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Benessere

Un futuro senza ponte Guardando lontano

Esiste una profonda trincea che riguarda l’istruzione e la sua capacità di favorire la sopravvivenza e l’adattamento al futuro delle giovani generazioni.
Dimentichiamoci le pensioni, la democrazia, il lavoro… Questi sono problemi gravi e perfino drammatici che concernono la generazione dei genitori e quella dei nonni… perfino quella dei fratelli maggiori. A tutti costoro toccherà consentire di arrivare ad un domani che ad oggi è per loro ampiamente invisibile.

Per essere più precisi, è più facile immaginare come sarà il futuro che capire come ci si arriverà – e se ci si riuscirà.
Il lavoro esisterà ancora ma sarà condotto dalle macchine e fra queste vi saranno anche le persone perché nella maggior parte dei casi costano meno delle macchine e, in fondo, sono già diventati per molti aspetti la longa manus acritica dell’automazione, i nuovi schiavi che costano meno degli ERP e delle Catene (da quelle di montaggio alle enterprise-grade blockchain infrastructure). Scordiamoci il denaro per come lo conosciamo perché la virtualizzazione lo renderà talmente traasparente da spostare il suo uso per distribuire il potere sotto forma di capitale più o meno occulto sarà divenuto diseconomico e nuove forme di governo del potere prenderanno il sopravvento: dalle evoluzioni del potlach sotto nuove forme e vesti, al semplice ritorno degli eserciti privati e di nuove apartheid, ceti e caste.

Potremmo andare avanti a lungo, perché accoppiando alle trasformazioni indotte dalle tecnologie il fatto che in una generazione abbiamo più che raddoppiato in numero di esseri umani che attingono alle limitate risorse del pianeta con quello che la forbice fra i gruppi sociali – per tralasciare quelli etrnici – si è allargata in un modo talmente inedito da non permettere più alle teorie sociali di qualche decennio fa di spiegare i trend politico-economici dovrebbe farci comprendere che uno stravolgimento dell’umanità per come la stiamo vedendo è inevitabile. Personalmente aggiungerei che il villaggio globale di Macluhiana memoria non ha prodotto una coscienza migliore, ma solo una perdita della convenzione di realtà a vantaggio di un certo numero molto limitato di generatori di verità e soprattutto di ermeneutiche generalmente subite con fatalismo; un altro elemento è la perdita della spiritualità che è stata sempre una componente fondamentale dell’essere umano; perfino la squalifica delle religioni storiche e la reificazione militarizzata dei credo non ha portato ad un affrancamento dell’etica e della morale e quindi ad una maggiore assunzione delle responsabilità sociali quotidiane.

Guardando dietro l’angolo

In definitiva, non è impossibile guardare al futuro come a quel lato del monte che sta dall’altra parte di dove siamo noi, seppure non siamo in grado di scorgerne i dettagli perché la nostra vista non arriva fino a lì: quello che non sappiamo pensare è come fare a costruire quel ponte necessario per superare il profondo baratro di cui non scorgiamo neppure il fondo che ci separa dall’altro versante. Potrebbero bastare pochi decenni o uno sproposito di secoli; potrebbe rendersi necessaria la distruzione totale e il lento ritorno alla preistoria ripercorrendo la via a ritroso per scendere fino al baratro e risalire dall’altra parte, oppure una istantanea ristrutturazione percettiva e di pensiero come la rivoluzione copernicana potrebbero farci vedere tutto in un altro modo. La domanda è: “fino a che punto siamo in grado di separarci dalle nostre sicurezze e dalla dipendenza all’attuale standard di vita?”. Negli anni ’70, quando ancora le sole reti televisive erano i due canali RAI, ci furono paesi in cui la gente scese in piazza a protestare ferocemente, non per il lavoro o per la sicurezza, ma perché un danno al ripetitore non consentiva di vedere il quiz Rischiatutto. Questa notizia fu naturalmente un trafiletto in qualche giornale locale e nulla più, ma oggi un disservizio di poche ore di Whatsapp, di cui fino a pochissimi anni fa non si conosceva neppure l’esistenza, occupa le prime pagine di tutti gli organi di informazione del mondo. Se per un baco imprevisto Internet cessasse di funzionare, nonostante oggi molti gioiscono accattivati da questa immagine, ci troveremmo in quanto società persi come chi in mezzo al deserto, seppure con discrete scorte di viveri, non abbia più né mezzo di locomozione né strumenti di orientamento. Potremmo addirittura arrivare a suicidarci.

Prima di tirare le conclusioni

A cercare la morale della storia siamo tutti bravi. Sono discorsi da bar. Parliamo di guerra senza sentire l’odore del sangue e il dolore dei visceri fuori dalla pancia esercitando l’innocua arte della Cassandra dal tetto sopra la testa quando non muoveremmo un dito per distruggere quel monumento equino che svetta in tutte le piazze e perfino dentro le nostre case.
Per gran parte di noi e perfino per molti dei nostri figli non c’è una grande speranza di cambiare, ma le giovani generazioni e perfino alcuni fra i più aperti e volonterosi dei giovani questo spazio è possibile.

Abbiamo detto che domani il denaro non ci sarà più o almeno sarà qualcosa di diverso da come lo percepiamo oggi, ma per oggi non vediamo e non possiamo vedere un modo diverso per sopravvivere senza quell’idea e senza la superstizione del posto di lavoro. Pensiamo che le leve del potere siano in mano ai governanti e imprenditori, mentre in questo momento sono concetrate nel Deep State e nelle Lobby sovranazionali invisibili che stanno addirittura molto al di sopra dello stesso Nuovo Ordine Mondiale, ma non ci è dato neppure pensarlo: non tanto per l’ovvia conseguente accusa di “complottismo”, ma proprio perché la nostra ragione va in crash ancor più che a calcolare tutti i decimali del “Pi Greco”.

Insomma, a queste nuove generazioni spetta il difficile compito di tenere i piedi su due scarpe: da un lato fare “come se” il mondo attuale fosse vero osservando le sue regole al meglio, mentre dall’altro si segue un programma di disapprendimento della realtà fondato e razionale, ma nondimeno anche spirituale, volto a sondare paradigmi possibili, ma senza attaccarvicisi, nonostante tutto ciò non comporti nessun vantaggio concreto nell’oggi.

Staremo a vedere se quanti riusciranno a compiere questo sforzo e che costituiranno le leve della “classe immaginante” di un futuro possibile, decideranno in favore di un altruismo compassionevole come dei giovani indaco o se saranno le nuove leve di burattinai che si limiteranno a mandare in pensione gli attuali.
La sola cosa che credo possiamo dire di “sapere” con buone probabilità è che sarà inevitabile passare di lì.


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Agricoltura

Ricerca di Arpa Piemonte sui gessi di defecazione: efficaci, ma bisogna regolamentarli

Arpa Piemonte ha avviato un’indagine tecnica per valutare l’efficacia dei gessi di defecazione: è emersa la necessità di vincoli e norme precise. I gessi in questione sono identificati dalla normativa nazionale sui fertilizzanti come “prodotti correttivi per l’agricoltura”, vale a dire che sono aggiunti al suolo per implementare la composizione chimica talvolta anomala (soprattutto per quanto riguarda il pH e la salinità). Si tratta di materiali ricavati da elementi di scarto e da rifiuti come i fanghi di depurazione: a questi vengono poi aggiunti calce e acido solforico, da qui il nome “gessi”.

Il loro utilizzo tuttavia è ancora dibattuto per due motivazioni: dopo la loro applicazione si diffonde un odore molto intenso (che può risultare disturbante per le zone vicine ai campi) ed è difficile ricavare le prove empiriche che il suolo necessiti di tali correttivi.

L’obiettivo della ricerca di Arpa era di studiare le caratteristiche chimiche dei gessi impiegati in agricoltura in tutto il territorio regionale. In ciascun campione analizzato si sono ricercati sia i parametri riconducibili ad eventuali contaminazioni del materiale sparso (idrocarburi, metalli pesanti, PCB e diossine) sia indicatori che confermassero la bontà del trattamento tramite i gessi (indice di germinazione, pH).

I risultati rilevati hanno messo in luce come sia necessario applicare a questi prodotti i principi ed i vincoli già previsti per le fognature zootecniche, cioè valutare anche per i gessi il bilanciamento degli apporti azotati, vincolare le tecniche di spandimento e obbligare alla comunicazione preventiva. Arpa ha sottolineato anche come sia opportuno stendere un piano di Utilizzazione Agronomica.

Insieme agli organi della Regione che si occupano del tema, Arpa Piemonte ha intenzione di avviare studi e provvedimenti sull’argomento, coordinandosi con le altre Agenzie regionali di protezione dell’ambiente; obiettivo comune è quello di regolamentare l’uso dei gessi e prevenire le pratiche dannose per l’ambiente.


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Bambini

La gioventù nel mondo — e in Italia — è un film dell’orrore

c:\>11 C’è chi ricorda la gioventù come un periodo felice. Domani questo potrà essere vero solo per una minima parte dei sopravvissuti nell’indifferenza generale.

Lo scorso 2 novembre si è tenuto il World Children’s Day– Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza dell’UNICEF.

È sempre più importante ricordare anche qui che ogni 11 minuti nel mondo un adolescente si toglie la vita. Le ragazze e i ragazzi hanno difficoltà a chiedere aiuto, non sanno a chi rivolgersi e sono preoccupati per la condizione economica della famiglia. Il suicidio rappresenta la quinta causa di morte per i giovani tra i 15 e i 19 anni nel mondo e la seconda causa in Europa. Numeri allarmanti.

Tra i 10 e i 19 anni, 1 su 7 soffre di salute mentale e secondo i dati dell’ultimo sondaggio di Unicef, il 50% di loro si sente triste, preoccupato o angosciato.

La metà di tutte le problematiche legate alla salute mentale inizia entro i 14 anni di età e il 75% di tutte le problematiche legate alla salute mentale si sviluppano entro i 24 anni, ma la maggior parte dei casi non viene individuata e non viene trattata.

Una delle ragioni che stanno alla base del problema è il modo in cui vengono interiorizzate stigmatizzazione e norme sociali e di genere dannose. Per le ragazze le norme inique svalutano le loro vite, limitano le loro libertà, le spingono al matrimonio precoce e incoraggiano ideali di bellezza dannosi.

È di poche ore fa la notizia che il Parlamento indonesiano ha approvato gli emendamenti legislativi che vietano il sesso prematrimoniale e apportano altre modifiche significative al Codice penale del Paese. Due uomini sono stati frustati pubblicamente nella provincia conservatrice indonesiana di Aceh, sull’isola di Sumatra, per aver fatto sesso ricevendo 77 frustate ciascuno di fronte alla folla da un ufficiale mascherato.

Il mancato finanziamento dei servizi e le interruzioni dovute al COVID-19 hanno fatto sì che bambini e giovani non ricevessero il sostegno di cui avevano bisogno soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito dove tra il 76% e l’85% delle persone non riceve alcun trattamento per i propri problemi di salute mentale.

La situazione italiana

In Italia, prima della pandemia solo 30 su 100 persone minorenni con un disturbo neuropsichico riuscivano ad accedere ad un servizio territoriale specialistico e solo 15 su 100 riuscivano ad avere risposte terapeutico-riabilitative appropriate; la prevalenza dei problemi di salute mentale si collocava intorno al 18-20% della popolazione, ovvero tra 1.800.000 e i 2 milioni di persone minorenni. Nel 2019, si stimava che il 16,6% dei ragazzi e delle ragazze fra i 10 e i 19 anni, circa 956.000, soffrissero di problemi di salute mentale, con una prevalenza in questa fascia d’età maggiore nelle ragazze (17,2%, pari a 478.554) rispetto ai ragazzi (16,1%, pari a 477.518) e con una incidenza in aumento con l’età.

L’UNICEF Italia ha lanciato un sondaggio, realizzato sulla piattaforma digitale indipendente U-Report sostenuta dall’UNICEF, al fine di rilevare la percezione di benessere psicosociale e salute mentale fra un campione di adolescenti di età compresa fra i 10 e i 19 anni; su 194 rispondenti: il 28% si sente ottimista; il 12% triste; il 14% preoccupato; il 14% angosciato; ed il 10% frustrato.

Fra le circostanze che causano apprensione le difficoltà economiche personali e/o della famiglia (17%), il senso di isolamento (19%), la distanza dalla famiglia e dagli affetti (8%), i litigi e tensioni all’interno della famiglia (7%), emergono come i fattori più preponderanti; Tuttavia, il 41% degli adolescenti afferma di non aver richiesto aiuto a nessuno, il 22% di aver cercato aiuto da coetanei ed amici e l’11% ai familiari. L’11% dichiara di essersi rivolto presso psicologi presenti nelle scuole e nelle comunità ed il 7% presso i servizi sociali e sanitari. Fra le ragioni per non aver richiesto aiuto, il 22% afferma di non ritenerlo necessario, il 10% di non sapere a chi rivolgersi, il 10% di temere di richiedere aiuto, e l’8% di avere timore del giudizio negativo degli altri. 1,3 milioni di bambini in Italia sono in povertà assoluta; il 36,9% dei bambini e degli adolescenti tra 5 e 19 anni sono in sovrappeso o obesi, 1 adolescente su 3 è vittima di bullismo o cyberbullismo.

Secondo i dati ISTAT in tema di bullismo le ragazze presentano una percentuale di vittimizzazione superiore rispetto ai ragazzi. Nel periodo della rilevazione, oltre il 55% delle giovani 11- 17enni è stato oggetto di prepotenze qualche volta nell’anno mentre per il 20,9% le vessazioni hanno avuto almeno una cadenza mensile (contro, rispettivamente, il 49,9% e il 18,8% dei loro coetanei maschi). Il cyberbullismo ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo. Nel 5,9% dei casi si è trattato di azioni ripetute (più volte al mese).

Il Report del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale evidenzia che per quanto riguarda i casi di cyberbullismo si è registrato un incremento pari al 13%, tra l’anno 2020 e il 2021: nella fascia di età 0-9 anni i dati sono rimasti sostanzialmente identici mentre l’incremento maggiore ha riguardato la fascia di età 14-17 anni.

L’indagine rivela che gli adolescenti vorrebbero sentire parlare più spesso di salute mentale e benessere psicosociale dalle istituzioni (34%), dalle scuole (31%), dai famigliari (7%) e dai media (7%).

Nei primi 6 mesi del 2022 si evidenzia che:

  • la violenza sessuale, la violenza sessuale aggravata perché commessa presso istituti di istruzione e l’abuso dei mezzi di correzione sono i reati in aumento rispetto all’analogo periodo del 2021
  • la fascia anagrafica con il maggior numero di vittime è quella infraquattordicenne (età tra 0 e14 anni), tranne che per la violenza sessuale e la violenza sessuale di gruppo dove la fascia di età con più vittime è quella tra i 15-17 anni
  • le vittime di genere femminile sono predominanti per quasi tutte le tipologie di reato analizzate dal Report (atti sessuali con minorenne, violenza sessuale, adescamento di minorenni, abuso dei mezzi di correzione o di disciplina, pornografia minorile, abbandono di persone minori o incapaci, maltrattamenti contro familiari e conviventi, sottrazione di persone incapaci, violazione degli obblighi di assistenza familiare
  • gli autori dei reati sono uomini in quasi 9 casi su 10, mentre in quasi i due terzi dei casi (62%) gli autori sono adulti di “mezza età”, compresi nelle fasce anagrafiche che vanno dai 35 ai 64 anni.

I reati che registrano un maggior numero di denunce sono gli atti sessuali con minorenne (31,5%), la violenza sessuale in danno a minori di 14 anni (28,0%), la pornografia minorile (17,4%), la corruzione di minorenne (10,2%).

Per arginare questi fenomeni il Ministero della Salute ha avviato negli anni diverse azioni per tutelare il diritto alla salute di neonati, bambini e adolescenti, anche perché investire sulla salute dei minori rappresenta una delle politiche a lungo termine più efficaci per promuovere società pacifiche e sostenibili, contrastare la povertà, anche educativa, e le disuguaglianze, nonché rilanciare la crescita economica.

Tra le azioni avviate si ricordano:

  • Accordo in Conferenza Stato Regioni sul Documento di indirizzo “Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi mille giorni di vita” , rivolto a genitori, operatori sanitari e policy
  • Piano di Azione Nazionale della Garanzia Infanzia (PANGI), disponibile in versione italiana a seguito della validazione della Commissione Europea
  • Protocollo di intesa tra Ministero dell’Istruzione e Ministero della Salute “Tutela del diritto alla salute, allo studio e all’inclusione”
  • “V° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva”, approvato dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza il 21 maggio 2021, e adottato con decreto del Presidente della Repubblica il 25 gennaio 2022
  • Protocollo di intesa dell’11 novembre 2021 tra Ministero della Salute e Unicef Italia per il sostegno e la promozione dell’allattamento nell’ambito del Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno (TAS). Il Protocollo nasce con l’obiettivo di collaborare per promuovere i diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, con attenzione particolare al diritto al benessere e allo sviluppo dei più piccoli, e per la realizzazione di iniziative inerenti le tematiche dell’Agenda 2019-2022 del TAS.

Un pianeta per vecchi?

Nel mondo, secondo dati Unicef, 300 milioni di bambini tra i 2 e i 4 anni nel mondo subiscono regolarmente violenze dai propri familiari/tutori (circa 3 su 4), 250 milioni di questi sono puniti in modo fisico (circa 6 su 10).
La violenza sessuale durante l’infanzia e l’adolescenza, evidenzia l’Unicef, si verifica contro i bambini di tutte le età:15 milioni di ragazze tra i 15 e 19 anni hanno subito episodi di violenza sessuale nella loro vita, 2,5 milioni di giovani donne di 28 paesi europei riportano di aver subito episodi di violenza sessuale prima dei 15 anni.
Secondo il rapporto Unicef “On my mind”, The State of The World’s Children 2021, a livello globale 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato. L’ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati. Il suicidio è la quinta causa prevalente di morte per ragazzi e ragazze adolescenti di età compresa tra 10 e 19 anni. Il report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Adolescent Mental Health stima che il 3,6% dei 10-14enni e il 4,6% dei 15-19enni abbiano sperimentato un disturbo d’ansia.
Nel mentre che oltre 200 milioni di bambini soffrono di qualche forma di malnutrizione e nel solo 2017, la malnutrizione è stata concausa di circa 3 milioni di decessi infantili – oltre il 50% della mortalità infantile globale – nello stesso anno circa 38,3 milioni di bambini sotto i 5 anni risultavano in sovrappeso: 8 milioni in più rispetto ai 30,1 milioni del 2000.

L’UNICEF invita i governi e i partner del settore pubblico e privato a intraprendere subito azioni urgenti per promuovere la salute mentale di tutti i bambini, gli adolescenti e le persone che se ne prendono cura, per proteggere coloro che hanno bisogno di aiuto e per prendersi cura dei più vulnerabili, tra cui:

  • Aumentare significativamente gli investimenti a lungo termine nei servizi di salute mentale e benessere psicosociale dal momento che, in base ai più recenti dati OCSE, in Italia la spesa pubblica per questo settore è tra le più basse d’Europa;
  • Garantire un sistema uniforme e integrato di servizi di assistenza neuropsichiatrica infantile e adolescenziale;
  • Promuovere su tutto il territorio nazionale interventi a sostegno della genitorialità consapevole rispetto al tema del benessere mentale;
  • Permettere a tutte le bambine, i bambini e gli adolescenti di beneficiare di un supporto per la salute mentale nelle scuole e nelle comunità;
  • Garantire, consolidandone la diffusione, i servizi di prevenzione e sostegno psicologico nei contesti educativi e comunitari.

Nel frattempo il problema del sostegno al disagio psicologico e sociale che dilaga non solo fra i giovani, ma anche fra anziani, soggetti deboli e adulti disoccupati e soprattutto privi di indirizzo, in particolare dopo il lockdown, ma — fenomeno decisamente ancora sottovalutato — dopo gli effetti internazionali della belligeranza diffusa e l’anomia sociale conseguente i paradossi incontrollati originati dal crollo del modello consumistico-capitalista, non trova risposte adeguate. In molte regioni prime fra tutte la nostra del Piemonte sono stati previsti sostanziosi investimenti in questa direzione, tuttavia è l’inconsistenza del sistema sociosanitario e i cattivi rapporti con i professionisti privati a rendere pessimisti molti di noi.


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Benessere

Inviata la Relazione sul Benessere Equo e Sostenibile 2022 alle commissioni parlamentari

A inizio marzo il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha trasmesso alle commissioni parlamentari competenti la relazione BES 2022 sul Benessere Equo e Sostenibile. Tale Relazione si concentra sugli effetti sul benessere nel 2020 e prevede un aggiornamento delle stime per il triennio 2021-2024 alla luce delle nuove misure della Legge di Bilancio 2022 e del PNRR.

Gli indicatori di cui tiene conto il rapporto sono 12, suddivisi in 8 domini: il Benessere economico, con gli indicatori “reddito disponibile lordo corretto pro-capite”, “Disuguaglianza del reddito netto”, “Indice di povertà assoluta”; la Salute, che comprende “Speranza di vita in buona salute alla nascita” e “Eccesso di peso”; Istruzione e formazione con l’indicatore di “uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione”; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita analizzato attraverso il “Tasso di mancata partecipazione al lavoro”, e il “Rapporto tra tasso di occupazione donne 25-49 anni con figli età prescolare e delle donne senza figli”; la Sicurezza, misurata con l'”Indice di criminalità predatoria”; la Politica e le istituzioni, con l’indicatore “indice di efficienza della giustizia civile”; l’Ambiente, il cui indicatore è “Emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti”; il Paesaggio e patrimonio culturale, analizzato tramite l'”abusivismo edilizio”.

Il dominio del benessere economico ha registrato in tutti e tre gli indicatori un peggioramento nel corso del 2020 a causa degli effetti della pandemia. Questo peggioramento è stato parzialmente riassorbito nel 2021 e il Ministero prevede che le misure contenute nella Legge di Bilancio 2022 porteranno nei prossimi anni una crescita, che potrebbe però subire una contrazione a causa dell’inflazione crescente. Riguardo nello specifico l’indicatore della disuguaglianza del reddito netto si prevede invece una riduzione grazie all’introduzione dell’Assegno Unico Universale per i figli e alla rimodulazione delle aliquote Irpef.

La speranza di vita in buona salute alla nascita è invece prevista in aumento – soprattutto per le donne – nonostante l’eccesso di mortalità registrato durante la pandemia da COVID-19. L’indice di eccesso di peso dovrebbe vedere un netto miglioramento grazie alla progressiva diminuzione delle restrizioni e alla ripresa dei redditi. Anche in questo l’attuale aumento dei prezzi rischia però di compromettere le capacità di spesa dei cittadini e quindi la loro possibilità di mantenere una dieta equilibrata.

Nell’ambito di istruzione e lavoro si è riscontrato un aumento nell’uscita dal sistema di istruzione, tra le cui cause si può trovare la ripresa del mercato del lavoro, in particolare nell’edilizia. Il tasso di mancata partecipazione al lavoro è invece rimasto pressoché invariato grazie agli interventi del governo, mentre ha visto un netto peggioramento la situazione occupazionale delle donne tra i 25 e i 49 anni con figli in età prescolare. In questo caso il Ministero prevede un miglioramento nel triennio dovuto alle misure introdotte nella Legge di Bilancio e con il PNRR.

Le restrizioni hanno invece avuto un effetto positivo sulla criminalità predatoria e sulle emissioni di CO2, che sono tuttavia di nuovo in aumento. Gli interventi di inclusione sociale invece potrebbero contribuire ad una continua mitigazione della prima. In calo si registra anche l’abusivismo edilizio. Infine l’efficienza della giustizia civile non ha fortunatamente subito peggioramenti evidenti e le misure previste nel PNRR puntano a ridurre ulteriormente i tempi dei procedimenti.

Questi sono dunque i risultati principali emersi dalla Relazione. Ciò che emerge è un peggioramento generale degli indicatori nel periodo di emergenza sanitaria a cui il governo sta cercando di far fronte con interventi e riforme che si prevede avranno un effetto nel prossimo futuro. La guerra in Ucraina tuttavia continua ad impattare l’aumento dei prezzi, già presente nei mesi scorsi. Il rischio è quindi che le misure vengano influenzate negativamente ma anche in questo caso il governo sta tentando di contenere i danni.

http://https://www.mef.gov.it/inevidenza/2022/article_00071/Relazione-BES-2022_03_03.pdf


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