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Futuri possibili

Futurologia ed Educazione

Matrix Generation

Quale forma mentis è richiesta per affrontare il futuro?
Intanto c’è da domandarsi chi possa affrontare questo passo e la risposta non può essere netta.

Il punto da avere ben impresso in mente è che, giusto o sbagliato che sia stato, gli anni ’90 hanno segnato una netta discontinuità delle esperienze e si è perso il passaggio del testimone fra le generazioni. Quella che è emersa è una mentalità basata sull’imitazione di modelli procedurali, invece che di vissuti. Proprio come se si consultasse un manuale per essere madre invece di sentirselo sulla pelle.
Da questo punto in avanti inizia una ricostruzione di schemi di sopravvivenza sempre più sganciati dalla storia e sempre più fondati sull’improvvisazione ideativa che prenderà gradualmente il sopravvento sulle procedure.
Detto in altri termini, vi saranno persone che vivono all’insegna del bisogno e della sua soddisazione, sia perché in condizioni di disagio, sia per incapacità di immaginare altre condizioni; persone che si adattano ad eseguire le procedure previste per il loro ruolo senza spazi interlocutori; persone con spazi ideativi divergenti e forte capacità a dissociare la propria identità dal ruolo che in via temporanea rivestono per alimentare le proprie esplorazioni.

Per farla più semplice, ci sono quelli che giocano con l’obiettivo di vincere o perdere, sia poco che tanto (anche i “vincenti” – siano essi lobbisti o mafiosi – abitano questa stessa categoria come i “perdenti”, infatti sono in perenne bilico fra successo e fallimento); quelli che amministrano il gioco perché vengano rispettate le regole per lo più anch’essi credendo al gioco; e quelli che, sapendo che si tratta di un gioco ricorrono ad espedienti che non li coinvolgono e soprattutto non disturbano il sistema tanto da farli intercettare, mentre immaginano possibilità di gioco alternative o almeno varianti delle regole attuali.

A chi osservi correttamente che tali categorie si adattano perfettamente alla situazione attuale non posso che, appunto, dare ragione. Il fatto è che queste figure vanno a prendere significati diversi con il passare del tempo. È già così almeno per il gruppo intermedio, gli amministrativi, soggetti ad essere facilmente sostituiti dalle procedure di cui attualmente fanno da periferica o terminale.

A quanti sia dato di vedere Matrix, ovvero di occupare il terzo ruolo è difficile da dirsi, come pure se questa sia una posizione auspicabile o meno, vista la criticità dell’osservatorio. Quello che posso immaginare è il modo in cui potrei concepire l’educazione in grado di condurre allo sviluppo di una generazione particolarmente ricca di persone di questo tipo in grado di guidare l’umanità oltre.

La scuola per il domani

Ivan Illich

Ivan Illich

Prossimo alla dipartita, Steve Jobs chiese a Isaacson di curare liberamente la propria biografia avendo apprezzato quella che il giornalista aveva dedicato a Einstein. Che cosa avevano in comune Einstein e Jobs? A furor di popolo i più avranno esclamato: «Entrambi geni!». Nonostante credo che la genialità sia una qualità abbastanza controversa, non mi interessa tanto questo aspetto, quanto quello del coraggio e dell’indipendenza di pensiero. Seguivano le loro visioni che non dipendevano dal credo comune, sia esso religioso tradizionale, sia esso religioso scientifico. Per entrambi l’esperirenza della scuola fu qualcosa di infelice; entrambi diedero valore all’esperienza concreta del costruire delle cose; entrambi non ebbero pregiudizi nell’imparare da qualsiasi insegnamento o materia li entusiasmasse; entrambi si trovarono a combattere contro il pensiero dominante, ma invece di sprecare tempo ad attaccare o a difendere proseguirono decisi, dritti per la loro strada. Il fisico Einstein credeva in Dio, seppure quello apocrifo di Spinoza, l’imprenditore Jobs non perse mai di vista il pensiero religioso orientale. Entrambi parteciparono il loro lavoro di questo spirito senza mai farne ostentazione.

Oggi come un tempo la società immagina la carriera dei giovani come diretta al lavoro fisico, a quello tecnico o a quello teorico distinguendo altrettanti curricola formativi.
La scuola è schiava di programmi pensati da persone fuori dal tempo e chi cerca di ammodernarla crea dei programmi che buttano via quello che i predecessori ci avevano infilato di buono salvaguardando il principio che non si possa uscire dalla programmazione precostituita. Questa scuola crea il gruppo miope intermedio quello degli amministratori o manager che in nome di un pragmatismo realista sadomasochista, gli hub delle periferiche e dei terminali che un tempo si chiamavano “colletti bianchi”.

Non è un caso se i nostri due “geni” non spiccassero per essere i primi delle loro classi. Questo non è un tratto distintivo, come per dire che quelli che riescono nelle scuole non potranno mai riuscire in strade analoghe; l’importante è che questi successi siano incidentali, che non si “creda” in questo modello di sapere e di vita: riuscire disobbedendo intensamente anche se nel proprio intimo, sapendo che non vale la pena combattere contro un’istituzione o per migliorarla, perché si tratterebbe di una contraddizione antinomica.

Un genitore oggi dovrebbe sapere che le cose stanno così e che, contrariamente a quanto cantava Gaber, occorre insegnare ai bambini perché se non ci provi nemmeno lo faranno in mille altri tagliandoti fuori. Il problema è casomai come insegnare. Già, perché permettere ad un giovane di farsi le proprie idee con il minor numero di condizionamenti è la più grande opera di insegnamento, una missione impossibile, una guerra impari contro i mulini a vento, facendo slalom fra i meteoriti sociali: il pensiero dominante, gli altri familiari, gli amici di tuo figlio, gli insegnanti, i pubblici ufficiali, i bigotti e via dicendo.

Il tripode della maturazione futura

Nikola Tesla

Nikola Tesla

Bisogna essere come la canna al vento citata dall’Imperatore di Cina: influenzare senza fare resistenza alle correnti della propria epoca.

Per gli anni che verranno, caro genitore, curerai che i tuoi figli ricevano tre tipi di esperienze:
1. Un’educazione fisica, manuale, costruttiva. Non quella che adesso si deputa agli sport: gli sport oggi come nell’antica Grecia sono sempre stati un modo per imbrigliare le energie fisiche e il corpo che pensa in delle gabbie dorate fittizie e innocue per lo status quo. Tuo figlio dovrebbe coltivare un orto, costruire la propria capanna, lavorare il ferro o il legno (e tutto ciò in sicurezza, naturalmente); e nel farlo deve riuscire a ravvisarne lo scopo per trarre soddisfazione dalla riuscita dell’attività. Quest’attività costruttiva ha bisogno di risposte ma non di istruzioni: voglio dire che è opportuno lasciare sbagliare i ragazzi e non evitare l’errore, insegnando solo che quando sono in difficoltà possono chiedere aiuto anche se in nessun modo il genitore farà al posto loro. Occorre far comprendere che la vera difficoltà non sta nel trovare la risposta ma nel formulare la domanda perfetta per il problema.
2. Occorre possedere i principi degli anni scolastici perché da lì si può conoscere gli insegnamenti della storia per comprendere che quella vera non è la storia dell’evoluzione ma quella della discontinuità dei cambiamenti e della ripetizione ciclica; quelli delle tecniche, dalla lingua, alla matematica fino all’elettronica, per comprendere che cosa è opportuno usare a fronte di tipi diversi di bisogno e che una volta che hai compreso questo non occorre che tu conosca tutte le regole di ogni disciplina; quelli delle arti, dalla poesia, alla musica, al disegno, alla fotografia, alla danza, per comprendere che la comunicazione parte dal cuore e che ogni gesto compiuto per esprimere qualcosa ti arricchisce come nessun assorbimento di sapere o arte esterna portà mai fare. Tutto questo va fatto senza mai credere alla scuola e ai suoi valori e, se è possibile, integrando il tutto con lo studio di autori divergenti, invisi o pazzi perché da alcuni di loro si riceveranno gli insegnamenti di una vita.
3. Accedere ad Internet, ma non per farsi sodomizzare dai social e nemmeno per aiutarsi nel fare i compiti, ma per accedere a luoghi diversi del sapere. Le lezioni che si trovano su alcune risorse devono, a mano a mano che si cresce prendere il posto dei cartoni animati o delle situation comedies. I media cui si deve accedere devono essere i più svariati possibile: dal video al concerto, dal teatro al calcolo dai libri all’app, dalla poesia al quadro, dalla rivista al webinar… niente dietro a cui ci sia sapere e libertà di pensiero e di espressione dev’essere inibito. «Fammi un esempio!», dirà qualcuno. Beh vorrei che mio figlio intervallasse la cura del giardino con lo studio scolastico per poi avere il tempo libero di godersi una relazione del TED appuntando, non tanto o non solo gli insegnamenti, ma le domande o gli spunti che questo ha suscitato in lui.

Più sentimenti che logica

Questi tre momenti non devono essere, come sono concepiti oggi, delle alternative fra loro, quanto il più possibile una simultaneità, una copresenza, una continua sinergia. Non può esistere un vero visionario che non miri ad essere una persona integrale e non può esistere una persona integrale se non ha mai provato a costruire una capanna o a coltivare le piante di un giardino, scavando, dissodando, diserbando, prendendo in mano la terra e il letame.

Più di tutto, però, l’importante è che il lavoro fisico, la costruzione, l’esplorazione delle conoscenze, lo studio delle materie, lo sguardo alle idee, al nuovo, al futuro, al dissonante e al divergente evochi passioni, tante passioni, amori del pensiero, orge di evocazioni teoriche e pratiche. La logica deve imbrigliare il sogno per farlo vivere più carnalmente possibile, l’intelligenza deve fornire un metodo alla fantasia per trasformarla in immaginazione infinita senza attaccamento, libera nel suo ripetersi come il sole che sorge ad est per fecondare un giorno diverso. Il futuro è un arte e non una procedura. Ogni “dev’essere” porta necessariamente al passato, ad imparare solo quello che da sempre si sa, mentre ogni nuova teoria non può che essere espressa nella poesia, sia essa quella delle parole o quella dei numeri, non importa.

Il futuro sostenibile non può essere “mio” o “suo”, ma siamo piuttosto noi ad essere il suo humus, il veicolo disinteressato di cui si nutre e che da esso verrà di volta in volta nutrito.

Siamo sette miliardi: il futuro non sarà uguale per tutti ma lo sarà per molti il meglio possibile se avremo una generazione in grado di immaginarlo.


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Beni Comuni

La Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili denuncia con un report i problemi di diritti e democrazia in Italia

In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani di martedì 10 dicembre 2024, la Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti Civili ha pubblicato il rapporto Democracy at the crossroads: mapping rights and liberties in Italy, che evidenzia le tendenze allarmanti che stanno minando i diritti e la democrazia in Italia, derivanti da significativi cambiamenti politici e legislativi durante i primi 2 anni del governo Meloni.

Il rapporto ripercorre la progressiva erosione dei diritti e delle libertà in Italia, analizzando le principali iniziative del governo e il loro impatto sui valori democratici sanciti dalla Costituzione italiana e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Dalla libertà di riunione all’indipendenza della stampa, dai diritti delle persone migranti all’autonomia giudiziaria. I nostri risultati rivelano tendenze preoccupanti che richiedono un’attenzione immediata.

Alcuni dei risultati evidenziati nel rapporto includono:

  • A rischio la libertà di stampa e dei media, giornalisti sotto attacco: Il rapporto descrive una situazione sempre più critica per la libertà di stampa e il pluralismo mediatico. L’intimidazione e gli attacchi fisici e online contro i giornalisti sono in aumento. Le pressioni politiche sul servizio pubblico radiotelevisivo sono in crescita, riducendo il pluralismo mediatico.
  • Criminalizzazione dei gruppi vulnerabili: Politiche restrittive minacciano il diritto d’asilo in Italia, tra cui l’accordo recente con l’Albania e l’espansione del sistema di detenzione amministrativa dei migranti. Il lavoro delle ONG nei salvataggi in mare è minacciato da nuove normative e misure restrittive per chi salva vite in mare. Altre misure punitive sono state introdotte contro i giovani attivisti.
  • Attacchi ai diritti delle donne e della comunità LGBTQIA+: Il governo promuove politiche che dichiarano di rafforzare un modello di famiglia tradizionale, ma in realtà ostacolano l’accesso all’aborto e il riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso.
  • Povertà e disuguaglianza sociale: Tagli al welfare aggravano le condizioni economiche di famiglie, minori e anziani.
  • Deterioramento dell’indipendenza della magistratura: Pressioni politiche e riforme strutturali minacciano l’autonomia della magistratura, minando il principio dello stato di diritto.
  • Riforma del premierato : Le proposte di riforma costituzionale rischiano una concentrazione eccessiva del potere esecutivo senza adeguati contrappesi.


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Digitale

Google è monopolista secondo il Dipartimento di giustizia USA. Ora potrebbe esserci il suo spezzatino

Un documento presentato al giudice federale degli USA Amit Mehta ha portato alla decisione di sanzionare Google per attività monopolistiche. La causa, promossa dal Dipartimento di Giustizia (DOJ) e diversi stati, sostiene che Google abbia usato il proprio potere di mercato in modo anticompetitivo, impedendo ad altre aziende di competere nel settore della ricerca online e dei servizi digitali.

Il giudice Mehta ha valutato le prove contro Google riguardo a vari accordi esclusivi con produttori di dispositivi e sviluppatori di browser che garantiscono a Google di essere il motore di ricerca predefinito su milioni di dispositivi. Questa esclusività ha reso quasi impossibile per i rivali ottenere una significativa quota di mercato, contribuendo a consolidare il monopolio di Google. Il DOJ, insieme agli avvocati generali di diversi stati, ha contestato che Google abbia illegalmente monopolizzato il mercato della ricerca e della pubblicità online attraverso accordi con aziende come Apple e Samsung per mantenere il proprio motore di ricerca come opzione predefinita su diversi dispositivi.

Il cuore dell’accusa riguarda gli “accordi esclusivi” di Google, che hanno portato all’accumulo di circa il 90% delle ricerche online e all’88% del mercato della pubblicità testuale, ostacolando i concorrenti dal punto di vista degli investimenti e dell’innovazione. Il DOJ ha dimostrato che Google paga ingenti somme per diventare il motore di ricerca predefinito, ad esempio su dispositivi Apple, scoraggiando il cambiamento di provider da parte degli utenti e limitando le scelte disponibili al consumatore.

La sentenza non prevede danni economici, ma un’ingiunzione che potrebbe includere misure per impedire a Google di continuare accordi esclusivi di default o addirittura obbligare l’azienda a separare il business della ricerca da altre operazioni come Android e Chrome.

Questo caso rappresenta un passo storico per l’antitrust negli Stati Uniti, simile al processo Microsoft degli anni ‘90, e potrebbe aprire la strada a nuove regolamentazioni per altri giganti della tecnologia, tra cui Apple e Amazon, anch’essi sotto scrutinio legale per pratiche anti-competitive.

Il Governo ha raccomandato che Google deve cambiare il suo modello per riaprire il mercato dei motori di ricerca e dei servizi digitali alla concorrenza con possibili cambiamenti strutturali, un termine che molti osservatori intendono con una scissione ovvero con uno spezzatino.

Un team legale specializzato del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ), affiancato da esperti in regolamentazione antitrust e tecnologia, sta lavorando a una serie di raccomandazioni per il giudice federale Amit Mehta. La proposta del DOJ include sia rimedi comportamentali che strutturali per affrontare l’impatto monopolistico di Google. I rimedi in valutazione spaziano da restrizioni su accordi preinstallati con produttori di dispositivi, all’accesso dei concorrenti ai dati di ricerca, fino alla potenziale separazione di parti dell’azienda per ripristinare la concorrenza nel settore dividendo Chrome, Google Play Store e il sistema operativo mobile Android dal search.

Questa prima versione delinea una serie di strade per la riforma, tra cui l’obbligo per Google di rendere accessibili i dati e i modelli di programmazione utilizzati per generare risultati tramite il suo motore di ricerca. Il Dipartimento di Giustizia sta anche valutando la possibilità di chiedere al giudice di vietare a Google di utilizzare o conservare i dati che si rifiuta di condividere con società terze.

Google ha dichiarato che intende appellarsi alla decisione, sottolineando che le accuse ignorano i benefici offerti ai consumatori dal loro motore di ricerca. Le fasi successive del processo potrebbero determinare cambiamenti significativi non solo per Google ma per l’intera industria tecnologica, influenzando l’accessibilità e la concorrenza nei mercati digitali anche in Europa e negli altri continenti.

Negli ultimi dieci anni, Google ha accumulato 8,25 miliardi di euro di multe dalle istituzioni antitrust dell’Unione europea che  riguardano tra gli altri il suo sistema operativo mobile Android e il servizio pubblicitario AdSense.


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Futuri possibili

TechSoup Days 2024 a Milano il14 e 15 novembre. Il tema è  Tech for Humans

Due giorni intensi, un’occasione unica di formazione e di networking: 

I TechSoup Days vogliono offrire spunti di pensiero e idee di cambiamento opzionabili da tutte le realtà Non Profit per generare sviluppo sostenibile con l’aiuto della tecnologia. L’edizione 2024 si svolge a a Milano presso Cariplo Factory il 14 e 15 novembre 2024.

Il tema è  Tech for Humans:

Stiamo attraversando un periodo storico che vede protagoniste alcune tecnologie digitali dirompenti – dall’intelligenza artificiale al cloud computing – che stanno rendendo l’innovazione digitale più semplice e immediata, più democratica, più potente ed efficace, più inclusiva. Ed ecco che a nuove sfide si accompagnano anche urgenti responsabilità. Come il Non Profit può diventare protagonista di questo frangente? Quale contributo può portare affinché l’umano non rimanga indietro in questa trasformazione digitale?


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