Startup
Le Startup in Piemonte: la regione è al quinto posto in Italia, le aziende lamentano mancanza di liquidità e difficoltà ad approcciare nuovi investitori
E’ stata presentata a I3P la IV edizione dell’Osservatorio sulle Start Up Innovative realizzato dal Comitato Torino Finanza della Camera di commercio di Torino con la collaborazione tecnica di Step Ricerche.
Il Piemonte è al quinto posto in Italia per numero di start up, dopo Lombardia, LAzio, realtà che tuttavia incidono ancora marginalmente sul PIL regionale. Piccole, finanziate principalmente dai fondatori e dai soci, le start up piemontesi godono di agevolazioni pubbliche, ma lamentano mancanza di liquidità e difficoltà ad approcciare nuovi investitori. Concentrate nei settori ICT, trascurano filoni più attuali come open data, blockchain ed E-gov.
A metà 2018 la regione con più start up risulta essere la Lombardia, con 2.419 nuove imprese innovative iscritte nella sezione speciale del Registro Imprese. Il Piemonte, con 502, è al quinto posto. Considerando, però, il quoziente di densità delle start up, calcolato come numero di start up innovative iscritte ogni 10 mila persone (con un’età compresa tra 23 e 55 anni), la regione con la maggiore densità è il Lazio, con 1.065 start up e un indice di densità di 20. La Lombardia ha un indice di densità di 15, l’Emilia-Romagna di 19, mentre il Piemonte, avendo un indice di densità di 1,8 si colloca in coda.
Il Pil piemontese equivale a 131 miliardi (2016). Il 40% di questo valore aggiunto è attribuibile ad imprese nate prima del 1900. Tra le imprese più longeve si trovano i F.lli Piacenza insieme ad altri storici lanifici biellesi, poi alcune imprese storiche alimentari (Martini & Rossi, e Caffarel) e infine gli istituti di credito e le assicurazioni locali. Nel 1899 viene fondata la Fiat.
In seguito, la curva dei contributi annuali alla formazione del Pil contemporaneo rimane piatta: né il periodo bellico, né quello prebellico dimostrano una particolare vitalità. La linea torna a impennarsi dopo la Seconda Guerra, quando nel quinquennio 1946-50 si generano imprese che oggi producono il 6,5% del Pil contemporaneo (contribuendo con l’1,3% in ogni anno del quinquennio). Terminato il dopoguerra, la creazione di imprese rallenta e ogni annualità di nascite contribuisce per lo 0,5% al Pil odierno, poi per 3 decenni si ha una decisa espressione di vitalità del territorio. Le imprese con natali compresi tra gli anni 70 e la fine degli anni 90 contribuiscono al Valore Aggiunto contemporaneo con ben lo 0,9% del Pil per ciascuna annata.
In quel trentennio sono state dunque fondate le basi per produrre quasi un terzo (27%) del Pil contemporaneo. Le annate successive al 2000 e fino al 2010 danno invece meno dello 0,6% del Pil odierno, risentendo del rallentamento generale dell’economia. Il contributo dell’ultimo quinquennio è necessariamente basso (0,1% ad annata e appena mezzo punto percentuale considerando l’intero periodo) sia per la più grave crisi reale dal dopoguerra, sia perché le realtà nate nell’ultimo periodo devono ancora crescere dimensionalmente, penetrando mercato, facendo investimenti, assumendo nuovo personale.
La missione delle start up innovative e tecnologiche è duplice: aumentare la produttività totale delle risorse, che rappresenta un fattore di crescita dell’economia generale, e sostituire, modernizzando, il tessuto delle imprese. In Italia, le start up innovative, dopo sei anni di esistenza dell’elenco speciale, rappresentano lo 0,67% delle società di capitali, il che comporta che allo stato attuale la loro generazione non può assolvere alla funzione sostitutiva del turnover della manifattura e dei servizi, ma ad una funzione integrativa e mista (si consideri, per esempio, che il tasso di mortalità lorda è dell’8,2% in Italia e del 7,8% in Piemonte).
Perché le start up innovative possano lasciare una traccia sul Pil di domani e di dopodomani occorre dunque che esse crescano non solo di numero, ma escano anche dallo stadio iniziale per evolvere verso le fasi successive, con l’espansione commerciale e l’irrobustimento dei volumi. Sono però precisamente queste le fasi che le start up innovative italiane, e non solo piemontesi, stentano a intraprendere.
È stato raccolto un campione di 1.597 bilanci (215 del Piemonte) delle start up innovative di 4 regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna), per confrontarne gli indici significativi. Le start up del nord Italia hanno ricavi mediani di 52 mila euro (il Piemonte è inferiore con 38 mila) e sono cresciute in due anni di 43 mila euro (29 mila in Piemonte). Il valore aggiunto lordo è di 58 mila (23 mila in Piemonte). La posizione finanziaria netta è negativa per -11 mila euro, (-9.900 in Piemonte), ma assorbe solo il 12% del patrimonio netto che vale, in termini generali 86 mila euro.
L’indicazione generale che viene da questa analisi è che per ¾ del campione siamo di fronte a un cluster di aziende di dimensioni veramente piccole, finanziate solo dai fondatori in proporzione a progetti relativamente poco costosi. Nonostante questo, l’indagine mette in luce che il quarto quartile delle start up ha dimensioni maggiori (i ricavi superano i 140 mila euro e sono cresciuti di almeno 110 mila euro negli ultimi 2 anni). Questa fetta di startup ha già una redditività operativa del capitale positiva (7%).
Sono stati contattati 307 imprenditori o dirigenti di start up high tech piemontesi nate negli ultimi 10 anni con un tasso di risposta del 23%, pari a 71 interviste completate. Il 72% delle imprese che hanno risposto al questionario è stato fondato tra il 2015 ed il 2017: il 34% nel 2017, il 19% nel 2015 e un ulteriore 19% nel 2016. All’epoca della costituzione delle società il 52,9% del campione aveva tra i 36 ed i 55 anni, mentre il 17.6% tra i 26 ed i 30 anni. I giovanissimi del campione (18-25 anni) rappresentano quasi il 10% (9,8%).
Il management delle start up è saldamento costituito nel 92% dei casi dai promotori/fondatori originali, e per il 6% da manager professionisti. La dimensione più frequente delle imprese intervistate è di 2-5 persone. Il 94% delle imprese definisce il proprio prodotto/servizio come innovativo, mentre il 6% si definisce invece un’impresa a vocazione tradizionale.
L’84% delle imprese è beneficiaria delle agevolazioni pubbliche previste per le start up innovative, il 48% del campione è inoltre beneficiario delle agevolazioni per le PMI innovative. Ma chi non ne usufruisce, per quali motivazioni non le ha richieste?
Il 20% delle PMI innovative avrebbe voluto avvantaggiarsi delle agevolazioni, ma non possedeva tutti i requisiti necessari, mentre il 16% non lo ha ritenuto interessante; l’8% delle PMI innovative non conosceva le misure agevolative mentre un restante 8% riporta l’indisponibilità delle agevolazioni all’epoca in cui avrebbero voluto farne uso.
Tra le start up innovative, invece, solo il 2% avrebbe voluto avvantaggiarsi ma non ha potuto per mancanza di requisiti. Tutti i rispondenti erano a conoscenza delle agevolazioni, e chi non ha aderito lo ha fatto perché o non esistevano le agevolazioni all’epoca in cui si è costituita l’impresa, oppure perché non lo ha ritenuto interessante; infine alcuni hanno ritenuto che presentassero più svantaggi che vantaggi.
Le start up piemontesi sono legate dal filo della diversificazione. Non esiste un tema dominante nelle innovazioni che gli startupper vogliono proporre al mercato, anche se i filoni dell’ICT sono piuttosto gettonati. Spicca, piuttosto, l’assenza di alcuni filoni: non vengono quasi sfruttati gli “open data”, così come la blockchain, che al di là delle avventurose applicazioni nell’ambito delle quasi monete private potrebbe avere altri sviluppi. Anche l’e-gov non è nel mirino degli startupper, che puntano al mercato privato, con una leggera prevalenza verso il B2B.
La costituzione di una Startup innovativa in Piemonte richiede circa un anno di lavoro nel 42% dei casi. Nel 30% dei casi la costituzione ha richiesto meno di un anno (tra 1 e meno di 6 mesi), dato che bilancia il 28% delle imprese che afferma di aver impiegato tra i 2 e i 7 anni per passare dall’idea alla costituzione.
La maggior parte delle start up innovative piemontesi ha avuto origine da una ricerca e sviluppo di prodotto e/o servizio originale, realizzata nell’80% dei casi grazie ai soci, nel 24% con l’Università e/o incubatori pubblici, nel 16% in collaborazione con incubatori privati (domanda con risposte multiple). Il 18% dei rispondenti afferma di aver realizzato le attività di ricerca e sviluppo dopo aver costituito l’impresa, mentre solo il 2% afferma di aver acquistato brevetti o licenze da soggetti terzi. Tutte le Startup si sono dotate di un business plan: all’inizio della sua vita (82%) o successivamente (18%). La maggior parte di esse, ma non la totalità, lo tiene aggiornato (82%).
Nell’analisi delle fonti di finanziamento si deve distinguere il finanziamento dell’idea innovativa, dal finanziamento dell’impresa vera e propria. Il 22% dei rispondenti afferma di aver potuto finanziare lo sviluppo e la sperimentazione dell’idea innovativa grazie ai fondi pubblici ricevuti. Nel pre-seed, i fondi pubblici sono la fonte di finanziamento prevalente, anche se in questa fase, anche il supporto degli altri soci operativi dell’azienda è stato importante (14%) così come i capitali propri (12%).
Quando si passa all’avviamento, ossia alla fondazione della start up, questo è sostanzialmente finanziato con capitali propri (16%) e quelli dei soci operativi (6%) che insieme rappresentano complessivamente la principale risorsa (22%). Seguono i capitali privati dei business angel (12%) e, ancora, al terzo posto, i fondi pubblici (10%).
Ancora limitato, rispetto alle aspettative e alle prospettive sia il contributi dei fondi professionali di venture capital (6%), sia il contributo di altre imprese (4%), mentre il corporate venture capital è nel mondo un segmento di forte e promettente fonte non solo di finanziamento, ma anche di opportunità di mercato e di sviluppo. Le fasi successive di finanziamento del business vedono aumentare le banche, anche attraverso uffici specializzati. La maggior parte della raccolta è di provenienza italiana.
Sul tema dei finanziamenti, delle sovvenzioni e degli incentivi pubblici, il giudizio espresso dagli startupper non è sempre lusinghiero. I voti che superano il valore centrale (3) in una scala 0-5 non sono mai prevalenti; la caratteristica più apprezzata di questi finanziamenti è l’utilità, mentre toccano il minimo (voto=0) sulle modalità di erogazione (burocrazia) e sulla tempestività di liquidazione degli importi.
Le principali difficoltà riportate dalle imprese si sono rivelate il finanziamento dell’azienda, la ricerca e gestione dei collaboratori e la ricerca dei clienti sul mercato. Tra le principali minacce, gli startupper piemontesi riportano la mancanza di cassa, insieme alla carenza di un network e connessioni con gli investitori giusti, seguite dalla mancanza di interesse da parte degli investitori e dalle complessità legali e burocratiche.
Tutte le variabili di marketing e di mercato preoccupano poco o quasi nulla gli startupper piemontesi, pur rappresentando la prima causa di fallimento per i loro pari all’estero. La diffusa tendenza rilevata a non considerare questi ed altri fattori come presenti o allarmanti contrasta con le prestazioni finanziarie, con ricavi e margini che appaiono non soddisfacenti né tranquillizzanti per oltre metà delle start up. Un filone questo da approfondire sia da parte degli imprenditori sia da parte degli investitori e dei decisori pubblici per ideare e sviluppare nuove politiche economiche a favore di start up più solide e consapevoli.
Negli ultimi tre anni si è manifestata una crescita eccezionale del Venture Capital professionale ed europeo, così come un aumento dell’ingaggio delle società esistenti nel settore delle start up (corporate venture capital). Queste due tendenze possono contribuire a risolvere, in parte, i bisogni espressi dalle start up piemontesi, particolarmente in campo finanziario. Tuttavia, il finanziamento professionale delle start up in Europa si è andato dirigendo verso le fasi di espansione successive alla nascita, privilegiando taglie di investimento che non corrispondono alla dimensione relativamente piccole delle start up italiane e piemontesi. Open-data, E-gov e Public Procurement Innovativo appaiono ambiti interessanti, ancora limitatamente esplorati in Piemonte.
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Agricoltura
A Torino nasce una vigna urbana all’interno del Politecnico
A Torino nasce una vigna urbana all’interno di un polo universitario grazie a un innovativo progetto del Politecnico di Torino che insieme a Citiculture, startup green tech che trasforma spazi urbani in luoghi di grande impatto sociale e ambientale attraverso la vigna, h.
La nuova vigna è un progetto partecipato e condiviso, un vero e proprio modo di rendere sociale il cambiamento, e vede il coinvolgimento di istituzioni accademiche come il Politecnico di Torino, con il suo nuovo corso di Laurea Magistrale in Agritech Engineering, e Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – DISAFA dell’Università di Torino.
Una superficie di quasi 1.000 metri quadri che ospiterà più di 750 piante di vite in vaso, che andranno ad arricchire il piano di riqualificazione del verde all’interno della sede principale del Politecnico, in uno spazio diviso tra aule (cortile delle Aule I, Cittadella politecnica) e aree dedicate alla socializzazione e al relax di studenti e frequentatori del campus.
Dal punto di vista vitivinicolo, l’elemento sperimentale sta nella scelta di diversi tipi di clone, di filari e pergole, e in diversi tipi di varietà di vite e bacca, anche per ridurre al minimo l’intervento di fitosanitario, oltre che nella scelta di piantare le vigne in vaso. La selezione delle viti è fatta in collaborazione con il Vivaio Rauscedo, non solo uno dei più grandi vivai d’Europa ma anche tra i pionieri nello sviluppo delle varietà resistenti Piwi.
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Eventi
Giovedì 17 ottobre si inaugura il nuovo Open Innovation Center del gruppo Sella a Torino
Giovedì 17 ottobre alle ore 11.30 si inaugura in Corso Galileo Ferraris 32, a Torino il nuovo Open Innovation Center del gruppo Sella.
Il progetto della ristrutturazione è stato realizzato dallo studio internazionale di design e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati .
L’Open Innovation Center nel centro di Torino, nell’area della Crocetta, si affianca a quelli di Biella, Milano, Padova, Salerno e Lecce. L’Open Innovation Center ospiterà il Sella Lab dedicato alle startup e alle iniziative fintech oltre a spazi dedicati ai clienti e alla comunità e dedicato a sostenere lo sviluppo e l’innovazione sul territorio delle imprese.
Lo storico palazzo di quattro piani, della ex sede della Juventus, ha una superficie complessiva di circa 5.500 metri quadrati, è situato nel quartiere Crocetta.
Il progetto ideato da Carlo Ratti ruota attorno alle attività condivise e a un’area centrale di collegamento. Una sequenza ascendente di pod terrazzati funge da area per riunioni attorno al vano scala principale. Le postazioni di lavoro sono ottimizzate nell’ambito di un regime di hot-desking. L’analisi dei dati di occupazione aiuta a gestire l’allocazione dei posti, con l’obiettivo di favorire l’interazione tra i membri del team.
Dall’inizio del 2020, cambiamenti significativi hanno rimodellato il modo in cui le persone lavorano. Il progetto si basa sul presupposto che la maggior parte delle aziende continuerà a promuovere modalità di lavoro ibride – ma l’interazione umana in ufficio è insostituibile. La minore occupazione durante la settimana richiede il passaggio a un paradigma di hot-desking, mantenendo al contempo la sicurezza per tutti durante una pandemia. Lo spazio risparmiato con il “hot-desking” viene utilizzato per creare aree dedicate a riunioni informali e allo scambio di idee.
La struttura ha una superficie complessiva di oltre 5.000 metri quadrati, 200 postazioni di lavoro, zone per coworking e meeting tra imprenditori, startupper, liberi professionisti, giovani talenti, investitori e clienti, un team dedicato all’AI, uno spazio eventi, un bistrot caffetteria aperto al pubblico, oltre ad un rooftop disponibile anche per eventi privati. Il nuovo polo integra tutte le competenze di consulenza specializzata del gruppo nei diversi ambiti di attività con l’obiettivo di sviluppare un’innovazione finalizzata a generare un impatto positivo sociale, economico, ambientale e per il territorio.
All’interno dell’edificio trovano posto, infatti, diverse società del Gruppo, da Banca Sella presente con una succursale al piano terra e spazi dedicati alla consulenza e ai servizi di Wealth & Business Advisory a Sella Leasing, fino a quelle legate alle tecnologie e all’innovazione, come Fabrick, Centrico e la fintech Hype, e Sellalab, la piattaforma di innovazione del gruppo Sella nata 10 anni fa e presente anche a Biella, Padova, Salerno e Lecce.
All’inaugurazione interverranno:
- Maurizio Sella – Presidente Gruppo Sella
- Pietro Sella – CEO Gruppo Sella
- Carlo Ratti – Carlo Ratti Associati
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Startup
Aperta la call per la sesta edizione del programma di accelerazione Techstars Transformative World Torino
Sono aperte le candidature per partecipare al programma Techstars Transformative World Torino che si svolgerà a partire da febbraio 2025 alle OGR Tech, hub di innovazione e accelerazione d’impresa delle OGR. Per partecipare sono richiesti: ambizione, innovazione e capacità di affrontare sfide. È possibile candidarsi fino al 20 novembre 2024.
In cinque anni, il programma di accelerazione gestito da Techstars alle OGR Torino ha investito in oltre 50 aziende provenienti da tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Portogallo, dal Regno Unito al Vietnam. Dal 2020 al 2023, queste aziende hanno raccolto complessivamente oltre 100 milioni di dollari, tre sono state acquisite e alcune sono passate da avere un team di 2 persone a oltre 200 membri, dimostrando come passione e impegno possano permettere di raggiungere grandi risultati.
Nel corso delle diverse edizioni il programma ha registrato un’evoluzione. Dopo Smart Mobility e Cities of the Future, dall’anno scorso Techstars Torino si è aperto al Transformative World, consentendo di investire e sostenere non solo le imprese che plasmano il futuro della mobilità e della vita urbana, ma anche quelle che lavorano a un cambiamento duraturo in diversi settori, quali Intelligenza Artificiale, Quantum Computing, Cybersecurity, Ambient Experience e Hyperautomation, nel rispetto di criteri e logiche ESG, Net-Zero e Circular Economy.
I 12 team selezionati vivranno le sfide dell’imprenditorialità sostenuti dai mentor e dai partner del programma, Fondazione CRT, Fondazione Compagnia di San Paolo, Intesa Sanpaolo Innovation Center, che offrono risorse preziose e accesso a una rete internazionale.
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