Massa Critica
Parte l’edizione 2019 di Cinemambiente con The Human Element e il punto sul Pianeta di Luca Mercalli
L’edizione 2019 del Festival CinemAmbiente si inaugura ufficialmente alle ore 20.30 al Cinema Massimo – MNC (Sala Cabiria), come tradizione, con “Il punto di Luca Mercalli”, l’annuale “rapporto” sullo stato del Pianeta stilato e interpretato dal noto meteorologo appositamente per il pubblico di CinemAmbiente.
A seguire verrà presentato in anteprima nazionale The Human Element. Diretto dal regista Matthew Testa, il film inaugurale documenta la nuova impresa di James Balog, il pluripremiato fotografo statunitense che da oltre quarant’anni esplora con il suo lavoro il rapporto tra l’uomo e la natura. Dopo “Extreme Ice Survey”, l’eccezionale progetto fotografico (pubblicato dal National Geographic e raccontato nel film Chasing Ice) con cui, nella prima decade del 2000, attraverso più di un milione di scatti, ha mostrato il progressivo scioglimento dei ghiacciai in diverse parti del mondo, Balog ha intrapreso, nel 2016, un’ulteriore esplorazione degli effetti dell’antropizzazione. The Human Element, prodotto dallo stesso Balog – che sarà ospite del Festival e a cui va il Premio alla carriera “Movies Save the Planet” di quest’edizione di CinemAmbiente – è la cronaca di un viaggio nelle zone degli Stati Uniti più colpite dalle emergenze climatiche e ambientali. Protagonisti del film sono i quattro elementi della natura – acqua, aria, terra e fuoco – sottoposti all’azione corruttrice e devastante del quinto: l’uomo. Tra inondazioni cicliche, incendi sempre più indomabili, popolazioni affette da malattie respiratorie, territori sventrati dagli scavi minerari, il lungometraggio sottolinea, di contro, la lotta di quanti si trovano oggi in prima linea nel combattere le conseguenze provocate dall’alterazione degli elementi che garantiscono la nostra vita sul Pianeta. Invito a ricostruire l’equilibrio tra Uomo e Natura, il film sarà commentato nel corso dell’incontro con James Balog e Luca Mercalli che seguirà la proiezione.
Il documentario è accompagnato da una mostra, intitolata anch’essa “The Human Element”, costituita da una selezione di 19 fotografie scattate da James Balog durante il suo viaggio-reportage e allestita lungo la cancellata della Mole Antonelliana. L’esposizione verrà inaugurata nel pomeriggio (ore 18.30) e sarà visibile per tutta la durata del Festival.
Le proiezioni al Festival iniziano già nel pomeriggio con l’apertura del Concorso Documentari Italiani, che quest’anno presenta dieci film.
L’edizione 2019 dedicata alla Green Generation lascia spazio ai giovani con il primo titolo della sezione competitiva, Controcorrente (ore 17, Cinema Massimo – MNC, Sala Cabiria), documentario in cui Claudia Carotenuto e Daniele Giustozzi, rispettivamente 25 e 26 anni, raccontano il loro viaggio iniziato da Torino e proseguito per 6000 chilometri, a bordo di un’auto ibrida, attraverso l’intera Penisola per indagare la condizione ambientale del nostro Paese in specifica relazione alla criticità dell’acqua, alla sua assenza, presenza e sovrabbondanza. Nato dal basso, finanziato attraverso il crowdfunding, il film è la cronaca di un’avventura ambientalista on the road in cui i due autori navigano per giorni con biologi marini, escono in mare con i pescatori, intervistano studiosi, esperti, attivisti, documentano fusione dei ghiacciai, contaminazione dei fiumi, alluvioni, smottamenti, restituendo il ritratto di un’Italia ferita, ma anche di stupefacente bellezza.
Al rientro a Torino gli autori hanno calcolato la carbon footprint del documentario compensando e sovracompensando le emissioni di CO2 prodotte con la piantumazione, in provincia di Vercelli, di un bosco di 200 alberi. La proiezione sarà seguita da un incontro con i registi e con Sergio Galletta, responsabile dei progetti di cooperazione di Hydroaid – Scuola internazionale dell’Acqua per lo Sviluppo e con esperti di SMAT – Società Metropolitana Acque Torino.
Sempre nel pomeriggio, anche la sezione Ecoeventi si apre lasciando spazio alle nuove generazioni. Protagonisti fuori dalle sale di proiezione saranno infatti quattordici giovani artiste e artisti provenienti dall’Accademia Albertina di Belle Arti che, riuniti nel gruppo Noname, hanno prodotto appositamente per il Festival un articolato progetto, curato da Cristina Giudice, docente di Storia dell’arte contemporanea e intitolato “Intrecci ambientali”, costituito da una mostra (ospitata in due sedi diverse), un live painting e due brevi performance in svolgimento nei prossimi giorni. Alla sua prima uscita pubblica, il gruppo Noname crea nuovi immaginari con progetti sostenibili frutto di ricerche e riflessioni approfondite. I lavori sono eterogenei come i percorsi dei giovani artisti che lo compongono. Elemento unificante è la consapevolezza e il senso di responsabilità nei confronti del nostro Pianeta, della vita in ogni suo aspetto e del legame stretto tra lo sfruttamento e l’appropriazione di risorse e di altri esseri umani.
La mostra “Intrecci ambientali” – che si compone di installazioni, videoinstallazioni, dipinti, sculture – avrà la sua prima inaugurazione alle ore 17, al Circolo degli Artisti, dove saranno esposte le opere di Cinzia Amanti, Elisa Bagna, Beatriz Basso, Simona De Palo, Annalisa Pascai Saiu e Alessandro Fara, Livio Soffietti, Dede Varetto, Federica Verlato e Andrea Zanninello. La seconda parte della mostra, allestita nelle sale della Pinacoteca Albertina, sarà invece inaugurata lunedì 3 giugno. Entrambe le esposizioni saranno aperte fino al 9 giugno. Tutti i giorni del Festival (ore 17-20), il duo di Wasp Crew (Edoardo Kucich e Gabriele Guareschi) darà vita, su un trapezio di tela, al live painting “Habit-at”, che racconta la storia intrecciata di animali umani e animali non umani. Sul muro esterno del Cinema Massimo, infine, sarà visibile, la grande scritta “CinemAmbiente” realizzata in muschio, opera di art writing ideata da Elena Radovix.
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Arte
Giorgio de Chirico precursore del Surrealismo: una mostra a cent’anni dalla nascita del movimento
In occasione del centenario del Surrealismo (1924-2024), segnato, nell’ottobre del 1924, dalla pubblicazione del Manifeste du surréalisme del critico francese André Breton, la Fondazione Accorsi-Ometto di Torino dedica una mostra a Giorgio de Chirico, ritenuto dallo stesso Breton precursore del Surrealismo.
Prendendo in esame uno specifico arco temporale che va dal 1921 al 1928, la mostra, curata da Victoria Noel-Johnson, è la prima esposizione a porre l’attenzione sugli eventi intorno al 1924, anno cruciale per la fondazione del movimento francese, per cui il pittore italiano assunse un ruolo fondamentale. In quanto tale, l’esposizione intende evidenziare l’importanza del ruolo di de Chirico nella nascita e nello sviluppo del Surrealismo, nonché analizzare il suo complicato rapporto con André Breton, il fondatore del movimento, con il poeta francese Paul Éluard e sua moglie Gala (che poi sposò Salvador Dalì).
Grazie al prestigioso prestito della Bibliothèque littéraire Jacques Doucet di Parigi, nella mostra viene esposto per la prima volta il carteggio de Chirico – Breton (1921-1925), inclusa la lettera del 1924, finora poco conosciuta, in cui l’artista propose di realizzare per Breton la prima replica di un’opera del periodo metafisico, quella de Le muse inquietanti del 1918.
Breton, che scoprì la pittura metafisica di de Chirico nel 1916 a Parigi tramite il poeta-critico Guillaume Apollinaire, iniziò a corrispondere con l’artista alla fine del 1921, coinvolgendo poi il braccio destro del Surrealismo, Éluard, e sua moglie Gala. Tra il 1921 e il 1925, de Chirico scrisse loro oltre venticinque lettere e cartoline. Mentre de Chirico e gli Éluard si conobbero a Roma durante l’inverno del 1923-1924, Breton e de Chirico si incontrarono per la prima volta soltanto verso la fine dell’ottobre del 1924 a Parigi. In quell’anno, si avviò un’intensa frequentazione, documentata dalla celebre foto di gruppo scattata da Man Ray al Bureau de recherches surréalistes (ottobre 1924), scattata pochi giorni dopo la pubblicazione del manifesto di Breton.
Il rapporto tra de Chirico e il gruppo dei Surrealisti, segnato da una serie di collaborazioni professionali e di amicizia, si inasprì rapidamente nel corso del 1925, con una rottura definitiva nel 1926. Il culmine fu raggiunto con la dichiarazione pubblica di Breton secondo cui de Chirico era ‘morto’ artisticamente nel 1918. Per i Surrealisti, il suo improvviso cambiamento avvenuto dal 1919 a favore del Classicismo e dei grandi maestri, era inspiegabile e inferiore rispetto al geniale splendore della sua prima pittura metafisica degli anni Dieci, una critica parzialmente spiegata da un vero e proprio conflitto di interessi: i Surrealisti erano proprietari della maggior parte delle opere dechirichiane del primo periodo metafisico (1910-1918).
In realtà la sofisticazione intellettuale, l’eccellenza tecnica e l’innovazione creativa delle opere di de Chirico realizzate durante tale periodo (1921-1928), dimostrano l’esatto contrario da quanto articolato da Breton. In tale ottica, il visitatore troverà in mostra una ricca selezione di
opere compiute durante la permanenza del pittore in Italia tra Roma e Firenze (databili 1921-1925), seguita dal suo secondo soggiorno parigino (databile fine 1925 – 1928). Nonostante lo sfondo di crescenti polemiche e critiche da parte dei Surrealisti, il pubblico avrà la possibilità di scoprire come de Chirico continuò a realizzare nuove serie dai soggetti innovativi, come Mobili in una stanza, Cavalli in riva al mare, Gladiatori, Archeologhi e Trofei. Esempi presenti in mostra includono i magnifici Combattimento di gladiatori (Fin de combat), 1927 e Chevaux devant la mer (1927-1928).
Come accertato, il pittore si accostò al Classicismo in maniera evidente dal 1919 al 1925: lo si evince dalla formidabile Lucrezia, 1921 circa, dall’Autoritratto con la madre, 1922, e dall’Autoritratto, 1925 – la prima opera dechirichiana acquistata dallo Stato Italiano – dai quali traspare evidente la sua conoscenza e il rispetto profondo per la pittura italiana del Quattrocento. L’elemento della sua continuità dell’opera metafisica degli anni Dieci, da lungo denominata come una “metafisica continua”, è illustrata, ad esempio, da Natura morta con cocomero e corazza, 1922, L’aragosta (Natura morta con aragosta e calco), 1922, o La mia camera nell’Olimpo, 1927, dove, in un’atmosfera fantastica ed enigmatica, compaiono, uno accanto all’altro, oggetti accostati apparentemente in maniera casuale. Oppure i Facitori di Trofei (1926-1928), una chiara evoluzione del primo periodo metafisico di de Chirico, in cui convivono elementi del passato e del presente: figure antiche, frammenti di colonne, fiamme stilizzate, profili di cavalli, il timpano di un edificio classico, fusi insieme da tre personaggi-manichino intenti nella costruzione dell’iconico “totem-trofeo”. Inoltre, opere come Tempio in una stanza e La famiglia del pittore, entrambi del 1926, o Thèbes, 1928, illustrano lo sviluppo innovativo di certi temi e soggetti degli anni Dieci come gli ‘Interni ferraresi’ e i ‘Manichini’.
Nonostante le polemiche dei Surrealisti, in primis quelle di Breton, questo avvicinamento al Classicismo non impedì al critico francese di commissionare a de Chirico delle repliche di opere del primo periodo metafisico, oppure a Paul e Gala Éluard di acquistarne altre con soggetto e stile più tradizionali, come Natura morta con selvaggina (il bicchiere di vino), 1923, e Ulisse (Autoritratto), 1924, entrambi esposti in mostra. La presenza di questi dipinti (già collezione Éluard) evidenzia la conflittualità tra la critica surrealista verso le opere degli anni Venti di de Chirico e tale realtà poco conosciuta.
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Difesa Ambiente
Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino | Convegno il 13 novembre all’Unione Culturale
Il 13 novembre 2024 alle ore 18, presso l’Unione Culturale Franco Antonicelli Torino (via Cesare Battisti 4/a), è in programma il convegno dal titolo “Ricordando Giorgio Faraggiana. Attualità della tutela del paesaggio a Torino”. (altro…)
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Acqua
Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici
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