con queste ultime controparti”, ha spiegato il Rettore.

“Abbiamo già intrapreso percorsi per il miglioramento continuo della nostra didattica nel nostro “Teaching Lab” che con i suoi esperti consentirà ai nostri docenti di aggiornarsi sulle nuove tecniche della didattica centrata sullo studente. Stiamo inoltre investendo nella riqualificazione di professionisti e di maestranze attraverso il nostro Competence Centre 4.0 e la nostra Scuola di Master e formazione permanente, spesso come portatori delle conoscenze più approfondite nelle nuove tecnologie, in collaborazione con associazioni imprenditoriali o qualificate scuole di management. Anche a livello di Dottorato abbiamo intrapreso azioni di approfondimento dei temi dell’Agenda 2030 in collaborazione con il Joint Research Center della

Comunità Europea e la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile. Stiamo infine stringendo una alleanza forte con le Fondazioni ITS del nostro territorio per poter far decollare compiutamente quel sistema formativo professionalizzante basato su diplomi ITS di 5° livello e di laurea universitaria di 6° livello ISCED”, prosegue il Rettore, che spiega come si tratti di misure fondamentali per combattere nel nostro Paese la disoccupazione giovanile (oltre il 30%), la frazione di giovani NEET (intorno al 25%) e aumentare il numero di giovani che hanno avuto ricevuto una formazione terziaria (inferiore di oltre il 10% rispetto alla media europea): problemi che affliggono in modo significativo la nostra Regione.

Per quanto riguarda la ricerca, l’Ateneo mira a un maggiore impatto della propria ricerca applicata e interdisciplinare, pur senza trascurare quella fondamentale: “Potenzieremo questi aspetti attraverso i nostri Centri Interdipartimentali, le nostre Infrastrutture di ricerca, i partenariati con grandi gruppi industriali (FCA, ENI, Avio Aero, General Motors, ecc.). Con ENI, ad esempio, abbiamo appena firmato un protocollo di intesa per lo sviluppo di sistemi di conversione del moto ondoso delle onde in energia elettrica, che supera per importo qualsiasi precedente accordo del Gruppo ENI con altre università. In un settore tanto strategico per il pianeta questa collaborazione rappresenta per il nostro Ateneo un esempio virtuoso di open innovation che, nata nei nostri laboratori di ricerca, ha attraversato tutti i successivi passaggi verso l’immissione nel mercato”.

Proprio nell’ambito della innovazione e del trasferimento tecnologico, nel 2019 I3P, Incubatore d’Imprese Innovative del Politecnico di Torino, è stato riconosciuto come il Miglior Incubatore Pubblico su scala mondiale secondo l’UBI Global World Rankings of Business Incubators and Accelerators 2019–2020, la più importante graduatoria sui programmi di incubazione ed accelerazione affiliati ad istituzioni universitarie stilata da UBI Global, che nel 2019 ha analizzato 364 programmi a livello globale.

Il Rettore ha ricordato, tra gli esempi di proficua collaborazione con altre realtà del territorio per il conseguimento di un elevato impatto sulla società, la sigla di un accordo con la Fondazione Cottino dell’imprenditore Giovanni Cottino, ex allievo del Politecnico, per la realizzazione di programmi congiunti per la formazione alla imprenditoria di impatto sociale nonché per il finanziamento della costruzione di un Learning Centre da 3.000 metri quadri: “Questa iniziativa rappresenta per l’ingegner Cottino una forma di restituzione all’Ateneo che lo ha formato, a beneficio di migliaia di ragazzi che ogni anno frequenteranno il centro per quei corsi basati sull’apprendimento centrato sullo studente che sarà un tratto distintivo delle didattica del Politecnico”.

Evento di punta dell’anno appena concluso, il Rettore ha ricordato che nel 2019 il Politecnico ha realizzato con grande successo un Festival della Tecnologia, per celebrare il suo 160° anniversario e per dare corso pieno a quella componente della sua terza missione, la condivisione della conoscenza con la Società. Il Festival, frequentato da oltre 50 mila visitatori, tra cui molti nostri studenti e le loro famiglie, con i suoi 300 oratori e oltre 160 eventi, si poneva l’obiettivo di esplorare il rapporto sempre più stretto tra tecnologia e società. “È stata una grande emozione riscontrare l’interesse di così tante persone, tutt’altro che scontato, nell’esplorare queste tematiche determinanti per il loro futuro, nell’assorbire quella cultura che è un elemento fondamentale per garantire coesione sociale proprio quando la crisi ha esasperato le differenze. Il Festival diventerà un appuntamento fisso della nostra città, la Biennale Tecnologia che avrà nuovamente luogo dal 12 al 15 novembre 2020 per poi essere tenuta ad anni alterni con un’altra grande manifestazione della nostra città, ovvero Biennale Democrazia”.

Un Politecnico in evoluzione, quindi, che conferma nei numeri le solide basi di partenza da cui prende avvio il suo processo di cambiamento: 35.700 studenti, 53 corsi tra primo e secondo livello di formazione, 16 corsi di Dottorato per oltre 800 dottorandi, 6.700 studenti stranieri (il 16% del totale degli studenti) provenienti da 115 Paesi, 76 milioni di euro ricevuti su 119 progetti del programma europeo Horizon 2020, 784 brevetti depositati e 60 spin-off costituite.


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Ecosistema Scuola: in Italia 1 scuola su 3 ha bisogno di interventi di manutenzione urgente

In Italia lo stato di salute delle scuole e dei servizi rimane un’emergenza infrastrutturale nazionale. Nella Penisola 1 scuola su 3 ha bisogno di interventi di manutenzione urgenti, un dato che nel Sud e nelle Isole sale al 50%, 1 scuola su 2. Un’emergenza ormai cronica, che non migliora, nonostante nel 2023 a livello nazionale siano stati stanziati maggiori fondi per la manutenzione straordinaria (media per singolo edificio), 42mila euro, rispetto a quelli medi degli ultimi 5 anni, 36mila euro. Senza contare che persiste un forte gap tra quanto viene stanziato e quanto le amministrazioni riescono effettivamente a spendere: nel 2023 considerata la media a edificio scolastico su 42.022 € stanziati ne sono stati spesi 23.821 €. Preoccupano anche i ritardi su digitalizzazione, trasporti, servizi per lo sport ed efficientamento energetico e in questo quadro l’autonomia differenziata rischia di non aiutare la scuola.

A fare il punto è il nuovo report nazionale Ecosistema Scuola di Legambiente, giunto alla XXIV edizione e presentato il 30 settembre 2024 a Napoli, presso la chiesa dei cristallini, nel rione sanità, uno spazio di comunità restituito agli abitanti del quartiere grazie ad un lavoro di recupero e di rigenerazione urbana avviato dalla cooperativa “La Paranza” e oggi sede di diversi progetti educativi. Il report Ecosistema Scuola, che raccoglie i dati 2023 di 100 comuni capoluogo su 113 e che riguardano 7.024 edifici scolastici di loro competenza, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado, frequentati da una popolazione di oltre un milione e 300mila studenti, offre un’analisi dettagliata sullo stato di salute delle scuole confrontandola con i servizi essenziali di prestazione, i cosiddetti LEP previsti dall’autonomia differenziata, e che per le scuole riguardano edilizia scolastica, digitalizzazione e servizi mensa, denunciandone ritardi ed emergenze da affrontare anche per quel che riguarda trasporti, palestre e sostenibilità energetica, tre servizi non contemplati dai LEP riguardanti l’istruzione.

I dati di Ecosistema Scuola sono chiari: a pesare sullo stato di salute degli edifici scolastici sono anche i ritardi che si registrano sul fronte della sicurezza – solo il 50% delle scuole ha tutte le garanzie (ossia i certificati di sicurezza) – ma anche sul fronte servizi come, ad esempio, sull’innovazione digitale con poco più di 1 scuola su 2 che dispone di reti cablate e Wi-Fi. Le mense restano un servizio di qualità ma ancora non presente in tutte le aree del Paese. Il dato medio di 76,7% di edifici con mensa a livello nazionale, al Nord e al Centro sale rispettivamente al 92,2% e all’80,9%, mentre nel Sud e nelle Isole si ferma rispettivamente al 54,3% e al 41,2%. Preoccupa la poca attenzione alla sostenibilità, nel 64,9% delle mense vengono impiegate stoviglie monouso. Sul fronte trasporti solo il 19,7% delle scuole dispone di un servizio di mobilità collettiva come lo scuolabus; sui servizi per lo sport un impianto su quattro necessita di manutenzione urgente. Le palestre aperte oltre l’orario scolastico sono oltre il 70% nei capoluoghi di provincia del Centro-Nord, per ridursi al 30,3% nelle Isole al Sud e ridimensionarsi a poco più del 40% nelle città del Sud delle Isole. Relativamente all’energia, solo il 20,9% degli edifici scolastici utilizza fonti di energia rinnovabile, con un picco al Nord (24,3%) e un minimo nelle Isole (14,1%), solo il 16,4% delle scuole ha visto realizzati interventi di efficientamento negli ultimi 5 anni e di tutti gli edifici scolastici, solo il 6,7 % si trova in classe A. Per Legambiente è una grave mancanza che i LEP relativi all’istruzione non considerino tre servizi come trasporto scolastico, palestre e sostenibilità energetica. Si tratta di servizi indispensabili per garantire il diritto allo studio, l’accessibilità a strutture sportive pubbliche e ambienti qualitativamente vivibili anche da un punto di vista climatico.

FONDI NAZIONALI, CANTIERI E NUOVE SCUOLE: Persiste nella Penisola il divario tra Nord e Sud anche in termini di capacità progettuale, di reperimento dei fondi e di finalizzazione della spesa. In particolare, per quel che riguarda i fondi nazionali per l’edilizia scolastica per interventi di diversa tipologia, nel 2023 nel Nord e nel Sud la media dei fondi nazionali ricevuti per edificio scolastico è stata di circa 1,4milioni di euro, nel Centro il dato scende a poco più di 600mila, per arrivare a meno di 300mila euro a edificio nelle Isole. Fondi esigui, quest’ultimi, per la messa in sicurezza e l’efficientamento degli edifici scolastici. Differenti anche i tempi di durata dei cantieri, se in alcune regioni del Nord possono essere di 8-10 mesi dallo stanziamento della risorsa all’opera ultimata, in diverse regioni del Sud possono invece arrivare a 24 mesi. Sul fronte nuova edilizia scolastica, negli ultimi 5 anni stando ai dati inviati dalle amministrazioni, nella Penisola sono solo 41 le scuole nuove costruite.

10 PROPOSTE: Alla luce della fotografia scattata dal report Ecosistema Scuola, Legambiente presenta oggi a Napoli 10 proposte che hanno come filo rosso un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole a partire da una manutenzione, gestione, organizzazione e qualità della scuola migliore. Primo intervento importante da mettere in campo, attivare da parte degli Enti Locali processi di amministrazione condivisa sulla base di patti educativi di Comunità. A seguire tra gli interventi prioritari per Legambiente occorre ampliare la funzione dell’anagrafe scolastica rendendo trasparenti le informazioni sullo stato di avanzamento degli interventi per l’edilizia scolastica e relativi finanziamenti, creare una struttura di governance per facilitare accesso e gestione dei fondi per l’edilizia scolastica da parte degli Enti Locali e garantire il funzionamento dell’Osservatorio per l’edilizia scolastico. Per l’associazione ambientalista è anche importante replicare le buone pratiche attive sul territorio, come quella avviata, ad esempio, dal Comune di Bologna sulla mobilità scolastica sostenibile e sicura, dal Comune di Livorno dove nel 2023 è stata realizzato un nuovo polo educativo e innovativo, o da Nuoro e Milano che partecipano al programma Schoolfood4Change dedicato a percorsi formativi sull’alimentazione corretta. E poi in Campania, c’è il forte connubio tra scuole e associazioni come quello messo in campo con il percorso formativo che ha preso avvio nella scuola di I grado dell’ICA Ristori di Napoli per favorire crescita sociale e riqualificazione urbana.

“Con l’autonomia differenziata – commenta Claudia Cappelletti, responsabile nazionale scuola di Legambiente – si rischia di aumentare i divari tra le scuole del nord e sud. Di questo passo senza un investimento sui LEP, rischiano le aree più fragili del Paese, come il sud e le aree interne, non solo di non recuperare i ritardi sull’edilizia scolastica ma anche di restare indietro sui servizi scolastici. Se si vuole lavorare su una didattica inclusiva e innovativa l’organizzazione e la progettazione degli spazi è rilevante, bisogna che ci siano laboratori, palestre, mense, nuovi ambienti di apprendimento. Ma anche le condizioni di lavoro sono fondamentali: gruppi classe più piccoli, un isolamento termico che consenta di stare in classe senza disagi, scelte di sostenibilità che migliorino lo stato generale degli edifici. Tutto questo potrebbe essere realizzato se la messa a terra dell’autonomia differenziata aprisse una stagione con al centro un grande piano di rigenerazione partecipata delle scuole per connettere bisogni e azioni”.

“Abbiamo scelto Napoli, capitale del Mezzogiorno, per evidenziare – commenta Mariateresa Imparato presidente di Legambiente Campania – ancora una volta il divario tra Nord e sud del Paese in termini di edilizia e servizi scolastici, ma soprattutto per chiedere con atti concreti un’accelerata sul fronte della transizione ecologica ancora troppo timida in ambito scolastico dove assistiamo a ritardi, poca volontà politica e scarsa programmazione. È giunto il tempo di “alzare l’asticella della qualità”, con obiettivi e prestazioni da raggiungere che garantiscano davvero la sostenibilità ambientale e la salubrità degli edifici, la qualità indoor, il benessere e la salute. La vera sfida consiste nel promuovere nei fatti un grande cantiere di innovazione, dove convogliare idee e risorse per progettare e realizzare scuole innovative, sostenibili, più sicure e inclusive”.

Edilizia scolastica. Resta il grande tallone d’Achille dell’edilizia. Nel 2023 il certificato di agibilità degli edifici scolastici è presente mediamente in 1 scuola su 2, con forti divari geografici fra Nord (68,8% degli edifici) e Sud (22,6%); gli accorgimenti per l’abbattimento delle barriere architettoniche vedono una differenza fra la media nazionale (79,9% degli edifici) e le Isole di venti punti percentuali (61%). Il collaudo statico, mediamente effettuato in 1 scuola su 2, ma non al Sud, che è zona particolarmente sismica, dove è invece presente solo nel 27,2% degli edifici. Infine, il certificato prevenzione incendi è una norma in costante transizione, con continue proroghe (l’ultima, contenuta nel Decreto Milleproroghe, fissa come scadenza il 31 dicembre 2024). In questo caso, però, le scuole del Sud sono più avanti (65,2% rispetto al 55,8% della media nazionale). Sono in deroga, invece, le scuole al di sotto dei 100 alunni, quindi, facilmente le scuole dei piccoli comuni; ma anche dove la situazione è migliore, per Legambiente non è accettabile che questi requisiti siano presenti al massimo nel 50% degli edifici scolastici. Dovrebbe essere obiettivo prioritario che il 100% delle scuole italiane presentasse tutte le garanzie di sicurezza.

BUONE NOTIZIE: Secondo il report Ecosistema Scuola, Aosta, Cesena, Trento, Verbania le città capoluogo che dichiarano di avere tutti gli edifici con certificato di agibilità e di prevenzione incendi oltre ad essere dotati di accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche. Brindisi, Fermo, Parma le città con tutti gli edifici scolastici che usufruiscono del servizio scuolabus. Cesena, Cosenza, Crotone, Lecco, Pordenone le città con la maggior presenza di scuole servite da pedibus. Aosta, Ascoli Piceno, Bologna, Genova, Mantova, Pordenone, Reggio Emila le sole città che hanno attivato il servizio di bicibus, seppure rivolto a un numero esiguo di scuole. Sul fronte efficientemente energetico, Brescia, Siena, Pordenone, Varese, Gorizia, Modena, Firenze, Rovigo, Bergamo, le città che sono intervenute sul maggior numero di edifici scolastici per l’efficientemente energetico. Quelle bocciate per non avere impianti di energia rinnovabile, Agrigento, Aosta, Brindisi, Vibo Valentia.

FOCUS DATI PIEMONTESI E VALDOSTANI
“Il mondo scolastico piemontese e valdostano si conferma anche quest’anno sopra alla media nazionale per molti parametri legati ai servizi e alle certificazioni degli edifici scolastici – dichiara Federica Sisti, membro della commissione di Legambiente Scuola e Formazione per Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Gli istituti hanno investito molto sulla scelta di prodotti di qualità e la riduzione degli sprechi alimentari nelle mense, sulla raccolta differenziata. Tuttavia, in accordo con il trend nazionale, ancora molto rimane da fare sul fronte della mobilità sostenibile casa-scuola, dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili e di manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici.”

Sul territorio piemontese sono stati indagati 488 edifici scolastici, corrispondenti ad una popolazione pari a 100.815 studenti. Nessun istituto è collocato in zona sismica 1 e 2, tuttavia l’84,8% è sprovvisto della verifica di vulnerabilità sismica, contro il 58,3% nazionale, obbligatoria per tutti gli edifici scolastici indipendentemente dalla zona sismica nella quale sono situati.

Solamente lo 0,7% degli edifici scolastici è costruito sulla base di criteri di bioedilizia, in accordo con il trend nazionale (1%), a testimoniare la necessità di incrementare gli incentivi per un corretto efficientamento energetico. Solo il 12,9% utilizza fonti di energia rinnovabile ed il 16,2% è dotato di certificazione energetica (7,6% in classe A).

Per quanto riguarda le certificazioni, fatta eccezione per la prevenzione incendi (53,8%) gli istituti piemontesi mostrano un trend migliore di quello nazionale per superamento delle barriere architettoniche (97,6%), collaudo statico (58,8%) e certificato di agibilità (75,3%).
Ancora troppe le scuole che necessitano di interventi di manutenzione straordinaria, sulla linea del trend nazionale, nonostante negli ultimi 5 anni il 45,6% degli edifici sia stato sottoposto a tali interventi. Per la manutenzione ordinaria nell’ultimo quinquennio sono stati stanziati 7.707 euro (media per singolo edificio) interamente spesi. Sono stati inoltre stanziati fondi regionali per l’edilizia scolastica pari a 702.936 euro (media per edificio) ma, sul totale degli edifici scolastici indagati, solamente 1 ne ha beneficiato.

Trend positivo per quanto riguarda i servizi e le buone pratiche adottate dalle scuole. Alta la presenza di impianti sportivi agibili (95,5%) e classi a tempo pieno (60,5%). Buoni i risultati anche per i Comuni che finanziano progetti educativi (71,4%) e le iniziative per gli under 14 (42,9%), tuttavia solo una piccola percentuale dei servizi finanziati viene effettivamente realizzata all’interno degli istituti (12,5% per servizi under 14). Sicuramente da migliorare la sicurezza stradale ed i servizi di mobilità casa-scuola sostenibili: solo lo 0,4% degli edifici piemontesi offre servizi di pedibus o percorsi sicuri casa-scuola, il 16,9% presenta piste ciclabili limitrofe all’edificio, il 2,6% è posto all’interno di isole pedonali, il 4,6% in zona ZTL e il 9,3% in zona 30.

Quasi la totalità degli istituti piemontesi possiede la mensa (96,3% contro il 76,7% nazionale), caratterizzata da un’elevata attenzione alla qualità dei prodotti serviti. La quasi totalità delle mense indagate serve prodotti biologici, a km 0, prevede menù alternativi per motivazioni culturali e religiosi e serve pasti con prodotti DOP, IGP ecc. Il 50% degli istituti prevede il recupero degli alimenti non somministrati a favore di organizzazioni no profit. Al di sopra della media nazionale il trend legato alla raccolta differenziata.

All’indagine di Ecosistema Scuola hanno partecipato anche 18 istituti valdostani. In molti campi il trend è simile a quanto riportato dagli istituti piemontesi: nessun edificio posto in zona sismica ma quasi la totalità (94,4%) senza verifica di vulnerabilità; certificazioni sopra al trend nazionale; servizi scolastici sopra alla media per quanto riguarda aree verdi e/o giardini interni, attenzione alla somministrazione in mensa di prodotti biologici e a km 0, attenzione ad una corretta raccolta differenziata. Nessun istituto indagato necessita di interventi di manutenzione straordinaria. Negli ultimi 5 anni solo il 27,8% degli istituti valdostani indagati è stato oggetti di tali interventi, contro il 52,2% nazionale. Infine, sul fronte energetico la totalità degli edifici possiede la certificazione energetica, tuttavia la maggior parte è collocato in classe D. Nessun edificio indagato utilizza fonti di energia rinnovabili.

Il report completo XXIV edizione di Ecosistema Scuola, realizzato in collaborazione con Fassa Bartolo, su www.legambiente.it


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Formazione

Il Piemonte dà spazio agli apprendisti enotecnici: nuova opportunità per il settore vitivinicolo

La Regione Piemonte intende valorizzare e dare spazio agli “apprendisti enotecnici” fornendo loro nuove opportunità formative e lavorative, quali ad esempio l’offerta formativa in apprendistato per il diploma di enotecnico, proposta dall’Assessore al Lavoro e alla Formazione Elena Chiorino, e la quale è stata appena approvata dalla Giunta Regionale.

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Formazione

Il progetto Una rete per l’inclusione avvicina 215 ragazzi in stato di detenzione al mondo del lavoro

Si sono conclusi il 17 aprile, dopo 15 mesi, con ottimi risultati i progetti di inclusione sociale rivolti a 215 ragazzi in stato di detenzione portati avanti fra Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

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