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Trend: sempre meno computer

All’ultimo evento Apple la notizia più interessante è forse stata quella del sorpasso del potere di calcolo da parte dell’ultimo iPhone nei confronti dei pur performanti MacBook. Segno di cambiamenti di interesse dei clienti o di spostamento degli investimenti dei produttori?

Nell’ultimo quadrimestre le vendite di computer del mercato statunitense sono diminuite del 10,3%. L’unico a tenere banco è Hp, con una quota del 21,8% e una crescita del +4,4%, complice il turnover nelle forniture aziendali dove questa società ha il proprio target e dove solo i grandi numeri di forniture consentono di assicurare veri profitti. Lenovo e Dell seguono a ruota ma già in flessione (-1,5 e -0,4%), mentre Asus perde il 9% e la stessa Apple il 5,6%.

Nelle altre country il fenomeno non è ancora così sceso, anche se ci si aspettano gli effetti dell’onda lunga di un fenomeno di declino che conta almeno dodici decenni, ovvero quattro anni.

L’ultimo dato importante da osservare è che vengono penalizzate soprattutto le società che hanno avuto il consumatore finale come proprio target di mercato. Detto in altri termini, a fare sempre meno uso del computer sono le persone, le famiglie, i piccoli consumatori per i quali non viene più percepito come una risposta alle proprie esigenze.

Sbaglierebbe, però, chi volesse trarre la conclusione che l’informatica sia in declino in quanto a smentirlo sarebbero gli incrementi nel mercato dei semiconduttori (il settore del “calcolo” cresciuto del 19,7% con la previsione di un ulteriore 4% a breve) e ancor più in quello delle memorie (complice la scarsità della materia prima per cui ci si aspetta un aumento del 57%).

Come dovremmo dunque leggere il fenomeno in corso?

Potremmo dire che stiamo assistendo a due fenomeni opposti con un disegno comune. Da un lato abbiamo lo spostamento di quella che un tempo si chiamava “informatica distribuita” nei grandi database, come quelli che ospitano le piattaforme ERP e che usano le persone come le loro “macchine stupide” (come si diceva un tempo a proposito dei computer), appiattendo la creatività e la varietà umana nel rispetto di procedure sempre più uguali fra loro.

Dall’altro, dietro all’illusione della mobilità come appropriazione di autonomia espressiva, comunicativa e creativa, si va celando molto più calcolo di background del tutto irrilevante per il singolo, ma molto utile al business del controllo personale e dell’intelligenza artificiale (sapere chi sei, dove sei, che cosa ti interessa…).

Tanto nel primo che nel secondo caso, i processi non hanno più al centro la persona, ma il cloud e soprattutto i centri di calcolo dei BigData.

Ci troviamo alle porte di un risvolto drastico della rivoluzione post-industriale dove, se nella prima la forza animale e umana è stata sostituita da quella della macchina, ma non tanto per salvare gli animali che poi sono stati allevati in batteria nelle stalle industriali per essere mangiati, in questa ad essere superati sono gli uomini e le donne che servono solo come pretesto per la possibilità delle macchine di riprodursi usando le persone come proprie propaggini, forza lavoro organica.

Estratto da Sesto Potere, Apogeo Editore

Tratto da Martignago, Pasteris, Romagnolo, Sesto Potere, Milano 1997


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Intersections raduna a Milano il mondo del marketing, della comunicazione e della creatività

Dall’unione di IAB Forum e IF! Italians Festival nasce Intersections, il più grande evento in Italia dedicato al mondo del marketing, della comunicazione e della creatività che si svolge a Allianz Mico a Milano il 29 ec 30 ottobre 2024.

IAB Italia, ADCI e UNA hanno deciso di realizzare il primo grande evento sistemico per rispondere in modo compatto all’evoluzione e alle sfide della industry in questo particolare momento storico, guidato anche dalla grande discontinuità dell’Intelligenza Artificiale.


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Google è monopolista secondo il Dipartimento di giustizia USA. Ora potrebbe esserci il suo spezzatino

Un documento presentato al giudice federale degli USA Amit Mehta ha portato alla decisione di sanzionare Google per attività monopolistiche. La causa, promossa dal Dipartimento di Giustizia (DOJ) e diversi stati, sostiene che Google abbia usato il proprio potere di mercato in modo anticompetitivo, impedendo ad altre aziende di competere nel settore della ricerca online e dei servizi digitali.

Il giudice Mehta ha valutato le prove contro Google riguardo a vari accordi esclusivi con produttori di dispositivi e sviluppatori di browser che garantiscono a Google di essere il motore di ricerca predefinito su milioni di dispositivi. Questa esclusività ha reso quasi impossibile per i rivali ottenere una significativa quota di mercato, contribuendo a consolidare il monopolio di Google. Il DOJ, insieme agli avvocati generali di diversi stati, ha contestato che Google abbia illegalmente monopolizzato il mercato della ricerca e della pubblicità online attraverso accordi con aziende come Apple e Samsung per mantenere il proprio motore di ricerca come opzione predefinita su diversi dispositivi.

Il cuore dell’accusa riguarda gli “accordi esclusivi” di Google, che hanno portato all’accumulo di circa il 90% delle ricerche online e all’88% del mercato della pubblicità testuale, ostacolando i concorrenti dal punto di vista degli investimenti e dell’innovazione. Il DOJ ha dimostrato che Google paga ingenti somme per diventare il motore di ricerca predefinito, ad esempio su dispositivi Apple, scoraggiando il cambiamento di provider da parte degli utenti e limitando le scelte disponibili al consumatore.

La sentenza non prevede danni economici, ma un’ingiunzione che potrebbe includere misure per impedire a Google di continuare accordi esclusivi di default o addirittura obbligare l’azienda a separare il business della ricerca da altre operazioni come Android e Chrome.

Questo caso rappresenta un passo storico per l’antitrust negli Stati Uniti, simile al processo Microsoft degli anni ‘90, e potrebbe aprire la strada a nuove regolamentazioni per altri giganti della tecnologia, tra cui Apple e Amazon, anch’essi sotto scrutinio legale per pratiche anti-competitive.

Il Governo ha raccomandato che Google deve cambiare il suo modello per riaprire il mercato dei motori di ricerca e dei servizi digitali alla concorrenza con possibili cambiamenti strutturali, un termine che molti osservatori intendono con una scissione ovvero con uno spezzatino.

Un team legale specializzato del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ), affiancato da esperti in regolamentazione antitrust e tecnologia, sta lavorando a una serie di raccomandazioni per il giudice federale Amit Mehta. La proposta del DOJ include sia rimedi comportamentali che strutturali per affrontare l’impatto monopolistico di Google. I rimedi in valutazione spaziano da restrizioni su accordi preinstallati con produttori di dispositivi, all’accesso dei concorrenti ai dati di ricerca, fino alla potenziale separazione di parti dell’azienda per ripristinare la concorrenza nel settore dividendo Chrome, Google Play Store e il sistema operativo mobile Android dal search.

Questa prima versione delinea una serie di strade per la riforma, tra cui l’obbligo per Google di rendere accessibili i dati e i modelli di programmazione utilizzati per generare risultati tramite il suo motore di ricerca. Il Dipartimento di Giustizia sta anche valutando la possibilità di chiedere al giudice di vietare a Google di utilizzare o conservare i dati che si rifiuta di condividere con società terze.

Google ha dichiarato che intende appellarsi alla decisione, sottolineando che le accuse ignorano i benefici offerti ai consumatori dal loro motore di ricerca. Le fasi successive del processo potrebbero determinare cambiamenti significativi non solo per Google ma per l’intera industria tecnologica, influenzando l’accessibilità e la concorrenza nei mercati digitali anche in Europa e negli altri continenti.

Negli ultimi dieci anni, Google ha accumulato 8,25 miliardi di euro di multe dalle istituzioni antitrust dell’Unione europea che  riguardano tra gli altri il suo sistema operativo mobile Android e il servizio pubblicitario AdSense.


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Sabato 26 Ottobre 2024 torna il Linux Day

Sabato 26 Ottobre 2024 torna il Linux Day: la principale manifestazione italiana dedicata al software libero, la cultura aperta ed alla condivisione promosso da Italian Linux Society e supportato da GARR.

Il Linux Day nasce nel 2001 come appuntamento annuale per riunire le forze di tutte le persone attiviste nel movimento del software libero, dell’open source, ed in particolare di Linux. Proponiamo una rete di eventi decentralizzati in tutta Italia, organizzati autonomamente da gruppi di persone volontarie e appassionate. È il più grande evento italiano sul tema con migliaia di visitatori.  L’accesso al Linux Day è libero e gratuito.

Il Linux Day di Torino si svolge al  Collegio degli Artigianelli  in Corso Palestro 14 nel pomeriggio di Sabato 26 Ottobre.


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