Agricoltura
Il 21 novembre la festa dell’albero e la giornata dell’albero: 500 eventi in tutta italia
Il futuro non si brucia. È lo slogan che accompagna la Festa dell’Albero, l’iniziativa organizzata da Legambiente con martedì 21 novembre circa 500 appuntamenti organizzati in tutta la Penisola, per portare un messaggio di impegno collettivo per la rinascita del verde, con la piantumazione simbolica di nuovi alberi nelle aree protette danneggiate dalle fiamme. Al centro delle iniziative c’è il tema degli incendi boschivi che hanno fatto gravi danni in Piemonte. In tutta Italia ci sarà il coinvolgimento di mille classi con oltre 25 mila studenti e la piantumazione di migliaia di piante.
Il 2017 è stato un anno orribile per la devastazione prodotta dal fuoco che ha divorato gran parte del patrimonio naturalistico italiano. Nel 2017, secondo i dati elaborati da Legambiente, sono andati in fumo nel nostro Paese più di 140 mila ettari di superfici boschive, pari al 293,0% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016. In Piemonte sono stati distrutti dal fuoco ben 4.212 ettari di bosco.
Il 21 novembre sarà celebrata la Giornata nazionale dell’Albero, promossa dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, attraverso la realizzazione di un percorso di educazione ambientale che coinvolgerà le classi in un percorso didattico che durerà fino ad aprile 2018. L’obiettivo è quello di richiamare l’attenzione degli studenti sull’insostituibile valore degli alberi e dei boschi per il nostro pianeta. Attraverso materiale didattico, incontri e attività, Legambiente stimolerà la riflessione sui cambiamenti climatici, l’uso del suolo, il risparmio delle risorse e a conclusione del percorso verrà promosso il concorso fotografico “Il futuro non si brucia”.
In Valsusa l’appuntamento è per martedì 21 novembre a partire dalle ore 10 a Mompantero nella nuova sede della Protezione Civile dove verrà piantumata una quercia farnia con il coinvolgimento dei bambini della scuola materna Eredi Vottero e la protezione civile comunale.
Tra le altre iniziative previste in Piemonte martedì 21 novembre: la messa a dimora di alberi nell’orto botanico dell’istituto professionale Andriano di Castelnuovo Don Bosco; la piantumazione in tre plessi scolastici della città di Carmagnola ; la passeggiata nel Parco della Pace di Pinerolo che darà il benvenuto a nove nuovi alberelli in sostituzione a quelli morti per la siccità estiva; la piantumazione su due viali della città di Rivoli, nonché in alcuni cortili scolastici; l’evento “Alberi per il futuro” che prevede la messa a dimora ad Arona di un albero da frutto nel giardino dell’istituto comprensivo Giovanni XXIII; il doppio appuntamento di Barge che al mattino prevede una passeggiata nel verde urbano con le guardie forestali e le scuole cittadine e in serata un convegno sul patrimonio boschivo. Altre piantumazioni sono previste a Lagnasco , Alba , Villanova d’Asti e Luserna San Giovanni.
La Festa dell’albero è sui social. “Per fare un albero ci vuole un hashtag” è la campagna social promossa da Conlegno e Legambiente per invitare gli utenti a pubblicare foto, video, contributi scritti e disegni su Facebook, Twitter e Instagram utilizzando l’hashtag #unalberoè: ogni 50 post pubblicati utilizzando l’hashtag #unalberoè, Conlegno si impegna a donare un albero per dare vita a spazi verdi nelle aree che maggiormente necessitano di interventi.
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Agricoltura
A Torino nasce una vigna urbana all’interno del Politecnico
A Torino nasce una vigna urbana all’interno di un polo universitario grazie a un innovativo progetto del Politecnico di Torino che insieme a Citiculture, startup green tech che trasforma spazi urbani in luoghi di grande impatto sociale e ambientale attraverso la vigna, h.
La nuova vigna è un progetto partecipato e condiviso, un vero e proprio modo di rendere sociale il cambiamento, e vede il coinvolgimento di istituzioni accademiche come il Politecnico di Torino, con il suo nuovo corso di Laurea Magistrale in Agritech Engineering, e Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – DISAFA dell’Università di Torino.
Una superficie di quasi 1.000 metri quadri che ospiterà più di 750 piante di vite in vaso, che andranno ad arricchire il piano di riqualificazione del verde all’interno della sede principale del Politecnico, in uno spazio diviso tra aule (cortile delle Aule I, Cittadella politecnica) e aree dedicate alla socializzazione e al relax di studenti e frequentatori del campus.
Dal punto di vista vitivinicolo, l’elemento sperimentale sta nella scelta di diversi tipi di clone, di filari e pergole, e in diversi tipi di varietà di vite e bacca, anche per ridurre al minimo l’intervento di fitosanitario, oltre che nella scelta di piantare le vigne in vaso. La selezione delle viti è fatta in collaborazione con il Vivaio Rauscedo, non solo uno dei più grandi vivai d’Europa ma anche tra i pionieri nello sviluppo delle varietà resistenti Piwi.
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Agricoltura
I fiori amici delle api per conoscere le piante che attirano le api e aiutano la biodiversità
I fiori forniscono alle api e agli altri insetti impollinatori una fonte di cibo essenziale sotto forma di nettare e polline. Il nettare è la sostanza zuccherina che costituisce una delle principali fonti di nutrimento per le api; il polline invece procura loro sostanze altrettanto importanti come proteine, lipidi e carboidrati. In poche parole, senza un’abbondanza di fiori le api e gli altri insetti impollinatori avrebbero difficoltà a nutrirsi.
Le api, soprattutto quelle selvatiche, e gli altri insetti impollinatori oggi sono minacciati da pratiche agricole distruttive, uso massiccio di pesticidi chimici, monocolture, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici.
La crisi climatica sta modificando il ciclo naturale degli ecosistemi, rendendo le api e gli altri impollinatori sempre più vulnerabili.
Le api e altri insetti come farfalle e bombi sono molto importanti , perché è l’impollinazione che consente ai fiori di fecondarsi e quindi di produrre frutti e semi.
Greenepace ha realizzato una guida gratuita ai fiori amici delle api per aiutare a progettare uno spazio verde per le api e per diffondere informazioni utili per la futura vita delle stesse.
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Agricoltura
Coalizione #CambiamoAgricoltura: dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori
“Decenni di politiche agricole e commerciali nazionali e comunitarie che hanno creato un modello agricolo insostenibile e iniquo, rispetto al quale gli interessi delle filiere industriali e distributive hanno dominato, a spese del lavoro e del reddito degli agricoltori, della salute delle persone e dell’ambiente, del benessere animale. Agricoltori e consumatori rappresentano oggi gli anelli deboli della filiera agroalimentare, esposti alle conseguenze dei danni all’ambiente e alla salute provocati da questo sistema, mentre i suoi attori forti hanno visto accresciuti i loro profitti e la loro influenza sui decisori politici”. Da questa denuncia parte l’analisi della Coalizione #CambiamoAgricoltura che in una nota analizza le “vere cause del disagio sociale ed economico dietro gli agricoltori che manifestano”.
Per la Coalizione #CambiamoAgricoltura, le associazioni agricole e dell’agroindustria hanno dato in queste settimane “l’ultima spallata” al Green Deal europeo, additato come la principale causa della crisi del settore primario: “L’effetto paradossale di questa situazione è che la maggioranza degli agricoltori, schiacciati dagli attori dominanti la filiera, sono in una condizione di crescente disagio e sfiducia verso l’intero sistema agroalimentare e sono stati indotti a orientare le loro proteste verso le regole e gli impegni per la tutela dell’ambiente, complice anche la strumentalizzazione dei decisori politici”.
Gli obiettivi delle strategie del Green Deal europeo al 2030, definiti per trovare soluzioni efficaci alle due grandi crisi ambientali globali, il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità, che colpiscono in particolare l’agricoltura, sono diventati il facile capro espiatorio del crescente disagio sociale e della crisi economica di molti agricoltori.
Dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori
I motivi di questo malessere sono in realtà assai più numerosi, come risulta evidente anche dalla rapida evoluzione delle rivendicazioni e richieste dei comitati che stanno animando la protesta, che avrà probabilmente nella manifestazione di oggi a Roma il suo epilogo.
Le contestate regole agroambientali sono state introdotte, peraltro con scarso successo, nelle più recenti programmazioni della Politica Agricola Comune (Pac) per cercare di correggere le distorsioni di questa politica europea, ma non è altresì cambiata la distribuzione della grande percentuale degli aiuti che è rimasta profondamente iniqua, con l’80% dei 387 miliardi di euro previsti nel periodo 2021-2027 che verranno distribuiti solo al 20% delle aziende agricole. Questa iniquità e ingiustizia non è stata risolta con l’ultima riforma della Pac, il cui fallimento va attribuito a conflitti di interesse su posizioni conservatrici in difesa di privilegi e rendite storiche.
Le corporazioni agricole hanno, infatti, difeso un sistema di pagamenti legato alle superfici aziendali e ai titoli storici, che da temporanei sono diventati permanenti, premiando i grandi proprietari e penalizzano i piccoli e medi agricoltori, condannando al fallimento le aziende agricole delle aree interne e penalizzando i nuovi giovani agricoltori. Il risultato è che, solo in Italia, nell’ultimo decennio è scomparso il 30% delle aziende agricole mentre nell’ultimo cinquantennio è stato abbandonato oltre un terzo delle superfici agricole. A questo si è aggiunta la mancanza da parte delle organizzazioni agricole di un’azione di accompagnamento degli agricoltori nel cambiamento del modello produttivo e aumento delle competenze.
La stessa retorica dell’agricoltore custode dell’ambiente e artefice del cibo di qualità, a prescindere dal modello di agricoltura praticato, non ha aiutato a comprendere la necessità di un’evoluzione del ruolo sociale e ambientale dell’agricoltura.
Gli agricoltori sono i fornitori del nostro più importante bene comune, il cibo. Il cambiamento dei sistemi agroalimentari deve avvenire dando loro la possibilità di operare nelle migliori condizioni.
Perché è necessaria una transizione agroecologica
I sussidi pubblici all’agricoltura devono essere funzionali al mantenimento di una sostenibilità economica per le aziende agricole e alla loro crescita numerica, senza distorsioni nella distribuzione degli aiuti. Ma devono anche facilitare la necessaria transizione ecologica con l’adozione di pratiche agroecologiche in grado di garantire la tutela dell’ambiente e del benessere animale. Queste pratiche tuteleranno ulteriormente anche il reddito degli agricoltori. Nell’annata agraria 2023, caratterizzata da notevoli cali di produzione dovuti agli effetti devastanti del cambiamento climatico (con perdite del 10% per i seminativi fino al 70% per la frutta come pere e ciliegie), le aziende agricole biologiche sono risultate essere le più resilienti, a dimostrazione dell’efficacia delle pratiche agronomiche basate sull’agroecologia alternative all’agricoltura avvelenata dai pesticidi e fertilizzanti chimici.
Le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura esortano gli agricoltori, la Commissione europea e il Governo italiano a evitare qualsiasi indebolimento delle regole della Pac, ribadendo che tali azioni impediranno la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.
Invitano infine le Istituzioni nazionali e tutte le Associazioni che a vario titolo rappresentano gli agricoltori ad aprire un serio dibattito sulle reali cause della crisi economica del settore primario, che non vanno cercate nella protezione dell’ambiente, nella conservazione della natura e nella lotta ai cambiamenti climatici, ma in un sistema agroalimentare ingiusto, che tutela essenzialmente gli interessi delle grandi corporazioni agricole e agroindustriali (chimiche, meccaniche, sementiere, della trasformazione alimentare), penalizzando invece i piccoli produttori e i consumatori.
CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Aderiscono alla Coalizione oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.
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