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Acqua

Acqua: fino al 31 marzo attiva la campagna ‘Non ci sono più le mezze stagioni’

Ogni anno nel mese di Marzo le Nazioni Unite ci chiamano a celebrare la Giornata Mondiale Mondiale dell’Acqua (22 marzo). La Giornata quest’anno è dedicata al tema “Acqua per tutti”: un appello a continuare l’impegno per il diritto all’acqua, ancora negato a 2 miliardi di persone nel mondo che vivono senza acqua potabile in casa. In questo contesto, la relazione tra scarsità idrica e cambiamento climatico è forte.

“Non ci sono più le mezze stagioni: Acqua è Vita” è il titolo dell’azione lanciata dall’associazione di cooperazione internazionale LVIA per ricordarci che gli effetti del cambiamento climatico in alcune aree del mondo sono già drammatici. Come in Africa Subsahariana, dove le siccità sempre più ricorrenti esacerbano la scarsità d’acqua, una delle prime cause di conflitti, crisi alimentari, migrazioni e, nel peggiore dei casi, morte.

LVIA è un’associazione con un importante impegno di 50 anni in molti paesi dell’Africa Subsahariana e che, con la sola Campagna Acqua è Vita lanciata dall’associazione nel 2003, ha garantito acqua e servizi igienici ad 1 milione e 600 mila persone. Presenti sul terreno, i volontari di LVIA vedono con i propri occhi le conseguenze del cambiamento climatico sulla vita delle persone. Alessandro Bobba, presidente LVIA, spiega «L’acqua è la prima risorsa attraverso cui sentiamo gli effetti del cambiamento climatico. Nell’Est Africa, quindi nord Etiopia, nord Kenya e Somalia, le siccità stanno aggravando la scarsità idrica con effetti drammatici sulle, già povere, comunità». Bobba racconta come in queste aree del mondo, quando per molto tempo non piove si perdano le fonti di sostentamento, che qui sono soprattutto pastorizia e agricoltura, e «le famiglie si impoveriscono al punto da non essere più autosufficienti. Tra i bambini aumentano i casi di malnutrizione e di malattie che possono aggravarsi fino a provocare morte o invalidità permanente. Non resta per queste persone altra scelta che abbandonare quella terra che non permette più la vita».

Il lavoro di LVIA e della cooperazione internazionale in queste aree di crisi climatica consiste nel supportare le comunità per affrontare meglio le condizioni climatiche avverse e la sempre più frequente siccità: «Operare per l’accesso alle risorse idriche, lo sviluppo della pastorizia e di attività economiche in grado di sollevare le persone dalla povertà, è la base delle strategie per impedire che le crisi climatiche si trasformino in crisi umanitarie» portando agli effetti sopra descritti.

Il nord del Kenya, dove saranno devoluti i fondi raccolti con l’“operazione SMS” lanciata da LVIA attraverso il numero 45581, è classificato dalle Nazioni Unite come un’area affetta da carenza idrica cronica. Il fiume Ewaso Ng’iro, vitale per tutto il nord-est del paese, nei periodi più secchi è ormai ridotto ad un torrente. Lo studio “Economics of Climate Change Kenya”, realizzato dallo Stockholm Environment Institute, pronostica un ulteriore aumento della temperatura media nel paese accentuando il rischio di ulteriori siccità. Di questa situazione ne risente ovviamente l’economia (lo studio stima che il cambiamento climatico comporterà, per il Kenya, un costo entro il 2030 equivalente al 2,6% del PIL) ma anche il livello di conflittualità: la pastorizia qui è l’attività principale e le comunità sono costrette ad una sempre più pressante competizione per l’uso dell’acqua e dell’erba dei pascoli, risorse preziose e sempre più scarse. «Ne consegue che le persone emigrano – spiega Bobba – si spostano in regioni limitrofe o paesi confinanti, spesso nell’attesa di tornare a casa. Può poi accadere che dopo questo primo livello, si spostino in capitale e da qui si può arrivare a pensare all’Europa»

La giornata mondiale dell’acqua che si celebra il 22 marzo, quest’anno è dedicata al tema “Water for All – non lasciamo nessuno indietro nel diritto all’acqua”. Ancora oggi si stima che in Africa Subsahariana ben 4 persone su 10 non abbiano accesso all’acqua (dati UNICEF – Organizzazione Mondiale della Sanità, 2017).

“Anche tu – è l’invito di LVIA – puoi sostenere LVIA e contribuire a portare l’acqua e con questa la vita: dal 17 al 31 marzo, manda un sms o chiama da rete fissa il numero 45581. Doni 2 euro con un sms da mobile: Windtre, Tim, Vodafone, Postemobile, Iliad Coopvoce, Tiscali. 5 euro con chiamata da fisso: Twt, Convergenze, Postemobile; 5 o 10 euro con chiamata da fisso: Tim, Vodafone, Windtre, Fastweb e Tiscali”.


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Acqua

Giornata mondiale dell’acqua 2025: il tema è la Conservazione dei Ghiacciai

l 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua – World Water Day, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 prevista all’interno delle direttive dell’Agenda 21, risultato della conferenza di Rio.

Il tema della Giornata Mondiale dell’Acqua 2025 è la Conservazione dei Ghiacciai. I ghiacciai sono fondamentali per la vita: la loro acqua di fusione è essenziale per l’acqua potabile, l’agricoltura, l’industria, la produzione di energia pulita e per ecosistemi sani. I ghiacciai che si sciolgono rapidamente stanno causando incertezza nei flussi idrici, con impatti profondi sulle persone e sul pianeta. Riduzioni globali delle emissioni di carbonio e strategie locali per adattarsi ai ghiacciai in ritirata sono essenziali.

I ghiacciai si stanno sciogliendo più velocemente che mai. Man mano che il pianeta si riscalda, il nostro mondo ghiacciato si riduce, rendendo il ciclo dell’acqua più imprevedibile. Per miliardi di persone, i flussi di acqua di fusione stanno cambiando, causando inondazioni, siccità, frane e innalzamento del livello del mare.

Innumerevoli comunità ed ecosistemi sono a rischio di devastazione. Mentre lavoriamo insieme per mitigare e adattarci ai cambiamenti climatici, la conservazione dei ghiacciai è una priorità assoluta. Dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra per rallentare il ritiro dei ghiacciai. E dobbiamo gestire l’acqua di fusione in modo più sostenibile. Salvare i nostri ghiacciai è una strategia di sopravvivenza per le persone e per il pianeta.


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Acqua

Torino, a trent’anni dall’alluvione del Tanaro un dibattito sulla pianificazione e gestione dei rischi climatici

A Torino, Palazzo Madama ospiterà una nuova edizione del River Café sul Po, un evento che, a trent’anni dalla drammatica alluvione del Tanaro, riunirà cittadini ed esperti per un confronto sui temi della pianificazione territoriale e della gestione dei rischi legati ai cambiamenti climatici. L’incontro è organizzato nell’ambito del progetto europeo LIFE CLIMAX PO, dedicato all’adattamento del distretto del fiume Po al clima che cambia.

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Acqua

A Valencia un disastro climatico porta 95 morti e dispersi imprecisati. E’ il più grande disastro naturale in Spagna

L’alluvione che ha colpito Valencia nel 2024 è stata un evento climatico di proporzioni drammatiche, causata dal passaggio di un fenomeno DANA (Depresión Aislada en Niveles Altos), noto in spagnolo come Gota Fria che ha riversato nella regione una quantità di pioggia senza precedenti.

In meno di 8 ore, si sono accumulati circa 445 millimetri di pioggia, una quantità che solitamente si raccoglie in un intero anno. Questo fenomeno ha trasformato le strade in fiumi, bloccato numerosi trasporti e causato vasti danni strutturali, con interruzioni nelle linee ferroviarie ad alta velocità e nella viabilità locale. I voli sono stati deviati e diverse aree risultano isolate o difficilmente raggiungibili.

Le immagini dell’alluvione mostrano scenari devastanti, con veicoli sommersi, edifici allagati e campi agricoli completamente devastati. La priorità attuale è il recupero dei dispersi e il ristabilimento dei collegamenti essenziali, mentre le previsioni meteorologiche mantengono un rischio di ulteriori precipitazioni nei giorni seguenti, aggravando ulteriormente la situazione​

La disastrosa alluvione che ha colpito la provincia di Valencia nel pomeriggio-sera di ieri, martedì 29 ottobre, è stata innescata da una serie di nubifragi autorigeneranti sviluppatisi all’interno della medesima depressione che nello scorso weekend aveva interessato il Nord-Ovest italiano con eventi alluvionali tra Savona e Genova, in Valle Bormida e in Toscana, e che poi, ormai isolata dal flusso perturbato principale delle medie latitudini (cut-off) è andata a localizzarsi intorno a Gibilterra. Il drammatico bilancio dell’evento è in continua evoluzione, per ora sono accertati 70 morti, ma i dispersi sono a decine.

Secondo AEMET, l’agenzia statale di meteorologia della Spagna, la precipitazione più intensa è stata registrata a Chiva, nell’entroterra 35 km a Ovest della costa di Valencia, con ben 491,2 mm in otto ore (pari alla media di un anno!), di cui 160 in un’ora. Si tratta di un valore tra i più elevati storicamente noti in Europa e nel bacino del Mediterraneo, all’incirca del medesimo ordine di grandezza dei 472 mm caduti in un tempo tuttavia ancora più breve (6 ore) il 25 ottobre 2011 a Brugnato (La Spezia), responsabili dell’alluvione delle Cinque Terre e della Val di Vara, e dei 496 mm piovuti sempre in 6 ore il 4 ottobre 2021 a Montenotte Inferiore (Savona), attuale record italiano su tale intervallo orario (precipitazioni tuttavia avvenute in territori mediamente abituati a ricevere e smaltire il triplo della pioggia annua di Valencia). Sono quantità che nessun territorio, anche se correttamente (e giustamente) manutenuto, può sopportare senza gravi conseguenze.

D’altra parte la Comunità Valenzana non è nuova a questo tipo di episodi, essendo anzi tra le zone maggiormente propense allo sviluppo di violenti nubifragi autorigeneranti in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, insieme alla Catalogna, al Midi francese (dove si parla di épisodes cévenols o méditerranéens) e alla Liguria, trovandosi alle spalle di un mare caldo che dispensa enormi quantità di energia e vapore acqueo per lo sviluppo dei sistemi temporaleschi, con la complicità di fattori orografici e dinamici locali. Un altro evento drammatico avvenne proprio a Valencia il 14 ottobre 1957 causando almeno 81 vittime per il violento straripamento del fiume Turia che attraversava la città, e di cui – a seguito dell’episodio – venne deciso lo spostamento dell’alveo di 3 km, a sud dell’area metropolitana, dove si trova attualmente.

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