Massa Critica
Bygglek la nuova linea di mobili e accessori dalla collaborazione tra IKEA e LEGO.
Bygglek è la nuova linea di mobili e accessori frutto della collaborazione tra IKEA e LEGO. La partnership tra le due aziende era stat annunciata nell’agosto del 2018, durante l’evento Democratic Design Day, ed è nata con l’intento di unire le competenze dei due marchi per rispondere alle diverse esigenze di adulti e bambini relative al gioco.
Bygglek sarà isponibile dal 2020 è permetterà di stimolare la creatività e il divertimento tra genitori e figli, con una linea di mobili per riordinare i mattoncini da costruzione LEGO e superfici gioco dedicate proprio alle costruzioni.
Già oggi i mobili IKEA vengono spesso hackerati per creare spazi in cui riordinare i giocattoli LEGO e dalle dichiarazioni di Fredriksson pare che la linea BYGGLEK sia stata pensata proprio a questo scopo.
Il comunicato stampa congiunto di Lego e Ikea
Playing is crucial for the well-being of both adults and children. Together, LEGO Group and IKEA explore and develop solutions to stimulate play all around the home. The collaboration will result in BYGGLEK.
One year ago, IKEA and LEGO Group partnered up to be creative, exchange knowledge and experiment together with the ambition to develop new solutions to facilitate play in every corner of the home. Research from IKEA and LEGO Group has shown that there’s a demand among children for more playtime with their parents. At the same time, parents believe that playing is essential to their children’s well-being and happiness. Despite this, children and adults encounter several barriers and challenges when it comes to making play happen. Busy schedules and homework are a couple of obstacles, other restrictions like finding the space to play are more evident for adults than for children.
“There’s a conflict between how grown-ups look at organising and how children look at the creative play. Every grown-up has stepped on a Lego brick at night time. But organising LEGO bricks the grown-up way also means ending the play sometimes. Adults sort by typology – socks going into one drawer and belts into another. Kids sort by story, clustering it into different pieces, where you can have a half-built space ship. And in that, you can find the one piece that you need. What if we could turn that perceived mess into something wonderful?”, says Rasmus Buch Løgstrup, designer at LEGO Group.
The different perspectives might lead to that children experience rules, carried out by their parents, stops them from being as creative and playful as they wish. Parents, on the other hand, feel that playing can be a bit too messy at home, making it harder to fulfil other commitments of the everyday. The overlaying ambition between the collaboration between LEGO Group and IKEA is to overcome these kinds of obstacles. The hope is to move away from “no” to “yes” to play, and at the same time show respect to duties of the everyday.
“To do this, systematic thinking becomes key. We know that children continue the story building in their minds long after they have stopped playing with their toys. So we asked ourselves, couldn’t pause and play be a way to enable quick play? We know that children are playing with screens because it’s easy to get started. So what if we could make the LEGO play continue? That would make quick play easier and then build on the play that is continuing in the child’s mind anyway”, says Andreas Fredriksson, designer at IKEA.
To enable playing throughout the home with pauses, a solution across generations is needed. Also, different rooms need different solutions that can change after different phases in life.
“Bringing people together over play and enable more play are things that are key for both us and LEGO Group based on our respective visions, missions and values. That is why we want to explore what can happen when we work together, trying to get more of the many people to say yes to play”, says Andreas Fredriksson, designer at IKEA.
The aim is to sale start the first BYGGLEK products during 2020.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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