Clima
Incendi, per Legambiente: Uno su tre nei parchi. Le regioni più colpite Sicilia, Campania e Calabria
Nel 2017 in Italia sono stati bruciati dalle fiamme 24.677 ettari di Zone di Protezione Speciale, 22.399 ettari di Siti di Importanza Comunitaria e 21.204 ettari di parchi e aree protette.
La superficie complessiva di aree di valore naturalistico stimata colpita dagli incendi ammonta a circa 35 mila ettari. Legambiente ha confrontato e analizzato i dati cartografici delle superfici percorse dal fuoco raccolti dalla Commissione europea con quanta parte della natura protetta è bruciata fino ad oggi in Italia, e il quadro che emerge è davvero preoccupante: quasi un terzo dell’intera superficie percorsa dal fuoco, tra il gennaio e agosto 2017, ha interessato le aree di maggior valore naturalistico presenti in Italia.
Tra le regioni più colpite Sicilia, Campania e Calabria. Nella morsa degli incendi dal Cilento e Vallo di Diano, al Gargano, dall’Alta Murgia alla Majella, dalla Sila al Pollino al Gran Sasso passando per la Riserva dello Zingaro in Sicilia.
Secondo i dati elaborati da Legambiente, gli incendi nel 2017 hanno coinvolto in Italia: 87 Siti di Importanza Comunitaria (31 in Sicilia, 24 in Campania, 8 in Calabria, 7 in Puglia, 5 nel Lazio, 4 in Liguria); 35 Zone di Protezione Speciale (10 in Sicilia, 6 in Campania, 5 in Calabria, 5 nel Lazio, 3 in Puglia, 1 in Liguria) e 45 Parchi e Aree protette (12 in Sicilia, 13 in Campania, 5 nel Lazio, 4 in Calabria, 4 in Puglia, 1 in Liguria). Di questi Parchi e Aree protette, 9 sono i Parchi nazionali, 15 i Parchi regionali e 16 le Riserve naturali. Il triste primato della regione che ha perso di più, dal punto di vista naturalistico, spetta alla Sicilia con 11.817 ettari bruciati nei Sic, 8.610 nelle Zps e 5.851 nelle Aree protette. Ma in Campania la situazione non è più rosea, con 8.265 ettari bruciati nei Sic, 4.681 nelle Zps e 8.312 nelle Aree protette.
Per Legambiente le Regioni, che hanno la principale responsabilità per l’efficace ed efficiente gestione della rete Natura 2000, in questa emergenza incendi hanno dimostrato una grande impreparazione in tema di prevenzione e messa in sicurezza il prezioso patrimonio naturalistico. Oltre ai ritardi, regionali e nazionali, è mancata un’efficace macchina organizzativa e politiche di gestione forestale sostenibili, come dimostra lo stato attuale dell’aggiornamento dei piani Aib (Antincendio boschivo) dei parchi e delle riserve naturali dello Stato.
Altra tema da risolvere, i tempi di approvazione dei Piani: troppo lunghi e complicati. Un piano che deve rispondere a fenomeni così variabili, perché legati al clima che cambia si deve approntare in un mese al massimo e a ridosso dell’inizio della stagione estiva in modo da utilizzare analisi e previsioni più credibili, mentre il meccanismo previsto dalla legge 353/2000 risponde alle esigenze di una burocrazia cervellotica ma non alle esigenze di tutela dei boschi dagli incendi.
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Ambiente
Scrivo da un paese che non esiste: il sito che racconta l’impatto del cambiamento climatico in Italia
E’ online il sito Il Clima sta cambiando che contiene i reportage realizzati dal progetto Scrivo da un paese che non esiste , viaggio nell’Italia del cambiamento climatico. Scrivo da un paese che non esiste è un progetto di quality giornalism realizzato da ANSO l’Associazione Nazionale della Stampa Online, finanziato da Google News Initiative, che raccoglie le voci delle testate locali per raccontare l’impatto del cambiamento climatico in ogni angolo d’Italia.
Un mosaico di inchieste, reportage e storie che, pezzo dopo pezzo, compongono un’immagine inedita e allarmante del nostro Paese. Insieme con i lavori di tutti i giornali che troveranno spazio, link e visibilità nel sito del progetto, è previsto un prodotto finale. Sarà un docufilm: “Il Clima sta cambiando” sintesi dei video girati nei vari territori italiani.
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Acqua
A Valencia un disastro climatico porta 95 morti e dispersi imprecisati. E’ il più grande disastro naturale in Spagna
L’alluvione che ha colpito Valencia nel 2024 è stata un evento climatico di proporzioni drammatiche, causata dal passaggio di un fenomeno DANA (Depresión Aislada en Niveles Altos), noto in spagnolo come Gota Fria che ha riversato nella regione una quantità di pioggia senza precedenti.
In meno di 8 ore, si sono accumulati circa 445 millimetri di pioggia, una quantità che solitamente si raccoglie in un intero anno. Questo fenomeno ha trasformato le strade in fiumi, bloccato numerosi trasporti e causato vasti danni strutturali, con interruzioni nelle linee ferroviarie ad alta velocità e nella viabilità locale. I voli sono stati deviati e diverse aree risultano isolate o difficilmente raggiungibili.
Le immagini dell’alluvione mostrano scenari devastanti, con veicoli sommersi, edifici allagati e campi agricoli completamente devastati. La priorità attuale è il recupero dei dispersi e il ristabilimento dei collegamenti essenziali, mentre le previsioni meteorologiche mantengono un rischio di ulteriori precipitazioni nei giorni seguenti, aggravando ulteriormente la situazione
La disastrosa alluvione che ha colpito la provincia di Valencia nel pomeriggio-sera di ieri, martedì 29 ottobre, è stata innescata da una serie di nubifragi autorigeneranti sviluppatisi all’interno della medesima depressione che nello scorso weekend aveva interessato il Nord-Ovest italiano con eventi alluvionali tra Savona e Genova, in Valle Bormida e in Toscana, e che poi, ormai isolata dal flusso perturbato principale delle medie latitudini (cut-off) è andata a localizzarsi intorno a Gibilterra. Il drammatico bilancio dell’evento è in continua evoluzione, per ora sono accertati 70 morti, ma i dispersi sono a decine.Secondo AEMET, l’agenzia statale di meteorologia della Spagna, la precipitazione più intensa è stata registrata a Chiva, nell’entroterra 35 km a Ovest della costa di Valencia, con ben 491,2 mm in otto ore (pari alla media di un anno!), di cui 160 in un’ora. Si tratta di un valore tra i più elevati storicamente noti in Europa e nel bacino del Mediterraneo, all’incirca del medesimo ordine di grandezza dei 472 mm caduti in un tempo tuttavia ancora più breve (6 ore) il 25 ottobre 2011 a Brugnato (La Spezia), responsabili dell’alluvione delle Cinque Terre e della Val di Vara, e dei 496 mm piovuti sempre in 6 ore il 4 ottobre 2021 a Montenotte Inferiore (Savona), attuale record italiano su tale intervallo orario (precipitazioni tuttavia avvenute in territori mediamente abituati a ricevere e smaltire il triplo della pioggia annua di Valencia). Sono quantità che nessun territorio, anche se correttamente (e giustamente) manutenuto, può sopportare senza gravi conseguenze.
D’altra parte la Comunità Valenzana non è nuova a questo tipo di episodi, essendo anzi tra le zone maggiormente propense allo sviluppo di violenti nubifragi autorigeneranti in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, insieme alla Catalogna, al Midi francese (dove si parla di épisodes cévenols o méditerranéens) e alla Liguria, trovandosi alle spalle di un mare caldo che dispensa enormi quantità di energia e vapore acqueo per lo sviluppo dei sistemi temporaleschi, con la complicità di fattori orografici e dinamici locali. Un altro evento drammatico avvenne proprio a Valencia il 14 ottobre 1957 causando almeno 81 vittime per il violento straripamento del fiume Turia che attraversava la città, e di cui – a seguito dell’episodio – venne deciso lo spostamento dell’alveo di 3 km, a sud dell’area metropolitana, dove si trova attualmente.
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Clima
Il mese di giugno 2024 è stato il più caldo mai registrato a livello globale
Il mese di giugno 2024 è stato il più caldo mai registrato a livello globale, secondo il programma europeo per il clima Copernicus. (altro…)
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