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Agricoltura

Olio di palma nei serbatoi. Legambiente: ‘Si vieti già dal 1° gennaio 2021 l’uso di oli vegetali nei biocarburanti’

I dati diffusi dal report Oil world 2019 di Transport & Environment evidenziano come l’utilizzo dell’olio di palma non conosca ormai frontiere e che anche nel nostro Paese se ne brucia, senza saperlo, sempre più nei motori delle auto e dei camion. Nel 2018 il 65% di tutto l’olio di palma importato nell’UE (come in Italia) è stato utilizzato per l’energia. Il 53% (54% in Italia) di tutte le importazioni di palma è stato utilizzato per produrre biodiesel – il massimo storico – e il 12% (11% in Italia) per generare elettricità e riscaldamento degli ambienti, altro record. Se, però, nel 2018 in Europa l’uso dell’olio di palma per il biodiesel è tornato a crescere del 3% mentre quello per produrre cibo è diminuito significativamente dell’11%; in Italia per fortuna entrambi i consumi sono in lieve calo: – 6% nel biodiesel, -8% negli alimenti, mentre crescono del 33% nella generazione di energia.

Eppure l’Italia può e deve fare molto di più su questo fronte. È quanto torna a ribadire oggi Legambiente, che insieme a Transport&Environment e altre Ong ha promosso una campagna europea per chiedere l’abolizione di questo olio vegetale dai biodiesel. L’associazione ambientalista lancia oggi le sue proposte chiedendo alla Penisola, che insieme a Spagna e Olanda è tra i paesi che importano più olio di palma per biodiesel, un impegno serio e concreto su questo fronte. L’Italia, potrebbe, con una norma nazionale di recepimento della direttiva comunitaria, decidere non sussidiare e non riconoscere più come “rinnovabile” dal 1 gennaio 2021 l’uso di olii vegetali nei biocarburanti – come già votato dal Parlamento francese – e promuovere solo rinnovabili “vere” e italiane nel settore dei trasporti a partire dai biocarburanti avanzati, come ad esempio:

– per i motori diesel: olii alimentari usati (ad esempio da fritture) per una potenzialità pari a 240 mila tonnellate (oggi se ne recupera meno della metà),

– per i motori benzina e ibridi: bioetanolo da scarti agricoli cellulosici. La potenzialità già installata delle distillerie italiane è già oggi pari a 4-500 mila tonnellate,

– per navale e parte trasporto pesante: biometano da rifiuti organici e scarti agroalimentari, con potenzialità di materia prima pari a diversi miliardi di metri cubi di metano e soprattutto, promuovere la mobilità elettrica da fonti rinnovabili nel trasporto pubblico

“L’olio di palma – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – è noto per essere un importante fattore di distruzione delle foreste pluviali e della vita selvatica. In questi anni, infatti, per soddisfare la sete europea di olio di palma milioni di ettari di foresta pluviale sono stati distrutti per permettere l’espansione delle piantagioni di palme da olio, mettendo in pericolo la biodiversità – come gli oranghi nelle foreste del Borneo (Indonesia e Malesia) – e le popolazioni indigene. Per questo l’utilizzo dell’olio di palma è stato messo sotto accusa e se in questi anni si è riusciti ad eliminarlo gradualmente dagli alimenti come biscotti, merendine e altri cibi, oggi la grande battaglia si sposta sui finti biodiesel che alimentano i motori delle auto. Non dimentichiamo inoltre che gli Stati ne sussidiano, con norme assurde, la presenza nei carburanti e che le compagnie petrolifere fanno pagare più caro il gasolio con una maggior percentuale di biodiesel. Per questo – aggiunge Zampetti – chiediamo al Governo italiano di eliminare i sussidi ambientalmente dannosi e di premiare, invece, le vere rinnovabili. Ad esempio oggi si possono produrre biocarburanti avanzati che sostituiscono l’olio di palma, riciclando scarti in un’ottica di economia circolare, come l’olio di frittura che costituisce già una valida e competitiva alternativa. Occorre poi incentivare la mobilità sostenibile ed elettrica, senza dimenticare l’importante partita che si gioca che ha al centro il prossimo Piano Nazionale Clima ed Energia che deve essere approvato entro fine dicembre. Auspichiamo che nel Piano venga prevista una drastica riduzione delle importazioni di olio di palma per usi energetici seguendo l’esempio di Francia e Norvegia che hanno già annunciato di volerlo eliminare entro il 2020”.

Per quanto riguarda i dati italiani relativi al report Oil World di Transport & Environment, di seguito il grafico con i dati italiani e il commento di Veronica Aneris, responsabile T&E Italia. “Come previsto, – commenta Veronica Aneris, responsabile T&E Italia – l’importazione da palma da olio per fare biodiesel per auto e camion continua a crescere e con essa anche la distruzione delle nostre preziose foreste. Con l’implementazione a livello nazionale della Direttiva Energia Rinnovabili II e il Piano Energia e Clima, il governo ha la possibilità di mettere fine a queste politiche nocive e di provare che l’impegno climatico e ambientale è serio. Chiediamo che si approvi al più presto l’eliminazione graduale di tutti i biocombustibili di prima generazione e degli olii vegetali derivati, che essendone un sottoprodotto sono parimenti responsabili di deforestazione.”


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Agricoltura

Una guida allo sviluppo rurale in Piemonte 2023-2027

Dal 1° gennaio 2023 è partita la nuova programmazione della Politica Agricola Comune (PAC). Il piano strategico nazionale dell’Italia, dal valore di 37 miliardi di euro, è stato approvato dalla Commissione Europea e grandi somme di tale piano saranno dedicate agli obiettivi climatici e ambientali, agli ecoschemi e ai giovani agricoltori.

La Rrgione Piemonte ha pubbllicato una guida a disposizione degli agricoltori piemontesi.

La programmazione 2023-2027 avrà una durata di cinque anni. La PAC ha tradizionalmente tre obiettivi generali, uno economico relativo alla competitività delle aziende e alla creazione di filiere agroalimentari, uno ambientale dedicato alla sostenibilità e alla conservazione delle risorse naturali e uno sociale riguardante l’ingresso dei giovani in agricoltura e lo sviluppo delle comunità nelle zone rurali.

Nella PAC 2023-2027 ogni obiettivo generale è suddiviso in 3 obiettivi specifici, come indicato nella figura sottostante. É inoltre presente un decimo obiettivo, trasversale, dedicato alla costruzione di sistemi di conoscenza e innovazione tra mondo della ricerca, attori privati e pubblici.

Nella programmazione precedente la Commissione Europea aveva previsto due strumenti per l’attuazione della PAC: il “Primo Pilastro” (aiuti diretti e interventi settoriali) e il “Secondo Pilastro” (misure di sviluppo rurale) gestito prevalentemente dalle singole Regioni attraverso i PSR (Programmi di sviluppo rurale).

Nel nuovo ciclo, è invece previsto un unico strumento di attuazione di livello nazionale, il Piano strategico della PAC (PSP), che comprende sia il Primo, sia il Secondo pilastro e che include tutti gli interventi sui territori. Anche se non esisteranno più i PSR regionali, ogni Regione ha definito un Complemento regionale per lo sviluppo rurale 2023-2027 (CSR), che rappresenta lo strumento attuativo a livello locale della strategia nazionale. Il CSR del Piemonte avrà una dotazione finanziaria di 750 milioni di euro e attiverà 49 interventi all’interno di otto ambiti indicati dai diversi colori in questa guida.

Altre informazioni utili sono reperibili alla apgina dello Sviluppo Rurale in Piemonte, e alla rivista Quaderni dell Agricoltura online.


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Agricoltura

Parte il primo programma di accelerazione di LaGemma Venture con un investimento di 1,7 milioni di euro per agricoltura , alimentare e economia circolare

La Gemma Venture , società d’investimenti nata nel marzo 2024 con l’obiettivo di creare un hub di innovazione e di crescita con sede in provincia di Cuneo, ha annunciato l’investimento di 1,7 milioni di euro in 11 realtà selezionate, che partecipano al suo primo programma di accelerazione AGRIFOOD24 focalizzato su agricoltura, filiera alimentare, alimentazione ed economia circolare e realizzato in collaborazione con SocialFare – Centro per l’Innovazione Sociale.

Secondo la Direttrice Wilma Tesio

Le startup selezionate sono realtà con possibilità di crescita e sviluppo che, attraverso questo percorso e grazie alle nostre risorse investite, potranno accrescere al meglio il loro potenziale.
LaGemma Venture con un investimento, per questa prima annualità, di 1,7 milioni di euro, punta non solo a fornire supporto finanziario, ma anche mentoring strategico e percorsi di crescita alle startup e realtà selezionate. Sono con noi partner d’eccellenza quali SocialFare, le aziende e le istituzioni del nostro territorio, un team di tecnici ed esperti, professionisti provenienti da imprese e organizzazioni che sono un indispensabile supporto per i nuovi imprenditori. LaGemma Venture punta a generare non solo crescita economica, ma anche sociale e ha scelto di farlo investendo in 2 realtà imprenditoriali particolarmente attive proprio nel sociale.

Il programma di accelerazione, iniziato il 13 gennaio, si svolgerà nella nuova sede operativa di LaGemma Venture, all’interno di Spazi per l’Italia, nella sede centrale delle Poste di Cuneo e si concluderà il 20 maggio con l’Investor Day.

Dopo un processo di selezione che ha valutato le 70 candidature ricevute, queste sono le realtà in cui LaGemma Venture ha scelto di investire che si distinguono per l’offerta di prodotti o servizi innovativi nell’ambito dell’Agrifood, capaci di generare un impatto sociale e ambientale positivo concreto:

● Kelpeat S.r.l. (Piemonte): startup che produce snack e alimenti a base di alghe con l’obiettivo di promuovere la biodiversità sia in natura sia in tavola.

● Agree Net S.r.l. (Piemonte): startup che progetta soluzioni innovative che, attraverso biomateriali attivi e biodegradabili, si propongono di aumentare la durata di conservazione di alimenti freschi e ridurre gli sprechi.

● Aqua Farm S.r.l. Società Benefit (Piemonte): startup che realizza impianti di acquaponica, una tecnica che combina l’acquacoltura con la coltivazione idroponica, creando un sistema integrato che consente di ridurre l’uso di risorse naturali, offrendo alimenti freschi, sani e a filiera corta.

● RedMoringa S.r.l. (Piemonte): startup che produce e commercializza integratori, cosmetici naturali, oltre a prodotti per animali a base di moringa oleifera, con un approccio etico alla produzione, per migliorare la salute.

● Vortex S.r.l. (Piemonte): startup che attraverso tecnologie brevettate valorizza i sottoprodotti dell’industria agroalimentare, trasformandoli in ingredienti di alta qualità certificati da economia circolare. Tra le loro principali linee di produzione ci sono i cosmetici Naste Beauty, oltre a prodotti impiegabili in ambito food e pet food.

● 8pari (Piemonte): realtà nascente dall’attività educativa agricola di Progetto Emmaus – attivo da 25 anni nell’inclusione sociale nelle zone di Alba, Bra, Langhe e Roero – produce vini di qualità attraverso l’inserimento lavorativo di persone fragili (persone con disabilità, disturbo della salute mentale, rifugiati).

● Mondo Pane S.r.l. (Piemonte): realtà che opera nell’ambito dell’economia carceraria impiegando persone delle case circondariali nella realizzazione di prodotti da forno artigianali di alta qualità, con l’obiettivo di venderli ad aziende dei settori Ho.Re.Ca. e Food Service.

● NuHpro (Emilia-Romagna): startup che punta a migliorare la qualità di vita delle persone, sviluppando prodotti alimentari per prevenire e trattare diabete, problemi intestinali e intolleranze al lattosio.

● Nutras S.r.l. (Marche): con un approccio lean, la startup sviluppa integratori alimentari e un kit dal design pratico per averli sempre con sé, per migliorare il benessere delle persone che soffrono di intolleranze alimentari, in particolare al lattosio, o problemi di digestione.

● PlantVoice S.r.l. Società Benefit (Trentino-Alto Adige): startup che, attraverso un innovativo innesto intelligente, monitora in tempo reale la salute delle piante da frutto analizzando la linfa. Un sistema avanzato che consente di ridurre gli sprechi, migliorare l’efficienza produttiva e la sostenibilità agricola.

● Sylfib S.r.l. Società Benefit (Lombardia): startup specializzata nella lavorazione delle fibre naturali, con un focus particolare sulla macerazione delle fibre liberiane. Promuove un modello industriale circolare e rispettoso dell’ambiente, con applicazioni nei settori tessile, edile, cartario e dei materiali compositi.


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Agricoltura

A Torino nasce una vigna urbana all’interno del Politecnico

A Torino nasce una vigna urbana all’interno di un polo universitario grazie a un innovativo progetto del Politecnico di Torino che insieme a Citiculture, startup green tech che trasforma spazi urbani in luoghi di grande impatto sociale e ambientale attraverso la vigna, h.

La nuova vigna è un progetto partecipato e condiviso, un vero e proprio modo di rendere sociale il cambiamento, e vede il coinvolgimento di istituzioni accademiche come il Politecnico di Torino, con il suo nuovo corso di Laurea Magistrale in Agritech Engineering, e Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – DISAFA dell’Università di Torino.

Una superficie di quasi 1.000 metri quadri che ospiterà più di 750 piante di vite in vaso, che andranno ad arricchire il piano di riqualificazione del verde all’interno della sede principale del Politecnico, in uno spazio diviso tra aule (cortile delle Aule I, Cittadella politecnica) e aree dedicate alla socializzazione e al relax di studenti e frequentatori del campus.

Dal punto di vista vitivinicolo, l’elemento sperimentale sta nella scelta di diversi tipi di clone, di filari e pergole, e in diversi tipi di varietà di vite e bacca, anche per ridurre al minimo l’intervento di fitosanitario, oltre che nella scelta di piantare le vigne in vaso. La selezione delle viti è fatta in collaborazione con il Vivaio Rauscedo, non solo uno dei più grandi vivai d’Europa ma anche tra i pionieri nello sviluppo delle varietà resistenti Piwi.

 


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